Quando sentii parlare per la prima volta in pubblico Emanuele Manco, a Milano al DelosDays nel 2011, colsi immediatamente la passione e la competenza con la quale parlava della letteratura fantastica e la sua maniera di intendere la letteratura, di qualsivoglia genere, priva di manicheismi, come esperienza piena, educativa ed emozionale.
Sono le caratteristiche con le quali Manco si approccia alla sua laboriosa attività di curatore della testata on line Fantasy Magazine e di quella cartacea Effemme, entrambe molto apprezzate dal fandom.
E questo è anche questo il criterio con cui affronta l’attività pubblicistica sulle varie testate con le quali collabora, a partire dal portale www.fantascienza.com, a Carmilla On Line, www.next-station.org sino alla mitica rivista Robot. Inoltre, cura una rubrica di fumetti su NeXT rivista del Movimento Connettivista.
Ma il nostro ha una natura eclettica: oltre a essere giornalista pubblicista, lavora in ambito informatico, ha conseguito la laurea in matematica all’Università di Palermo (sua città natale anche se vive a Milano), dove ha svolto attività di ricerca e docenza, ma è anche un fantasioso autore di racconti.
A questo proposito ricordiamo gli ultimi pubblicati: Per sempre giovani nella raccolta 365 racconti sulla fine del mondo (Delos Books, 2012); Oltre la vita in 365 Storie d’amore (Delos Books, 2013); Il meccanico quantistico in Improbabili Universi per Delos Science Fiction n.146 (Delos Books, 2012). Ed è proprio da questo racconto che prende le mosse la nostra conversazione:
MANCO, RECENTEMENTE HA PUBBLICATO IN E-BOOK AUTO-PRODOTTO IL RACCONTO IL MECCANICO QUANTISTICO (KINDLE EDITION 2013) IL CUI PROTAGONISTA, DI NOME NICK, E’ UN SINGOLARE PERSONAGGIO RIPARATORE DI MOTORI MOLTO PARTICOLARI. E’ UN TESTO CHE PARTE DA UN’ISPIRAZIONE PRECISA? QUAL E’ IL SUO PUNTO DI VISTA SUL MERCATO DEGLI E-BOOK?
Si tratta di un racconto ispirato più o meno all’opera di uno dei miei autori preferiti, il compianto Douglas Adams (autore di Guida Galattica per autostoppisti, Dirk Gently). E’ ambientato in un universo in cui i paradossi della matematica, dei principi di indeterminazione e della teoria del caos, sono espliciti e visibili a tutti. Nick è un meccanico quantistico perché ripara automobili che contengono al loro interno “motori a propulsione Schrödinger”, ossia con scatole nere con dentro i gatti del famoso paradosso. Il racconto che ho auto-pubblicato è la nuova edizione di quello già edito in uno speciale della rivista Delos Science Fiction. Ho sistemato qualche particolare e, soprattutto, mi sto apprestando a continuare le vicende di questo universo e dei suoi personaggi, nonché di farlo tradurre in lingua inglese.
Per me era importante proporre qualcosa della cui qualità non fossi convinto solo io. Il racconto e i concetti che contiene erano già stati reputati idonei per la pubblicazione, e avevo già avuto riscontri positivi dai primi lettori. Diciamo che sto investendo in prima persona, tempo e denaro in uno scritto che è comunque frutto di un lavoro editoriale. Ho avuto lettori beta tester, che mi hanno letteralmente costretto a rivoltare come un calzino le prime stesure. Altri editor mi hanno aiutato a fargli raggiungere la forma odierna.
COSA PENSA DEL FENOMENO DEL SELF PUBLISHING? E’ UN MODO PIU’ LIBERO E POPOLARE PER GLI AUTORI DEBUTTANTI DI DIVULGARE I PROPRI LAVORI?
Per quanto riguarda le potenzialità dell’auto-pubblicazione ho in parte risposto. Ci credo nel momento in cui diventa un proprio investimento in un prodotto realizzato con cura, non solo come occasione di postare un file più o meno leggibile, come fosse un sassolino lanciato in un grande stagno, solo per vedere cosa succede.
Per questo motivo la linea editoriale di FM non contempla normalmente la segnalazione di volumi auto-pubblicati, per il semplice fatto che è veramente difficile, nella enormità di proposte di questo tipo, distinguere i prodotti di qualità.
Ci terrei inoltre a distinguere l’auto-pubblicazione dall’editoria a pagamento. Sono convinto che se lo scopo è solo soddisfare la propria vanità, l’ampia scelta di proposte di siti in rete che propongono questo servizio sia da preferire alla pubblicazione a pagamento, che suppone un esborso di denaro maggiore, con un editore che in pratica non rischia, facendo ricadere sullo scrittore tutti i costi. Ormai gli e-book sono persino vendibili direttamente dai propri blog. Insomma, qui si tratta di una forma di imprenditoria autoriale, molto diversa dall’essere il passivo cliente spremuto da uno stampatore che si spaccia per editore.
LEI OPERA ATTIVAMENTE NELL’AMBITO DEI MASS MEDIA. COM’E’ CAMBIATO IL MONDO DELLA LETTERATURA, E NELLO SPECIFICO DI QUELLA RELATIVA AL GENERE FANTASTICO, CON LO SVILUPPO DELLA RETE?
Una cosa che ritengo certa è la nascita di una generazione di scrittori, di operatori del fandom, di critici in un certo senso ibrida. Una generazione di scrittori che deve moltissimo alla rete e alle potenzialità che essa può esprimere, a patto di lavorare sodo e con qualità. Il discorso si può estendere anche ai lettori, intendiamoci. Chi è nato tra la seconda metà degli anni ’60 fino alla seconda metà dei ’70, fa parte di una generazione che ha visto gli ultimi tempi di un mondo fatto di macchine da scrivere, ciclostili e fotocopiatrici e che ha visto dagli albori quella rivoluzione che ha portato al mondo di oggi, fatto di computer, siti web e file pdf ed ePub, del quale paradossalmente i “nativi digitali” sembrano avvertire meno le potenzialità, forse perché lo danno per scontato.
La mia generazione ha conosciuto ed esplorato le possibilità concesse dalla rivoluzione informatica, con l’entusiasmo di chi entrava in territori inesplorati e pieni di potenzialità, con linguaggi che si sono ibridati con il visivo, con il cinema e l’illustrazione, il videogame. Questo vale per il fantastico ma anche per la letteratura in generale. Certo è che questa generazione un po’ nerd della quale sono orgoglioso di far parte, ha subito più di altre la fascinazione del fantastico, anche se, a differenza dei lettori di mainstream, mastica ogni genere con la stessa passione.
RIMANIAMO NEL CAMPO DELL’INFORMAZIONE. DAL 2009 E’ CURATORE DI FANTASY MAGAZINE (FM), MENTRE DAL 2010 ANCHE A SEGUITO DEI POSITIVI RISCONTRI SUSCITATI DA FM HA DATO VITA ALLA RIVISTA EFFEMME. I PROGETTI COSI’ COME LI STA SVILUPPANDO LA SODDISFANO? CI SONO INNOVAZIONI IN VISTA?
Non ricordo bene quale regista diceva: “Non esistono film terminati, ma solo abbandonati”. Tutto è sempre migliorabile, per definizione. Hai delle scadenze, alle quali arrivi con un prodotto che ritieni il migliore possibile. Poi lo rivedi e vorresti cambiare, aggiungere, togliere. Sia per il sito che per la rivista le idee per portare novità ci sono, e le attuiamo quando abbiamo il tempo e modo. Una recente introduzione sono le “digressioni sul reale”, cioè su quelle opere mainstream, per ora di cinema, ma anche di letteratura in futuro, che contengono elementi affini alla nostra sensibilità, quando non profondamente contaminati dagli stilemi del fantastico. Senza abbandonare ovviamente il nucleo centrale dei nostri interessi. Abbiamo avuto riscontri positivi su queste iniziative, ma le centellineremo solo in casi ben ponderati.
Un’altra cosa molto bella è che da un incontro, una mail, nascono rubriche e articoli inaspettati. Sono molto ricettivo in questo senso, e anche curioso.
QUALCHE TEMPO FA, IN UN SUO ARTICOLO RELATIVO AI RAPPORTI TRA FANTASCIENZA E FANTASY, RIFERENDOSI A VARIE POSIZIONI ESPRESSE DA TITOLATI SAGGISTI E AUTORI – TRA CUI GIANFRANCO DE TURRIS (IL QUALE SOSTERREBBE UNA POSIZIONE CHE INCLUDE LA SCIENCE FICTION NELLA SFERA DELLA FANTASY) E ALESSANDRO FAMBRINI (CHE INVECE NE AFFERMA LA DIFFERENZIAZIONE)- LEI SI DICHIARAVA SOSTANZIALMENTE A FAVORE DELLA “NON DISTINZIONE”. COSA PENSA DELLA CONTAMINAZIONE TRA I GENERI?
La natura e la genetica ci insegnano che lo scambio di geni fortifica e aiuta la sopravvivenza delle specie. Io penso che sia così in letteratura, dove non distinguo tra libri di FS (fantascienza), FY (fantasy) o gialli, ma tra buoni e cattivi libri. Nel mio piccolo ho scritto cose diverse quando volevo esprimere concetti diversi, senza curarmi se stessi scrivendo fantasy o fantascienza, ma cercando solo di usare gli elementi che ritenevo funzionali al miglior risultato. La letteratura fantastica è piena di scrittori che scrivono di entrambi i generi, o di vari generi, o solo di uno, o di generi ibridi che non si lasciano classificare. Va tutto bene, a patto che si scrivano buone storie.
Rispetto alle posizioni di due illustri critici come De Turris e Fambrini io mi vedo solo come uno a cui piacciono le storie prima di tutto. Il loro discorso, più che vertere su come è la letteratura fantastica oggi, riguarda le origini. Pur condividendo una posizione “inclusiva”, per la quale FS e FY sono essenzialmente sottoinsiemi non disgiunti del fantastico in senso ampio, concordo istintivamente con chi come Fambrini afferma che la radice però non è comune, visto che se la FY affonda le sue origini nel mito, la fantascienza nasce da sensibilità diverse, che invece il mito lo vogliono se non negare, comunque superare.
IN PROPOSITO, IL CONNETTIVISMO, MOVIMENTO DI AVANGUARDIA LETTERARIA (AL QUALE SUROESTE, WEB MAGAZINE SEGUITISSIMO NEI PAESI DELL’AMERICA LATINA, NEL N. 88 DELLO SCORSO FEBBRAIO, HA DEDICATO UN AMPIO SPAZIO CON UN ARTICOLO DI SANDRO BATTISTI E GIOVANNI DE MATTEO) E’ UN GRANDE “CONTENITORE” TESO AD ANIMARE LE CONTAMINAZIONI TRA LINGUAGGI, GENERI E DISCIPLINE ARTISTICHE. LEI E’ VICINO AL MOVIMENTO, QUALE ASPETTO LA AFFASCINA MAGGIORMENTE?
E’ un movimento che unisce diverse anime e sensibilità e da loro modo di esprimersi. Probabilmente è proprio questo aspetto ad avermi attirato dentro, portando la mia esperienza e dandomi l’impulso per propormi, per “uscire dal mio guscio” insomma. Mi ritengo umanamente e professionalmente grato al Connettivismo perché è uno degli incontri che mi ha dato il necessario impulso.
LE PONGO UNA DOMANDA SULLA SCIENCE FICTION. FACCIO RIFERIMENTO A UN’INTERVISTA REALIZZATA DAL GRANDE SCRITTORE STATUNITENSE PAUL DI FILIPPO A DARIO TONANI (CHE CON MONDO9 SI CONFERMA INTERESSANTE AUTORE DELLA SF ITALIANA) PUBBLICATA SU ROBOT (N. 67/2012) E DELOS SCIENCE FICTION (N.149/2012). I DUE DIALOGANO SU COME GLI SCRITTORI DI SF DEBBANO AFFRONTARE I TEMPI ODIERNI E SULLE DIFFICOLTA’ CHE ESSI HANNO NEL TENERE IL PASSO CON SCIENZA E TECNOLOGIA. DIVIENE SEMPRE PIU’ DIFFICILE NEL MONDO D’OGGI INVENTARSI NUOVE STORIE FANTASCIENTIFICHE, PRENDENDO ATTO CHE VIVIAMO “NEL FUTURO”?
Secondo me il problema non si pone. Condivido la tesi di Tonani che più che altro gli scrittori debbano raccontare delle storie. Poi ognuno lo fa con la propria sensibilità e approccio, con il risultato che poi tanti “contastorie” riescono con la narrazione a essere più precisi e penetranti di studiosi e cattedratici. E’ un’abilità che riconosco a moltissimi scrittori, quella di essere dei “cialtroni” sapienti. Ben venga la cialtroneria se, con modestia, aiuta a narrare storie belle e significanti, che non solo intrattengono ma aiutano a capire i propri tempi, la loro evoluzione e possibili sviluppi.
Ma non è un dogma. Se l’intuizione porta al passo con i tempi, o addirittura li anticipa, ben venga. Ma ben vengano anche le storie d’intrattenimento fatte bene, perché aiutano anche a passare dei bei momenti distraendosi.
E ADESSO UNA DOMANDA SUL FANTASY. QUI INVECE FACCIO RIFERIMENTO A UN’ INTERVISTA RILASCIATA ALLA ZONA MORTA DALL’AUTRICE DI FANTASY, SILVANA DE MARI. SUL SIGNIFICATO CHE INTENDE TRASMETTERE CON I SUOI POPOLARI LIBRI, DE MARI DICHIARAVA CHE IL SUO INTENTO E’ PRODURRE UNA SCRITTURA TESA A PERSEGUIRE UN OBIETTIVO SOCIALE ED EDUCATIVO. E’ D’ACCORDO? HA UN SUO ULTERIORE MODO DI VEDERE LA FANTASY?
Detta così come potrei discordare? È una di quelle dichiarazioni di principio che ti mettono all’angolo. Non puoi dirti contrario in linea di massima. Nel senso che trovo legittimo che ogni scrittore abbia i suoi scopi in letteratura, e che accetti il confronto tra la sua intenzione e quello che ha recepito il lettore.
Però detta così la dichiarazione di principio può restare astratta, senza specificare il come qualsiasi scopo si abbia in letteratura venga attuato.
Personalmente ritengo che le metafore del fantastico possano essere usate per narrare storie che ci aiutino a comprendere noi stessi, la nostra vita, i rapporti con le persone, tanto quanto quelle della letteratura mimetica, e che persino che la forma letteraria del fantastico possa essere elegante e ricercata e non solo mirata alla pura efficacia narrativa, alla sola costruzione di una storia coerente. Però l’eventuale scopo educativo non deve fare perdere di vista la storia e, soprattutto, non deve essere una tentazione per il narratore per intromettersi, per fornire una morale dall’alto di uno scranno o di una cattedra.
Per fare un esempio, si può parlare di una città in cui regnano corruzione e delinquenza, ma mostrando le vicende e i personaggi che agiscono, non con un narratore che lo dica a priori. Deve essere il lettore a elaborare una sua valutazione sui fatti narrati, senza che l’interpretazione dello scrittore lo influenzi.
IN TUTTO CIO’, ALLORA, QUAL E’ IL SUO IDEALE DI LETTERATURA?
Quella che, a prescindere dagli scopi che l’autore si propone, mi faccia sentire un fremito, la sensazione che provo quando sto leggendo o vedendo qualcosa che la mia esperienza soggettiva definisce come “buono”.
Veramente, ancora oggi non riesco a identificare con razionalità tali elementi, visto che posso provare questa sensazione davanti a cose molto diverse.
E’ una ricetta che nessuno possiede, perché è quel giusto miscuglio di buona storia, scritta con le parole giuste e che, parlo da scrittore, ti restituisce la netta sensazione che nessuno potrebbe scriverla meglio, tanto meno tu.
CHIUDIAMO QUI LA CONVERSAZIONE CON EMANUELE MANCO IL QUALE CI HA ANCHE RIVELATO CHE, DA TEMPO, HA UN ROMANZO DA ULTIMARE NEL CASSETTO. LO INCORAGGIAMO A METTERSI AL LAVORO E A RIPORTARE NERO SU BIANCO L’ALTRA PARTE DELLA STORIA CHE, VISTA LA SUA FERTILE FANTASIA, NON SARA’ DIFFICILE DA TIRARE FUORI.
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