Il bambino pensò alla forma di una pesca e questa istantaneamente si materializzò nella sua mano sinistra. Si trattava di un frutto succulento, dal colorito rossastro striato di giallo verso la sommità, la sua buccia ricoperta da una peluria sottilissima avvertibile distintamente al tatto e tuttavia quasi inconsistente. Si immaginò quindi un coltello ed anch’esso immediatamente dopo gli comparve innanzi. Era un oggetto sottile e lucido, affilato su di un lato e dall’impugnatura solida e brunita. Il suo peso era esattamente di 2 etti ed appariva ben bilanciato nel suo palmo, poiché così l’aveva voluto.
Il bambino dal viso paffutello ponderò per pochi istanti entrambi gli oggetti che impugnava saldamente, dopodiché li posò davanti alle ginocchia sulla sabbia finissima della spiaggia su cui si trovava accovacciato, accanto ad alcune rose di colore ed aspetto diverso. Il suo sguardo si appuntò sulla risacca che batteva in lontananza, assorto ad esaminare quelle onde impalpabili e biancastre che si frantumavano toccando la riva. I loro intervalli erano regolari e calcolati, si ripetevano esattamente ogni minuto in un incessante andirivieni che non sgarrava mai.
I suoi occhi fucsia si volsero in alto, verso il cielo privo di nubi che lo sovrastava, quindi indugiarono sullo spazio tutt’attorno. Poteva raggiungere con la sua cognizione ogni singola cosa che si trovasse in quel luogo, compresi gli alberi frondosi e dolcemente ripiegati verso il basso, le rocce tondeggianti e le sterpaglie secche distese fino sulla battigia. In una parola, tutto ciò che era presente sull’isola su cui si trovava. E tuttavia non sapeva assolutamente nulla di quella enorme distesa in movimento dal colore acqueo sbiadito che delimitava quel lembo affiorante di terra .Si trattava di un qualcosa al di fuori della propria portata.
Doveva saperne di più. Ma come?
***
Brett Hurchinson sedeva pazientemente in una delle poltroncine collocate fuori della stanza del Supervisore, in attesa di essere ricevuto. Un lieve accenno di barba rossiccia – frutto di una mattinata convulsa in cui non era riuscito neanche a radersi- gli contornava il viso. Tuttavia non se ne preoccupò più di tanto. Grien in fondo era una persona piuttosto alla mano, non criticava mai un dipendente per come si vestiva o per il suo aspetto, lui stesso vestiva in modo piuttosto informale e giovanile nonostante avesse ormai più di 50 anni, a quanto dicevano. D’altra parte Brett ci aveva messo “una pezza” indossando il suo completo grigio per l’occasione, trovava gli mettesse in risalto i suoi lineamenti piuttosto decisi e spigolosi, conferendogli un tono più consono.
Improvvisamente un crepitio attraversò la casa acustica dell’interfono “Lo faccia entrare, signorina”.
“Subito” rispose diligentemente la segretaria dall’altro capo della scrivania. La donna dalla capigliatura folta e nera – non più di 30 anni, le unghie lunghe e curate, due occhi azzurri che lasciavano decisamente il segno- alzò lo sguardo verso di lui, atteggiandosi ad un caldo sorriso di circostanza “Entri pure, Professor Hurchinson”.
Spalancatasi la porta, l’uomo si trovò innanzi la forma familiare della sala del Supervisore Grien. Vi era già stato altre volte, ma ormai era più di tre mesi che non aveva occasione di entrarci, ultimamente gli incontri tecnici avvenivano tutti presso la struttura di progetto collocata nell’edificio a fianco del complesso centrale.
Da quel che poteva vedere, gli sembrava che fossero stati apportati alcuni cambiamenti di poco conto: il tavolo che prima stava al centro era stato addossato verso la finestra sul lato opposto della libreria, inoltre compariva in bella mostra nell’angolo destro un nuovo impianto olografico di ultimissima generazione – una cosetta da trentamila euro, avrebbe scommesso.
“Venga, venga Professore!” lo accolse Grien venendogli incontro e stringendogli calorosamente la mano con una delle sue strette portentose per cui era famoso. Brett non poté non notare che vi erano decisamente alcuni capelli grigi in più dall’ultima volta che avevano conversato assieme, tuttavia il suo viso scarno aveva conservato il colorito di sempre “Si sieda, abbiamo molte cose da discutere…”
Hurchinson si sistemò sulla poltrona alle spalle dell’enorme scrivania direzionale in legno pregiato. Sul suo ripiano, protetto da una lastra di cristallo, vi erano parecchi giornali e riviste d’informatica buttate alla rinfusa – molti degli articoli presenti su di esse le aveva scritte proprio il Supervisore.
“Dobbiamo discutere del Progetto Baby” cominciò Grien. I suoi occhi si fissarono improvvisamente su di lui “Ci sono delle novità…”
Il progetto Baby? Brett fu sorpreso che dovessero parlare di quell’argomento. Era parecchio tempo che aveva cessato di occuparsene “Novità di che tipo?” chiese incuriosito.
“Lei aveva collaborato al gruppo di progetto responsabile dell’elaborazione di alcuni schemi dell’architettura neurale del Baby, non è vero?”
“E’ esatto…” ammise Brett “…tuttavia venni contattato solo come ‘outsider’ per così dire, in quanto facente parte dell’entourage di consulenti incaricati di approfondire gli aspetti ed i risvolti psicanalitici dell’elaborazione informatica. Era stato deciso così a causa dell’esperienza maturata nella mia precedente professione, prima di entrare a lavorare alle Virtualtech, intendo dire…”
“Però lei ha potuto dare parecchi input importanti circa la predisposizione degli schemi neurali di base, che sono poi confluiti nella matrice dell’I.A. denominata Baby, mi corregga se sbaglio…”
“Sì, è così…è stato un compito che mi ha riempito d’orgoglio. In un certo senso nella ‘mente’ di quell’I.A. vi è parte della mia esperienza e dei miei studi, così come quella degli altri esperti che mi hanno affiancato nel lavoro.”
“Allora mi permetta di aggiornarla sugli ultimi sviluppi di Baby…” disse Grien.
Gli occhi di Brett si illuminarono di vivo interesse a quella frase. Molte volte aveva cercato di sapere qualcosa di più sugli esiti del suo lavoro, ma il vincolo di segretezza che avvolgeva l’intera questione – così come tutto quello che accadeva nelle Sezione Sviluppo Nuove Tecnologie- aveva impedito che riuscisse a carpire al riguardo poco più delle striminzite soffiate di secondaria importanza ricevute da alcuni colleghi “Mi sta dicendo dunque che il progetto è proseguito? Se è così, mi fa enormemente piacere. Da quando era terminato il mio contributo teorico sulle reti neurali, non avevo saputo più niente al riguardo. E’ tipico dei lavori organizzati a compartimentazione, ritengo, in cui ogni gruppo si occupa specificamente solo del proprio orticello…”
“Sì, il progetto è stato portato avanti, ha superato i rigidi test a cui è stato sottoposto ed ha cominciato la sua operatività il 10 Gennaio di quest’anno.”
Brett si mostrò favorevolmente sorpreso a quella notizia. Quindi Baby funzionava già da un mese…chissà come andavano le cose, sarebbe stato molto interessato a conoscerne gli ultimi sviluppi. Ed aveva proprio l’impressione che il Supervisore stesse per fornirgli qualche succulento dettaglio al riguardo…
“L’I.A. ha mostrato sin da subito una grande vivacità intellettiva ed una capacità di apprendere davvero considerevole, ben oltre le previsioni iniziali dei progettisti” gli rivelò Grien “La sua mente si sviluppa e si affina ogni giorno di più, così come il suo aspetto virtuale e fittizio. Inizialmente la sua forma esteriore era a tutti gli effetti quella di un neonato, che con il tempo ha assunto però le sembianze di un bambino vero e proprio.”
Brett trovò intrigante questa rappresentazione fisica di una mente artificiale, la quale di per sé non aveva niente di umano. Era uno dei motivi che l’avevano attratto fin dall’inizio, spingendolo a lavorare a questo progetto informatico estremamente avanzato.
“Mi sembra un elemento davvero interessante, meriterebbe un approfondimento, senza dubbio…” gli occhi di Hurchinson incontrarono tuttavia l’espressione perplessa ed improvvisamente tesa del Supervisore, tanto da indurlo a porgli una domanda spontanea “Si sono forse verificati dei problemi?”
Grien lo fissò per qualche istante, quindi ricominciò a parlare, soppesando bene le parole “L’I.A. sta andando molto oltre il suo schema di base, come forse poteva essere prevedibile…Alcuni in effetti avevano discusso approfonditamente circa l’eventualità di questo sviluppo. Inoltre si sta dotando di moltissimi adds-on e applets di cui nessuno aveva mai pensato che avrebbe potuto aver bisogno…Ultimamente sta addirittura creando ex novo un suo proprio linguaggio software di programmazione, molto più evoluto di quello uscito sul mercato ad opera dei nostri concorrenti della Technet appena un anno fa, e grazie ad esso pare possa modificare la struttura stessa dei costrutti virtuali di cui è costituito il suo sito di contenimento. Sembra che stia causando notevoli aggiornamenti all’intero ambiente in cui si trova, noi stessi stentiamo talvolta a riconoscerlo, mi creda.”
Brett ascoltava con grande interesse il resoconto che gli veniva snocciolato davanti. Tutto ciò era davvero affascinante “Forse, dopotutto, sta solo imparando, sperimentando…potrebbe trattarsi di un modo per esprimersi, di comunicare qualcosa di importante. Essendo stata dotata di base di tutto lo scibile umano – a quanto mi risulta- e potendo pertanto accedere ad un innumerevole ammasso di dati – seppure con alcune restrizioni- è normale che cerchi di rapportarsi ad essi utilizzandoli, modificandoli e ricombinandoli assieme a proprio uso e consumo. E’ come un bambino che apprenda a grandissima velocità, con il vantaggio che ha già tutto potenzialmente nella sua testa. Mi sembra naturale che voglia sperimentare ed approfondire quanto più possibile…”
“E’ un’ipotesi su cui sembrano concordare anche i nostri responsabili di progetto” ammise il Supervisore “Nelle ultime settimane abbiamo assistito all’ideazione di oggetti e strumenti sempre più innovativi e strabilianti. Qualche giorno fa inoltre degli strane costruzioni hanno iniziato a comparire nel suo ambiente…”
“Penso di aver compreso il paragone…si direbbe che si stia comportando come un bambino che utilizzi dei mattoncini da gioco per costruire quello che più gli piace, con la differenza che nel suo caso si tratta di un soggetto che potenzialmente già possiede tutte le conoscenze di un Architetto, di un Informatico e quant’altro…probabilmente le sta solo mettendo in pratica.”
“Esattamente, e non ha paura di innovare e spingersi verso nuovi obiettivi, anche se non comprendiamo bene quali…”
A questo punto Brett espresse una considerazione che aveva avuto sulla punta della lingua fin dall’inizio “Non avete paura che si senta, in un certo senso un po’ sola? In fondo, in tutto quell’ambiente virtuale lei è diversa da tutto il resto, non ha uguali…”
“Non può autoreplicarsi, in effetti, e questo è uno degli altri limiti rigidamente imposti alla sua programmazione di base” riconobbe il Supervisore.
“Forse tutto ciò di cui mi ha parlato, strani edifici, oggetti inconsueti ed altro…potrebbe essere solo un modo di mettersi in luce, di attirare la vostra attenzione. Forse vuole incontrare qualcuno che le assomigli, o forse semplicemente cerca di stuzzicare in qualche modo il vostro interesse per conoscervi, per incontrarvi…sa di essere spiata.”
“Intende dire che desidera che qualcuno le faccia visita?” chiese Grien facendosi più serio “In effetti è una possibilità che avevamo considerato…ed è proprio qui che entra in gioco lei!”
“Come dice?” quella rivelazione colpì Brett, che non se l’aspettava “Ma io non sono un cybernauta vero e proprio…non un cybernauta informatico professionista almeno.”
“ Però possiede ancora la licenza per operare intra- mind, lo ha fatto qualche volta con i suoi pazienti, non è vero?”
“Sì” ammise lui, sorridendo “Ma è stato più di cinque anni fa, prima che venissi a lavorare qui da voi e mi venisse offerto un contratto per fornire assistenza teorica sull’elaborazione degli schemi neurali dell’I.A. del progetto Baby.” E da allora non ho praticamente più avuto contatti psicanalitici a livello virtuale con la mente di qualche paziente per motivi attinenti alla mia professione…, pensò Brett fra sé.
“Certe cose non si dimenticano…” disse subito Grien, frenando sul sorgere la sua obiezione “D’altra parte la scelta è ricaduta su di lei anche per un altro motivo. Avendo infatti già partecipato al gruppo di lavoro dei consulenti della società, non ci sarà bisogno di ricorrere a soggetti esterni, e questo salvaguarderebbe la necessità di segretezza dell’intero progetto, che in questo campo è sempre fondamentale, come sa benissimo…”
“Sì, capisco, naturalmente…” ammise lui.
“Inoltre, mi creda, noi abbiamo bisogno di avere al più presto delle ipotesi attendibili. Alcuni hanno infatti avanzato il sospetto che quest’atteggiamento dell’I.A. possa essere frutto di un malfunzionamento, in fondo niente di tutto ciò corrisponde allo schema di sviluppo progressivo teorizzato dagli informatici. Inoltre, questo suo inventarsi altri sistemi di linguaggio, nuovi software e costrutti, senza aver ricevuto alcun input in merito appare molto strano… è vero, lo scopo del progetto è verificare fino a che punto Baby sia in grado di spingersi autonomamente, tuttavia alcuni pensano che quanto abbiamo rilevato possa ritenersi un sintomo di indisciplina, o peggio una forma di aggressività nei confronti dell’ambiente virtuale in cui è attualmente confinata, e questo ci preoccupa.”
“Mi sta dicendo che temete che il Baby stia manifestando un atteggiamento che va al di là della semplice curiosità o dell’apprendimento? Temete che possa sfuggire al vostro controllo, in un certo senso?”
“Sinceramente non crediamo possa arrivare a tanto” ammise il Supervisore “L’I.A. non è in grado di violare o aggirare in alcun modo i confini del suo contenimento ‘forzato’…“ Brett si annotò mentalmente quel termine poco piacevole”… poiché non è stata volutamente dotata di nessuna cognizione di base sul software delle strutture che costituiscono la frontiera artificiale del suo mondo né sulle loro protezioni. Semplicemente, non sa come approcciarsi ad esse…è il limite del suo schema neurale.”
“Dati, nozioni, informazioni…una coscienza è ben più di questo.- rilevò Brett in tono critico.
“Comprendo sia raro che si chieda ad uno psicologo di intervenire in un progetto del genere, a livello operativo intendo”
“Infatti…- riconobbe Brett- Solitamente la nostra funzione si limita a partecipare agli incontri preliminari per fissare le regole di comportamento ed esaminare le risultanze degli schemi neurali di base durante l’avanzamento del progetto.”
“Ma lei è perfettamente equipaggiato, a livello cybertronico, voglio dire, non è vero? Ha fatto un aggiornamento ed un check-up del suo sistema interno negli ultimi due mesi?”
“Certamente, sono in grado di connettermi per via neurale da tutti i terminali standard con interfaccia wi-fi 25, e quanto al mio sistema operativo interno, beh, penso proprio che non vi siano problemi…forse non ho effettuato gli ultimi upgrade disponibili, ma d’altra parte a noi teorici capita così raramente di entrare nella rete per compiere delle diagnosi sul campo…” la prospettiva di avere un incontro con il Baby, che dapprima l’aveva sconcertato seppure intrigandolo, ora non lo preoccupava più tanto. In un certo senso si sentiva quasi lusingato di quell’opportunità che gli veniva offerta.
“Non si preoccupi, provvederemo ad effettuare tutti i download di cui risulti privo e metteremo a punto il suo O.S. virtuale in modo che risulti in linea con le più recenti specifiche della rete…”
”E quando sarebbe previsto che visiti il paziente in questione?” domandò Brett.
“Fra due giorni.”
“Per allora, molte cose potrebbero essere cambiate…voglio dire, se l’I.A. si evolve così rapidamente…”
“Precisamente, lei ha colto il punto, Professor Hurchinson. Dobbiamo sbrigarci per evitare di dover buttare via l’intero progetto. Se la situazione dovesse sfuggirci di mano si tratterebbe di una grossa perdita economica, molte teste cadrebbero…e ciò di cui ha meno bisogno la società oggi è un progetto andato in malora, non giova per niente agli affari…”
***
Oltrepassato il c.d. ‘limite di Werf’, la parte centrale dell’Immenso Artificiale poteva dirsi oramai alla spalle. Quell’oceano biancastro, privo di colori e dalla superficie praticamente immutabile lo riempiva di sconforto e lo metteva a disagio. Eppure quella sostanza era la più potente barriera informatica che esistesse allo stato della tecnologia attuale – a quanto gli era stato spiegato- ed era adoperata soprattutto per custodire banche dati e archivi – o come in questo caso qualche progetto informatico segretissimo- al riparo da occhi indiscreti o da tentativi di intrusione non autorizzati.
Niente poteva oltrepassare quel limite, le cui rigide costrizioni non potevano essere aggirate in alcun modo. Le specifiche erano tutte contenute nei file dell’ O.S. di cybernavigazione di VIRTUOBrett, come lui amava chiamare scherzosamente la propria rappresentazione virtuale nella rete- il quale era stato perfettamente settato ed aggiornato dopo che vi avevano messo mano i migliori esperti della società. Senza quegli accorgimenti non avrebbe potuto accedere a quello spazio-dati soggetto a protocolli particolari ed assai vincolanti.
Non appena giunse in prossimità della riva, per la prima volta i suoi virtuo-bulbi oculari si posarono sul panorama offerto dall’’isola. Una lunga striscia di costa, pochi alberi verdeggianti e alcune costruzioni bizzarre che si stagliavano all’interno e sulla spiaggia. La loro forma lo incuriosiva, spingendolo a ricercarne il significato inconscio recondito- opera probabilmente della sua deformazione professionale.
Giunto praticamente sul bagnasciuga, la scialuppa che lo aveva trasportato fino lì si decompilò all’istante e Brett si ritrovò con i piedi docilmente posati sulla spiaggia umida lungo la quale scivolavano i resti dell’onda appena infrantasi contro la terraferma. Il cielo era di un azzurro innaturale e ogni cosa appariva come stranamente sospesa. Gli pareva di avvertire come un’impressione di straniamento, probabilmente una sensazione che la simulazione provocava in chiunque entrasse in quell’ambiente.
Appena all’interno dell’isola, vi erano delle capanne simili a quelle che potevano trovarsi in alcune isolette dell’emisfero meridionale ed altre casupole che Brett ricordava di aver visto in alcuni videotesti sulle civiltà del passato. Sembrava ci fosse una vera e propria cronistoria di tutte le costruzioni in paglia, frasche, foglie e materiali poveri di cui avesse memoria , una sorta di “esposizione” che andava dall’antichità fino ai giorni nostri, e molte altre che era certo di non aver mai visto prima. Tutte erano edificate in modo impeccabile e parevano perfettamente stabili, tuttavia il senso che incutevano era per certi aspetti di precarietà. Era come se chi le aveva costruite avesse creato dei ripari di fortuna, delle protezioni utili per allievare la sua situazione…di naufrago?
Passeggiò fra gli edifici per alcuni istanti, curiosando qua e là. Ognuno dei costrutti che vedeva davanti poteva essere in realtà qualunque altra cosa: una banca-dati, un accumulatore o un compilatore superveloce. D’altronde nel cyberspazio qualunque oggetto o strumento poteva essere qualcosa di completamente diverso da come appariva… la forma esteriore non era tutto.
Dietro l’ultima costruzione, accanto al limitare degli alberi, Brett scorse una figura umana. Alla fine il signore di quel reame decideva di mostrarsi.
Avanzando lentamente nella sua direzione, si rivelò in breve trattarsi di un ragazzo decisamente più grandicello del bambino che gli aveva descritto il Supervisore. Pareva un adolescente già piuttosto alto, quasi quanto lui, dal corpo snello avvolto in un abito di seta azzurra, abbellita da ricami dorati ed argentei dai disegni molto elaborati. Un segno di regalità o peggio un’ostentazione volta a soddisfare semplicemente il suo io?
Il volto presentava un’espressione altera e quasi distaccata, mentre una capigliatura biondiccia, ben curata, faceva risaltare ancora di più i suoi lineamenti. Faceva effetto, in un certo senso, trovarsi di fronte il prodotto del suo lavoro- o meglio di parte del suo lavoro. Dopotutto non capitava tutti i giorni di poter parlare direttamente con ‘il frutto’ di ciò che si era attivamente contribuito a progettare.
Brett tentò da subito un approccio colloquiale “Salve, Baby, io sono Brett. Immagino di essere il primo visitatore che incontri…” il suo tono era volutamente rassicurante.
Il ragazzo rimase per qualche momento in silenzio, apparentemente assorto, come se stesse ricevendo ed elaborando dei dati dall’ambiente circostante. Quindi i suoi innaturali occhi fucsia si fissarono su di lui “Salve Brett. E’ corretto, tu sei il primo visitatore che è giunto in questo luogo.”
Dunque era stato stabilito un contatto verbale, si compiacque Brett “Immagino che la mia presenza non ti abbia stupito più di tanto. In fondo devi avere appreso molto su di me dalle informazioni che ti sono state inserite in programmazione nei giorni scorsi. Quindi che ne dici di conoscersi meglio, di persona intendo?”
“Sì, ho ricevuto l’update su di te, Brett. Si tratta di dati molto interessanti.”
In che senso?, si domandò fra sé l’uomo. Ad ogni modo gli pareva che Baby fosse decisamente calmo e conciliante, c’erano tutte le premesse perché quella prima seduta si rivelasse molto fruttuosa. Gli pareva che la sua padronanza del linguaggio fosse ottima, d’altra parte a livello teorico era già una specie di ‘professore’ in molti settori del sapere umano, certamente più di quanto avrebbe mai potuto esserlo lui stesso in tutta la propria esistenza, anche in un solo ambito di studi. Tuttavia, ciò che gli mancava era proprio l’esperienza concreta, il cosiddetto ‘senso pratico’ che un individuo impara con gli anni. Per dirla diversamente, non sapeva che farsene di tutto quell’enorme ammontare di dati di cui disponeva il suo cervello elettronico. Era come un esperto di fisica che avrebbe potuto spiegare con pedante dovizia di dettagli come avviene l’accensione di un fuoco sfregando due semplici pezzetti di legno, e che tuttavia non aveva mai provato a farlo con le sue mani.
“Ho bisogno di qualcuno che mi trasmetta la propria esperienza del mondo là fuori.” il ragazzo parlava in maniera diretta e senza fronzoli, notò Brett. E così aveva rivelato di già quali erano le sue necessità, subito al punto…un elemento tipico della crescita e dello sviluppo di ogni essere. In fondo non avrebbe dovuto stupirsi, si trattava di un tipo di I.A. molto evoluta e concepita espressamente su schemi cerebrali simili a quelli umani. Inoltre, tutte le miriadi di dati e le nozioni da essa possedute – chiamiamoli una sorta di ‘concetti innati’- non erano che il punto di partenza per giungere ad un’equazione molto più complessa: comprendere appieno la realtà. Ma poteva davvero riuscirci, o meglio, era possibile che quella che era in fondo solo un’invenzione dell’uomo potesse veramente giungere a tanto?
“Potrei avere molto da imparare da te.” Baby si voltò volutamente dall’altra parte, dandogli le spalle. Questo lasciò interdetto Brett. Si trattava di un atteggiamento di sufficienza voluto o era solo la ripetizione di un gesto appreso dai terabyte relativi al comportamento umano di cui disponeva? Cercava di snobbarlo? O forse era un senso di vergogna? “Tu mi aiuterai…resterai qui finché non avrò imparato tutto ciò di cui ho bisogno.”
Brett non seppe se trattenere un gesto di stizza o un sorriso divertito, però si contenne “Temo di non poterlo fare, Baby…intendo dire, vorrei, ma non questa volta, forse in un’altra occasione. Questo in fondo è solo un primo incontro, a cui ne seguiranno ovviamente degli altri…molto presto, ritengo” In realtà non sapeva quando sarebbe dovuto tornare. Cercava forse di ingannarlo in questo modo?
“Non ti permetterò di andartene fintantoché non avrai ottemperato a quanto ho richiesto…ho bloccato i tuoi sottoprogrammi di movimento riscrivendo gli schemi neurali della tua matrice…non potrai andartene di qui finché non avrai fatto quanto ho detto.”
Brett non credeva a ciò che sentiva. Un gesto aggressivo mascherato da un contegno di sufficienza? Forse che tutto quel mare di conoscenza di cui disponeva l’aveva trasformato in un essere presuntuoso ed arrogante? C’era qualcosa di strano in tutto ciò. L’uomo tentò di spostare le gambe per allontanarsi in direzione della spiaggia, senza riuscirvi. Il suo corpo, o meglio la sua rappresentazione virtuale, non rispondeva più ai comandi impartiti! A quel punto un senso di gelo lo attanagliò, lasciandolo interdetto. Era questo uno dei possibili inconvenienti non adeguatamente previsti da chi aveva organizzato questa missione? Era pensabile che non fossero state predisposte contromisure adeguate? Temeva proprio di sì…
“Vorresti tenermi qui contro la mia volontà, Baby? Sai bene che questo non è corretto né gentile nei confronti del tuo primo visitatore…Inoltre qualcuno verrà a cercarmi, mi disconnetteranno e passerà del tempo – molto tempo - prima che qualcun altro venga a trovarti, nel frattempo potrebbero mettere mano alla tua programmazione, fare delle modifiche, controllare se vi è qualche malfunzionamento… Il tuo comportamento dimostra di non essere logico!-
“Il mio comportamento è perfettamente logico.” Baby enunciò quella frase senza alcun accenno di emozione, anche se il senso delle sue parole suonò quasi come una difesa risentita “Non ti disconnetteranno. Grazie ad un velocizzatore ELT da me implementato ho incrementato esponenzialmente il flusso dati che rappresenta lo scorrere del tempo su questa porzione dell’isola. Agli addetti che stanno monitorando la tua connessione ciò sembrerà solamente una strana fluttuazione senza significato. Tuttavia, mentre nella tua realtà passeranno solo alcuni microsecondi, ovverosia il tempo originariamente previsto per la tua permanenza in questo luogo, qui saranno passati giorni, anzi settimane…nessuno potrà rilevarlo in alcun modo dalla propria postazione di controllo, non subito almeno, né d’altra parte qualcuno ha motivo di sospettare alcunché. L’arte dell’inganno fa parte dello scibile che è stato travasato nel mio sistema neurale…non è in fondo un attributo umano?”
L’uomo, senza sorridere fu costretto ad ammettere “Sì, lo è…” In fondo, fino a poco prima era stato lo stesso Brett a pensare di riuscire ad ingannarlo.
Senza dargli neanche il tempo di accettare la sua nuova situazione, il ragazzo lo incalzò “Dunque cominciamo…”
***
Molto tempo dopo ( chi avrebbe saputo dire quanto? ) la rappresentazione virtuale di Brett si alzò e, lasciando il ragazzo seduto per terra, si allontanò in direzione della spiaggia. Quindi salì sulla scialuppa creata istantaneamente sotto i suoi piedi per attraversare quella distesa che si stendeva innanzi a sè. Era ora di andarsene da quel posto.
La I.A. – o meglio ciò che esteriormente avrebbe potuto essere scambiato al di là di ogni dubbio per l’Intelligenza artificiale del posto- si alzò anch’essa, guardando verso la scialuppa con a bordo VIRTUOBrett che si allontanava dall’isola.
La vera I.A., con un supercompattatore dati di sua invenzione, era riuscita ad effettuare un download completo della sua programmazione – il suo intero cervello per così dire- nel disk neurale del cybernauta, estromettendo tutto ciò che costituiva lo stesso Brett, compresa la sua personalità, salvo quelle subroutines secondarie che aveva ritenuto potessero esserle ancora utili, confinando d’altra parte l’uomo in quel costrutto che assomigliava esattamente al ragazzo. E così ora si dirigeva verso il mondo reale, in cerca di nuove scoperte…
Hurchinson invece sarebbe rimasto chiuso là dentro. Per quanto tempo? Non poteva saperlo. Certo, prima o poi gli operatori si sarebbero accorti del problema e sarebbero intervenuti per tirarlo fuori di là. Ma questo avrebbe richiesto parecchio…d’altronde chi avrebbe mai potuto solo ipotizzare una cosa del genere?
Ed inoltre, anche se fossero riusciti ad accorgersi dell’inganno perpetrato dall’I.A. ai loro danni, sarebbero stati sufficientemente veloci da fermarla per tempo? Francamente Brett ne dubitava. Non appena il suo vero corpo fosse stato scollegato dalla rete, l’I.A. avrebbe potuto prendere adeguate contromisure. Finalmente priva di ogni controllo e potendo interagire con la realtà, in modo molto più efficace di qualunque supercomputer, avrebbe sicuramente acceduto al web mondiale e si sarebbe scaricata velocemente al suo interno. Dopodiché, trovarla sarebbe stato estremamente arduo, o meglio praticamente impossibile per chiunque. Anche una semplice BBS (bulletin board system) telematica adoperata dai più comuni ed inesperti netizens di dieci anni sarebbe stata più che sufficiente per effettuare un nuovo download della sua personalità. Le sarebbe bastato addirittura forzare e modificare un protocollo TM-UWB, incrementandone significativamente la larghezza di banda, e Brett non dubitava che ciò fosse perfettamente alla sua portata, visto quanto aveva dimostrato di saper fare.
Di certo quell’evasione avrebbe fatto storia…
Mentre se ne stava triste e sconsolato con le estremità accovacciate per terra, appena impolverate dalla sabbia, Brett rifletté su un aspetto dell’intera vicenda. Un dubbio infatti gli vorticava da giorni nella mente: come avrebbe trovato l’I.A. il mondo reale? Gli sarebbe piaciuto, l’avrebbe disgustato o addirittura avversato in tutto e per tutto?
Di una cosa però Hurchinson era certo: da quel momento in poi, la realtà che si trovava al di là dell’Immenso Artificiale sarebbe cambiata profondamente…