Quello che si denota nella scrittura dell’autrice di origini lucane Loredana Pietrafesa (da anni vive e lavora a Molfetta, in provincia di Bari) è anzitutto il linguaggio adoperato.
Il suo è un narrare elaborato con mano sicura ma anche molto raffinato dal quale emerge la provenienza dal mondo della poesia.
Come il grande scrittore Alberto Bevilacqua, Pietrafesa è anzitutto autrice di versi e non lo smentisce, né tantomeno è una peculiarità che tenta di proteggere o isolare. Ciò avviene anche nell’ultima pubblicazione dal titolo “Al di là della ferrovia” (edito da Tabula Fati nel 2012 – pagine 89; euro 8,00), che comprende cinque racconti con al centro la donna.
Le storie da un lato risultano estremamente reali e di vita vissuta: non ci sono artifici, giochi di parole o metafore e nemmeno mediazioni in quella che è l’idea che Loredana Pietrafesa ha della donna e del suo ruolo nella società. Dall’altro lato è presente la sua concezione di narratrice di genere fantastico e quindi le storie usufruiscono anche della dimensione visionaria che affronta e risolve le tematiche con metodi imprevedibili e radicali.
“Otto sogni di strega”, il primo racconto ha un incedere molto onirico: accanto alla musica che accompagna soprattutto le prime fasi della narrazione, viene a galla la pena della protagonista abbandonata dal suo uomo. La soluzione immaginata per svincolarsi dal male d’amore che la affligge è una sorta di sfogo innocente ma sicuramente catartico che, ovviamente, non riferiamo per lasciare la sorpresa al lettore. Ne “Il Cantiere”, invece, si viaggia nell’horror. Qui le deliranti fissazioni di Marta, infelice e insofferente, portano a un vissuto che si confonde con l’incubo in cui la madre protegge il figlio sino alle estreme conseguenze.
In “Al di là della ferrovia”, che dà il titolo al testo affiorano le prigioni impercettibili in cui spesso, senza accorgersene, ci si ritrova. Gli accadimenti avvengono in un mondo futuro nel quale la Società ha fatto compiere alla donna dei notevoli passi indietro. La protagonista però è fiera e grintosa e non smetterà mai di lottare contro i soprusi alla ricerca dell’anelata emancipazione.
“Il buio” è un’amara riflessione attorno a una vita tormentata, mentre ne “La scommessa” la bellezza e la vanità di una donna altera sono domate (è l’unica storia in cui l’uomo viene considerato preda e non predatore) dalla purezza di uno sventurato uomo che tutti, in paese, reputano “lo scemo del villaggio”.
In definitiva, “Al di là della Ferrovia” ha una palese vena narrativa impegnata, indirizzata alla riflessione, nel quale l’autrice si ripiega sulla condizione femminile. Sono storie in cui Loredana Pietrafesa non fa sconti, pronta a combattere la propria battaglia, supportata dalla sincerità, dai sentimenti e dalla voglia di mettersi in gioco nella scrittura, così come nella vita.