LA COLPA

Questa non è una recensione, perché su Lorenza Ghinelli sarei attendibile soltanto se scrivessi una stroncatura, e non è proprio il caso. Lorenza Ghinelli è uno dei prodotti più interessanti della scuderia del Foglio Letterario (http://www.ilfoglioletterario.it/) che nel 1999 abbiamo messo su a Piombino, io e alcuni amici appassionati di letteratura. Non è la sola, certo. Sacha Naspini (adesso autore Elliott, Guanda…), Gianfranco Franchi (Castelvecchi), Claudio Volpe (presentato allo Strega, passato Anordest Edizioni), Marco Ballestracci (Instar), non sono da meno.

Lorenza Ghinelli si era posta all’attenzione del grande pubblico con “Il divoratore”, caso letterario del 2011, una storia horror originale che in realtà (come “Il nascondiglio” di Avati ma anche diverse pellicole di Del Toro) celava riferimenti alla malattia mentale. Un agente letterario coraggioso e intraprendente come Martin Eden l’ha portata alla ribalta della grande editoria, facendole ristampare il romanzo pubblicato dal Foglio Letterario, senza interventi magici da editor, pure se vi diranno il contrario, posso dimostrarlo perché ho ancora una cassa di copie invendute in magazzino.

Adesso ha pubblicato “La colpa” (250 pagine; 9,90 euro) e si è trovata in finale al Premio Strega, concorrendo  niente meno che con Piperno e Carofiglio, ma anche con Trevi e Fois. Diciamoci la verità, il libro più bello era “Qualcosa di scritto” di Emanuele Trevi, invece, come spesso accade, ha vinto il peggiore, non mi ricordo neppure il titolo (e non me lo voglio ricordare), una cosa illeggibile scritta da Piperno.

Ecco, il miglior pregio de “La colpa”, invece, è proprio la leggibilità, uno stile secco, rapido, asciutto, senza tanti fronzoli letterari, tipico di un best-seller nordamericano. “La colpa” è un romanzo che si legge in due pomeriggi sotto l’ombrellone, che descrive molto bene i caratteri dei personaggi – tanto per cambiare bambini, la specialità di Lorenza – e conduce a un finale inaspettato nel quale si scopre l’origine della colpa.

Estefan è convinto di aver ucciso il fratellino, Martino custodisce un terribile segreto, Greta convive con il senso di colpa di aver ucciso la madre, morta dopo averla messa al mondo.

“La colpa” è un thriller alla Stephen King, ma anche alla Niccolò Ammaniti, ricco di introspezione psicologica, scritto in modo mai lineare, per flashback, facendo ricorso ai ricordi e mandando avanti l’azione per mezzo di un dialogo serrato.

“Il divoratore” – che vi consiglio di leggere – possedeva una maggiore originalità e una spontaneità superiore. “La colpa” è un thriller più costruito, scritto per andare incontro ai gusti del lettore di best-seller, senza alcuna volontà di stupire, soprattutto meno ispirato. Opinione personale, comunque. Lorenza Ghinelli resta una nostra scoperta, un vanto del Foglio Letterario, che nessun editore che omette di citarci all’interno del volume ci potrà mai togliere. Noi rendiamo pan per focaccia perché non citiamo lui, convinti come siamo che al pubblico dell’editore non gliene possa importare di meno.

Gordiano Lupi