CALEB BATTIAGO

E’ una recente scoperta di Alan D. Altieri e della Mezzotints Ebook e sinceramente non ci interessa sapere chi si nasconda dietro il nome di Caleb Battiago, ma solo quello che questo autore riesce a scrivere… e con “Naraka – L’inferno delle scimmie bianche” ha dimostrato a tutti di saperci davvero fare. Per questo abbiamo voluto incontrarlo per voi… in maniera virtuale naturalmente, come si addice in questi casi, grazie all’intercessione della casa editrice e al beneplacito del suo “presentatore”.

CONSIDERANDO CHE IL TUO NOME E’ UNO PSEUDONIMO SENZA VOLER INDAGARE TROPPO COMINCIAMO CON UNA DOMANDA DI RITO: CHI È CALEB BATTIAGO… O ALMENO COSA PUOI DIRCI DI TE?

God Damn! Già alla prima domanda devo essere reticente, ma mi perdonerai. Non è così importante sapere chi c’è dietro a uno pseudonimo, è un semplice nome e cognome che non aggiunge nulla. Il romanzo, “Naraka”, è un libro senza maschere e senza inganni. Senza filtri. Provare per credere.

COME HAI COMINCIATO A SCRIVERE?

Ho iniziato molto tempo fa, per diletto, ma leggere è stato sempre più importante. La passione e il lavoro poi si sono incontrati per un caso fortuito. Finora sono stato dietro le quinte, riparato dal ruolo di editor e di scouter. Non posso dire di più, obviously. Mi sono divertito un mondo a leggere, scoprire, mettere lo zampino in tanti progetti editoriali, collaborare con vari autori di genere. Rovinare qualche bel testo… Poi mi è venuta la cattiva idea di scrivere per me stesso. Un virus nefasto, forse. Si sentiva proprio la mancanza di un altro scrittore, qui in Italia. Sure! Beccatevi Caleb Battiago.

RECENTEMENTE HAI PUBBLICATO “NARAKA – L’INFERNO DELLE SCIMMIE BIANCHE”. CE NE VUOI PARLARE?

Certo, per vendere il libro bisogna parlarne. “Naraka” è un romanzo viscerale, che se ne frega delle etichette, dei generi, dello stomaco più o meno delicato dei lettori, delle aspettative commerciali. Con troppi paletti e freni non si riesce a scrivere qualcosa di decente. Una storia con un senso. Io ci ho provato, lascio ai lettori dire dove sono riuscito ad arrivare. Spero di toccare l’anima e il fegato di qualcuno, almeno. “Naraka” è una porta, non un muro ben verniciato. Un accesso a tante altre cose, anche in nuovi ambienti di se stessi, poco frequentati. Poco frequentabili. Let’s ride the Darkside!

QUAL È STATA LA PARTE PIÙ DIFFICILE NELLA CREAZIONE DEI PERSONAGGI E DELL’AMBIENTAZIONE?

Gli scenari si sono materializzati subito, con facili mattoni e incastri perfetti, sia per la location aliena, il penitenziario di New Belmarsh, che per quella terrestre, la malconcia e distopica Parigi Sud 5. Il lavoro più complesso è sempre quello sui personaggi, modellare il passato e le linee immaginarie del tempo, quel vissuto che spiega e conduce tutto il resto. Solo così è possibile rendere credibile anche l’incredibile. Nulla può semplicemente cadere dal cielo, tutto deve avere un senso, una storia. Un Deus Ex Machina è già di troppo, e l’autore deve necessariamente occupare quella bollente poltrona. I personaggi femminili di “Naraka”, le due protagoniste, Kiki e Sibel, sono quelli che mi hanno dato più soddisfazioni. Le donne sono fantastici contenitori di storie. Anime con tante braccia.

“NARAKA” E’ UN ROMANZO DI FANTASCIENZA, MA CHE SA MESCOLARE ALTRI GENERI COME IL NOIR, IL THRILLER, L’HORROR E L’EROS E SOTTOGENERI COME LA DISTOPIA E L’APOCALITTICO, INSERENDO PERFINO TEMATICHE ATTUALI COME LA DENUNCIA SOCIALE, L’ECOLOGIA, L’ETICA E MOLTO ALTRO ANCORA… COME NASCE UN ROMANZO DI QUESTO GENERE, CHE PRESENTA MOLTI LIVELLI, MOLTI STRATI E MOLTE CHIAVI DI LETTURA?

Non mi piacciono le etichette, per cui “Naraka” non ci pensa proprio. Qualcuno troverà nel romanzo le stimmate della fantascienza e del pulp, altri i binari del thriller-horror o le pericolose deviazioni sul ferro tagliente dell’hardcore e del conte cruel. La chiave di lettura è semplice: la storia è il centro di tutto, ben oltre i confini dei generi, cerca di raggiungere le zone più remote del lettore. La coscienza. È questa invisibile materia ad avere tanti livelli. Il romanzo si adegua, semplicemente. Per definire “Naraka”, volendo spiazzare tutti per liberarmi da queste catene immaginarie, ho inventato un neogenere, per puro divertimento. New Guignol. Ma l’editore mi ha preso sul serio! E così sia, allora. New Guignol Rising!

DAL MOMENTO CHE NON SAPPIAMO MOLTO DI TE, SIAMO PERO’ PORTATI A CREDERE CHE HAI SEMPRE AVUTO UNA PREDILEZIONE PER IL FANTASTICO IN GENERALE. CHE SIGNIFICATO HA PER TE QUESTA TEMATICA?

Al fantastico preferisco la realtà che è molto più “fantastica”, molto più estrema. Tante opere che erroneamente vengono così catalogate hanno ben altro spessore, quello che mi piace. Basta guardarsi intorno: il mondo, la realtà che viviamo, è una incredibile risorsa narrativa. Alle storie non servono proprio i muscoli di mostri, alieni, zombie o vampiri. Disponiamo di creature in carne e ossa ben più temibili, gli uomini, poco ectoplasmici ma molto cattivi. Be careful! Magari uno di questi sta per bussare alla tua porta. Non ti serviranno a niente esorcisti e pallottole d’argento.

VENIAMO A UNA DOMANDA PIÙ GENERALE. DOVE TRAI ISPIRAZIONE PER TUTTE LE TUE STORIE?

Dalla vita reale, traslandola da un estremo all’altro. Dalle persone, scavandole dentro. Da questo pianeta profondamente marcio, che dentro nasconde tantissime cose…

QUALI SONO I TUOI SCRITTORI PREFERITI?

Sono tanti gli autori che sono riusciti a emozionarmi, ne cito solo tre, oggi mi piace essere sintetico, così i lettori non si romperanno le palle più di tanto: Richard Laymon, Chuck Palahniuk, William S. Burroughs. Aggiungo un italiano, Alan D. Altieri. Approfitto per ringraziarlo per la bellissima prefazione che ha scritto per “Naraka”.

E PER QUANTO RIGUARDA I FILM CHE PIU’ TI PIACCIONO, CHE CI DICI?

Anche in questo caso il discorso si farebbe troppo lungo. Leggendo “Naraka” si svela facilmente la mia ammirazione per alcune pellicole di Quentin Tarantino. Aggiungo altri due nomi per creare di nuovo un bel terzetto: Werner Herzog e Shinya Tsukamoto . Senza scomodare Stanley Kubrick, che è oltre. Non ho un genere preferito, dipende molto dall’anima e dal ventre del regista e degli interpreti.

ULTIMA DOMANDA, POI TI LASCIAMO AL TUO LAVORO. QUALI PROGETTI HAI PER IL FUTURO E QUAL È IL TUO SOGNO (O I SOGNI) CHE HAI LASCIATO NEL CASSETTO?

Oltre alla edizione cartacea di “Naraka”, che (spero) vedrà la luce il prossimo anno, sto scrivendo un nuovo romanzo, una reinterpretazione in chiave moderna della celebre Justine sadiana. Mi piace rendermi la vita difficile, insomma. Non saremo molto lontani dalle location di “Naraka”, visto che è ambientato nella mia Parigi Sud 5. Ma si tratta di un lavoro di tenore diverso. Una roba che mi darà molto da fare nei prossimi mesi. Dovrò poi scrivere un racconto per una antologia horror in lingua inglese, “Dark Flight”, che sarà pubblicata dagli amici di Mezzotints a dicembre 2014. Sarò in bella compagnia, un oscuro plotone italico che conterà tra le sue fila autori come Alan D. Altieri, Gianfranco Nerozzi, Paolo Di Orazio, Alda Teodorani, Danilo Arona e altri grandi autori. Stavolta sarà l’Italia a sbarcare negli USA! Mi farò bello tra queste firme importanti con un racconto ambientato nella fortezza di Poenari. Per i progetti, ma devo ancora metterci le mani sul serio, ho scritto due soggetti per due nuovi romanzi: un thriller psicologico e un pulp 100%. Stavolta etichetto spontaneamente, per facilità. Se i lettori gradiranno, poi “Naraka” dovrà continuare…c’è ancora molto da raccontare. Il sogno nel cassetto non lo trovo più da tempo. Non trovo neanche più il cassetto. Si sono fregati tutto.

Grazie di avermi ospitato in questo spazio, la Zona Morta. Stavolta sono io a farti una domanda: se la carne di questa Zona non è già in stato di avanzata putrefazione, potrei portarne a casa un pezzo?

PER DIRLA ALLA CALEB BATTIAGO… SURE!

Davide Longoni