Succubi e Incubi sono leggendari esseri mitologici che, oltre a essere stati protagonisti ricorrenti di varie vicende dell’antichità, sono poi divenuti essi stessi sostantivo del proprio essere, abbandonando la sfera del fantastico e delle leggenda per calarsi nella realtà.
Nelle leggende di Roma antica e poi del Medioevo, un succubo, o meglio una succuba (dal latino succuba = amante), è un demone di aspetto femminile che seduceva gli uomini (specialmente monaci) per avere rapporti sessuali, per cui i soggetti che cadevano nelle sue trame erano sottoposti totalmente alla volontà del succubo.
Secondo la tradizione demonologica, i succubi apparirebbero agli uomini sotto forma di giovani donne di enorme bellezza, capaci di ineguagliabili arti seduttive ed erotiche derivanti dalla loro natura diabolica.
La leggenda vuole che i succubi assorbissero l’energia dell’uomo per alimentarsi, spesso portando alla morte l’indemoniato. Secondo altre versioni del mito, spingevano l’uomo al peccato con le loro tentazioni. Questa superstizione fu anche una spiegazione medievale per le incontrollate eiaculazioni notturne (polluzioni) che capitavano ai giovani in età pre-adolescenziale.
Secondo il Malleus Maleficarum o “Martello dei malefici” o “Martello delle streghe” – il più “autorevole” testo utilizzato dagli Inquisitori per la caccia alle streghe, pubblicato in latino nel 1487 dai frati francescani Jacob Sprenger e Heinrich Institor Kramer – i succubi giacevano con gli uomini, fino a sfinirli, per poterne raccogliere il seme, che poi avrebbero utilizzato gli incubi per fecondare le donne: “Nel compiere l’atto sessuale i demoni maschi sono Incubi e le femmine Succubi, e questo è giudizio comune di tutti i filosofi di tutti i tempi ed è comprovato dall’esperienza delle nazioni”. La tradizione demonologica sosteneva che i demoni pur avendo il potere “che è nei fianchi, e il suo vigore nei muscoli del ventre”, non potessero procreare gli uomini per mancanza del seme. La finalità ultima di questa pratica non è mai stata chiarita. Si supponeva però che le creature così concepite fossero più sensibili alle influenze del demonio.
Nel già citato Malleus, nella parte del trattato in cui si affronta la questione procreativa, gli autori sostengono: «Noi diciamo pertanto tre cose: in primo luogo che questi diavoli commettono sconcissimi atti venerei non per godimento, ma per infettare l’anima e il corpo di coloro dei quali sono succubi o incubi; in secondo luogo che, con un atto simile, ci può essere una completa concezione o generazione da parte delle donne, perché i diavoli possono portare il seme umano nel luogo conveniente del ventre della donna e accanto alla materia qui predisposta e adatta al seme. (…) In terzo luogo, nella generazione di siffatte cose ciò che avviene attribuito ai diavoli è solo il moto locale e non la stessa generazione, il cui principio non è una della capacità del diavolo o del corpo da lui assunto ma di colui al quale appartenne il seme, per cui chi è generato non è figlio del diavolo ma di un uomo».
Per contro, originariamente sempre secondo il folclore romano, un incubo (dal latino incubare = giacere sopra) era un demone di aspetto maschile che giace sui dormienti, solitamente donne, per trasmettere sogni cattivi e talvolta per avere rapporti sessuali con esse. Veniva anche associato, come nome secondario, a Fauno, insieme ad altri come Fatuus, Fatuclus e Inuus. Questi demoni erano raffigurati aventi in testa un berretto conico, che talvolta perdevano mentre folleggiavano. Colui che trovava uno di questi acquistava il potere di scoprire tesori nascosti.
Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia ne descrive i rimedi, offerti dalla medicina popolare, per tutelarsi da incubi ricorrenti: “[...] massaggi mattutini e serali fatti con un decotto di lingua, occhi, fiele ed interiora di serpente, lasciato a raffreddare in vino e olio per un giorno e una notte”.
Gli incubi continuano poi a essere presenti nelle leggende medievali dove la loro figura diventa più malvagia, come nel caso dei succubi ai quali sono strettamente collegati, essendo l’uno la controparte maschile dell’altro.
L’incubo sottrae energia dalla donna con cui giace per trarne nutrimento, e nella maggior parte dei casi uccide la sua vittima o la lascia in pessime condizioni di salute.
Durante la caccia alle streghe, l’ammissione di aver avuto rapporti sessuali con un demone o Satana era uno dei peccati per i quali le donne venivano uccise.
Si riteneva che a volte gli incubi concepissero dei figli con le donne che possedevano; una delle leggende più famosa di un tale caso è quella del mago Merlino, il famoso mago della leggenda di re Artù.
Sembrerebbe che in alcune aree questo mito sia stato modificato sino a rendere l’incubo protagonista di molte tradizioni locali, ma anche temuto personaggio notturno tutt’oggi; ovviamente i nomi sono stati cambiati e la sua stessa natura di demone spesso viene sostituita.
In Sardegna ad esempio, in tempi non troppo remoti, i pastori sostenevano l’esistenza di creature notturne capaci di “disturbare” chi dorme provocando inevitabilmente incubi. A volte, secondo queste credenze, assumono l’aspetto di esseri muniti d’artigli, quindi facilmente ricollegabili come aspetto a lupi o cani di proporzioni gigantesche, analogamente all’Ammuntadore sardo (il quale capita venga raffigurato in maniere differenti e spesso discordi tra loro); altre volte, però, assumono l’aspetto di folletti il cui unico scopo è custodire tesori e disturbare i dormienti (generalmente sedendosi sul loro petto impedendo una respirazione regolare) che, dopo essersi dimostrati pazienti nei loro riguardi, possono entrare in possesso di immense ricchezze.