Abbiamo recentemente parlato del suo libro “La tomba dei mutilati”, tratto da una serie di avventure giocate con gli amici a “Dungeons & Dragons”, un fantasy di ampio respiro con tutti gli elementi tipici del genere: Riccardo Bianco, ora si presenta a noi, per svelarci un po’ di sé e raccontarci soprattutto chi è.
COMINCIAMO PROPRIO CON LA DOMANDA DI RITO. CHI È RICCARDO BIANCO?
Un trentenne che non ha smesso di giocare, reputandosi comunque una persona adulta… può bastare?
VUOI PARLARCI DELLE TUE PRODUZIONI PRECEDENTI?
Ho scritto svariati racconti di fantasia, non saprei classificarli strettamente come fantascienza o fantasy, mi piace molto l’idea di prendere una storia reale e di inserivi tra le righe elementi che sfociano nell’irreale… sarà l’influenza del cinema di Miyazaki (lo amo molto)! Fino a poco tempo fa non prendevo in considerazione l’opportunità di pubblicarli, ho sempre scritto per il piacere di condividere una bella idea con amici e parenti, è molto bello essere stuzzicati da qualcosa che hanno scritto loro e stuzzicarli a mia volta, lo definirei un circolo virtuoso che sprona a concretizzare quella fantasia, quelle idee che altrimenti rimarrebbero senza un corpo, per poi morire inesorabilmente. Mi fermo qui, reputo questo argomento estremamente affascinante e potrei non smettere più!
RECENTEMENTE È USCITO IL TUO ROMANZO INTITOLATO “LA TOMBA DEI MUTILATI”. VUOI PARLARCENE?
L’ultima storia che ho scritto ha avuto una genesi e una crescita differente dai racconti precedenti. Il primo ingrediente è stato “D&D”: avevamo da poco terminato l’ennesima avventura a “Dungeons & Dragons”, mi era piaciuta parecchio e avevo intenzione di “fissarla su carta” (rileggere le avventure che tu stesso hai giocato è inevitabilmente emozionante). Contemporaneamente ero curioso di capire le diversità tra quello che avevo sempre scritto e quello che trovi nei libri che ti costano un occhio, così rilessi tutte le mie storie e stilai una lista di differenze. Non erano molte ma indubbiamente avevano il loro peso. Da lì è stata una valanga: ho pensato a cosa non trovavo mai nei libri fantasy e che invece mi sarebbe piaciuto leggere e cosa invece continuavo a trovare che, a mio parere, rovinava alcuni libri. Il documento che ne risultò è tuttora la lista degli obbiettivi che mi prefiggo. La storia che scrissi ne venne pesantemente influenzata facendomi modificare la trama, togliendo alcuni personaggi e aggiungendone di altri, staccandomi dal mondo “D&D” e allungando di molto il numero di battute previste, facendomi lavorare nove mesi per la sua prima stesura… Un lavoro immane per 52 pagine ma assolutamente gratificante, con o senza pubblicazione. Ho lasciato il manoscritto a “decantare” per circa un mese, poi l’ho riletto e mi è piaciuto un sacco, come al solito, ma questa volta c’era qualcosa in più, questo poteva stare bene tra i libri che compri e che costano un occhio. Così, grazie al suggerimento di Seilenes, ho spedito il testo al concorso letterario “Zenone” indetto da Runde Taarn, risultando tra i tre prescelti per la pubblicazione e lo “spareggio” finale.
COME È NATA L’IDEA DI RACCOGLIERE LE AVVENTURE DI “DUNGEONS & DRAGONS” GIOCATE CON I TUOI AMICI IN UN LIBRO?
Per molto tempo io e miei vecchi amici abbiamo giocato a “Dungeons & Dragons” creando personaggi e avventure a non finire, non sempre le storie arrivavano a una conclusione (a volte si litigava e si smetteva di giocare per un pezzo, per poi riprendere ricominciando tutto daccapo, con una nuova storia e nuovi personaggi), ma quelle partite sono state sicuramente la fucina in cui la nostra mente ha sviluppato quella creatività che, sono convinto, è innata in tutti. Da quel calderone di idee, storie, personaggi, sono nate alcune perle che sicuramente vale la pena raccontare, come è accaduto con “La tomba dei mutilati”.
QUAL È STATA LA PARTE PIÙ DIFFICILE NELLA CREAZIONE DEI PERSONAGGI E DELL’AMBIENTAZIONE?
“Dipingere” personaggi che non fossero trasparenti, che avessero una loro filosofia di vita e che questa fosse percepibile non solo dai dialoghi ma anche dalle azioni e dagli atteggiamenti, personaggi che compiono gesta eroiche non perché legati a un fato ineluttabile, ma per una scelta razionale. Inoltre è stato difficile dare gli opportuni spazi alle descrizioni degli ambienti e mantenere contemporaneamente il ritmo della narrazione.
IN QUESTI ANNI DI ATTIVITÀ HAI SEMPRE AVUTO UNA PREDILEZIONE PER IL FANTASTICO. CHE SIGNIFICATO HA PER TE QUESTA TEMATICA?
Nel mondo del fantastico è facile reperire quella “magia” di cui abbiamo bisogno, è invece più difficile trovarla nel mondo della “vita di tutti i giorni” perché lì la magia risiede nei piccoli particolari o nelle azioni a lunghissimo termine. Il mondo del fantastico fa da specchio alla magia di tutti i giorni, focalizzandosi su quella, e grazie a questo ci aiuta a non dimenticare che è nei gesti di ogni giorno che ognuno sceglie di essere l’eroe oppure il tiranno della storia. Non vorrei sembrare troppo pomposo ma è una cosa in cui credo fermamente.
VENIAMO A UNA DOMANDA PIÙ GENERALE. DOVE TRAI ISPIRAZIONE PER TUTTE LE TUE STORIE?
Come dicevo prima, la vita è ricca di ispirazioni, basta saper osservare, soffermarsi, non essere sempre di corsa. Un’altra cosa che mi fornisce parecchie idee è la musica, solitamente colonne sonore che creano l’atmosfera che voglio imprimere in quello che scrivo.
QUALI SONO I TUOI SCRITTORI PREFERITI?
Troppi: Pirsig, Herbert, Tolkien, Dick, Eco, De Mello, Gibson, Le Guin, Sheckley, Orwell, Bradbury, Lovecraft…
E PER QUANTO RIGUARDA I FILM, CHE CI DICI?
Altra lista infinita: Studio Ghibli, Tsukamoto, Ridley Scott, Kitano, David Lynch, Cronenberg, Marco Tullio Giordana, Coppola, Tarantino, Tim Burton, Terry Gilliam, Kurosawa… meglio che smetto!
ULTIMA DOMANDA, POI TI LASCIAMO AL TUO LAVORO. QUALI PROGETTI HAI PER IL FUTURO E QUAL È IL TUO SOGNO (O I SOGNI) CHE HAI LASCIATO NEL CASSETTO?
Prima di tutto chiudere la storia iniziata con “La tomba dei mutilati”, è già in lavorazione la seconda parte, che si svolge 25 anni prima, e c’è l’idea per la terza che chiude la vicenda. L’obbiettivo è di creare delle microstorie autoconclusive, come lo è “La tomba dei mutilati”, e tramite queste sviluppare una vicenda più ampia, in un arco di tempo di più generazioni e con protagonisti diversi. D’altronde come potrebbe essere altrimenti in una storia che ha a che fare con gli dei?
ALLA PROSSIMA, ALLORA!
18/07/2009, Davide Longoni