Dopo aver reinventato il thriller con Stieg Larsson e imitatori, le storie di vampiri con John Ajvide Lindqvist e il romance storico con Simona Ahrnstedt, la narrativa scandinava si cimenta con l’urban fantasy, uscendo in italiano con Il cerchio, scritto a quattro mani da Sara Elfgren e Mats Strandberg. L’urban fantasy è un sottogenere del fantasy e racconta di quando il fantastico succede in un mondo assolutamente analogo a quello reale, nel bene e nel male, e non in qualche dimensione fantastica fuori dal mondo e chissà dove. Il cerchio tratta una storia di un genere che va sempre, quello della magia e stregoneria presso gli adolescenti, anche qui un mezzo per superare disagi sociali ed esistenziali sentendosi diversi e speciali.
Anche Il cerchio è il primo libro di una serie, per la precisione di una trilogia, ambientata non nei paesi anglosassoni, ma in Svezia, con al centro di tutto un gruppo di ragazze, compagne di scuola alle superiori, che scoprono di avere poteri magici e di dover combattere contro le forze del male. Tutto già sentito, verrebbe da dire: in tv, al cinema, in letteratura sono decine gli esempi negli ultimi decenni, ma qui abbiamo toni non certo fiabeschi e romantici, più reali e realistici, con poco spazio per l’eroismo, e molto per temi sociali attuali e per nulla fantastici, come le famiglie disgregate, l’omosessualità, la droga, il bullismo scolastico, l’anoressia. Il tutto trattato in maniera a tratti disturbante, come avevano già fatto Larsson, Lindqvist e la Ahrnstedt mettendo in luce il lato oscuro del mondo svedese, non sempre ottimale e incapace di risolvere sempre e comunque i drammi individuali, dove la fanno da padrone violenze familiari e intolleranze per il diverso, un lato oscuro tra l’altro emerso poi alcuni mesi fa sulle cronache con i disordini in alcuni quartieri tra immigrati e residenti.
I due autori non rinunciano per le loro eroine agli stereotipi dei caratteri fissi, tipo la bella della classe odiata da chi si sente surclassata da lei, la secchiona, la dark, ma nello stesso tempo riescono comunque ad aggiungere qualcosa a un genere spesso troppo ricco di titoli ma non di contenuti. Però Il cerchio non riesce a decidersi tra denuncia sociale e racconto di magia, tra un mondo reale soffocante e non idilliaco e la dimensione fantastica, e alla fine dà l’idea, purtroppo, di una storia troppo frammentata e poco organica. Sarà interessante vedere come Sara Elfgren e Mats Strandberg continueranno questa storia di magia che irrompe in una realtà troppo reale, troppo cruda, troppo crudele.
In ogni caso il fantasy non è un genere estraneo al mondo scandinavo, visto che varie storie, a cominciare da Il Signore degli Anelli, traggono ispirazione proprio da quell’immaginario di saghe e miti, a tratti cupi ma di sicuro fascino. Un motivo in più, comunque, per tenere d’occhio una serie di romanzi che sono leggibili come narrativa fantastica ma anche dal punto di vista sociale come critica e analisi delle pecche di un mondo.