Dopo un paio di intermezzi su altre storie e universi, Glenn Cooper, scrittore di thriller esoterici tra Storia e mistero, ha completato la trilogia della “Biblioteca dei Morti” (pubblicata da Nord e Tea in edizione tascabile) con I custodi della biblioteca, terzo capitolo dopo La biblioteca dei morti e Il libro delle anime, in cui si tirano le fila dell’indagine cominciata dall’agente dell’FBI Will Piper quasi vent’anni prima, quasi per caso, intorno ad un presunto serial killer chiamato Doomsday, il giorno del giudizio.
I custodi della biblioteca catapulta infatti nel 2027, data del cosiddetto ultimo orizzonte, cioè delle ultime date riportate nei libri trascritti per secoli, fino al Quattordicesimo secolo, da una confraternita misteriosa dedita solo a questo, che hanno scritto nei volumi nascita e morte di tutti gli esseri umani presenti e futuri, indovinando anche le grandi catastrofi come guerre e sciagure. Il mondo è attraversato da presagi di fine del mondo, tra sette, suicidi e paure, e Will Piper, ormai non più giovanissimo, cercherà con suo figlio di capire se tutto dovrà finire come si pensa, e forse il fatto che suo figlio abbia conosciuto casualmente su Internet una ragazza che conosce il segreto su cosa succederà potrà cambiare qualcosa o tutto.
D’accordo, sono tre romanzi di pura evasione, tra thriller paranormale alla “X-Files”, Dan Brown, salti nel passato e tema dell’apocalisse imminente, ma sono tre romanzi comunque interessanti e piacevoli da leggere, capaci di inventare una storia che alla fine non copia granché, pur prendendo spunti e tematiche, visto che a nessuno era venuta ancora in mente l’idea di una biblioteca misteriosa e perduta dove fossero conservate le date di nascita e di morte e quindi il destino di milioni di abitanti del pianeta Terra.
Glenn Cooper racconta che l’idea per quella che è diventata la trilogia che l’ha fatto definitivamente conoscere è stata quella di pensare un giorno al lavoro appunto a una biblioteca sotterranea, che nascondesse qualcosa di così grande e pericoloso da non poter essere svelato ma di cui nello stesso tempo gli esseri umani non potessero fare a meno di conoscere. L’autore, tra l’altro, non svela fino in fondo la vera natura di questi scrivani, che ricorrono a sistemi a dir poco discutibili per perpetrarsi nella loro antica sede sull’isola di Wight, di provenienza misteriosa, discendenti del piccolo Octavus, primo ospite dell’abbazia, ma lascia alcune cose nel mistero, anche se un quarto libro a questo punto non avrebbe più senso.
Mescolando passato e presente, dal Medio Evo alla guerra fredda, dalla Rivoluzione americana a Nostradamus, la trilogia della “Biblioteca dei Morti” costruisce una mitologia tra apocalisse e speranza, presentando eroi che ricalcano senz’altro personaggi già letti o visti, ma che sono tutto sommato abbastanza simpatici, in un contesto che fa susseguire colpi di scena continui, che non stancano.
Capace di creare nuovi universi a differenza del collega Dan Brown che in definitiva ha ripreso pedissequamente folklore e tradizioni apocrife, Glenn Cooper regala ai suoi lettori un universo realistico e fantastico, che per un attimo fa davvero credere all’esistenza di un posto dove tutto su di noi sia già scritto, anche se quello che c’è fra la nascita e la morte dipende alla fine da ciascuno e che l’orizzonte di fine dei tempi senz’altro verrà ancora rinviato a data da destinarsi.