Titolo originale: The Hobbit: An unexpected journey
Anno: 2012
Regia: Peter Jackson
Soggetto: tratto dal romanzo di J.R.R.. Tolkien
Sceneggiatura: Peter Jackson, Fran Walsh, Philippa Boyens e Guillermo del Toro
Direttore della fotografia: Andrew Lesnie
Montaggio: Jabez Olssen
Musica: Howard Shore
Effetti Speciali: WETA
Produzione: Carolynne Cunningham, Zane Weiner, Fran Walsh e Peter Jackson
Origine: Nuova Zelanda / Regno Unito / Stati Uniti
Durata: 2h e 49’
CAST
Martin Freeman, Ian McKellen, Richard Armitage, Stephen Fry, Cate Blanchett, Luke Evans, Ken Stott, Hugo Weaving, Christopher Lee, Eilijah Wood, Ian Holm
TRAMA
Ormai anziano, alla vigilia della festa del suo compleanno, l’anziano hobbit Bilbo Baggins rievoca con il nipote Frodo le sue avventure di gioventù. Tutto cominciò con l’incontro con il mago Gandalf e con i Nani, defraudati del regno di Erebor e condannati a vivere come dei reietti, che Bilbo decide controvoglia di aiutare a reimpossessarsi della loro terra, sotto il dominio del drago Smaug. Inizia così un viaggio nella Terra di Mezzo, con incontri con elfi, troll e orchi, finché in una grotta Bilbo si scontrerà con la creatura subumana Gollum, entrando in possesso di un anello misterioso in grado di renderlo invisibile. Bilbo, Gandalf e i Nani arrivano in vista della montagna di Smaug: ma il viaggio è ancora lungo e i pericoli, in questa Terra di Mezzo dove cova qualcosa di sinistro, non sono certo ancora finiti.
NOTE
Narrativamente parlando Lo Hobbit viene prima de Il signore degli anelli, e fu scritto da Tolkien per un pubblico completamente diverso, un pubblico di ragazzi in cerca di una bella avventura fantastica, senza la pretesa di creare un’epica. Tolkien tornò poi in quel mondo con Il signore degli anelli, costruendo un universo ex novo da alcune premesse del suo precedente, ma distaccandosene molto.
Peter Jackson ha fatto l’operazione opposta: con Il signore degli anelli ha costruito, all’inizio del nuovo Millennio, una saga cinematografica di culto, rispettando, anche se con qualche modifica, i tre tomi che compongono la storia. A dieci anni di distanza ha voluto affrontare Lo Hobbit, ma, anziché accontentarsi di fare un film solo come prequel, ha voluto allungare un libro di trecento pagine in tre film di quasi tre ore l’uno.
Per allungare il tutto, procede fin dall’inizio del primo film per accumulo, introducendo una cornice a posteriori (Bilbo ricorda i fatti de Lo Hobbit poco prima della famosa festa di compleanno da cui parte Il signore degli anelli), rendendo la vicenda dei Nani una storia nella storia citando non poco le atmosfere de Il trono di spade, aggiungendo scene, richiamando personaggi che nel libro originale non c’erano.
Premettendo che è indubbiamente bello, soprattutto per chi ha visto i tre film precedenti, ritrovare il mondo della Terra di Mezzo e personaggi che si sono già conosciuti e amati, a cominciare dal sommo Gandalf, magistralmente doppiato da Gigi Proietti che non fa rimpiangere il comunque compianto Gianni Musy, ci sono però alcuni difetti forse inevitabili nel film.
Mentre La compagnia dell’anello, primo capitolo dell’altra trilogia, partiva subito in quarta, avendo a disposizione un testo ricco e lungo a cui ispirarsi, qui l’inizio è difficoltoso, passata la parentesi nostalgica con Frodo e Bilbo anziano si passa ad una lunga serie di gag con i Nani per convincere Bilbo ad aiutarli francamente un po’ noiosa. E anche il resto del film vive per lo più di luce riflessa de Il signore degli anelli, dando l’idea, spesso, di essere solo una serie di riempitivi per tirare avanti quasi tre ore.
Va detto che con il secondo capitolo le cose migliorano un po’, ma Lo Hobbit: Un viaggio inaspettato ha come difetto principale proprio la scarsa scorrevolezza, aggiunta ad una certa pesantezza di fondo.
Detto questo ci sono alcune cose memorabili, come il confronto tra Bilbo, il bravo attore televisivo Martin Freeman, e Gollum, che ha già tutta la carica di creatura patetica e dannata che avrà poi nella trilogia de Il signore degli anelli
Ecco, forse Lo Hobbit è più un’operazione nostalgica per chi ha amato la Trilogia dell’Anello che non un modo per trovare nuovi fan, un omaggio ad un fandom che ha riportato l’interesse per il genere fantasy, un interesse che per la cronaca funziona bene in libreria e fumetteria, un po’ meno bene al cinema. Un fandom a cui appartiene innanzitutto lo stesso Peter Jackson, dall’adolescenza lettore appassionato di Tolkien al punto di sentirsi lui stesso un abitante della Terra di Mezzo.