Autore del recente “Dark Rock Chronicles”, pubblicato da Plesio Editore, Marco Guadalupi è un personaggio eclettico, uno di quei soggetti che ama mescolare le carte in tavola e fare di tutto un po’… purché tutto sia rigorosamente fantastico, sotto ogni punto di vista.
COMINCIAMO CON UNA DOMANDA DI RITO. CHI È MARCO GUADALUPI?
Uno che non sta tanto bene con la testa perché si ostina a fare una marea di cose pur sapendo che la giornata è composta solo da ventiquattro ore. Principalmente scrivo, gioco ai videogames e suono, disegno e leggo. Intaglio anche bacchette magiche, forgio martelli, scudi ed elmi da guerra e realizzo astrodroidi domestici. A volte mi capita di giocare a “Magic” per tutta la notte con altri lunatici.
COME HAI COMINCIATO A SCRIVERE?
Per questo devo ringraziare la mia maestra delle elementari. È stata lei a farmi innamorare della lettura prima e della scrittura poi: chi legge, prima o poi scrive. È un processo naturale. Parlo di pensieri, emozioni, su un blog o su un pezzo di carta. Trasformare tutto questo in un progetto editoriale è un altro discorso, che non tutti scelgono di portare a compimento, per vari motivi. Fin da piccolo ho sempre sentito il bisogno di scrivere: testi descrittivi, brevi componimenti poetici, storie di personaggi immaginari. Una piacevole necessità quotidiana che si è evoluta.
VUOI PARLARCI DELLE TUE PRODUZIONI PRECEDENTI?
“Dark Rock Chronicles” è il mio primo romanzo. Andando a ritroso ci sono però diverse, piccole pubblicazioni. Ho partecipato all’antologia “Stirpe Infernale” con il racconto “Demon’s Rock”, in un certo senso un prequel di DRC vista l’affinità di alcune tematiche. Prima ancora ci sono stati alcuni racconti su riviste, tra cui “Lo Spaccacuori” per il numero uno di “Effemme”, l’almanacco cartaceo di Fantasy Magazine, e un racconto intitolato “La leggenda delle ali di Melior” per un’antologia collettiva uscita in occasione di “Lunatica 2010”. A ottobre verrà pubblicata un’altra mia storia, “Psicopathic Love”, sul numero due del magazine culturale “Speechless”.
RECENTEMENTE HAI PUBBLICATO “DARK ROCK CHRONICLES”. CE NE VUOI PARLARE?
Con piacere. “Dark Rock Chronicles” è una commedia fantastica, che proprio non ce la fa a prendersi sul serio! Nonostante i protagonisti rischino l’osso del collo, l’atmosfera è, appunto, da teen comedy. Riassumendo la trama in poche battute, come ho scritto sul mio blog, “Dark Rock Chronicles” racconta la storia di un gruppo di ragazzi che cercano di salvare un amico dalle grinfie di un demone sciroccato. Per riuscire nell’impresa i DRC sono obbligati a partecipare al leggendario Torneo dei Rock Guerrieri, una cruenta competizione tra rockband che lottano a colpi di strumenti musicali modificati. Il progetto “Dark Rock Chronicles” è finito a Lucca 2010, selezionato per il Content Fanctory organizzato da Atlantyca Entertainment in collaborazione con Lucca Games srl. In quell’occasione ho avuto la fortuna di perfezionare la storia seguendo i consigli di professionisti del settore editoriale. Senza i loro suggerimenti (e quelli del mio anonimo agente letterario) “Dark Rock Chronicles” oggi sarebbe molto diverso e forse non sarebbe piaciuto alla Plesio.
COME NASCE UN ROMANZO DI QUESTO GENERE, IN CUI MUSICA, FANTASY, HORROR E MOLTO ALTRO VANNO TRANQUILLAMENTE A BRACCETTO?
La lampadina si è accesa qualche anno fa, dopo la visione di “Detroit Rock City”, un film dedicato ai KISS. Sono sempre stato affascinato dalle storie con protagonisti i ragazzi. Sono del parere che tra l’adolescenza e la tarda adolescenza si viva molto più intensamente rispetto all’età adulta. Il mondo dei ragazzi è un universo infinito, ricco, e sono partito da questo. Volevo raccontare una storia particolare, vicinissima alle mie passioni, tanto che ho finito per mescolare diversi generi e l’adorazione viscerale verso la musica e il rock in particolare.
QUAL È STATA LA PARTE PIÙ DIFFICILE NELLA CREAZIONE DEI PERSONAGGI E DELL’AMBIENTAZIONE?
Bella domanda! In realtà non ho incontrato vere e proprie difficoltà nella creazione dei personaggi. Stesso discorso per l’ambientazione. I protagonisti sono nati in modo molto semplice e naturale, prima abbozzati, poi via via sempre più caratterizzati, scena dopo scena. Volevo un’ambientazione reale, ordinaria, a cui mescolare strane apparizioni e scene surreali, ma non troppo. Ho preso come modello un’immaginaria città di Reading, in Inghilterra. Immaginaria perché nella vita reale non ci sono ancora stato, quindi mi sono documentato e ne ho costruita una nella mia testa. I riferimenti all’horror paradossalmente non sono stati voluti. Ho sempre creduto di scrivere fantasy, fino a quando qualcuno non mi ha fatto notare che il mio genere si avvicina più all’horror. Le vere difficoltà sono arrivate sul finale, ma solo perché non volevo che fosse banale e sbrigativo. Se per il novanta percento della storia non ho avuto blocchi, non è stato esattamente così per il finale. Finale che nasconde una sorpresa…
IN QUESTI ANNI DI ATTIVITÀ HAI SEMPRE AVUTO UNA PREDILEZIONE PER IL FANTASTICO. CHE SIGNIFICATO HA PER TE QUESTA TEMATICA?
È un qualcosa che mi accompagna da sempre, come la scrittura e la passione per i libri. Penso che raccontare (o leggere, o guardare… vivere) una storia fantastica non sia solo un modo per evadere. La letteratura d’evasione ci ha insegnato che – oltre a non essere da sfigati, come purtroppo ancora alcuni pensano – la fantasia è un potente mezzo di comunicazione, un filtro capace di rendere alcuni concetti più interessanti e comprensibili. Non riesco a immaginare un mondo senza il fantastico, sarebbe noioso e crudele per le nostre menti.
VENIAMO A UNA DOMANDA PIÙ GENERALE. DOVE TRAI ISPIRAZIONE PER TUTTE LE TUE STORIE?
Praticamente da tutto, basti pensare che una delle protagoniste femminili è ispirata a, ehm… Katy Perry; si chiama Megan, una ragazza folle e appariscente che a un certo punto della storia entrerà a far parte del gruppo dei DRC. Come dicevo, ho voluto raccontare una storia vicina alle mie passioni. Per “Dark Rock Chronicles” mi sono ispirato ai miei gruppi preferiti (su tutti i Led Zeppelin!), ai film, alle letture e ad alcune situazioni realmente accadute. Ma l’ispirazione può arrivare da qualunque cosa, il mio caso non fa eccezione. E non la si aspetta, né si crea. Al massimo la si può stuzzicare…
QUALI SONO I TUOI SCRITTORI PREFERITI?
Sono un appassionatissimo dei libri e dei film di Harry Potter. J. K. Rowling è la mia preferita in assoluto, sia per inventiva che per stile. Mi piace anche Robin Hobb, autrice della trilogia dei Lungavista; ho avuto modo di incontrarla anche di persona, penso che sia una maestra nella caratterizzazione dei personaggi. Amo anche la fantasia di Neil Gaiman, forse più come sceneggiatore di fumetti che come romanziere, e il giovane e promettente Scott Lynch, autore dei libri sui Bastardi Galantuomini. Tra i preferiti anche nomi del passato. Posso citare Robert Louis Stevenson e Conan Doyle; i rispettivi “L’Isola del Tesoro”, “Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde” e “Uno Studio in Rosso” e “Il Mastino dei Baskerville” sono tra i miei libri preferiti. Nessun italiano? C’è Italo Calvino.
E PER QUANTO RIGUARDA I FILM CHE PIU’ TI PIACCIONO, CHE CI DICI?
Anche qui, come i libri, guardo di tutto. Sono cresciuto guardando i film di Indiana Jones, di “Ritorno al futuro”, “I Goonies”, “E.T.” e ci sono ancora affezionato. Occhio di riguardo per i film di animazione, produzioni che non hanno nulla da invidiare ai filmoni.
ULTIMA DOMANDA, POI TI LASCIAMO AL TUO LAVORO. QUALI PROGETTI HAI PER IL FUTURO E QUAL È IL TUO SOGNO (O I SOGNI) CHE HAI LASCIATO NEL CASSETTO?
Rispondo con particolare piacere a questa domanda. Diversi progetti. Dopo aver finito la stesura di “Dark Rock Chronicles” ho proseguito a lavorare su altre idee che avevo precedentemente appuntato. Progetti molto diversi tra loro che spero di riuscire a portare a termine. In questo periodo sto cercando di capire a quale dare maggior priorità; non è facile, anche perché portarli avanti insieme non è possibile. Mi tocca sceglierne uno, quello che mi ispira di più e lavorarci. Gli altri verranno man mano, quindi il mio sogno è riuscire a portarli tutti quanti a compimento, considerando comunque altre idee che continuo ad appuntare e progetti fumettistici.
IN BOCCA AL LUPO ALLORA E GRAZIE DI TUTTO.
Ringrazio la Zona Morte e Davide per l’intervista e lo spazio dedicato a “Dark Rock Chronicles”.