Non ci fermammo a casa di Cristiano. Salimmo sulle auto di Cristiano ed Erika e incominciammo il nostro viaggio alla ricerca del primo degli oggetti del sapere supremo. Per la seconda volta in pochissimi giorni saremmo tornati nel borgo medievale di Elva per trovare il Libro dell’impossibile.
CLELIA & WILLELM – EPISODIO 10
GLI OGGETTI DEL SAPERE SUPREMO – CUNEO E I CERCATORI
“Dobbiamo cercare e trovare gli oggetti del sapere supremo.” Disse Erika.
Quella era la prima “riunione” dei Guardiani, a cui presenziavo. Il fatto di non essere più un’anima solitaria senza una meta ben precisa, mi dava un po’ di sostegno e coraggio.
“Qual è il primo oggetto?” domandò Giacomo.
“In questo testo parlano del Libro dell’impossibile. Pare che sia stato per centinaia di anni nelle mani di un parroco di Elva. Lo custodiva gelosamente ed era l’unico a essere in grado di leggerlo correttamente e di ottenere i risultati che si prefiggeva. Purtroppo in un secondo momento, il parroco dovette allontanarsi e il libro passò nelle mani del suo sostituto, che sciocco e incapace, lo lesse nella maniera sbagliata e provocò indescrivibili disgrazie.”
“Che fine ha fatto?” domandai soprapensiero.
“Non lo sappiamo di preciso, ma sono certo che non sia lontano da dove è sempre stato. Molto probabilmente è protetto da qualcosa o qualcuno e non sarà semplicissimo arrivarci abbastanza vicini da prenderlo.” Disse Cristiano a voce bassa, con lo sguardo concentrato sull’orizzonte oltre la finestra.
Lo fissai per un momento come per imprimermi nella memoria i tratti del suo volto assorto, il riflesso dei suoi capelli alla luce del tramonto.
Mi voltai imbarazzata quando lui si accorse del mio sguardo forse troppo insistente. Mi guardò sorridendo e poi prese posto all’altro capo del tavolo, di fronte a me.
“Ti piace eh?” Si fece sentire Willelm con tono canzonatorio.
Non gli diedi soddisfazione e feci finta di non averlo udito.
“Dobbiamo sbrigarci. Abbiamo dodici oggetti da trovare e poco tempo per farlo.” Disse passandosi una mano tra i capelli.
“Perché dici che abbiamo poco tempo? Che cosa deve succedere?” chiesi, passando lo sguardo da un viso all’altro con la sensazione che mi stessero ancora nascondendo qualcosa.
“Vedi Clelia… noi abbiamo sentito spesso parlare di una persona come te, ma non credevamo davvero esistessi. Abbiamo letto della Purificatrice Rinata in testi quasi più antichi del mondo, quando ancora non esisteva nemmeno l’uomo come noi lo conosciamo. Libri portati da chissà chi e da chissà dove.” Si fermò un momento guardandosi attorno e poi prese fiato. “ Non sapevamo se credere davvero alla tua esistenza e quando ti abbiamo incontrata ne siamo rimasti stupefatti. E’ ormai chiaro che il nostro incontro non è stato fortuito… ebbene, in questi antichi testi si parla di una catastrofe imminente che dovrebbe accadere tra non più di due anni e l’unico modo per arginarla è possedere tutti e dodici gli oggetti.” Spiegò Erika.
“Già… chiunque li possegga può fare ciò che desidera. Nel momento della catastrofe, le pareti invisibili dei mondi paralleli si assottiglieranno fino a scomparire. In quel momento, se non ci sarà qualcuno in grado di gestire i demoni, i morti, gli spiriti, il mondo verrà invaso e distrutto.”
“E voi dite che potremmo metterci più di due anni a trovare questi oggetti?” chiesi dubbiosa.
“Sì, perché i Guardiani precedenti, quelli persi per sempre nello scorrere del tempo, sapevano quanto potesse essere pericoloso un uomo in possesso di tutti gli oggetti.”
“Vuoi dire che quegli oggetti possono essere utilizzati sia nel bene che nel male vero? Vuoi dire che se finissero nelle mani sbagliate…” non riuscii a terminare la frase.
I Guardiani annuivano tutti, guardandomi con un velo di tristezza.
“Esatto… e purtroppo quelle mani sbagliate esistono e noi le conosciamo fin troppo bene.” Intervenne Giacomo annuendo.
“E chi sarebbe?” domandai massaggiandomi le tempie.
Cristiano sorrise con amarezza scuotendo la testa.
“Sono io.”
“Cosa? Che intendi dire? Com’è possibile che tu difenda questi oggetti e allo stesso tempo sia colui che li userebbe per fare del male?” domandai sgranando gli occhi.
Nessuno osò rispondermi.
“Usciamo. Ho bisogno di aria. Ne parleremo facendo una passeggiata. Tra queste mura sembra tutto peggiore.” Propose Silvia.
Il sole era pallido e l’aria pungente. I giorni di tepore appena passati avevano fatto dimenticare che la primavera era ancora lontana.
Mi strinsi addosso il piumino mentre camminavamo silenziosi lungo Via Roma. Ci fermammo davanti all’antica libreria Salomone, incuriositi da qualche variopinta copertina, poi proseguimmo verso Piazza Galimberti, dove il sole era ancora una presenza gradita.
Camminammo a lungo, osservando le belle vetrine di Corso Nizza e raggiungemmo Piazza Europa con la simpatica pista da ghiaccio nell’angolo alto a destra. Decine di ragazzini più o meno grandi ridevano e si cimentavano in improbabili evoluzioni.
Nessuno di noi aveva voglia di rintanarsi in qualche bar nonostante il freddo si stesse facendo più fastidioso.
Fu Giacomo a rompere il silenzio.
“Cristiano soffre di uno sdoppiamento di personalità piuttosto particolare. Una parte di lui è un Guardiano… uno dei più antichi, ma l’altra è… come posso dire…” si fermò cercando le parole e chiedendo aiuto con lo sguardo corrucciato ai suoi compagni.
“Un Cercatore… è così che lo chiamano nei vecchi testi.” Intervenne Silvia.
“Già… un Cercatore.” Sottolineò Cristiano con amarezza.
Io ascoltavo, ma in realtà non riuscivo ancora a capire.
“Sono stato per molti anni ricoverato in una clinica per malattie mentali. Ora sono sotto controllo perché prendo svariati medicinali, ma ‘il cercatore’ tenta sempre di fare in modo che io non le assuma per poter prendere il sopravvento.”
“Se il Cercatore fosse una qualsiasi altra persona sarebbe tutto più semplice… potremmo combatterlo in qualche modo, ma non possiamo farlo con Cristiano perché è anche un Guardiano e se uno solo di noi venisse annientato… bè… sarebbe la fine per tutti.” Spiegò Erika.
“Che cosa possiamo fare allora?” domandai perplessa.
“Sperare che il Cercatore non abbia il sopravvento per ora e trovare i dodici oggetti. Quando li avremmo trovati, potremmo allontanarlo da lui e lasciare che rimanga solo il Guardiano.” Spiegò Sandro che era stato in silenzio quasi tutto il tempo.
“Ma c’è un problema…” intervenne Erika.
Alzai gli occhi al cielo e feci un profondo respiro.
“Un problema che si chiama Sara… riuscì a spacciarsi per una Guardiana. Non sappiamo nemmeno come abbia potuto farlo. Noi lo percepiamo il potere di un Guardiano! Comunque ci riuscì e ora è al corrente di tutto. Dell’esistenza degli antichi testi, degli oggetti, di quel che c’è dentro Cristiano…” continuò Sandro guardandolo di storto.
“Tra noi c’è un patto Clelia. Nessuno di noi può avere storie sentimentali con gli altri Guardiani… ma qualcuno pensò bene di andare contro questa regola. Sara riuscì a capire che lotta si combatteva continuamente dentro Cristiano. Noi lo abbiamo saputo solo in un secondo momento. Pensiamo che sia un’altra Cercatrice e che probabilmente conosce anche il terzo.”
“Quindi ce ne sono tre??” chiesi stupita.
Annuirono all’unisono.
Willelm era stranamente silenzioso. Forse era anche lui troppo preoccupato da tutta quella situazione di urgenza e pericolo.
“Ora non dobbiamo preoccuparci degli altri due. Dobbiamo solo pensare a trovare gli oggetti e liberarci di uno. Gli altri arriveranno non appena percepiranno la riunione degli oggetti del sapere supremo. A quel punto non ci sarà difficile annientare anche loro.” Spiegò Sandro.
“Se è così facile perché avete bisogno di me e perché sento che avete paura?”
“Perché sanno che tutto questo potrebbe rivelarsi una catastrofe. Più ci avvicineremo agli oggetti e più il Cercatore che c’è dentro di me diverrà più forte e meno gestibile. Forse nemmeno tutti i medicinali che prendo riusciranno a tenerlo a bada. E se questo accadrà potreste ritrovarvi costretti a uccidermi… se mi ucciderete, il patto dei Guardiani sarà rotto e non si potranno più tenere chiusi i portali di passaggio.”
Mi era tutto più chiaro.
“E io? Cosa c’entro io?” domandai ancora.
“Tu sarai il fulcro. Senza di te il nostro potere non riuscirà a riunirsi in uno unico. Tu lo riunirai in te e lo userai per noi con una forza talmente vasta che nessuno di noi immagina nemmeno lontanamente.
Mi limitai ad annuire mentre dentro di me si susseguiva un guazzabuglio di pensieri. Cristiano mi fissava con insistenza e sul suo viso scorsi preoccupazione e anche qualcosa che non riuscii a definire. Paura forse?
Non potevo fare altro che accettare le conseguenze di quel che avevo appena saputo e non potevo tirarmi indietro.
“Andiamo.” Dissi alzando il viso verso di loro.
Annuirono e con passi lenti attraversammo Piazza Europa con i suoi stupendi e alti alberi e ancora qualche rimasuglio di decorazioni natalizie. Ricoprimmo lo stesso percorso dell’andata attardandoci davanti alle vetrine illuminate di Corso Nizza, ognuno con la sola compagnia dei propri pensieri nonostante le centinaia di persone presenti sotto i larghi portici dal pavimento lucido.
06/06/2009, Simona Gervasone