Lo abbiamo conosciuto grazie alla saga di Krune, uno dei fantasy più apprezzati dell’ultimo periodo. Ora è tempo di scambiare due chiacchiere con il suo autore, Michele Giannone.
COMINCIAMO CON UNA DOMANDA DI RITO. CHI È MICHELE GIANNONE?
Un trentottenne che s’illude sempre di avere qualche decina di anni in meno. Un lettore che sfrutta ogni situazione per cercare di smaltire la pila, sempre alta, di libri da leggere. Un amante del calcio che seguo e pratico, anche se con modesti risultati. Uno scrittore che si cimenta coi romanzi ormai da circa un quarto di secolo.
VUOI PARLARCI DELLE TUE PRODUZIONI PRECEDENTI, A COMINCIARE DAL ROMANZO CHE HA DATO IL VIA ALLA SAGA DI KRUNE?
Scrivo romanzi dall’età di tredici anni. È un hobby a cui mi sono sempre dedicato con costanza, ritagliandomi lo spazio necessario tra gli impegni quotidiani e gli altri passatempi. “Il segreto di Krune” è stato la prima opera che, a stesura ultimata, a differenza delle precedenti, mi è parsa valida. Da lì la decisione di spedirla in giro. Alla Dario Flaccovio Editore è piaciuta e così, a poco meno di un paio d’anni dall’invio alla casa editrice, il mio romanzo è approdato sugli scaffali delle librerie.
RECENTEMENTE È USCITO IL SECONDO CAPITOLO, “LA CADUTA DI KRUNE”. VUOI PARLARCENE?
Il nuovo romanzo riprende gli interrogativi della trama lasciati in sospeso nel primo romanzo, offrendovi risposta. “Il segreto di Krune” era essenzialmente incentrato su Mareq Tha, la protagonista femminile e punto di vista della vicenda. “La caduta di Krune” segue invece le vicende del personaggio maschile, Jaat, ponendolo di fronte alle conseguenze che le sue azioni hanno generato nel Matriarcato. Sotto tale profilo, mentre il primo aveva al centro la scoperta di se stessi, il tema attorno a cui è imperniato il nuovo romanzo è la responsabilità.
COME È NATA L’IDEA DEL MATRIARCATO E COME MAI IN UN ROMANZO FANTASY, CHE DI SOLITO È DI PREDOMINIO DELLA FORZA BRUTA DI UOMINI E GUERRIERI, HAI PREFERITO DARE IL POTERE ALLE DONNE?
Lo spunto è figlio di una discussione avuta con l’allora mia fidanzata (adesso mia moglie). Lei sosteneva che le donne riescono meglio degli uomini in tante cose, a dispetto di una società che spesso pare voler invece sancire l’esatto contrario. Da lì è nata l’idea di un regno, il Matriarcato di Krune, in cui le donne governavano grazie alla magia, mentre gli uomini vivevano in condizioni di schiavitù. Cosa sarebbe accaduto, fu la domanda di partenza, se in una società simile fosse apparso un uomo capace di resistere agli incantesimi delle donne, dotato anch’egli della magia?
QUAL È STATA LA PARTE PIÙ DIFFICILE NELLA CREAZIONE DEL MONDO DI KRUNE E DEI SUOI PERSONAGGI?
Per quel che concerne i personaggi, la scelta difficile che, come autore, ho fatto nel primo romanzo è stata quella di raccontare l’intera vicenda servendomi del punto di vista della protagonista. Sapevo sin dall’inizio che avrei dovuto spogliarmi degli schemi mentali tipici di un uomo e calarmi in una sensibilità e in una prospettiva proprie di una donna. Non è stato semplice ma, a giudicare dai commenti ricevuti da diverse lettrici, credo di aver fatto un discreto lavoro.
Per quanto concerne invece il regno di Krune, l’impegno più arduo è stato in questo nuovo romanzo immaginare a quali conseguenze nelle vite dei suoi abitanti e in tradizioni radicate lungo i secoli potessero condurre gli eventi accaduti dopo la storia narrata nel precedente.
Ho scartato diverse soluzioni e ho dovuto rivedere numerosi passaggi della vicenda prima di giungere a un quadro che mi paresse plausibile e che spero appaia tale anche al lettore.
IN QUESTI ANNI DI ATTIVITÀ HAI SEMPRE AVUTO UNA PREDILEZIONE PER IL FANTASY. CHE SIGNIFICATO HA PER TE QUESTA TEMATICA?
Quello che mi attira di questo genere è la sua capacità di essere il ricettacolo ideale di tutti i grandi temi che permeano l’umanità da secoli: l’amore, l’eroismo, la lotta contro il destino, la ricerca di se stessi e del proprio ruolo nel mondo.
Affrontarli riuscendo allo stesso tempo ad ammaliare il lettore grazie al “sense of wonder” che è proprio della narrativa fantasy per lo scrittore che è in me costituisce una sfida entusiasmante.
VENIAMO A UNA DOMANDA PIÙ GENERALE. DOVE TRAI ISPIRAZIONE PER TUTTE LE TUE STORIE?
Non esiste, credo, un’unica fonte. L’idea per un romanzo, quale che sia il genere, può scaturire – come è avvenuto, ad esempio, per “Il segreto di Krune” – da una discussione, da un fatto di cronaca che stuzzica la mia curiosità o da uno spunto di partenza che ti spalanca davanti la possibilità di un mondo da descrivere e di una storia da raccontare (il classico “cosa succederebbe se…”).
L’importante è piuttosto verificare se e come quell’idea possa reggere un’intera storia sulle proprie spalle. Mi è capitato non di rado, tentando di trasformare uno spunto in una struttura compiuta – l’ossatura del romanzo – di appurare come non fosse possibile. In quei casi, non mi è rimasto che modificare l’idea di base, oppure talvolta accantonarla del tutto.
QUALI SONO I TUOI SCRITTORI PREFERITI?
In ambito fantastico, e senza citare il solito imprescindibile Tolkien, direi Steven Erikson: trovo i suoi romanzi quanto di più innovativo ci sia al momento nel campo della narrativa fantasy. A seguire e in ordine sparso: Martin, Keyes, King e il primo Brooks.
Fuori dall’ambito fantastico, tra gli stranieri, tanto per non fare i soliti nomi, direi Zadie Smith e Jonathan Franzen; De Carlo e Eco tra gli italiani.
E PER QUANTO RIGUARDA I FILM, CHE CI DICI?
Il cinema è l’altro mio grande amore. Non smetterei mai di ingozzarmi di film. Non ho un genere preferito, né faccio discriminazione. Vedo di tutto: dal thriller con le star del momento al classico in bianco e nero, dalla sconosciuta pellicola senegalese al blockbuster zeppo di effetti speciali.
Amo alla follia i film di Spielberg, per la sua capacità di comunicare allo spettatore quel “sense of wonder” che citavo prima, Woody Allen per il modo in cui sbozza i personaggi e le relazioni interpersonali, Billy Wilder per la sua carica caustica e, facciamo un nome poco noto, Sokurov per la forza che sprigiona ogni singolo fotogramma dei suoi film.
ULTIMA DOMANDA, POI TI LASCIAMO AL TUO LAVORO. QUALI PROGETTI HAI PER IL FUTURO E QUAL È IL TUO SOGNO (O I SOGNI) CHE HAI LASCIATO NEL CASSETTO?
Al momento sono alle prese con la prima stesura di un nuovo fantasy, nelle intenzioni assai diverso dai due volumi di Krune: ironico nei toni e anticonvenzionale nello sviluppo. A seguire, riprenderò in mano un thriller – altro mio grande amore letterario – ambientato nella mia Sicilia, di cui ho già pronta la scaletta.
Il sogno nel cassetto è scrivere un romanzo non di genere. Ho già in mente la storia e i personaggi principali, oltre che alcune scene di snodo. So che prima o poi mi ci cimenterò. Non so però ancora quando accadrà, né – vista la particolarità del tema – mi va di pianificarlo a tavolino. Quando sentirò che è arrivato il momento di raccontare questa storia, mi siederò e inizierò a farlo.
NON CI RESTA CHE AUGURARTI IN BOCCA AL LUPO!
23/06/2009, Davide Longoni