Poe epidemiologo della modernità scintillante 8ttocentesca, mente disturbata in anticipo sul calamaio di Freud & altri agrimensori (come li chiamava Artaud) dell’inconscio.
Poe come vera antologia stilistica dei motivi grotteschi, arabeschi, tutti sinonimi del gotico, il romanzo nero nato dalla tradizione del feuilleton romantico.
Poe boulevard autostrada di situazioni fantasmatiche, enciclopedia sistematica mirabilmente riscritta e tradotta nel cinema e nel fumetto (penso a Battaglia, a Breccia col suo Lovecraft/Cthulhu pittorico…).
Poe istrione, simulatore, ingannatore dei sensi, scrittore dell’eccesso, volto al continuo rovesciamento del reale, al superamento dei confini fisici e mentali dell’identità letteraria.
Poe incantatore arcano, tecnico del suono irreale, ripetuto su strutture di lancinante amarezza; il Poe fonico che rigurgita nel racconto il suo medesimo disvelamento, quasi un Carmelo Bene macchina attoriale che gioca con lo sfasamento audio degli eventi (Usher, la casa, il temporale, il racconto nel racconto… ).
Poe teorico stesso dell’arte del componimento, lucido e spietato esegeta del suo universo di composizione, istrione di se stesso, cantore di un mondo chiuso, asfittico, in cui il crollo tangibile delle magioni è sempre un crollo antropologico, metafora della soffocante impossibilità di vivere.
In tutto Poe, in verità, non esistono intrecci, avvenimenti, scioglimenti, in quanto tutto è già avvenuto, dato, irreparabile. Poe è un linguaggio macchina insondabile e oscuro, filosofico e noioso, giocato sulle figure retoriche del simbolismo, dell’ecolalia.
Poe parla, racconta in prima persona (degli Io affetti dall’anancasmo patologico), spoglia una sintomatologia della burla in cui ciò che è detto potrebbe accadere all’infinito, come in un anello di Moebius.
Poe mette in scena manichini posseduti dal disturbo ossessivo compulsivo, o dalla sindrome ossessiva compulsiva, disturbo ossessivo coattivo o sindrome eccessiva, o psiconevrosi coatta.
DOC appunto.
Nei suoi Io letterari c’è una sintomatologia atta a costruire pensieri ossessivi associati a compulsioni (azioni particolari o rituali da eseguire) che tentano di neutralizzare l’ossessione stessa. Poe mette in scena le fatiche assurde e impossibili di uomini che vogliono ricostruire il proprio mondo interiore partendo da quello esteriore. I suoi parlanti sono presenze inquietanti di un mare tenebrarum che scorre così vicino al nostro da farci sentire parte in causa. Perché proprio lo sdoppiamento (preludio della follia più nera) è la tipica caratterizzazione di quello che verrà chiamato genere horror, un genere borghese, nato con la borghesia della seconda rivoluzione industriale.
Il borghese Jekyll e Hyde, il conte Dracula, il cittadino per bene che impazzisce e custodisce feticci nel suo appartamento (e non più castello – rudere). Il bravo borghese vive nella paura che ciò che ha rimosso (e crede di aver sconfitto col capitalismo, col progresso scientifico) possa tornare a bussare alla sua porta e presentargli un conto salatissimo, popolando la fitta geografia dei suoi computer con incubi pagani.
Il contratto sociale si sforza sempre di cambiare la nostra natura umana, quindi naturale, bestiale, ancestrale. Le convenzioni civili ci sono estranee, appartengono al simbolo, alla costruzione di una convenzione tra due individui.
Jekyll, Dracula, la Mummia e le vamp succhiatrici di Renzo Barbieri sono le maschere di un teatro borghese ossessionato dalle forze ferine che ci siamo lasciati alle spalle.
A questo Poe aggiunge tutt’altro: il timore della trasformazione borghese in un grottesco (arabesco) pagliaccio patologico affetto dal dark side del proprio stesso mondo computerizzato: ecco allora che ogni dettaglio (e il grottesco – gotico non è altro che una esagerazione di questi dettagli), ogni fobia sociale, può diventare una raffinata arte su cui affilare l’arma sottile dell’intelligenza.
Oggi Poe ci racconterebbe di altri Io affetti da un carattere egosintonico, incapaci di neutralizzare le immagini o gli impulsi sottocutanei della psiche. I suoi racconti metterebbero in scena altri crolli, altre case Usher, altri villini di Landor. Personaggi ossessionati dal controllare ripetitivamente che la macchina parcheggiata sia ben chiusa a chiave prima di lasciarla; personaggi che accendono e spengono la luce un certo numero di volte prima di uscire da una stanza; personaggi che alzano o abbassano in continuazione il volume della tv perché convinti che nessuna intensità sia adatta; personaggi che si lavano ripetutamente le mani a intervalli regolari durante il giorno; personaggi che evitano di calpestare le fughe di separazione delle mattonelle, ossia poggiano il piede solo al centro delle piastrelle; personaggi che hanno paura della contaminazione fisica o anche metafisica; personaggi alla ricerca della simmetria negli oggetti o capaci di accumulare enormi quantità di oggetti inutili senza riuscire a disfarsene.
Se vi riconoscete in qualcuna di queste brevi tracce narrative, allora benvenuti nel mondo di Poe DOC! Oppure più semplicemente nei SINTOMI DEL GOTICO!