Hurricane Polymar (conosciuto anche come Hurricane Polimar; in originale Hariken Porimā) è un anime giapponese in 26 episodi realizzato nella prima metà degli anni ’70 (1974 per l’esattezza) e prodotto dalla Tatsunoko Production. Nel 1996 ebbe anche un seguito, una sorta di rivisitazione futuristica realizzata in OAV, suddiviso in due episodi e intitolato Hurricane Polymar – Holy Blood.
Il serial originale è figlio di un periodo in cui la casa di produzione Tatsunoko prendeva spunto dai supereroi americani, realizzando anime come Tekkaman, Kyashan e Gatchaman: rivisitati e adattati alla cultura nipponica, i prodotti così nati si dimostrarono di grande successo, giungendo in Italia nei primi anni Ottanta.
L’anime è stato diretto da Hisayuki Toriumi (che si è occupato anche di alcuni episodi di Tekkaman, Daikengo, Gatchaman e di Baoh) su soggetto di Tatsuo Yoshida (Yattaman, Kyashan e Gatchaman), che si è occupato anche del character design insieme a Toshio Nagata, e sceneggiature di Jinzō Toriumi e Akiyoshi Sakai (oltre alle produzioni supereroistiche della Tatsunoko, ha scritto anche per Godam, Daikengo, Cyborg 009, Baldios, Golion e Arbegas). Al mecha design troviamo Yoshitaka Amano (Vampire Hunter D e tutti i videogame di Final Fantasy), Mitsuki Nakamura (Supercar Gattiger, Gundam, Zambot III, Star Blazers, Lamù e Ken il guerriero tra i tanti) e Kunio Okawara (Astrorobot, Ginguiser, Daitarn III, Trider G7, Gundam, Dragonar… solo per citarne alcuni), mentre le musiche sono opera di Shunsuke Kikuchi (Cybernella, Goldrake, Space Robot e Getta Robot, Gaiking, Danguard, Starzinger, Dr. Slump e Arale, Capitan Harlock e Dragonball… giusto per inquadrare il personaggio).
Ma vediamo la trama. Il giovane Takeshi Onikawara, un ragazzo all’apparenza goffo e scansafatiche, entra in possesso del polimet, uno speciale casco che riveste chi lo indossa di un polimero pressoché indistruttibile, consentendogli di trasformarsi in qualunque veicolo desideri (motocicletta, aereo, sottomarino, ecc.). Il ragazzo, in disaccordo con il padre (capo dell’Interpol), lavora come assistente di Joe Kuruma, un investigatore privato da quattro soldi, che opera con lo pseudonimo di Sherlock Holmes Jr., assistito dalla propria segretaria Teru (padrona dell’appartamento in cui lavora Kuruma) e da un cane San Bernardo di nome Barone. Grazie all’uso del polimet, Takeshi riuscirà a risolvere qualunque caso, diventando così Hurricane Polymar.
Nella serie, non mancano personaggi fortemente caratterizzati, come la già menzionata Teru Naruba, segretaria di Kuruma, dal look chiaramente anni ’70 e protagonista di numerosi siparietti “sexy”; il cane Baron (Barone), che ragiona come un uomo (ma non sa parlare) ed è l’unico a conoscere la vera identità di Hurricane Polymar; Joe Kuruma, investigatore scalcinato e pasticcione, armato di una pistola finta, caricata ad acqua (e a volte ad alcolici). Kuruma ha una fisionomia che ricorda un po’ Zenigata, il famoso ispettore che insegue sempre Lupin III, sempre con risultati negativi.
Il character design è molto curato, come in genere accade per ogni opera di Tatsuo Yoshida. È un anime estremamente violento anche nei dettagli delle scene di lotta mortale che Polymar ingaggia con i nemici di turno.
Nell’ultimo episodio della serie tra l’altro sarà proprio Barone, indossando il casco di Polymar, a salvare Takeshi e i suoi amici dalla banda nemica.
In ogni puntata i protagonisti indagano su una banda di criminali dediti alla rapina e si conclude inevitabilmente con lo scontro tra Polymar e gli sgherri, prima, e il loro capo, poi. Tutti i membri di ogni banda indossano tuta e armamentario in tema (solitamente) con qualche tipo di animale (topi, tartarughe, ragni, ecc.); per quanto usino tecnologie avanzate, si tratta sempre di esseri umani. Fra i vari criminali che Hurricane Polymar dovrà affrontare troviamo la temibile banda dei Ragni che vuole impossessarsi di tutto l’uranio del mondo per costruire una potentissima bomba atomica. Ci sono poi i ladri Talpa, specializzati nel furto di gioielli rari e preziosi all’interno di templi antichissimi. In un episodio la banda dei Dobberman progetta un attentato contro il direttore dell’Interpol Onitora, padre di Takeru, ma anche questa volta l’intervento di Hurricane Polymar sarà determinante e risolutore.
Particolari problemi incontrerà invece nell’affrontare la banda dei Gatti, che grazie agli ultimi ritrovati della scienza sottratti ai più grandi scienziati del mondo, tramano per dominare l’intero pianeta con la costruzione di armi micidiali: qui Hurricane Polymar dovrà far ricorso a tutte le sue più potenti trasformazioni per contrastare l’organizzazione criminale. Molto simile a questa è anche la banda dell’uomo-uccello Torimeka, che sequestra i migliori scienziati per costruire una razza superintelligente. In un altro episodio troviamo Polymar alle prese con la banda della Piovra Elettrica, alla ricerca della mappa dell’antico tesoro Indù, custodita all’interno dei dodici vasi Shibugaki. A volte l’ingenuità dell’ispettore Joe Kuruma è pari alla sua presunzione, come nel caso in cui viene usato come pedina dagli uomini Farfalla che si vogliono vendicare di un loro traditore. In seguito troviamo Polymar alle prese con la banda dei Topi, che in città compie un notevole numero di rapine mentre, come se non bastasse, un vecchio criminale sta per unirsi a loro dopo avere scontato venticinque anni di prigione per divenirne il capo. Le battaglie più spettacolari di Polymar sono quelle contro Picadale l’uomo fulmine e contro i pirati Pirakans, in quanto il nostro si trasformerà in sofisticate macchine da guerra.
Lo schema narrativo di tutti gli episodi è quello classico: ladri in azione, intervento dell’Interpol, intercettazione telefonica e arrivo di Joe Kuruma che si mette nei guai e infine arrivo risolutore di Polymar che sconfigge i nemici. Tuttavia sono molto fantomatici gli avversari che ricordano non poco i nemici dell’Uomo Ragno (vedi Goblin, Lizard, Avvoltoio, Octopus ecc.). Fra questi ricordiamo anche il Demone Congelatore, i Demoni Lucertola, la banda del dottor Yes, la Volpe Trasformista, l’Uomo-Piovra e i pesci-volanti.
Come dicevamo, il personaggio nel 1996 ebbe anche nuova vita con una sorta di seguito/reboot, una rivisitazione in chiave futuristica realizzata solamente in OAV e suddivisa in due episodi: Hurricane Polymar – Holy Blood (in originale Shin Hariken Porimā).
Prodotta sempre dalla Tatsunoko Production, la miniserie è stata diretta da Akiyuki Arafusa su sceneggiatura di Hideki Kakinuma (Gall Force, Bubblegum Crisis e Armitage). Questa volta al character design troviamo Yasuomi Umetsu (Megazone 23, Robot Carnival, Sol Bianca, Dante’s Inferno e il videogame Castlevania), mentre al mecha design Masashi Ishihama (La ragazza che saltava nel tempo).
La trama ci porta agli inizi del XXI secolo: la popolazione della Terra sta per sfiorare i 10 miliardi di abitanti. Troppi, al punto che le risorse potrebbero non bastare, portando un intero pianeta al collasso biologico. A meno di non cambiare la stessa natura dell’uomo, fino a permettergli di sopravvivere in nuovi ambienti. Ma qualcosa funziona anche fin troppo bene. E in una notte d’incubo, l’intero gruppo di ricerca viene letteralmente fatto a pezzi. Pochi giorni dopo, un misterioso pacco viene consegnato a Takeshi Yoroi, aiutante di Joe Kuruma, il più sgangherato detective di Tokyo Plus. E’ l’inizio dell’ultima leggenda dell’umanità, il ritorno di Hurricane Polymar.