“I morti ti prenderanno, Barbara…”
(“La notte dei morti viventi” di George A. Romero)
La vera etimologia della parola proviene dalla lingua creola e significa “fantasma” e sta a significare quei morti che sono richiamati in vita nelle cerimonie Voodoo, un antico, misterioso e suggestivo rito di Haiti.
Tramite queste pratiche il cadavere viene richiamato a una parvenza di vita, privato di ogni volontà e di ogni ricordo e obbedisce ciecamente agli ordini del suo padrone che lo utilizza per i suoi scopi, sia per lavorare nei campi, un tipo di manodopera che non costa e non si stanca mai, o per compiere per lui le vendette.
Baron Samedi è l’indiscusso signore dei Voodoo e fu, negli Stati Uniti, il protagonista di un serial televisivo dedicato al personaggio e che fu interpretato dall’attore portoricano Justin Marcos.
In un romanzo del 1967 intitolato “Le Zombi du Grand-Perou” di Pierre Corneille, si parla di loro per la prima volta. Il Codice Penale della Repubblica di Haiti prevede anche gli zombie quando cita in una delle sue emanazioni la seguente frase che noi abbiamo tratto dal “Dizionario dei Misteri” di Paola Giovetti e che riportiamo integralmente: “Sarà considerato tentato omicidio a tutti gli effetti l’uso di sostanze che, senza causare la morte vera e propria, causano un coma letargico più o meno prolungato. Se dopo l’assunzione di queste sostanze la persona viene sepolta, l’atto sarà considerato omicidio indipendentemente dalle conseguenze che ne seguiranno”. Il Voodoo è dominato dalla fede nei “Loa”, spiriti della terra, del fuoco, dell’aria e dell’acqua ma comprende anche gli spiriti degli antenati. I seguaci del Voodoo sono convinti che ogni momento della vita, ogni suo aspetto cada sotto l’influenza di questi Loa, manifestazioni di Dio. Ma gli zombie non sono completamente delle creature frutto di fantasia perché nei riti Voodoo vengono usate delle potentissime tossine per indurre le vittime in uno stato di morte apparente.
Sono accaduti dei casi eclatanti come, per esempio, quello di Wilfred Doricent che tornò nella propria famiglia dopo essere stato creduto morto diciotto mesi prima. A causa di inimicizie con un’altra famiglia, un “Bakor” e cioè un Sacerdote esperto di Magia Nera, gli aveva somministrato una polvere avvelenata che lo aveva portato a uno stadio di morte apparente. Fu sepolto e poi riesumato il giorno dopo e portato come schiavo in una lontana fattoria. Nonostante il suo stato ebbe la forza di tornare in famiglia anche se le sue condizioni fisiche rimasero precarie per aver sofferto di asfissia all’interno della bara.
Al giovane era stata somministrata una droga estratta da una pianta allucinogena conosciuta dagli haitiani come “Concombre Zombi” (Cetriolo dello Zombi), ma ben altre tossine sono usate da questi Bakor che hanno una pratica risalente alle ere più antiche.
La Tetrodotoxina, cinquecento volte più potente del cianuro, è prodotta da un pesce ed è l’ingrediente principale della mistura preparata dal Bakor. La pozione è composta inoltre di resti umani, piante velenose e parti di un velenosissimo rospo chiamato “Bouga”.
Chi ingerisce una piccola quantità di quella sostanza o anche solo chi ne viene a contatto con la pelle resta paralizzato per dieci o dodici ore e può essere creduto morto a un primo esame ma i suoi sensi restano vigili anche se la vittima è incapace di muoversi o di parlare. Poi, una volta tirato fuori dalla bara, all’incauto viene somministrato un preparato che contiene Stramonio di Datura, un potentissimo allucinogeno contenente Atropina ed è la fase finale: tra i veleni e la paura e con il cervello danneggiato per la mancanza di ossigeno la vittima diventa uno zombie.
Il cinema non poteva non appropriarsi di un così ghiotto personaggio e lo fa già utilizzando Bela Lugosi in “L’ISOLA DEGLI ZOMBIES” (“White Zombi”) di Victor Halperin Hugo, del 1932, dove due fidanzati rischiano di essere trasformati in zombie e usati come manovalanza per la raccolta della canna da zucchero. Non dimentichiamoci di ricordare anche “L’ISOLA STREGATA DEGLI ZOMBIES” (“Voodo Island”) di Reginald LeBorg del 1957, interpretato da Boris Karloff. Un gruppo di imprenditori vuole costruire un albergo su un’isola ma i nativi non ne vogliono sapere e i finanzieri sono costretti a rinunciare e ad andarsene via al più presto prima che capiti loro di peggio.
Ma questi sono Zombie canonici dai quali deriva una seconda categoria chiamata più giustamente Morti Viventi. Queste creature non sono diventate tali per una demoniaca pozione: possono essere state le emanazioni misteriose di una sonda terrestre che ha sorvolato l’atmosfera di Venere (“LA NOTTE DEI MORTI VIVENTI” – “Night of the living Dead” – 1968; “ZOMBI” – “Dawn of the Dead” – 1979; e “IL GIORNO DEGLI ZOMBI” – “Day of the Dead” – 1985, tutti e tre di George A. Romero… e non scordiamoci di “LA TERRA DEI MORTI VIVENTI” – “Land of the Dead” – 2005, ndr) oppure delle fiale contenenti un misterioso virus (“ZOMBI 3” – 1988, di Lucio Fulci) o gli esperimenti di uno scienziato (“ZOMBI 2” - 1979, ancora di Lucio Fulci) o una fuga radioattiva (“INCUBO SULLA CITTA’ CONTAMINATA” – 1980, di Umberto Lenzi) o una mutazione dovuta a un innesto di pelle sintetica (“RABID, SETE DI SANGUE” - “Rabid” – 1976, di David Cronenberg) o anche la fuga di un gas dovuto alla decomposizione dei cadaveri di zombie precedenti, per la precisione proprio quelli di Romero (“IL RITORNO DEI MORTI VIVENTI” – “The Return of the Living Dead” – 1984, di Dan O’Bannon e “IL RITORNO DEI MORTI VIVENTI 2” – “The Return of the living Dead – Part II” – 1987, di Ken Wiederhorn… cui si è aggiunto un terzo capitolo nel 1993 diretto da Brian Yuzna, ndr).
Insomma le ragioni posso essere tante ma le motivazioni principali di questa inopinata proliferazione di zombie sono essenzialmente due e strettamente collegate tra loro: per realizzare il suo film Romero disponeva di attori che non erano professionisti, tranne due, e di amici volontari, usò del normale e semplice trucco di make – up girando il tutto in 16mm e in bianco e nero, eppure il film fu un successo stratosferico. Ora, per i produttori, tutto ciò che va bene è benedetto e, se possibile, va rifatto e se poi costa poco come solo la spesa di truccare quattro comparse da zombi mettendo loro addosso cerone e stracci… che il Signore benedica quella meravigliosa idea!
Da qui l’invasione degli zombie viventi, titolo che non esiste ma dà l’idea della miriade di pellicole che invasero il mercato, prime fra tutte quelle italiane i cui risultati furono orgogliosamente e rigorosamente “splatter” facendo la gioia del mercato d’oltralpe e quelle del produttore che poteva riciclare zombie e stracci per le pellicole successive. Poi, dopo che all’inferno non ci fu più posto e i morti presero a camminare sulla Terra e dopo il non necessario remake del film cult di Romero “LA NOTTE DEI MORTI VIVENTI” (“Night of the living Dead”) a opera questa volta di Tom Savini al quale l’uso del colore non rende il film certamente migliore del precedente (senza contare anche i remake dei successivi capitoli romeriani, ndr), un velo di silenzio cala sul genere interrotto solo da qualche lontano singulto.
Forse gli zombie hanno finalmente trovato la pace? Lo speriamo caldamente per loro…