Nell’autobiografia, “I miracoli della vita”, pubblicata nel marzo del 2008, l’autore rivelava di essere affetto da una malattia terminale, che lo porterà alla morte il 19 aprile del 2009 a Shepperton.
JAMES GRAHAM BALLARD
James Graham Ballard, conosciuto soprattutto come scrittore di fantascienza, ma anche di satira sociale e ispirato fortemente dalla pittura surrealista, è nato a Shangai il 15 novembre 1930 da genitori britannici residenti in Cina per motivi di lavoro. A quei tempi Shangai era una città nella zona d’influenza statunitense e il piccolo James crebbe in un paesaggio popolato di macchine americane, coca-cola e film hollywoodiani: si sedimentarono così già allora i materiali che esploderanno nella sua fiction. Il talento di scrittore si manifestò presto: a scuola Ballard scriveva racconti di nascosto sul quaderno di scuola al posto di copiare pagine di celebri scrittori. Durante la Seconda Guerra Mondiale Ballard venne internato con la famiglia nel campo di prigionia giapponese di Lunghua: questa esperienza fu ripresa nel suo romanzo “L’impero del sole”, da cui il regista Steven Spielberg ha tratto nel 1987 il film omonimo. Dopo la fine della guerra, nel 1946, Ballard si trasferì in Gran Bretagna: frequentò il college e poi iniziò gli studi di medicina che non portò però mai a termine. Il linguaggio medico diverrà in ogni caso un tratto tipico del suo stile, che ben rende conto di quelle ossessioni e pulsioni che per lo scrittore inglese attraversano il corpo sociale e psicologico contemporaneo. Dopo una serie di lavori occasionali, come venditore di enciclopedie porta a porta, si spostò in Canada con la Royal Air Force, dove scoprì la fantascienza.
Congedatosi dalla RAF e tornato in patria, Ballard iniziò così a scrivere racconti: il primo a essere pubblicato fu “Prima Belladonna”, del 1956, che uscì nel mese di dicembre sulla rivista “Science Fantasy”, seguito a pochi giorni di distanza da “Escapement” su “New Worlds”. La sua prosa e le sue tematiche ebbero un influsso sulla fantascienza degli anni Sessanta e Settanta come anche sul movimento cyberpunk degli anni Ottanta.
Il suo articolo “Come si arriva allo spazio interiore?” apparve sulla rivista “New Worlds” nel 1962 e segnò la nascita di un nuovo movimento letterario fantascientifico, quello della “New Wave britannica”. Sostanzialmente, Ballard spostò l’attenzione generalizzata degli scrittori a lui contemporanei dallo spazio extraterrestre allo spazio interiore (il cosiddetto “inner space”), luogo di incontro tra le pulsioni della psiche umana e le immagini e i simboli veicolati dai mass-media.
In pratica lo scrittore inglese iniziò a qui tempi un percorso di fiction sperimentale. Ballard subì il fascino della pop-art e soprattutto del surrealismo, magnifico serbatoio immaginativo per i suoi racconti. Il suo universo esplose come una bomba psichica gettando i suoi lettori al centro di una lucida visione dell’inconscio postmoderno. Per la prima volta nell’arte (con gli artisti pop) e nella letteratura (una letteratura “popolare”, di genere, come può essere quella fantascientifica) ci si occupava di “cosa significa comprare un frigorifero nuovo, stare in una cucina moderna, la pubblicità la comunicazione di massa: la TV, i telefoni, la radio, il cinema”. La fantascienza smise (almeno teoricamente, commercialmente continua a farlo ancora oggi) di occuparsi di puerili viaggi spaziali e cominciò grazie a lui e alle sue intuizioni a rendere conto della mutazione del corpo e della psiche umana a opera della tecnologia, a esplorare, come dicevamo, il cosiddetto “spazio interno”. Gli universi onirici, i paesaggi sintetici e la plasticità di forme visive inventate dallo scrittore di fiction sono l’equivalente del mondo interiore della psiche. Nel 1960 Ballard si trasferì a Shepperton, un sobborgo di Londra molto distante dal centro, dove resterà per tutto il resto della sua vita.
Il primo romanzo pubblicato da Ballard è stato “Vento dal nulla” sempre del 1962, che apriva una tetralogia di genere catastrofico (anche se Ballard rinnegò il romanzo in seguito, fu questo libro a dargli la possibilità di guadagnarsi da vivere come scrittore professionista). Gli altri tre romanzi sono “Il mondo sommerso”, “Terra bruciata” e “Foresta di cristallo”, che di fatto sono basati sui quattro elementi aristotelici aria, acqua, terra e fuoco, più il quinto elemento, il tempo, che domina “Foresta di cristallo”.
Nel 1964 Ballard rimase vedovo con tre figli da crescere e continuò a scrivere romanzi e racconti. Nel 1970 fu pubblicato “La mostra delle atrocità”, forse il capolavoro dello scrittore britannico. Si tratta di un libro composto da quindici racconti, in cui il filo comune (oltre al protagonista) è costituito da un’ossessione maniacale per la guerra del Vietnam, la psicopatologia, la pornografia, il potere dei media, le vittime di incidenti stradali e le icone del sogno americano. Queste ultime tutte rigorosamente morte. In questo libro si profetizza l’elezione a presidente degli Usa di Ronald Reagan.
Tre anni dopo diede alle stampe “Crash”, romanzo in cui venne ripreso, in dosi molto più massicce rispetto al precedente, il tema della perversione per le vittime di incidenti stradali e la fusione di carne e macchine. Nel 1996 ne è stato tratto un film per la regia di David Cronenberg.
La fama al di fuori del ristretto ambito della fantascienza gli giunse, come già abbiamo avuto modo di dire, con il romanzo “L’impero del sole”, a forte componente autobiografica. Da allora, prima metà degli anni Ottanta, Ballard si allontanò sempre più dalla fantascienza per quel che riguarda la sua produzione romanzesca, pur continuando a scrivere racconti fantascientifici o fantastici fino alla metà degli anni Novanta.
L’ultimo romanzo scritto da Ballard prima di morire, “Regno a venire”, pubblicato in Gran Bretagna nel 2006, comprende opere di ironica critica sociale strutturate per lo più come gialli, i cui temi sono il consumismo, la società tardo capitalistica, i rigurgiti reazionari e irrazionali delle società occidentali, i mass-media.
18/12/2009, Davide Longoni