Nicola Lombardi ha pubblicato un po’ di tutto: racconti, romanzi, articoli, saggi, novelizations, traduzioni, antologie e molto altro ancora, ma tutto rigorosamente horror, dark, noir, oscuro, perché questa è la sua grande passione. Di lui Luigi Cozzi ha detto: “Nicola Lombardi scrive ottimi racconti (…) E’ un vero talento e anche un grande appassionato del genere (…)”. E chi siamo noi per smentirlo? Ascoltate cosa ci racconta di sé Nicola e non potrete che dargli ragione anche voi.
COMINCIAMO CON UNA DOMANDA DI RITO. CHI È NICOLA LOMBARDI?
Per coerenza col modo in cui è formulata la domanda rispondo senz’altro parlando di me in terza persona. Per cui posso dire che Nicola, classe 1965, è un personaggio sempre inquieto e magari un po’ inquietante, che non ha mai perso l’entusiasmo infantile e adolescenziale nei confronti di tutto ciò che è macabro, oscuro, spaventoso. E seguendo queste direttive ha scelto di tracciare un percorso creativo sul quale, bene o male, ha sempre camminato con una certa coerenza. In poche parole, un horror fan dalla nascita.
COME HAI COMINCIATO A SCRIVERE?
Per divertimento, all’inizio. E sicuramente per emulazione. Dopo essermi imbottito di fumetti horror fin da bambino – e di letteratura poi – non ho potuto esimermi dal tentare di raccontare le follie che mi si aggiravano con preoccupante costanza nella testa. I miei primi raccontini almeno degni di essere proposti ai lettori risalgono alla seconda metà degli anni Ottanta; uscivano periodicamente su una rivista locale ferrarese, “La Loza”, e nel 1989 sono stati poi raccolti in “Ombre”, che rappresenta la mia prima pubblicazione in volume.
VUOI PARLARCI DELLE TUE PRODUZIONI PRECEDENTI?
Gli anni durante i quali ho vissuto a Roma, collaborando con il negozio Profondo Rosso e con Luigi Cozzi, mi hanno permesso di entrare in contatto con varie realtà editoriali. Tra l’altro, ho avuto l’opportunità di unirmi al non-movimento letterario “Neo Noir” coordinato da Fabio Giovannini, pubblicando diversi articoli e racconti su riviste e antologie varie. Nel 2002, per le Edizioni Profondo Rosso di Cozzi, è uscita la mia seconda antologia, “I racconti della piccola bottega degli orrori”, a cui ha fatto seguito, un paio di anni dopo, “La fiera della paura” (quasi interamente costituita dai numerosi, brevi racconti pubblicati sul glorioso mensile “Mystero”). Il 2005 è stato l’anno di “Striges”, una quarta raccolta di racconti edita dalla Robin, dopodiché ho voluto dare spazio a un’idea che da tempo mi stava pungolando e ho scritto il romanzo “I ragni zingari”. C’è voluto un po’ di tempo per trovargli un editore, ma finalmente – quando si è classificato secondo nell’ambito di un concorso nazionale bandito dalla XII Edizioni, specializzata in narrativa fantastica e oscura – nel 2010 ha visto la luce (o il buio, se preferite, data la sua atmosfera poco solare…). L’anno dopo, per l’editore Il Castello-Darkhouse, ho poi pubblicato “La notte chiama”, che raccoglie un romanzo breve e quattro racconti scritti a quattro mani con il malefico Luigi Boccia. La storia che dà il titolo alla raccolta è una ghost-story davvero malsana, e truce; protagonista è il direttore di una casa per ferie trentina, e il fatto che io mi trovassi veramente a dirigere all’epoca una struttura alberghiera mi ha permesso di rimestare senza ritegno nel vivo calderone delle tante paranoie personali.
RECENTEMENTE HAI PUBBLICATO L’E-BOOK “INCUBICA”. CE NE VUOI PARLARE?
“Incubica” è un progettino molto semplice, nato dal desiderio di riesumare alcune storie che, pur essendo già apparse in passato su riviste o raccolte, a mio avviso sarebbero ancora potute risultare godibili per il lettore. Si tratta di dodici racconti – di cui uno solo inedito – selezionati secondo due criteri: uno arbitrario (il gusto personale) e uno oggettivo (la loro più o meno difficile reperibilità sul mercato). Se la proposta dovesse incontrare un certo favore, mentirei se dicessi che non mi divertirebbe compilare un “Incubica 2” (il materiale non manca); in caso contrario, come non detto.
HAI OPTATO PER IL CIRCUITO AMAZON E PER IL LIBRO DIGITALE: E’ UNA SCELTA LEGATA A QUALCHE MOTIVO IN PARTICOLARE?
Guarda, paradossalmente io ancora non possiedo un e-book reader, però mi sembrava il momento di azzardare almeno un primo passo nel mondo dell’editoria elettronica, visto che innegabilmente sta prendendo sempre più piede. Ho scelto Amazon semplicemente per la vasta visibilità dei suoi prodotti in rete; naturalmente “Incubica” è un po’ un esperimento, un lavoro self-made che mi ha aiutato a impratichirmi con una dimensione a cui ancora non appartengo, ma che desidero conoscere in tutte le sue potenzialità.
IN PASSATO TI SEI OCCUPATO ANCHE DI NOVELIZATIONS E TRADUZIONI DI RACCONTI E SAGGI: COSA PUOI DIRCI IN MERITO?
Nel 1994 la romana Newton & Compton ha deciso di riproporre una raccolta uscita per Sonzogno nel 1975, “Profondo Thrilling”. Si trattava di tre novelizations tratte dai primi gialli di Dario Argento a firma di Nanni Balestrini; per aggiornarla, però, hanno pensato di aggiungere anche “Profondo Rosso” (che ho avuto l’onore di vedermi commissionato) e “Tenebre”, scritto da Luigi Cozzi. È stata un’esperienza impegnativa e stimolante, incollato al videoregistratore per trascrivere fedelmente ogni dialogo e inserirlo in un’adeguata (spero) cornice narrativa. Tre anni dopo si è dato un seguito a questa operazione, realizzando una raccolta molto più horror oriented, vale a dire “Terrore Profondo”. Io ho chiesto espressamente di potermi occupare di “Suspiria”, da sempre il mio cult movie, e qui la soddisfazione ha davvero toccato il suo apice. Entrambe le novelizations, poi, sono state ristampate da Profondo Rosso all’interno di monografie dedicate interamente ai due film in questione. Per quanto riguarda invece il fronte delle traduzioni, al di là di vari racconti per riviste (ricordo con rammarico la prematuramente scomparsa “Weird Tales Italia”), mi sono occupato anche del corposo “Lovecraft e le ombre”, la biografia del solitario di Providence scritta nel 1975 da F.B.Long e pubblicata un paio di anni fa da Profondo Rosso. Per lo stesso editore ho tradotto pure il saggio di Immanuel Velikovsky “Edipo e Akhenaton”, che dovrebbe uscire quest’anno.
OLTRE CHE SCRITTORE SEI ANCHE SAGGISTA. VUOI PARLARCI DI QUESTA SECONDA FACCIA DELLA MEDAGLIA DELLA TUA ATTIVITA’?
“Saggista” è una parola grossa, nel mio caso. Comunque, parallelamente alle mie produzioni narrative ho avuto in varie occasioni l’opportunità di analizzare, recensire o interpretare diversi aspetti della materia di cui mi occupo. Per la maggior parte si tratta di articoli cinematografici o letterari – apparsi su riviste, siti internet o all’interno di lavori saggistici a più voci – oppure di prefazioni ad antologie. Senza pretese.
COME SI CONCILIA UN MODO DI NARRARE ISTINTIVO E PIU’ LEGATO AL CUORE, COME QUELLO DELLA NARRATIVA, CON UNA MANIERA DI SCRIVERE PIU’ RAGIONATA E PIU’ LEGATA ALLA MENTE, COME QUELLA DEL GIORNALISMO?
Posso fare un esempio? È un po’ come chiedere a un pittore di parlare di un quadro, e poi di realizzarne uno. Sicuramente sarà in grado di fornire informazioni tecniche e artistiche interessanti, attingendo al suo personale patrimonio di conoscenze; poi, però, quando impugnerà il pennello e si porrà di fronte alla tela bianca, ecco che diventerà un’altra persona. Qual è la differenza? Prima era fuori dal quadro, poi vi è entrato. In altri termini, istinto e raziocinio sanno conciliarsi naturalmente nell’essere umano: basta allenarsi a interpellare alla bisogna differenti aree del nostro cervello (visto che lì risiede comunque anche il “cuore”).
RECENTEMENTE E’ USCITO, PER LE EDIZIONI PROFONDO ROSSO IL SAGGIO “LA STORIA DEI KKK – I CLASSICI DELL’ORRORE”, CHE VEDE LA TUA PARTECIPAZIONE: COSA PUOI RACCONTARCI IN MERITO?
Ennesima collaborazione con Luigi Cozzi – amico e vero mostro sacro del fantastico italiano – questo volume dedicato alla collana da edicola “KKK” ha rappresentato per me l’occasione di approfondire la conoscenza di un mondo editoriale che per motivi anagrafici all’epoca non mi sono goduto. È stato un vero lavoro di ricerca e di catalogazione che ho svolto col prezioso ausilio di esperti e collezionisti quali Sergio Bissoli, già coautore del precedente libro dedicato a “I Racconti di Dracula”. Praticamente abbiamo riesumato e riproposto al lettore di oggi un patrimonio narrativo nostrano che, nonostante l’altalenante qualità, merita di essere considerato.
IN QUESTI ANNI DI ATTIVITÀ HAI SEMPRE AVUTO UNA PREDILEZIONE PER IL FANTASTICO. CHE SIGNIFICATO HA PER TE QUESTA TEMATICA?
Ecco la famosa domanda da un milione. Più che per il fantastico in generale, io nasco con una spiccata inclinazione verso l’horror. Per me, l’Orrore ha sempre rappresentato una lente attraverso la quale osservare il mondo che mi circonda. Una particolare “chiave di lettura”: questa è forse la definizione più calzante. Ho sempre avvertito, d’istinto, il bisogno di disgregare e ricostruire, a livello interpretativo, tutto ciò che il fatto stesso di esistere propone/impone a ciascuno di noi. In fondo, è ciò che in arte sta alla base di ogni processo creativo: si distrugge per ricostruire, a propria immagine e somiglianza. La realtà, filtrata attraverso la mia personale ottica, perde ogni (illusoria) valenza oggettiva per rimodellarsi in maniera da rispondere alle esigenze della mia fantasia, all’ovvio scopo di essere poi ritrasmessa al lettore. La domanda, comunque, rimane aperta anche per me: perché proprio l’horror? Sono sincero: non lo so. Sospetto che in qualche maniera c’entri un meccanismo di autodifesa contro tutti gli orrori, reali o potenziali, che costituiscono parte integrante della vita. Un tentativo di immunizzarsi? Chissà. Inefficace, comunque.
VENIAMO A UNA DOMANDA PIÙ GENERALE. DOVE TRAI ISPIRAZIONE PER TUTTE LE TUE STORIE?
Domanda, questa, alla quale tanti scrittori sono stati chiamati a rispondere; e tanti lo hanno fatto in maniere colorite, eclettiche, suggestive, più o meno sincere. Per quanto mi riguarda – nei casi in cui l’idea non si presenti da sé, spontanea, senza che io l’abbia consciamente cercata – adotto un sistema molto semplice. Dato uno scenario qualunque, assolutamente ordinario, mi pongo questa domanda: che cosa potrebbe accadere, adesso, che abbia il potere di farmi provare un brivido di paura, di disgusto, o anche solo di sconcerto? In quanti e quali modi potrebbe precipitare, una situazione come questa? Le risposte, a questo punto, mi piovono in testa con la foga di un acquazzone estivo, talmente ampia è la gamma di possibili risvolti devastanti. E allora diviene solo una questione di scelta.
QUALI SONO I TUOI SCRITTORI PREFERITI?
A costo di risultare prevedibile, non posso esimermi da citare i Maestri sui quali mi sono formato, vale a dire Poe e Lovecraft. Facendo qualche passo avanti in senso cronologico, poi, metto sicuramente sul tavolo nomi giganteschi: Bradbury, Matheson, Leiber, Bloch. A seguire, altri colossi: King, Barker, Straub, Ligotti, Campbell, Tryon, Simmons, Herbert, McCammon… Amo molto anche lo svedese Lindqvist: i suoi romanzi sono grandiosi, “Il porto degli spiriti” in particolare, e l’antologia “Muri di carta” è semplicemente impagabile. In terra nostrana, cito d’istinto Arona, Nerozzi, Baldini, Di Orazio, Boccia, Marolla… Ma ce ne sono diversi altri, molto bravi, tra cui un giovane esordiente, Pietro Gandolfi, che è da tenere d’occhio.
E PER QUANTO RIGUARDA I FILM CHE PIU’ TI PIACCIONO, CHE CI DICI?
Ribadisco il mio amore viscerale per “Suspiria”, ma la lista sarebbe davvero lunga. “L’esorcista” è un capolavoro assoluto (tra l’altro, essendo io un fan esagerato di Mike Oldfield, qui il connubio horror & music tocca per me vertici da capogiro). Gli zombie movies romeriani sono sempre una goduria, così come i tenebrosi film della RKO prodotti negli anni Quaranta da Val Lewton, da “Il vampiro dell’isola” a “Ho camminato con uno zombi”. Per non contare i classiconi della Universal, della Amicus, della Hammer. Per venire a tempi più recenti, menziono con entusiasmo “The Orphanage”, “Martyrs”, “The Village”, la serie di “Paranormal Activity”… Ah, dimenticavo un titolo che mi ha sempre terrorizzato fin da bambino: “Suspense” di Clayton, la migliore e mai eguagliata trasposizione de “Il giro di vite”.
ULTIMA DOMANDA, POI TI LASCIAMO AL TUO LAVORO. QUALI PROGETTI HAI PER IL FUTURO E QUAL È IL TUO SOGNO (O I SOGNI) CHE HAI LASCIATO NEL CASSETTO?
Dunque, dovrebbe essere di imminente uscita un mio nuovo romanzo, “Madre nera”, una storia molto tetra e introspettiva, viscerale, corredata da una prefazione del grande Danilo Arona. Spero di cuore che possa incontrare il favore dei lettori.
C’è poi già un altro romanzo, in bilico fra orrore e fantascienza, che sta girando in cerca di collocazione, e uno di argomento stregonesco appena abbozzato. In questi giorni sto inoltre collaborando alla scrittura di un film horror (tanto per cambiare) con un vecchio amico romano, e sto seguendo la traduzione di alcuni miei racconti in inglese, per scoprire se mi riesce di spaventare qualcuno anche al di là dell’oceano. Questi, al momento, sono i progetti. Per quanto riguarda i sogni, invece, be’… quelli sono un’altra cosa. Posso dire che alcuni li ho realizzati, mentre per quelli che ancora non ne vogliono sapere ci sto lavorando. Ma in fondo è un bene che ci siano sempre dei sogni, nel cassetto. Quelli che è meglio tirare fuori sono gli incubi…
E NOI LI ASPETTEREMO TUTTI QUANTI PER VEDERLI DIVENTARE REALTA’… REALTA’ DA INCUBO NATURALMENTE!