SPIRITI E LEGGENDE DELLA PROVINCIA DI COMO

Continua il nostro viaggio tra le leggende e i misteri della nostra penisola. Dopo Brescia, Bergamo, Milano, la Romagna e Napoli, è giunto il momento di visitare la provincia di Como.
Cominciamo con il castello di Baradello (foto a sinistra), che è una delle opere lasciate da Federico I in Italia. La cripta del maniero fu adibita a stanza delle torture per quelli che erano accusati di stregoneria. Nel 1233 inizia la lotta tra Torriani e Visconti, rispettivamente guelfi e ghibellini. Nel 1277, nella battaglia di Desio, i guelfi vengono sconfitti e Napo Torriani viene appeso in gabbia al Baradello, dove muore dopo 19 mesi di prigionia nel 1278. Si narra che il suo fantasma si aggiri ancora agonizzante tra le mura della torre, così come anche quello di molti altri che vennero torturati e uccisi nella torre durante quegli anni.
A Cernobbio invece, negli anni Quaranta del secolo scorso, accadde che una ricca signora proveniente da Milano fu uccisa da alcuni ladri, che la rapinarono dei gioielli e le tagliarono le dita per poterle togliere con più facilità gli anelli. Pare che il fantasma della malcapitata si aggiri ancora nel parco alla ricerca dei suoi assassini per farsi restituire le dita mancanti.
A Dongo si racconta di un’altra donna, stavolta vestita in armatura da guerriero che attraversa a galoppo il paese nelle notti di tempesta.
A Parravicino d’Erba, a partire dagli anni Cinquanta, si dice in giro che si aggiri un fantasma di piccole dimensioni: pur non avendo nessuna intenzione malvagia, sembra che abbia il potere di generare profondo terrore in coloro che incontra lungo la sua strada.
Ad Albiate si narra che fantasmi di soldati morti in guerra (localmente detti “spiriti vessinei”) appaiano in gruppo in alcune notti dell’anno.
A Bregano invece, una leggenda locale racconta che in passato furono visti quattromila cani neri che correvano nella notte al seguito di un misterioso cavaliere.
Altra leggenda della provincia di Como è quella di Lenno: si dice che questo paese abbia una piccola Atlantide, sepolta sotto le acque del Lario a due passi dal centro del paese. A volte comunica con il “mondo” attraverso il suono delle campane. Nel 49 a.C. anche 500 greci chiamati da Cesare avevano capito per primi la straordinarietà di questo luogo. Forse erano rimasti suggestionati dal piccolo arcipelago che si era dispiegato davanti ai loro occhi.
A Rezzonico infine troviamo la storia della Donnetta Grigia, così chiamata perché è solita indossare uno scialle grigio sulle spalle. Si fa vedere solitamente sulla scala che conduce a una cantina, la sera tardi o durante la notte. Di giorno invece non si sa dove si nasconde. Viene indicata come una fata benevola sempre ben disposta, in particolare con i bambini.
28/02/2010, Davide Longoni