Se ne era già parlato anni fa, fin dai primi anni Novanta, ed esisteva un piano preciso per sbarcare sul pianeta più vicino a noi, il pianeta rosso, Marte in poche parole: poi a seguito di varie vicissitudini politiche, di ritardi nei vari progetti dovuti anche ai tagli dei fondi e di cambi di programma, il tutto era stato rinviato a un prossimo imprecisato futuro.
Ebbene, a seguito invece del successo delle ultime due sonde inviate su Marte, sembrerebbe ormai vicino il via al progetto per l’esplorazione umana a breve termine del pianeta rosso, probabilmente entro i prossimi 15 anni, grazie alla missione congiunta Europa-Russia-Stati Uniti-Giappone-India-Cina con il supporto di imprese private. Dovrebbe trattarsi di una missione internazionale in memoria del padre domenicano Giordano Bruno, autore di “De l’Infinito, Universo e Mondi”. Almeno stando a quello che dice, nel libro “The Case for Mars – La questione Marte”, Robert Zubrin, già ingegnere capo presso la Martin Marietta Aeronautics (assorbita nel 1995 dalla Lockheed Martin): lo studioso gioca tutto sulla nozione di «nuova frontiera» per progettare lo sviluppo di una futura popolazione umana marziana, assegnando alla proprietà privata e allo spirito imprenditoriale le funzioni di principali motori della colonizzazione spaziale.
Secondo lui la politica ora può dare il via libera al progetto “Mars Direct” con infinite ricadute tecnologiche nella società civile, tra cui le micro centrali elettriche a idrogeno casalinghe, le batterie virtualmente senza fine e la robotica per tutti.
Ormai, dopo anni di studi, è quasi tutto pronto per il primo volo umano verso il pianeta rosso, il quarto “mondo” in ordine di distanza dal Sole. Anzi, la cosa è possibile già ora, mentre si avvicina alla Terra, magari modificando opportunamente la Stazione Spaziale Internazionale (Iss) e i programmi Nasa, come pare abbia intenzione di fare il presidente Obama.
La politica e le imprese dovrebbero fare il loro dovere nei confronti dell’umanità e delle emergenze planetarie che attendono una soluzione immediata grazie a Marte. Ce lo spiega, come dicevamo, “The Case for Mars – La questione Marte” (Aldebaran, 2009, edizione italiana), il libro di Robert Zubrin (scritto con Richard Wagner e con introduzione di Arthur C. Clarke) che “mostra come un volo su Marte si è evoluto dalla fantasia alla realtà che possiamo raggiungere. Zubrin ci mostra il modo”, come ha commentato in merito Buzz Aldrin, uno dei primi uomini a raggiungere la Luna.
Fin dall’inizio della storia umana Marte è stato un sogno allettante per tutti, fonte di ispirazione per leggende, divinità, misteri, ricerche (l’astronomo Vincenzo Cerulli dalla Specola di Teramo “illuminò” i canali marzianicon il suo telescopio Cooke) e pellicole cinematografiche di ogni tipo. Il pianeta più simile alla Terra lo si crede (sbagliando di grosso) tuttora impossibile da raggiungere, tanto meno esplorarlo e abitarlo.
L’Italia può offrire il suo contributo in collaborazione con la Mars Society tricolore (un’associazione internazionale che conta oltre 6mila membri di cui Zubrin è presidente), le imprese e le agenzie spaziali italiane ed europee. Abbiamo i migliori cervelli. Ora con l’avvento di un nuovo progetto rivoluzionario, tutto ciò è cambiato. L’eminente autorità per l’esplorazione spaziale Robert Zubrin ha forgiato un nuovo audace progetto: il “Mars Direct”, presentato nel libro con illustrazioni, fotografie e aneddoti coinvolgenti. Il volume spiega passo dopo passo come possiamo usare la tecnologia attuale per inviare uomini e donne su Marte entro dieci anni; produrre realmente carburante e ossigeno sulla superficie del pianeta con risorse naturali; come possiamo costruire basi e insediamenti e come possiamo un giorno fare il “terraforming” di Marte: un processo che può alterare l’atmosfera dei pianeti e spianare la strada alla vita sostenibile.
Sappiamo che su Marte c’è acqua, neve e ghiaccio e già questo è un ottimo punto da cui partire. Il progetto di Zubrin prevede l’invio, nel gennaio 2014, di un primo velivolo con destinazione Marte mediante un’apparecchiatura di lancio del tipo usato per i razzi Saturno V (Usa), Energia (Russia) o Ariane (Esa). Più realisticamente i nuovi vettori Ares del programma Costellationdella Nasa. La Luna e la Stazione Spaziale Internazionale, al momento, sono totalmente ignorati: a conti fatti, ci vuole meno energia per raggiungere il pianeta rosso, circondato, a differenza del nostro satellite, da un’atmosfera che consente di frenare l’astronave senza dispendio di propergol, il carburante usato per il lancio di razzi.
Non solo: costa meno far partire l’astronave dalla Terra che assemblarla in orbita. Successivamente il piano prevede di lanciare ogni due anni (intervallo dettato dal periodo di rivoluzione dei due pianeti intorno al Sole) due altri razzi: il primo dovrebbe depositare il suo equipaggio, dopo 180 giorni di volo, accanto al veicolo lanciato due anni prima, che servirà per far tornare a terra i due astronauti; l’altro sarà senza equipaggio e consisterà unicamente in un nuovo modulo di ritorno per la missione successiva.
Per visitare i dintorni e compiere esperimenti, i quattro esploratori avranno a disposizione 550 giorni: un periodo straordinariamente lungo, a garanzia dell’interesse scientifico della missione. L’astuzia del provvedimento è tutta nella sua relativa leggerezza: il veicolo per il ritorno parte vuoto e produce sul posto il suo propergol decomponendo chimicamente l’atmosfera marziana grazie al generatore elettrico in dotazione. Robert Zubrin ha dimostrato la fattibilità tecnica di questa operazione di sfruttamento delle risorse locali. Inoltre, ogni missione lascerà sul posto il suo «hab», o modulo abitativo; e ciò consentirà a tempo debito di installare sul suolo di Marte una missione scientifica permanente.
L’autore del libro cerca di convincere il grande pubblico da diversi anni, ha studiato tutto nei minimi dettagli: navigazione nel sistema solare, chimica dei propulsori, calcolo delle quantità di viveri, traiettorie per evitare dosi eccessive di radiazioni, definizione di un orologio e di un calendario locale, metodi per orientarsi senza bussola a seconda della posizione delle due lune marziane, Deimos e Phobos. Una profusione di spiegazioni pedagogiche molto riuscite, fanno del libro un possibile best seller anche in Europa dopo gli Stati uniti. Rober Zubrin gioca, come dicevamo tutto sulla nozione di «nuova frontiera», si richiama alla storia dei pionieri del West per il suo progetto, che dovrebbe coinvolgere sia gli stati più grandi della Terra sia lo spirito imprenditoriale provato.
Ma che si tratti di missioni organizzate su mandato delle attuali potenze spaziali (Stati uniti, Europa e magari la Cina) o per incarico di qualche multinazionale, l’ingegnere non lascia dubbi su un punto: esiste ormai un piano non solo realista, ma realizzabile a breve termine per colonizzare Marte. È già quasi adolescente la generazione che andrà a stabilirsi sul pianeta rosso tra meno di 15 anni.
E voi, siete pronti a partire?
12/01/2010, Davide Longoni