Certo, dai fotoni ad un intero corpo umano di passi da gigante ce ne vogliono ancora, però le possibili applicazioni di questo fenomeno potrebbero nel breve periodo interessare i computer, che non sfrutteranno più i circuiti elettrici, ma le caratteristiche degli atomi. Così facendo, la capacità di elaborazione sarà enormemente superiore rispetto a quella attuale.
QUANDO IL TELETRASPORTO DIVENTA REALTA’
Avete presente la saga di "Star Trek" e il suo inconfondibile teletrasporto? Oppure il film "La mosca" di Cronenberg, in cui un essere umano si teletrasporta da una campana ad un’altra, con le conseguenze che tutti conosciamo, a causa di un piccolo insetto clandestino?
Ebbene, il teletrasporto potrebbe sembrare solo una bella idea per i film di fantascienza, invece diversi esperimenti, attuati ai giorni nostri, hanno dimostrato che è possibile trasportare un atomo, replicando a distanza tutte le particelle che lo compongono con le stesse identiche caratteristiche, distruggendo contemporaneamente l’atomo originale. Questo particolare fenomeno si chiama "entanglement", cioè "intrappolamento", e consiste in una speciale interrelazione tra particelle a livello subatomico. Già Albert Einstein aveva teorizzato un’azione di questo genere e l’aveva definita "una fantomatica azione a distanza".
Il primo successo in un esperimento di teletrasporto è avvenuto nel 1997 all’Università La Sapienza di Roma, ma solo nel 2003 è successo qualcosa di molto più significativo in questo campo: gli scienziati di Ginevra sono riusciti a teletrasportare un fotone, cioè una particella elementare, a due chilometri di distanza.
30/04/2007, Davide Longoni