Come amiamo sempre fare, dopo avervi presentato un libro, cerchiamo di raggiungere il suo autore per scambiare quattro chiacchiere con lo scopo di capire meglio i retroscena della sua opera e per inquadrare nella giusta prospettiva i libri che compaiono all’interno de La Zona Morta. E’ il caso stavolta di Luca Barezzi, scrittore di “Emergenza sanitaria”, primo capitolo delle avventure della nave spaziale Maria Goretti, al quale cediamo volentieri la parola.
COMINCIAMO CON UNA DOMANDA DI RITO. CHI È LUCA BAREZZI?
Mah, Luca Barezzi è un quarantenne irrequieto, che a volte crede di avere ancora diciotto anni.
VUOI PARLARCI DELLE TUE PRODUZIONI PRECEDENTI E DI COME SEI ARRIVATO AL TUO PRIMO LIBRO?
Le mie produzioni precedenti riguardano solo qualche racconto, scritto più che altro per me stesso, (se si escludono alcuni scritti per il forum di qualche sito di scrittori). Tempo fa avevo iniziato a scrivere un romanzo western, che tuttavia, dopo un centinaio di pagine, è ancora fermo nel cassetto. Per quanto riguarda il mio primo romanzo “Emergenza sanitaria” ci sono arrivato quasi per caso… anzi senza il quasi. E’ stata un’intuizione, un’idea che mi è esplosa nel cervello improvvisamente, mettendo insieme due film che avevo visto, uno era “Le rose del deserto” di Monicelli, l’altro uno degli episodi di “Star Trek”.
VUOI PARLARCENE PIÙ APPROFONDITAMENTE?
Quando ho iniziato a scrivere “Emergenza sanitaria”, avevo ben in mente di non scrivere il classico romanzo di fantascienza, con navi spaziali super potenti e personaggi super eroi, preparatissimi, coraggiosi e pronti a tutto. No, volevo portare nello spazio persone vere, reali, con i loro pregi, ma anche con i loro piccoli difettucci e debolezze, insomma come se ci andasse qualcuno di noi o di quelli che conosciamo nella vita reale, anche se alcuni personaggi li ho volutamente un po’ stereotipati in base alla loro provenienza, un po’ come ci ha insegnato il grande Alberto Sordi con i ruoli che ha interpretato. Poi li ho catapultati in mezzo a eventi più grandi di loro che fanno fatica a comprendere, ma che hanno inevitabilmente delle conseguenze sulle loro vite. L’equipaggio della Maria Goretti è composto da persone che cercano di destreggiarsi come meglio possono tra i doveri imposti dall’essere, in fondo, dei militari e la consapevolezza che talvolta la cosa giusta da fare contrasta con tali obblighi, scendendo così a un compromesso tra le due cose e facendo, a volte, la differenza, mutando così quei grandi eventi che rischierebbero di schiacciarli.
QUESTO LIBRO È IL PRIMO EPISODIO DELLA SAGA DELLE AVVENTURE DELLA NAVE SPAZIALE MILITARE MARIA GORETTI. VUOI RACCONTARCI COME È NATO QUESTO CICLO E COSA DOVREMO ASPETTARCI NEL PROSSIMO FUTURO?
Come ho detto il ciclo della nave spaziale militare Maria Goretti è nato più per caso che da un progetto vero e proprio. Per quanto riguarda il futuro sto lavorando al secondo episodio, dove i miei ragazzi dovranno destreggiarsi in mezzo a giochi di potere, spie e armi di distruzione di massa. Sarà dura per loro mantenere fede alla missione che gli verrà assegnata, e non mancheranno le sorprese per il comandante Amedeo Fiore.
IN QUESTI ANNI DI ATTIVITÀ HAI SEMPRE AVUTO UNA PREDILEZIONE PER IL GENERE FANTASTICO IN GENERALE. CHE SIGNIFICATO HA PER TE QUESTA TEMATICA?
Il genere fantastico è… fantastico! A parte gli scherzi, è un genere che ti permette di far lavorare la fantasia a trecentosessanta gradi, puoi creare mondi e personaggi totalmente sganciati dalla realtà di tutti i giorni. Il suo grosso vantaggio è che non ha limiti, è questo che mi piace.
VENIAMO A UNA DOMANDA PIÙ GENERALE. DOVE TRAI ISPIRAZIONE PER TUTTE LE TUE STORIE?
Da una singola parola che mi viene in mente e che suscita in me la curiosità di vedere dove mi può portare.
OLTRE CHE SCRITTORE, SEI ANCHE MUSICISTA. VUOI PARLARCI DI QUESTA TUA PASSIONE ARTISTICA E DI COME SI CONCILIA CON L’ALTRA?
Passione/maledizione direi. La musica mi accompagna fin da quando avevo… beh, meno di dieci anni, a undici andai a vedere un concerto di Edoardo Bennato, a diciotto ho iniziato a suonare il basso in una band Hard Rock, i Rather Unwise, con la quale suono tutt’ora, a gennaio abbiamo firmato un contratto discografico con la Copro Records, un’etichetta inglese, e a giugno entreremo in studio a incidere il nostro primo cd. Le due attività si conciliano perfettamente, anche perché i ragazzi della band sono le cavie a cui sottoporre i miei scritti
QUALI SONO STATI I LIBRI O GLI SCRITTORI CHE MAGGIORMENTE TI HANNO INFLUENZATO?
Parecchi. Il mio primo amore è stato Stephen King e tutti i suoi libri su cui riuscivo a mettere le mani, poi col passare degli anni sono sempre stato più attratto da autori di romanzo storici, come Patrick O’Brian e Bernard Cornwell. Ho adorato Terry Brooks, Harry Turtledove e il suo ciclo di Videssos, la saga del Principe Rapito di Paul Edwin Zimmer. Una cosa che mi interessa quando leggo un romanzo anche fantasy è la plausibilità delle cose che vengono descritte.
E I FILM?
Due su tutti: “I cavalieri che fecero l’impresa” e “Il mestiere delle armi”, inoltre adoro “Barry Lyndon” e “I duellanti”.
ULTIMA DOMANDA, POI TI LASCIAMO AL TUO LAVORO. QUALI PROGETTI HAI PER IL FUTURO E QUAL È IL TUO SOGNO (O I SOGNI) CHE HAI LASCIATO NEL CASSETTO?
I miei progetti per il futuro prevedono di scrivere il seguito di questo mio primo romanzo, più altri ambientati in America negli anni appena dopo la guerra di secessione e che hanno come protagonista un giovane sceriffo federale e, naturalmente, un libro fantasy. Per quanto riguarda sogni nel cassetto non credo di averne lasciati, quest’anno farò un disco ufficiale con la mia band e inoltre pubblicherò il mio primo romanzo, cosa posso volere di più?
IN BOCCA AL LUPO, NATURALMENTE!
26/03/2009, Davide Longoni