“I premi fanno piacere ma quello che mi sta più a cuore è la possibilità di divulgare attraverso i romanzi alcune idee sul futuro prossimo”. E’ questo il pensiero che nella scrittura muove Francesco Verso, autore di fantascienza e vincitore, con il romanzo Livido, del premio Odissea 2013, promosso dalla casa editrice Delos Books.
Per Verso, che ha significativi successi editoriali alle spalle (a partire dal Premio Urania vinto nel 2009 con il romanzo e-Doll mentre con Antidoti umani, nello stesso concorso, era giunto finalista nel 2004), la fantascienza è il genere narrativo più complicato da scrivere in quanto occorre raccontare in maniera credibile al lettore di un mondo futuro o comunque inesistente.
In attesa dell’imminente uscita di Livido (Edizioni Delos Books) e della sua presentazione in anteprima su un palcoscenico d’eccezione come il Salone internazionale del libro di Torino (la 26esima edizione dell’evento si svolgerà dal 16 al 20 maggio prossimi) abbiamo chiesto all’autore di introdurci al romanzo:
“Livido” è nato – fa presente Verso – da una scena a cui ho assistito fuori da un mercatino dell’usato insieme a mia moglie. Dentro un cassonetto della spazzatura abbiamo visto un ragazzino che aveva trovato una bambola grande quanto lui: la puliva e le accarezzava i capelli rosso fuoco come fosse la sua fidanzatina. Questa immagine mi ha toccato profondamente e così sono corso a casa e ho buttato giù la trama”.
NEL ROMANZO PONI L’ACCENTO SULLE TEMATICHE AMBIENTALI.
Certo, il tema ambientale è molto forte: Peter Pains di mestiere fa il “trashformer”, il cacciatore di valore tra gli oggetti buttati nella spazzatura. Nel romanzo ci sono intere catene di negozi – dette riciclerie – dove si baratta valore residuo di seconda, terza ed ennesima mano e l’azienda più importante della città – la Reverse – è quella incaricata di gestire lo smaltimento dei rifiuti. Infine le U.P.U – Unità Pulenti Urbane – sono mostruosi mezzi di raccolta della spazzatura che avranno un ruolo cruciale nello svolgimento della vicenda.
MA E’ ANCHE UNA STORIA DI UN “AMORE IMPOSSIBILE”…
Sì, l’amore – se così si può definire quello che Peter Pains prova per Alba Vicente – si fonda anch’esso su un rifiuto, sulla privazione di un sentimento e sulla lotta per riuscire a riviverlo al di là degli ostacoli posti dal fratello di Peter, Charlie, oltre che sulle difficoltà intrinseche a rimetterne insieme i “pezzi”.
COMUNQUE, E’ ATTORNO A UN PERSONAGGIO, PETER PAINS, CHE SI SNODA LA VICENDA.
Il romanzo è diviso in tre parti che corrispondono a tre momenti della vita di Peter: quando è un ragazzino di 15 anni, quando ne ha 18 e in età più adulta, a 33 anni. L’esistenza stessa del protagonista vuole essere una metafora dell’affrancamento dalle limitazioni imposte sia dalla natura e dalle condizioni specifiche in cui ciascuno nasce e cresce. È un richiamo a non lasciarsi abbattere, a credere fino in fondo in qualche cosa fino all’ostinazione, anche quando tutto sembra andare per il verso storto. L’ossessione di Peter per Alba nel corso del tempo cambia, si sviluppa e quella che all’inizio sembrava essere una vera e propria pazzia diventa un’intenzione diversa, un’ambizione sorprendente che travalica inibizioni, handicap e soprusi.
COSA HAI CAMBIATO NEL MODO DI AFFRONTARE LA NARRAZIONE RISPETTO AI PRECEDENTI ROMANZI?
In Livido ho cercato di non ripetermi, benché non sia facile. Dopo alcuni romanzi, uno può scoprire di avere un tema prediletto in testa, qualcosa di cui si diventa consapevoli solo dopo averne scritti quattro o cinque. Anche per questo, se Antidoti umani e e-Doll sono stati scritti in terza persona, Livido invece è stato scritto in prima. Se i primi due romanzi sono corali con due o tre linee narrative che si intrecciano tra loro, Livido ha una sola linea, dritta e centrata sulla vicenda personale di Peter Pains.
SONO PREVISTE DUE VERSIONI DEL TESTO, IN CARTACEO E IN E-BOOK. DA TEMPO SEI UN GRANDE SOSTENITORE DELL’EDITORIA ELETTRONICA, CHE IN ITALIA HA ANCORA LIVELLI MOLTO BASSI. COSA OCCORRE FARE A TUO PARERE PER AMPLIARLA?
In realtà i livelli non sono così bassi se si considera che 18 mesi fa in Italia non esisteva neppure un mercato di libri digitali. I numeri dicono che l’anno scorso gli e-book hanno rappresentato il 3% del mercato totale mentre quest’anno arriveranno al 6% (fonte: IfBookthen). Quindi, laddove nel 2012 il mercato editoriale cartaceo ha segnato un ribasso del 3,5% (fonte: AIE) il mercato degli e-book è cresciuto molto e questo indica un trend inequivocabile. Io non auspico la fine della carta, vedo solo nell’editoria elettronica un altro mercato utile alla diffusione della lettura e negli e-reader (o tablet) altri strumenti di lettura. L’anno scorso, in media, su 10 libri che ho acquistato 3 erano elettronici. Qualcuno spiega il fenomeno ricorrendo a una metafora: così come le scale mobili non hanno fatto sparire le scale tradizionali, lo stesso sta avvenendo con i libri.
FACCIAMO UN BREVE CENNO ALLA TUA BIOGRAFIA. SEI NATO A BOLOGNA E VIVI NELLA CAPITALE. DOPO UNA LAUREA IN ECONOMIA E COMMERCIO, CON INDIRIZZO AMBIENTALE, CONSEGUITA A ROMA NEL 2001 E ALCUNE ESPERIENZE LAVORATIVE NEL CAMPO INFORMATICO, HAI FATTO UNA SCELTA CORAGGIOSA: DAL 2008 HAI DECISO DI FARE LO SCRITTORE COME MESTIERE. UNA SCELTA DIFFICILE?
Senza dubbio è difficile. Soprattutto in Italia. Soprattutto in questo periodo. Pur tirando la cinghia, con una moglie ingegnere e la fortuna di possedere una casa comprata ai tempi delle lire, non riesco ancora a sopravvivere di sola scrittura (chi ci riesce è una frazione minima di quelli che lavorano nell’editoria) ma tra e-book e collaborazioni, sia editoriali sia teatrali, qualcosa si muove. Non scrivo per guadagno, di certo non dispiace vedere monetarizzato il proprio impegno, tuttavia quello che mi preme di più è il riconoscimento della dignità di scrittore. Sarebbe già tanto nel nostro paese. Aggiungo che attualmente collaboro con la Kipple Officina Libraria in veste di co-direttore della collana di letteratura fantastica Avatar e con la LA CASE Production come editor della collana di audiolibri Fantastica.
DICEVI PRIMA DEGLI SPETTACOLI TEATRALI AI QUALI DA QUALCHE TEMPO COLLABORI IN VESTE DI AUTORE, E IN CUI SONO PRESENTI ANCHE TUE STORIE. SICURAMENTE QUESTO TI DARA’ UNA GRANDE SODDISFAZIONE. RELATIVAMENTE A TALE NUOVA ESPERIENZA QUALI SONO LE IMPRESSIONI?
L’anno scorso ho conosciuto l’attrice e performer Katiuscia Magliarisi e insieme a lei e a un’altra attrice, Chiara Condrò e al musicista Simone de Filippis, abbiamo messo in piedi lo spettacolo di fantascienza teatrale The Milky Way con brani di Robert Sheckley, Fredric Brown, Philip K. Dick e miei.
Il mio ruolo è quello di autore e scopritore di storie da inserire all’interno della rassegna dato che lo spettacolo ha l’ambizione di essere sempre diverso, modulando i pezzi a seconda delle varie esigenze. Poiché si tratta di uno spettacolo sulla diversità, ci sembrava naturale che ogni rappresentazione non fosse mai uguale alla precedente. Vedere rappresentate su un palco le storie che uno ha scritto su carta fa sicuramente effetto. Quando i personaggi “entrano” nei corpi delle attrici e “parlano” con la loro voce, è come se avessero un’altra vita, un’altra esistenza. E questo è quanto di meglio un autore potrebbe desiderare per le proprie “creature”.
SEI SEMPRE AL LAVORO. QUEST’ANNO CON IL RACCONTO IL LIVELLO DELL’ASSASSINO HAI RICEVUTO LA SEGNALAZIONE AL PREMIO ROBOT, INOLTRE HAI TERMINATO LA STESURA DI UN NUOVO ROMANZO, MA STAI SCRIVENDO ANCHE ALTRO…
Da qualche mese ho terminato la stesura di BloodBusters, il quarto romanzo ambientato in una Roma grottesca, dove le tasse vengono riscosse direttamente dal sangue dei contribuenti da parte di squadre di esattori “ematoriali”, dette appunto BloodBusters. In questo scenario – a metà tra il poliziesco e la satira sociale – l’agente Alan Costa si innamora di Anissa Malesano, una Robin Blood la quale, in maniera compulsiva, dona il sangue gratuitamente agli ospedali pubblici e ai bisognosi. In un crescendo di inganni e tradimenti, lei finirà in carcere per evasione fiscale e Alan dovrà decidere di sacrificare qualcosa di molto “prezioso” per salvare lei e suo figlio, rimasto senza madre.
Infine, sto lavorando al quinto romanzo, I Camminatori, che ruota attorno alla scomparsa del cibo e alle sue conseguenze a lungo termine sul mondo. Le nanotecnologie potrebbero rendere inutili sia l’alimentazione che il lavoro di molti, ma potrebbero anche consentire a una piccola parte della popolazione di abbandonare le città e fondare una civiltà nomade che non lascia “impronte ecologiche” del suo passaggio sul territorio.
TORNANDO A LIVIDO, INVECE, DOPO IL PRESTIGIOSO LANCIO AL SALONE DEL LIBRO DI TORINO, DOVE SI TERRANNO LE ALTRE PRESENTAZIONI?
A Torino, oltre al Salone del libro ci saranno anche le presentazioni al Mu.Fant, il Museo della Fantascienza, e alla libreria Belgravia.
Poi sì, per qualche mese andrò in giro per l’Italia a presentare il romanzo alla Sticcon, la convention nazionale di fantascienza di Bellaria e poi a giugno, alla Feltrinelli di Pisa, alla IBS di Firenze e ancora alla Casa del Jazz di Roma. Maggiori informazioni e aggiornamenti si possono trovare sul mio sito.
UN’INTERESSANTE SERIE DI APPUNTAMENTI DA NON PERDERE, DUNQUE, PER CHI HA VOGLIA DI RESPIRARE L’ARIA DI UNA FANTASCIENZA ORIGINALE E COINVOLGENTE QUAL È QUELLA DI FRANCESCO VERSO.