“Sono morta comunque. Non riuscirò a sopravvivere.
Quella che ho dentro di me è la Regina, può generarne migliaia.
Devo morire. Perciò qualcuno deve uccidermi. Tu te la senti di farlo?”
(“Alien 3” di David Fincher)
Renato Pestriniero è uno dei pochi autori italiani di letteratura di fantascienza che può vantare la trasposizione cinematografica di un suo racconto. Si tratta di “Una notte di 21 ore”, un bel racconto che è diventato un film di fantascienza italiano di ottima fattura.
La pellicola s’intitolava “TERRORE NELLO SPAZIO” e il regista era Mario Bava, uno dei più famosi director italiani di pellicole che spaziano tra il fantastico e l’horror.
Il film, la cui sceneggiatura o i numerosi interventi sulla stessa, erano dovuti, tra gli altri, anche ad Alberto Bevilacqua, Callisto Cosulich e Ib Melchior, circolò negli Stati Uniti con il titolo “Planet of the Vampires” e in televisione come “The Demon Planet”.
A noi non è dato sapere se Dan O’Bannon, autore del soggetto di “ALIEN”, e Ronald Shusett, co-autore della sceneggiatura, siano stati involontariamente, o meno, influenzati dal film di Mario Bava e nemmeno se avessero visto un vecchio film di Edward L.Cahn intitolato “IL MOSTRO DELL’ASTRONAVE”, una pellicola del 1958 dovuta a una sceneggiatura di Jerome Bixby, ma tutto questo è probabile vista la propensione e la passione di O’Bannon per la fantascienza.
Dan aveva parzialmente realizzato una vecchia sceneggiatura intitolata “Memory” ed era ambientata nella seconda guerra mondiale. Fu la vista dei disegni di Hans Rudi Geiger che lo stimolarono a riscrivere la storia che inizialmente si chiamava “Star Beast” ed era ambientata su un pianeta dove c’era una misteriosa piramide e un essere mostruoso al suo interno. Tutto si moltiplicò quando la 20th Century Fox entrò nell’affare e la piramide divenne così una gigantesca astronave e l’equipaggio aumentò di numero così come l’astronave terrestre e il mostro aumentarono di dimensioni. Potenza del danaro… ma ciò che accadde ad “ALIEN” è successo molte altre volte. Un esempio per tutti: “IL PIANETA PROIBITO” nato come un piccolo film ma acquistato successivamente dalla Metro Goldwin Mayer diventando un kolossal dell’epoca. Quando Ridley Scott realizzò “ALIEN” rimasero alcune sequenze che molto da vicino ricordano il film di Bava e l’ossatura della storia che ricorda il film di Cahn. La missione sul piccolo pianeta nel quale viene trovata una gigantesca astronave aliena e, dentro la stessa, delle uova misteriose che si schiudono aprendo la via ad una specie di “peste galattica” rappresentata da un alieno che crescendo diventerà una creatura spaventosa e sanguinaria, è ormai nota al grande pubblico il quale ricorderà senza dubbio l’ingresso degli astronauti nella gigantesca vulva che rappresenta la porta su un mondo alieno. Uno scheletro di un gigantesco umanoide viene trovato dai terrestri incorporato, quasi fosse un tutt’uno, con il sedile dal quale comandava un gigantesco ordigno, così come un gigantesco scheletro alieno fa da guardia all’astronave di un altro mondo che gli astronauti trovano sul misterioso pianeta nel quale sono stati attirati in “TERRORE NELLO SPAZIO”. Una volta che l’uovo si è schiuso ed è penetrato nel corpo di uno degli astronauti generando poi un mostro, ecco che questi si muove nascostamente a bordo della “Nostromo” uccidendo a uno a uno i membri dell’equipaggio così come fa il marziano regredito allo stadio primitivo del film di Cahn entrando di nascosto nell’astronave terrestre che è ripartita verso il proprio pianeta. Perfino il metodo per uccidere le due creature è il medesimo perché in entrambi i casi i due mostri vengono uccisi con il vuoto dello spazio, togliendo cioè l’aria dalle cabine anche se nel caso dell’Alien di Scott, per sicurezza, gli viene ammannita anche una bella fiammata di gas di scarico come misura aggiuntiva e precauzionale.
Semplici ragioni commerciali, come poi è sempre, sono alla base della realizzazione degli altri “sequel” (compresi i due crossover con i Predator, ndr) per cui la pellicola successiva, affidata all’esperta e sicura regia di James Cameron, ci mostra tutta una serie di creature aliene e porta uno dei titoli più falsi della storia del cinema “ALIENS – SCONTRO FINALE” (Aliens) dove di definitivo non c’è nulla come hanno dimostrato quelli che per ora sono altri due sequel della storia. Protagonista delle pellicole è una specie di “Rambo spaziale” capace di combattere e distruggere gli alieni usando tutte le risorse a disposizione e, se necessario, inventando i mezzi più disparati per massacrare la feroce e primitiva razza dei suoi nemici mortali. Ripley (Sigourney Weaver) sa anche sacrificarsi per impedire che uno solo degli embrioni del mostro cada nelle mani degli uomini i quali lo userebbero come arma biologica. In “ALIEN 3” muore e risorge diventando un’aliena lei stessa, con nel sangue le cellule della creatura che stava crescendo dentro di lei, una sorta di indissolubile simbiosi dove forse non si sa più chi è umano e chi non lo è come accade in “ALIEN – LA CLONAZIONE”. La quadrilogia di “ALIEN” si è servita di registi che hanno consegnato alla storia del cinema di fantascienza pellicole come “Blade Runner” (Ridley Scott) e “Piranha Paura”, “Terminator”, “The Abyss” e “Terminator 2 – Il Giorno del Giudizio” – oltre al recente “Avatar”, ndr – (James Cameron) e, come spesso accade per successi commerciali del genere, ciò che era stato concepito come un piccolo film divenne una serie di pellicole a grosso budget.