Guido Silvestri in arte Silver è famosissimo per essere il papà di “Lupo Alberto” (una tirata di orecchie a chi non lo conosce) e lo zio di “Cattivik”. Pur occupandosi spesso di ironia e comicità (anche se qualche volta il lupone azzurro ha fatto qualche capatina pure nel genere fantastico con omaggi alla saga di Nathan Never e ai vecchi fumetti horror della EC Comics), Silver non ha disdegnato in passato l’horror, prova ne fu il fatto che la casa editrice che dirigeva negli anni ’90, l’Acme, pubblicava anche riviste come “Splatter”, “Mostri” e “Nosferatu” (di cui già abbiamo parlato in occasione dell’intervista a Paolo di Orazio), e che egli stesso si era cimentato nello scrivere alcune storie.
Ai tempi de LA ZONA MORTA in versione cartacea avevamo incontrato Silver presso le sede proprio dell’Acme a Milano e, nonostante avesse una fretta del diavolo (per restare in tema!), riuscimmo lo stesso ad intervistarlo.
Naturalmente abbiamo omesso gli argomenti non più attuali, per evitare di essere datati… ma ora diamo spazio alle sue parole.
QUAL E’ IL TUO RAPPORTO CON IL FANTASTICO?
Il mio rapporto con il fantastico nasce presto, soprattutto con lo splatter, anche se un po’ particolare: vedi i nasi mozzati di Jacovitti, senza schizzi di sangue. Poi c’è stato “Scheletrino” di Castelli che trovavo molto divertente. Per non parlare della rivista “Horror” e di Poe illustrato da Battaglia. Comunque mi è sempre piaciuto l’horror visto con angolazioni grottesche e umoristiche, come “Creepy” e “Eerie” della EC Comics, dei quali mi attiravano i disegni, che a volte ho copiato. Infine è arrivata “La famiglia Addams”: ricordo che, pur essendo un trasmissione comica, ci si incontrava con gli amici per vederla in compagnia, sia perché ci divertivamo sia perché ci rassicurava il vederla insieme.
PARLACI DI “ZIO BORIS”, LA TUA SERIE PIU’ VICINA ALL’HORROR.
La serie è nata dalla mente fertile di Castelli. Nel 1982 abbiamo ripreso la serie e l’abbiamo ribattezzata “La vecchia casa oscura”. Io ho ridisegnato i personaggi e cambiato qualche battuta: in tutto erano 24 strisce e una tavola. Era un prodotto nato per il mercato americano, dopo un attento studio a tavolino, ma risultati furono scarsi, perché in America il mercato è chiuso.
COS’E’ PER TE L’HORROR?
Secondo me l’horror è un modo di divertirsi con la paura. Noi giochiamo sempre, o dovremmo farlo, con le nostre sensazioni e i nostri sensi, così, quando ci facciamo commuovere da un film o ci incazziamo per qualcosa che succede, la stessa cosa è l’horror: è un modo di giocare con la nostra paura. L’orrore è un gioco che molti giudicano da depravati: infatti, quando uscirà quest’intervista, io sarò già stato processato per pubblicazione oscena su “Splatter”… questo accanimento è ridicolo!
QUALI SONO I TUOI FILM FANTASTICI PREFERITI?
Non sono un cultore di questo genere, ma mi piace. Ricordo che “L’esorcista” lo trovai appagante per un palato forte, così come mi piacque “Rosemary’s baby”. Non mi attira invece Dario Argento, preferisco i film stranieri. Trovo che oggigiorno (parliamo dei primi anni Novanta, ndr) i film horror siano un pretesto per mostrare scene di sangue o violente, però alcuni film sono ben confezionati, c’è una storia, mentre in molti ciò non avviene. Poi mi vengono in mente: “Poltergeist” che mi ha divertito e al tempo stesso inquietato, “Ghostbusters” che ho trovato molto comico, “Venerdì 13” che ho trovato divertente e “La mano” perché era la storia di un disegnatore di fumetti… come me!
E LE TUE LETTURE FANTASTICHE?
Negli anni Settanta ero un appassionato lettore di fantascienza, ho letto di tutto: da Bradbury, il migliore in assoluto, a Clarke, da Vance a Silverberg.
COSA NE PENSI DEI FILM DI FANTASCIENZA?
Mi piacciono tutti, da quelli in bianco e nero datati a quelli odierni, da quelli colti, come “2001 – odissea nello spazio”, a quelli meno colti, come “Superman”, che trovo uno dei pochi film tratti da fumetti più riusciti (eravamo negli anni Novanta, ricordate, vero? ndr). Penso però che sia sempre più difficile fare film di fantascienza perché le scoperte galoppano a un ritmo tale che, quando tu hai fatto un casco da astronauta con le antennine 15 anni fa, rivederlo oggi ti fa ridere, mentre i romanzi reggono di più perché te li immagini tu.
CHI E’ “CATTIVIK”: UN MOSTRO O UN ESSERE UMANO?
Si suppone che sotto la calzamaglia si celi un essere umano, seppure mostruoso. Potrebbe essere un aborto gettato nel cesso e allevato dai topi, ma è sempre un uomo.
DA ALBERTO KONG AI MOSTRI DEL GIARDINO, DA ENRICO ASTRONAUTA ALLA BELLA ALIENA, DALLE CITAZIONI A “NATHAN NEVER” A QUELLE DEI FUMETTI DELLA EC COMICS: IL FANTASTICO TI ISPIRA MOLTO?
Sì, credo che sia, per chi fa questo mestiere, una scappatoia, un modo per rivitalizzare una fantasia un po’ troppo spremuta. La cosa più difficile credo che sia quella di non farsi prendere la mano, perché il fantastico ispira molto. Vorrei far vivere a “Lupo Alberto” avventure spaziali, ma non posso farlo sempre. Inoltre mi piacerebbe fare una storia dell’orrore alla fattoria, ma devo trovarne la chiave di scrittura (e qualche tempo dopo l’ha trovata, ndr).
Originariamente pubblicato sul numero 5 de LA ZONA MORTA, gennaio 1991
Corretto e ampliato per il sito LA ZONA MORTA, maggio 200714/06/2007, Davide Longoni