Libba Bray è un nome già noto agli appassionati di fantasy e gotico: a metà dello scorso decennio era diventata famosa con la trilogia di “Gemma Doyle, edita in italiano da Elliott, una saga affascinante che combinava l’ambientazione vittoriana, tematiche su realtà parallele e antiche leggende sul Piccolo Popolo e il mondo di Faerie, con i temi del femminismo e della diversità, di genere, orientamento sessuale e etnia.
Non si può non essere contenti quindi di un suo ritorno in libreria, anche perché La stella nera di New York, edito da Fazi, è capace di nuovo di portare in un mondo reale ma fantastico, mescolando il gotico, le tradizioni di spettri e demoni con un ritratto davvero riuscito degli Stati Uniti dei ruggenti anni Venti, gli stessi raccontanti da Francis Scott Fitzgerald.
Subito dopo la carneficina della Prima guerra mondiale i giovani, fratelli e sorelle minori di tanti ragazzi che sono morti nelle trincee della lontana Europa, hanno solo voglia di divertirsi, scandalizzando e rompendo con il passato di genitori percepiti per la prima volta nella Storia come vecchi e sorpassati. Evie, una diciassettenne considerata troppo libera, con il ricordo a tratti del fratello morto in guerra quando era una bambina che le ha creato malinconia e voglia di vivere a tutti i costi perché come diceva qualcuno del doman non c’è certezza, viene inviata dai genitori in punizione per alcuni suoi eccessi dalla zio Will, che vive a New York dove cura il singolare Museo dell’Occulto.
In realtà, per una ragazza come Evie la Grande Mela è più un premio che una punizione, tra feste, riviste teatrali di Ziegfield, alcolici ufficialmente proibiti ma in realtà venduti ad ogni angolo, i film dell’adorato e appena morto Rodolfo Valentino e nuovi incontri. Ma a New York si sta scatenando anche un potere arcano, quello di un assassino morto mezzo secolo prima, che si è reincarnato per poter portare a termine il compito che aveva iniziato allora, forse anche grazie all’aiuto involontario di Evie, e forse solo lei potrà fermarlo.
Un’altra storia tra fantasia e realtà, con un intreccio che riprende le fila della migliore tradizione gotica, tra fantasmi e ritorni, per immergere in un mondo sospeso sopra il crack di Wall Street del 1929, terrorizzato dall’avvento dei fascismi in Europa, lo stesso che porterà ad un nuovo conflitto, ancora più cruento del precedente. Un mondo in cui i giovani, protagonisti per la prima volta, e le ragazze più di tutti, vogliono creare una nuova dimensione, basata su una sfrenata voglia di vivere, in cui le donne sognano libertà ed uguaglianza e dove le persone di colore non hanno ancora quasi diritti.
Già nella serie di “Gemma Doyle”, di cui i lettori continuano ad aspettare una trasposizione filmica, Libba Bray aveva saputo ricreare un mondo affascinante e ricco di contraddizioni e atmosfere: qui conferma il suo talento, in un romanzo che funziona benissimo come horror, non lesinando colpi di scena e spavento, ma che può essere letto anche come romanzo storico, ritratto inimitabile di un’epoca entrata nella leggenda come un’età dell’oro perduta, dove sono nati discorsi come il ruolo dei giovani nella società, la voglia di vivere, il senso delle passioni tra musica e cinema. Tra l’altro gli anni Venti sono abbastanza assenti dai romanzi d’autore e di genere degli ultimi decenni, e senz’altro in queste pagine stupiranno e coinvolgeranno, presentando la lotta eterna tra bene e male, il tema della prescelta per caso ad affrontare il male ma anche la voglia irrefrenabile di vivere di una ragazza e dei suoi amici, alla scoperta di un mondo nuovo le cui promesse non sono poi state mantenute come avrebbero dovuto, e non per colpa di demoni e fantasmi riemersi con riti satanici.