Titolo originale: The Lord of the Rings: The Return of the King
Anno: 2003
Regia: Peter Jackson
Soggetto: basato sul romanzo omonimo di J.R.R. Tolkien
Sceneggiatura: Peter Jackson, Fran Walsh e Philippa Boyens
Direttore della fotografia: Andrew Lesnie
Montaggio: Jamie Selkirk e Annie Collins
Musica: Howard Shore
Effetti speciali: Joe Letteri, Richard Taylor e Jim Rygel
Produzione: Peter Jackson, Barrie M. Osborne e Fran Walsh
Origine: Nuova Zelanda/USA
Durata: 3h e 12’ (widescreen edition)
3h e 21’ (versione cinematografica)
4h e 11’ (versione estesa DVD e Blu-ray)
4h e 23’ (versione estesa compreso “Lord of the Rings fan club”)
CAST
Elijah Wood, Viggo Mortensen, Sean Astin, Ian McKellen, Liv Tyler, Cate Blanchett, John Rhys-Davies, Bernard Hill, Billy Boyd, Dominic Monaghan, Orlando Bloom, Hugo Weaving, Miranda Otto, David Wenham, Karl Urban, John Noble, Andy Serkis, Ian Holm, Sean Bean, Thomas Robins, Bruce Hopkins, Peter Tait, Stephen Ure, Lawrence Makoare, Sarah McLeod, Noel Appleby, Paul Norell, Bruce Phillips, Ian Hughes, Joel Tobeck, John Bach, Bret McKenzie, Christopher Lee, Brad Dourif, Peter Jackson, Bruce Spence, Sala Baker
TRAMA
Il film si apre con il passato di Gollum. Il racconto inizia da una battuta di pesca da parte di due piccoli hobbit: Sméagol e Déagol. All’amo di Déagol abbocca un pesce molto grande che trascina l’hobbit in acqua. Il pesce riesce a scappare con l’esca ma lo sventurato pescatore è attratto da un bagliore sul fondo, che si rivela poi essere l’Unico Anello. Quando Déagol torna a riva con l’insolito frutto della sua pesca, Sméagol vede l’Anello e ne desidera fortemente il possesso. Sméagol così glielo chiede come regalo di compleanno, ma Déagol si rifiuta. Nasce così uno scontro che sfocia nella morte di Déagol. Divenuto il Portatore dell’Anello, Sméagol è lentamente consumato e trasformato dal potere oscuro dell’oggetto e rintanatosi a vivere nelle profondità della terra, diviene in seguito Gollum.
Tornando al presente, Gandalf, Théoden, Aragorn, Gimli, Legolas e Éomer si recano a Isengard, trovandola distrutta dagli Ent, e incontrano Merry e Pipino, i quali narrano loro il trionfo di Barbalbero su Saruman. I cinque eroi affrontano un forte duello verbale con Saruman che tenta, grazie alla sua voce ingannatrice, di tirare l’ultima stoccata nei confronti di re Théoden. Il re di Rohan, però, non si fa cogliere impreparato e risponde per le rime all’ennesima provocazione del malvagio stregone. Grima Vermilinguo, che finora aveva seguito in disparte la scena e subito l’ennesima umiliazione da parte del suo “padrone”, in un impeto di orgoglio pugnala Saruman alle spalle, facendolo precipitare dalla torre, ma venendo ucciso a sua volta da una freccia di Legolas. Subito dopo Pipino trova il Palantír sotto l’acqua che ricopre Isengard e lo prende, ma Gandalf glielo toglie di mano mettendolo in guardia sulla sua pericolosità. I guerrieri tornano poi tutti insieme a Edoras per festeggiare la vittoria su Isengard. Ma la curiosità di Pipino non ha limiti e, mentre tutti dormono, cerca di dare un’occhiata nel Palantír, attirando così su di sé il vigile occhio di Sauron. Fermato in extremis riferisce a Gandalf quanto ha visto nella sfera. Così da Rohan Gandalf e Pipino partono per Gondor. Arrivato a Minas Tirith, Gandalf cerca di convincere il sovrintendente Denethor a prepararsi per l’attacco di Sauron, ma questi, sconvolto dalla morte del figlio Boromir (avvenuta alla fine de “La Compagnia dell’Anello”) ha perso ormai il lume della ragione. Nel frattempo Frodo e Sam, accompagnati da Gollum, continuano il loro pericoloso viaggio e arrivano davanti alle porte di Minas Morgul, dalle quali vedono uscire un grande esercito comandato dal Re Stregone di Angmar. Mentre salgono le ripide scale di roccia che portano a Cirith Ungol, Gollum fa credere a Frodo, sconvolto dalla fatica e debilitato dall’Anello, che Sam voglia impadronirsi del potente oggetto; il portatore dell’Anello dice quindi a Sam di andarsene. A Edoras, nel frattempo, Aragorn è riuscito a convincere re Théoden ad accorrere in aiuto di Gondor. È quindi radunato un esercito di 6000 Rohirrim pronti a muovere verso Minas Tirith; troppo pochi per sperare in una vittoria. Per poter rinfoltire i ranghi dell’esiguo esercito Aragorn, accompagnato da Gimli e da Legolas, decide di attraversare i Sentieri dei Morti, infestati da un antico popolo che avrebbe dovuto aiutare Isildur e che, non avendo mantenuto la promessa, potrà trovare pace solo dopo aver aiutato l’erede di Isildur, cioè Aragorn. Faramir, posto a difesa di Osgiliath, subisce un violento attacco da parte degli orchi che lo costringono a ritirarsi assieme ai suoi uomini. Tornato a Minas Tirith, è incolpato da suo padre Denethor della sconfitta e obbligato a un disperato e suicida tentativo di contrattacco. Riesce a salvarsi, ma è gravemente ferito e Denethor, ormai impazzito di dolore, quando vede l’esercito di Sauron in arrivo decide di suicidarsi insieme al figlio e ordina ai servi di preparare un rogo. Frodo, nel frattempo, entra a Cirith Ungol dove, tradito da Gollum, è assalito e colpito da Shelob, un immenso ragno discendente da Ungoliant. Rientra però in azione Sam, che, accortosi del tradimento di Gollum, torna indietro ad aiutare l’amico, sconfigge Shelob ma è costretto a prendere l’Anello e Pungolo da Frodo, apparentemente morto. La difesa di Minas Tirith è organizzata da Gandalf, ma la superiorità numerica degli orchi è schiacciante e il cancello della città è abbattuto consentendo agli invasori di dilagare all’interno. Gandalf, avvertito da Pipino, raggiunge Faramir sulla sommità della cittadella, nel luogo dove riposano i re di Gondor, per salvarlo dalla pazzia di suo padre Denethor che vuole essere cremato assieme a lui. Lo stregone riesce a salvare Faramir ma, a seguito della colluttazione che ne nasce, Denethor prende fuoco e si getta in preda alle fiamme dalla rupe che sovrasta la città. Intanto gli orchi avanzano all’interno di Minas Tirith, ma all’alba giungono sul campo i cavalieri di Rohan che, con una carica travolgente, sbaragliano le file del nemico. A questo punto, però, Sauron fa entrare in scena gli enormi olifanti, che creano disordine e scompiglio tra i difensori. L’arrivo di Aragorn, fiancheggiato da Legolas, da Gimli e dall’esercito dei Morti, conclude la battaglia a favore di Gondor e Rohan. Théoden resta, però, gravemente ferito nello scontro con il Re Stregone che Éowyn, poco prima della morte dello zio, riesce a uccidere grazie all’aiuto di Merry. Sconfitto l’esercito di Sauron, non resta che marciare verso Mordor. Sauron, tuttavia, può contare ancora su decine di migliaia di orchi nella battaglia finale. Aragorn e Gandalf, intanto, hanno deciso di marciare verso il Nero Cancello, in modo da attirare su di loro l’attenzione di Sauron, distraendolo così da Frodo, il quale può recarsi all’interno del Monte Fato per distruggere finalmente l’Anello. Aragorn, dunque, a capo dell’esercito di Gondor e di Rohan, si presenta ai cancelli di Mordor per sfidare Sauron. Quando il Nero Cancello si apre è possibile udire l’esercito degli orchi gridare la poesia dell’anello nella Lingua Nera. Frodo, intanto, in realtà ancora vivo dopo l’attacco di Shelob, è catturato dagli orchi, ma, dopo essere stato salvato da Sam, recupera l’Anello e riprende il viaggio insieme al fedele amico. Arrivati alle pendici del Monte Fato, i due hobbit si scontrano nuovamente con Gollum, e, mentre Sam combatte, Frodo entra nella Voragine del Fato per gettare l’Anello. Arrivato al momento cruciale, cede però alla sua corruzione e lo indossa, rivelando così la sua posizione a Sauron che spedisce immediatamente i Nazgûl contro di lui. Prima di loro arriva, però, Gollum che, con un morso, strappa il dito con l’Anello a Frodo e durante la colluttazione che segue, cade nella lava trascinando con sé l’Anello che così è finalmente distrutto: grazie a questo avvenimento Sauron viene finalmente sconfitto e i suoi servi vengono dispersi. Frodo e Sam sono portati via da Mordor dalle Aquile, arrivate in loro soccorso grazie a Gandalf, e raggiungono Minas Tirith, dove si tiene la grande cerimonia per l’incoronazione di Aragorn come re di Gondor e il suo matrimonio con Arwen, figlia di Elrond. Gli hobbit tornano nella Contea e, pochi anni dopo, Frodo, quale Portatore dell’Anello, decide di partire insieme a Bilbo (diventato nel frattempo lo hobbit più vecchio della storia della Contea), a Gandalf e agli ultimi elfi rimasti (tra cui Celeborn e Galadriel) verso Valinor, chiudendo così la Terza Era della Terra di Mezzo.
NOTE
“Il Signore degli Anelli – Il ritorno del Re” è il film che chiude l’omonima terza e ultima parte della trilogia di Peter Jackson tratta dal romanzo di John Ronald Reuel Tolkien. Insieme a “Ben-Hur” e “Titanic”, “Il ritorno del Re” è il film che si è aggiudicato il maggior numero di premi Oscar, undici, e complessivamente la saga è la più vittoriosa della storia: diciassette statuette. Il film è anche il settimo maggiore incasso della storia del cinema.
Gran parte delle riprese di questa pellicola sono state girate nel 2001 e terminate agli inizi del 2002. La post-produzione del film è durata più di due anni ed è terminata solo nel mese di novembre 2003, un mese prima del debutto nelle sale com’era già successo per il secondo film.
L’ultimo giorno di riprese del terzo film, a casa di Peter Jackson fu filmata un’espressione facciale di Andy Serkis (l’attore che interpreta Gollum). Il video fu inviato alla Weta, la casa di produzione di effetti speciali di proprietà dello stesso Jackson, dove i tecnici decisero di incorporare l’espressione nel personaggio, precisamente nella scena in cui Gollum capisce che Frodo è intenzionato a distruggere l’anello. Peter Jackson invece è presente in ogni episodio della trilogia, come cameo. Nel terzo episodio ricopre la parte di un pirata, ucciso dalla freccia di Legolas; tale scena è, tuttavia, presente solo nell’edizione estesa del film.
Come per il Fosso di Helm nel secondo film, la città di Minas Tirith nel terzo è una fedele ricostruzione alta circa 90 centimetri. Anche qui per le vicende che si svolgono dentro di essa, le scene sono state girate su dei set esterni e in seguito i personaggi e i combattimenti (questi ultimi girati in set attrezzati con la tecnologia green screen) sono stati inseriti nell’omonima ricostruzione con la tecnica digitale.
La colonna sonora originale è opera sempre di Howard Shore: il suo brano di chiusura “Into the West” è stato eseguito da Annie Lennox e ha vinto nel 2004 l’Academy Award per la migliore canzone originale. I brani “Twilight and Shadow”, “The End of All Things” e “The Return of the King” sono cantati da Renée Fleming ed i pezzi “The Black Gate Opens”, “The Return of the King” e “The Grey Havens” vedono anche la partecipazione di Sir James Galway.