Dopo il grande successo dei robottoni di Go Nagai e prima di dedicarsi alla saga di “Capitan Harlock”, Leiji Matsumoto (conosciuto in Occidente anche come Reiji, a seconda della traslitterazione dal giapponese) ideò, insieme a Dan Kobayashi, la sua unica serie televisiva mecha, intitolata “Danguard” (“Wakusei Robo Danguard Ace” in originale), che fu prodotta dalla Toei Animation.
La serie, composta da 56 episodi, fu realizzata nel 1977 e vide la collaborazione di Shingo Araki (collaboratore in passato di Go Nagai per Goldrake, Mazinga e Devilman e in seguito tra gli ideatori de “I cavalieri dello zodiaco”) per il character design e di Iwamitsu Ito per il mecha design, mentre le musiche furono affidate a Shunsuke Kikuchi.
Tra le altre cose ne fu realizzato anche un manga, pubblicato in un unico volume.
La storia narra le vicissitudini del gruppo di ricerca del dottor Oedo (Galax), il cui obiettivo è raggiungere il decimo pianeta del sistema solare, Prometeo, allo scopo di sfruttarne le risorse naturali e garantire un futuro all’umanità. Prometeo è però anche nelle mire di Doppler, un ricco e malvagio scienziato a capo di un’organizzazione paramilitare (che ricorda per divise e gerarchia i nazisti), che ha deciso di fare del decimo pianeta la patria di una nuova razza di eletti. Doppler invia molti mostri meccanici (i mechasatan) per distruggere la base Yasdam, il quartier generale di Oedo, e i suoi attacchi vengono respinti a fatica, finché la base Yasdam non decolla per iniziare il suo viaggio verso il decimo pianeta in gara con il Planester di Doppler.
La trama ruota anche intorno al rapporto conflittuale tra il Capitano Dan, un misterioso uomo con una maschera di ferro fuggito dalla base di Doppler e rifugiatosi a Yasdam, e l’aspirante pilota del Danguard (una potente macchina da combattimento componibile che può assumere sia sembianze antropomorfe sia possiede un modulo aereo chiamato “Satelizzatore”), Takuma Ichimonji (Arin), del quale lo stesso Dan diventa istruttore. In realtà il Capitano Dan è Dantetsu Ichimonji (Cosmos), il padre di Takuma creduto morto dieci anni prima nel corso della prima “missione Prometeo”, da lui stesso inspiegabilmente sabotata. Vittima di un condizionamento telepatico e ridotto in uno stato di amnesia, il padre di Takuma in effetti era stato uno strumento nelle mani di Doppler, che poi lo aveva fatto prigioniero e schiavo.
Tra combattimenti nello spazio, rapporti conflittuali e colpi di scena, alla fine i Nostri riusciranno finalmente nell’impresa.
Le caratteristiche del Danguard (200 metri di altezza per 5000 tonnellate: il più grande robot mai concepito) sono: un Modulo Casco, guidato dal giovane Arin che si incastra con precisione millimetrica sul Modulo Corpo, che è il cuore centrale del Danguard, cui si aggiunge il Modulo Gambe, dove si trovano i motori principali e dove risiede il secondo pilota. Tra le armi ricordiamo il micidiale Cannone Balkan, i Pugni Cosmici, le Frecce Cosmiche, gli Occhi d’Attacco e i Missili Balkan.
Un appunto particolare meritano le due sigle italiane, “Danguard” e “Danguard al decimo pianeta”, scritte da un giovanissimo Mario Biondi e musicate da Gianfranco Tadini, cantate da una certa Veronica, che allora era una altrettanto giovanissima Veronica Pivetti.
26/02/2010, Davide Longoni