Frutta fresca per verdure marce è un poliziesco pubblicato da Il Foglio Edizioni e scritto da Paolo Merenda. Il romanzo è politicamente scorretto, irriverente nei confronti della sacra trinità italica (dio/patria/famiglia), sboccato e furiosamente citazionista (con i rimandi giusti, i soli possibili, ovvero il poliziottesco anni ’70 esibito come una medaglia al merito e non come tale Placido che, a suo tempo, col romanzetto criminale, si arrampicò sui vetri tirando in causa un Petri qualunque piuttosto che uno Stelvio Massi o altri).
La scrittura di Merenda è leggera ed esilarante, incentrata sul protagonista Masciopiscio, una sorta di Marcovaldo entrato in polizia e poi deragliato in un mondo hardcore: puttane, trans, spaccini pensionati, figli di questori diabetici, barboni, giunte comunali pd, pdl, lega.
Presto però si scopre che lo stile a impatto zero, pur muovendosi sulla superficie, riesce a fissare le immagini di un mondo prigioniero di un liberismo sfrenato, senza limiti, dove i sentimenti sono digitalizzati, virtualizzati. E per questo il contrasto col bellissimo personaggio del contadino Mario (e di Mascipiscio, certo) assurge a emblema di un’etica punk (senza bisogno di borchie e creste), unica vera alternativa a un’esistenza fatta di lavori di merda e futilità tecnologiche (perché se Stefano Lavoro ci voleva tutti “affamati” delle sue stronzate i-qualcosa, era solo per tirargli su la piscina e il campo da golf dietro casa).
Conclusione: che dio Lemmy protegga sempre P. Merenda e la sua opera narrativa passata, presente e futura!