NERVOSISMI POP E STRATEGIE DELLA PAURA NEI “KKK” E “DRACULA”

Dopo aver parlato della collana anni Sessanta/Settanta dei Racconti di Dracula, merita parlare sulla Zona anche della collana rivale (e gemella) dei KKK classici dell’orrore, usciti anch’essi nel 1959 e terminati prima, verso l’inizio dei Settanta. Della storia della collana, della casa editrice ERP e del suo editore non parleremo, pertanto rimandiamo all’imprescindibile volume di Luigi Cozzi dedicato all’argomento. Parliamo invece dei romanzi, meglio di alcuni romanzi (e dei concorrenti Dracula) innervati da stili e contenuti innovativi rispetto ai primi volumi usciti nei Sessanta e ancora impregnati da un gusto goticheggiante fatto di castelli, maledizioni e catene. Parliamo quindi della trasformazione di questa narrativa di genere, che, nel corso dei Settanta, cerca nuove strategie della tensione, della paura, per rimanere al passo coi tempi e con gli orrori in technicolor della cronaca. Il fine?

Tingere di rosso le vostre ferie.

Per chi ancora se le può permettere…

TERRORE A MEZZANOTTE di Laura Toscano.

Titolo modesto per un capolavoro pulp nostrano.

Immaginate gli anni ’70 con i primi impianti stereofonici, le moquette che ricoprono e ovattano i pavimenti, immaginate il sesso libero e le comuni. A questo aggiungeteci una giovane ragazza della piccola borghesia americana che rientra a casa una sera dopo aver perso la verginità con un rozzo coetaneo del luogo. Bene. Immaginate la giovane soddisfatta che ritrova i suoi genitori macellati, con degli spilloni negli occhi. Passa del tempo e la ragazza intreccia una relazione sessuale col suo psichiatra. Sesso selvaggio e psicofarmaci, droghe e nuove esperienze sensoriali. Siamo nei ’70 appunto, il lungo week-end libero dell’America.

La bellezza di questo romanzo è qui.

Scritto a caldo sui fatti della family Manson che si riverberano anche sui rotocalchi italiani, Laura Toscano rilegge la paura della middle class americana ispirandosi a quelle famiglie disfunzionali che avranno parecchia fortuna nella cinematografia americana dei Settanta (Hooper, Craven, Cronenberg), solo che la nostra scrittrice mette in scena un duo femminile di lost girls (coadiuvate da una gang lombrosiana), un duo vizioso e libertino pronto ad abolire qualunque tabù imposto dal perbenismo sociale. Nel finale poi si deraglia verso un noir pulp alla Spillane con tanto di detective privato, pula e caccia alla gang degenere.

Libro immenso e totale, altro che Manzoni, Foscolo, Montale e altri strazi.

Sempre di Laura Toscano si consiglia vivamente IL COLLEGE DELLA MORTE, thriller con assassino guantato e rasoio ambientato in un college di giovani vergini pruriginose.

Roba very sick a metà tra La bestia uccide a sangue freddo e Gli orrori del liceo femminile.

IL CORPO E LA PALUDE di Renato Carocci.

Per chi scrive, il cinema di Jesus Franco e Jean Rollin sono il massimo. Da questo assunto si spiega perché, sempre a detta di chi scrive, questo romanzo sia uno dei sommi capolavori della letteratura italiana degli anni Sessanta/Settanta, altro che Buzzati o il fantastico stitico di un Calvino. Ricopio dalla quarta di copertina la trama dell’opera. “Ricky Helner un giovane “patito” della caccia, durante una battuta in palude, viene morso ad una mano da un pericoloso serpente. E proprio mentre le forze lo stanno abbandonando viene soccorso da una misteriosa ragazza. Poco dopo la giovane scompare da una casupola su palafitte ove l’uomo è stato accompagnato. Deciso a svelare l’identità della ragazza, Ricky ritorna ancora una volta nella palude. Ma un’amara sorpresa l’attende…”. Questa l’esilissima trama. Sembra di essere dalle parti de I desideri erotici di Cristine, o di Lips of Blood, film sospesi e lentissimi, narcotici, lontanissimi dalla velocità digitale del cinema di oggi, persi dentro loro stessi. Il corpo e la palude è pura poesia letteraria fatta di atmosfera e attese arcane che riempiono le pagine. Il senso dell’attesa di qualcosa di ineluttabile ci trascina dentro un racconto fatta di poche cose, quelle eterne di sempre, ovvero sesso, desiderio, paura, morte, amore folle. Come ultima lode sottolineo il fatto che Carocci scrisse questa meraviglia nel 1968, ben prima che Franco e Rollin sviluppassero quella lentezza totale che caratterizza i lavori più liberi. Quale trasposizione filmica sarebbe uscita di questo libro in mano a quei due geni? Purtroppo non lo sapremo mai.

NEL SEGNO DI SATANA di Laura Toscano.

Nei KKK non aspettatevi troppe novità. Il plotone di scrittori che si avvicendano alla catena di montaggio è minore rispetto ai Dracula. Quindi riecco Laura Toscano, uno dei nomi di punta. Ancora atmosfere da contestazione giovanile, controcultura e comuni hippy. Lucrezia è una ragazza triste, borghesemente annoiata. Una sera è quasi sul punto di farla finita e buttarsi giù da un ponte. Arriva uno strano uomo, giovane e affascinante, che la convince a non ammazzarsi. La ragazza si innamora di lui, lo segue, si lascia credere morta e comincia una nuova esistenza nella casa dello sconosciuto, che si chiama Gerard e forse è un medico con una gamba deforme ricoperte di squame demoniache. Da qui parte una spirale di complotti e omicidi a sfondo satanico. Gerard vive in una casa con altri strani individui e una madre oppressiva. Laura Toscano ha gioco facile a dipingere un quadro degno di Ira Levin in un Rosemary Baby all’italiana. Il finale poi, ci spiazza di brutto. Bel libro. La Toscano e i KKK sono decisamente più psicologici dei Dracula, spesso si spingono maggiormente sui sentieri contorti delle menti più sadiche e deviate. Credo sia questo il loro specifico. La copertina poi è magnifica e rende benissimo le situazioni.

MINACCIA INVISIBILE di Renato Carocci.

Libro particolare, mescola il Corman dell’Uomo con gli occhi a raggi X al Valdemar di Poe e al Leopardi delle Operette morali.  Jennifer è una avvenente ragazza americana a Parigi nel 1968. L’inizio ricorda certe scene de I sognatori di Bertolucci. A un party Jennifer conosce uno strano giovane che sostiene di vedere altri colori oltre a quelli conosciuti.  E’ l’inizio di un viaggio nel mondo poco rassicurante degli “ultracolori” e dei loro mortiferi misteri. La vicenda è scritta benissimo, con dialoghi spesso incalzanti o filosofici. A un certo punto, Jennifer trasmigra dal suo corpo e incontra i bagliori luminosi che le parlano. Ecco un estratto dalla dimensione elettrica:

Voi non soffrite?

No, naturalmente.

Allora non potete essere felici.

Perché no? La nostra felicità consiste nel vagare dove vogliamo e quando vogliamo. Non abbiamo confini. (…) Non vi sono guardie quassù, non vi sono tribunali… (…)

La vostra elettricità finirà con lo sparire, no?

Si, probabilmente.

E questo non vi spaventa?

No.”

In fondo al volume spicca una paginetta di posta, dove non vengono riportate le missive dei lettori ma solo le risposte del curatore, che comunque lasciano intuire il tono delle domande. Ne riporto integralmente una parecchio interessante. Tenete conto che siamo nel 1968, nel pieno del potere democristiano: “UN COMMESSO (Italia). Ringraziamo quel lettore che ha voluto inviarci una gradita lettera non firmata ed un opuscoletto per farci ravvedere (da che cosa poi?). Caro signore in incognito, i nostri volumi non hanno l’intenzione di far dannare nessuno e tanto meno quella di uccidere alcuno. Sono dei libri scritti per essere letti da gente sana, normale, senza complessi e una volta che li ha letti, rimane sana, normale. I fatti in essi narrati, non sono che il frutto della fantasia dei nostri scrittori. Non esageriamo vedendo il Male ove non c’è.”

Altra copertina splendida.

IL NUDO VOLTO DI SATANA di Maddalena Guy.

I KKK sono donne perlopiù. La fantasia, il genio delle donne scrittrici (e oggi questo è un valore aggiunto, visto che, quotidianamente, qualche demente col pisello ammazza o sfigura una donna).

Mi ripeterò, pazienza, ma Il nudo volto è un capolavoro ennesimo.

Cinesi satanici, sette, sotterranei alla Gustav Meyrink dove tutto è silenzioso, freddo e morto. Pile di mummie putrefatte nel sottosuolo (è il 1962 eppure pare di trovarsi dentro alla casa di Rob Zombie). E ancora un incipit noir con la S. Francisco preda di nuovi culti esoterici capaci di sostituire le derive gangsteristiche del proibizionismo.

La scrittura poi è perfetta, senza fronzoli o belletti, perfetta.

E la Guy ci delizia con la focalizzazione interna multipla del Fearing del Grande Orologio, ovvero fa raccontare la vicenda dal punto di vista dei vari personaggi, così da arricchire le sfumature del plot satanico.

Bene. Passiamo adesso a qualche I racconti di Dracula, giusto per non farci mancare nulla.

NASTRO NERO IN CASA BARNETT di Aldo Crudo.

Aldo Crudo è stato il curatore di collana dei Dracula. Questo è uno dei Dracula più belli della seconda serie.

Esce nel 1975 ed è piuttosto curioso per alcuni motivi.

Il primo è che è tratto da un film, meglio è la novelization del film di Ovidio Assonitis e Roberto Piazzolla “Chi sei?”, bellissima pellicola demoniaca che segna l’esordio del grande produttore e regista di origini greche. Solitamente le novelization erano caratteristiche della collana dei KKK, il cui editore era un regista e produttore cinematografico. Nei Dracula si è sempre preferito ricorrere a storie originali, magari ispirate al cinema coevo senza però copiarlo direttamente. In questo caso l’arcano è presto spiegato: Crudo risulta tra gli autori dello script del film; naturale quindi che abbia sfruttato il soggetto già pronto per riempire una uscita dei Dracula. Il libro rispetta molto fedelmente il film, forse smussandone certe incongruenze (volute e surreali) e rendendolo più narrativo, più “quadrato”. La scrittura rende perfettamente le atmosfere arcane e da incubo del film. Il risultato è uno dei Dracula più attuali, capace di stare al passo coi tempi e di lasciare le brume dei soliti manieri decadenti di tanto gotico anni Sessanta. Nel nastro nero si avverte un nervosismo letterario e pop inedito per lo standard della collana. Un’ultima curiosità. Sul fondo del volume si legge questa avvertenza editoriale: “ATTENZIONE!!! Un affezionato lettore di questa Collana vuole acquistare i volumi dal n.1 al n. 70 in quanto desidera avere la Collana completa dei numeri fin’ora pubblicati. E’ disposto a pagare un prezzo anche elevato pur di avere i suddetti numeri mancanti gli. Chi potesse favorirlo ed è disposto a vendergli i suddetti numeri scriva a: SERGIO BISSOLI – via Paride n. 75 37053 Cerea (Verona)”.

LA CROCE DEL MARTIRIO di Giuseppe Paci.

La croce è una bella lettura ricca di atmosfera e macabro, ambientata in un bosco perverso, il bosco degli indemoniati! La vicenda ricorda certi plot narcotici di Jess Franco e l’idea di base è semplice e bella, quasi un rape & revenge spiritistico, decisamente attuale visti i brutti casi di femminicidio. Qui la vittima di un brutale stupro di gruppo può tornare indietro dal grigiore della morte e vendicarsi sui suoi carnefici, stupidi maschi abbruttiti dal successo e dall’indifferenza.

IL RISVEGLIO DELLE TENEBRE di Danilo Castellari.

Libro incalzante, costituito da capitoli che, nel loro procedere, si fanno sempre più brevi e fulminanti. La vicenda è circoscritta a un piccolo villaggio della Cecoslovacchia e copre un periodo che va dagli anni Dieci del Novecento ai primi moti del ’68. Dentro ci sono le forze del male, strani sacerdoti demoniaci e mostruosi, orge sadiche ambientate nelle profondità uterine della terra. Scritto benissimo da questo misconosciuto maestro della letteratura. Leggendo il libro, inoltre, non può non venire in mente l’illustrazione del pittore Scarful per il vol. 1 “Paura” dell’antologia discografica Criminale edita dalla Flippermusic.

IL CANCELLO SULL’ABISSO di G. Pica.

G. Pica, alias Giuseppe Paci, il giudice scrittore di tanti, tanti Dracula.

Qui Pica/Paci costruisce mirabilmente una storia di amore pazzo, muovendosi tra i territori della psicanalisi e il rapporto di coppia (borghese e ripetitivo del dottore) contrapposto con l’amore libero da vincoli (di Abel e Annette, la ragazza misteriosa). La cornice letteraria è alta e richiama il Lovecraft migliore, per intenderci quello de “La casa della strega” (per la sottotrama dei bambini rapiti e sgozzati) e “La cosa sulla soglia” (per l’idea di far raccontare tutta la vicenda dall’amico del protagonista, amico che decide di registrare le confessioni del conoscente su un magnetofono). Il resto è una lenta e inesorabile discesa in territori pieni di zolfo e disperazione. Questa volta la leva che squarcia il rassicurante perbenismo e modernariato della swimming London è una ragazza misteriosa e bellissima, ben raffigurata nella morbosa illustrazione di Mario Caria. Il finale, aperto e angosciante ci lascia pieni di interrogativi, così come quegli anni, i Settanta, hanno lasciato dietro di sé banche, treni, piazze e stazioni sventrate e senza colpevoli. Chi è il dottor Herzog? Chi c’è dietro di lui? Chi lo muove? Il terrorismo di destra? Quello rosso? O il puro, semplice, male?

Bene. Ancora una volta sono riuscito ad arrivare alla fine.

Torneremo sui Dracula e KKK che tanto mi (e spero VI) appassionano.

Per ora volevo mettere in luce qualche aspetto di innovazione formale nei volumi che vanno dalla fine dei Sessanta ai primi Ottanta quando anche la collana dei Dracula chiude i battenti. Era il 1981: immaginatevi un’Italia che usciva dalla lunga notte della Repubblica. Immaginatevi l’Italia dei socialisti, pronti a comprarsi tutti noi in cambio di pensioni a 40 anni, favoritismi, sprechi, tv private piene di culi e milioni e il sorriso del grande tentatore di Arcore che cominciava a costruire l’impero del bene. A chi poteva fregare, in quest’Italia di evasori e Festivalbar, di piccoli volumetti da edicola gotici? Nemmeno ai pornografi interessavano più: le donnine spogliate da Caroselli e Caria erano diventate poca roba in confronto delle vischiose profondità della Frajese, Cicciolina, Lahaye e porno company.

Un’epoca era finita, purtroppo.

Davide Rosso