E POI VENNE IL COMPUTER… MA SOLO POI – PARTE 18 – LA COSA (1982)

Non doveva essere quello presentato al pubblico il finale del film: la leggenda narra che MacReady si trasformasse nella Cosa dopo che gli elicotteri erano venuti a salvarlo e dopo aver ucciso Childs, ma John Carpenter preferì lasciare il finale in sospeso.

Era fin dal 1975 che si progettava di fare non un rifacimento del film “La Cosa da un altro mondo” ma di prendere il romanzo e trasportarlo sullo schermo seguendone la storia più da vicino. Larry Coehn propose il progetto al produttore David Foster il quale lo propose a sua volta a Ned Tanner, presidente della Universal International. Egli acquistò i diritti del libro e della pellicola precedente.

La prima scelta come regista fu Tobe Hooper ma la Universal non poté mandare il progetto in porto perché non era per niente soddisfatta delle sceneggiature che le venivano proposte. Erano tutte troppo simili al primo film e Foster era stato estremamente chiaro: non doveva essere un remake ma un altro film.

Finalmente furono tutti soddisfatti della sceneggiatura presentata da Bill Lancaster, per la cronaca figlio di Burt Lancaster, e accettarono, un poco a denti stretti, l’arrivo di John Carpenter. La sfiducia era dovuta al fatto che “Dark Star” e “Distretto 13: Le Brigate della Morte” non erano andati bene e quindi, inizialmente, il suo nome fu scartato ma poi venne “Halloween”, con un ottimo incasso, e poiché è solo in quei termini che ragionano quasi tutti i produttori, anzi tutti, ecco che all’improvviso il nome di Carpenter, proveniente da un successo commerciale, può essere accettato.

Le riprese iniziano sui ghiacciai del Juneau, in Alaska, nell’estate del 1981. Vengono girate le scene con il cane e degli esterni della base americana, poi viene costruita anche la base norvegese in rovina e, per un maggiore realismo, attori e troupe accettano di girare quelle scene lì e non nello studio. Gli interni vengono costruiti alla Universal Studios in un set dotato di un impianto di refrigerazione in modo che la temperatura potesse essere abbassata per far risaltare, senza trucco, l’alito caldo trasformato in vapore, degli attori.

Ma il fulcro del film è negli effetti speciali e nel make-up ideati da Rob Bottin il quale aveva una sola disposizione da mantenere: usare il meno possibile la Stop Motion perché non era considerata convincente. Ispirandosi agli E.C. Comics degli anni ‘50 Bottin comincia a disegnare i suoi mostri: la Cosa non deve avere una forma precisa, deve essere niente e tante cose, un mutaforma continuo e inquietante. Le diverse versioni della Cosa erano scolpite in creta e da queste venivano colati degli stampi in schiuma di lattice nei quali erano installati i vari meccanismi per far muovere le creature. Molte sono state le componenti che sono servite per fare i mostri, citando a caso: gelatina di fragole, maionese, matite colorate e fuse, gomma da masticare scaldata, crema di grano e del cibo gelatinoso dello stesso tipo usato da un illustre predecessore, “Fluido Mortale”.

Ogni cosa che era possibile utilizzare dal punto di vista tecnico si può trovare in questo film che deve considerarsi un misto delle stesse, quindi troviamo marionette e fili, sistemi pneumatici e idraulici, servomeccanismi, cavi elettrici, radiocomandi, teste di burattini mosse all’interno con una mano. La scena del cane, all’inizio, che si apre e dallo stesso fuoriescono dei tentacoli è stata in realtà girata al contrario utilizzando dei tentacoli fatti di uretano.

Solo nella scena finale in cui MacReady affronta la Cosa è stata usata la Stop Motion e i corpi congelati dei norvegesi o anche i corpi che non avevano bisogno di animazione sono stati fatti usando la fibra di vetro.

La Testa di Ragno fu invece realizzata con il solito modello di volto in lattice e con zampe di alluminio collegate a delle ruote nascoste alla base: quando le ruote si muovevano le zampe si muovevano, un poco come i giocattoli per bambini in uso ancora oggi. Il tutto era mosso da un telecomando.

Il corpo di Norris fu ricostruito in lattice e la fila di denti che spunta dai lati del torace era mossa da un tecnico sotto il tavolo ed essa, ovviamente, trancia delle braccia finte. Anche per la testa di Norris che, staccatasi al corpo, avvinghia la lingua attorno alla sedia fu usato un modello radiocomandato e la scena della lingua camaleontica che si avviluppa è stata girata al contrario.

La nave spaziale fu ideata e costruita dalla Visual Concept Engineering di Peter Kuran in plastica e ottone: era larga circa settanta centimetri di diametro ed illuminata internamente in 160 punti diversi.

Il pianeta Terra, all’inizio, è un Matte Painting creato da Jim Danforth e l’universo era un classico cartone nero lucido nel quale poi, successivamente la VCE inserì le stelle, mentre l’astronave fiammeggiante, entrando nell’atmosfera terrestre, è un effetto animato computerizzato.

Rob Bottin lavorò anche diciotto ore al giorno e sia lui che i suoi collaboratori spesso dormivano negli studi: alla fine delle riprese fu ricoverato in ospedale per esaurimento nervoso e non ebbe nemmeno la soddisfazione di poter partecipare alla corsa agli Oscar perché la Make-Up and Hair Stylist Union di cui lui non era membro gli negò la candidatura perché i suoi dovevano considerarsi trucchi meccanici e non effetti di make-up.

Giovanni Mongini