Saggista e appassionato di cinema e di tutto quanto è Oriente, Riccardo Rosati ha scritto un po’ di tutto e di tutto un po’: da tempo collabora con le Edizioni Profondo Rosso di Luigi Cozzi e da poco ha scritto con lui un libro che… beh, non anticipiamo troppo e lasciamo che sia lui a parlarcene.
COMINCIAMO CON UNA DOMANDA DI RITO. CHI È RICCARDO ROSATI?
Cyrano diceva di sé che è stato tutto e niente. Scherzi a parte, posso rispondere in modo molto sintetico, per quanto concerne questo libro ho messo assieme due delle mie principali, sebbene non siano le uniche, specializzazioni: il cinema e l’orientalistica.
COME HAI COMINCIATO A SCRIVERE?
Sin dai primi anni di università, con dei brevi saggi e una sceneggiatura per un film; insieme a vari aforismi. I due migliori complimenti che mi si possano fare sono chiamarmi un linguista e uno scrittore, non allo stesso tempo però, sarebbe pretendere troppo!
VUOI PARLARCI DELLE TUE PRODUZIONI PRECEDENTI, IN PARTICOLAR MODO DI QUELLE A CUI SEI PIU’ LEGATO?
Ti sembrerà strano, ma io da tempo ormai provo sempre un certo distacco nei confronti del mio lavoro. Preferirei parlare perciò del futuro, di due opere in uscita questo anno: un manga, con i miei testi e i disegni di un mio amico, e la mia curatela editoriale di un libro che raccoglie gli articoli sull’Oriente, specialmente proprio sul Giappone, di Julius Evola. Per i veri conoscitori di questo grande pensatore si tratta di una autentica chicca.
CI SEMBRA DI CAPIRE CHE GLI ARGOMENTI DA TE TRATTATI SIANO MOLTO ETEROGENEI TRA LORO: QUAL E’ LA MOLLA DUNQUE CHE FA SCATTARE IN TE LA VOGLIA DI TRATTARE UN ARGOMENTO E DI SCRIVERCI UN LIBRO?
Una e sempre quella: approfondire una determinata tematica. Lo studio deve essere un punto di partenza, mentre molti sedicenti intellettuali di oggi si considerano già arrivati al primo successo.
RECENTEMENTE HAI PUBBLICATO PER LE EDIZIONI PROFONDO ROSSO IL VOLUME “GODZILLA 2014”, SCRITTO INSIEME A LUIGI COZZI. CE NE VUOI PARLARE?
Beh, è stata una soddisfazione scrivere un libro insieme a Cozzi, il quale è un esponente di primo piano nel panorama del fantastico in Italia. Abbiamo voluto parlare del più celebre tra i mostri cinematografici, con un taglio meno da fan e più da studiosi. Un libro agile, ma denso di contenuti e immagini. Quella di Gojira – da buon yamatologo utilizzo esclusivamente il nome giapponese – viene spesso liquidata come una serie di film di puro intrattenimento, un genere che la critica anglosassone definisce primal enjoyment; però non è affatto così. Se è pur vero che le orribili pellicole dirette negli anni ‘60 e ‘70 da Jun Fukuda hanno danneggiato moltissimo l’immagine di Gojira, ce ne sono tante altre validissime, specialmente quelle dirette da Ishirō Honda. Nel nostro libro, cerchiamo perciò di analizzare la serie dedicata al “Sauro Atomico” a 360°.
COME MAI LA DECISIONE DI OCCUPARSI DEL LUCERTOLONE PIU’ FAMOSO DEL MONDO DEL CINEMA?
L’idea è stata di Cozzi e io ho subito accettato. Nel 2014 ricorre il sessantesimo anniversario dall’uscita del primo mitico film e siamo per giunta in attesa che arrivi nelle sale l’ultima pellicola di Gojira. Dunque, quale momento migliore per scrivere un libro del genere?
QUAL È STATA LA PARTE PIÙ DIFFICILE NELLA RACCOLTA DEL MATERIALE?
Mi sono rivisto tutti i film di Gojira, dal primo all’ultimo! Per il resto, la tematica la tratto da anni, dunque conosco i vari testi di riferimento.
VISTO CHE SI TRATTA DI UN LIBRO SCRITTO A QUATTRO MANI, COME VI SIETE DIVISI I COMPITI TU E LUIGI?
È stato abbastanza facile, visto che con Luigi collaboro già da un po’. Io ho fatto l’analisi di ciascuna pellicola e lui ha inserito un suo testo. Non ci siamo coordinati in modo ferreo, abbiamo preferito che ognuno dicesse la sua, poi la vediamo allo stesso modo su molte cose che riguardano quella che io amo definire: la “cultura fantastica”.
CI SEMBRA DI CAPIRE CHE COMUNQUE IN QUESTI ANNI DI ATTIVITÀ HAI SEMPRE AVUTO UNA CERTA PREDILEZIONE PER IL FANTASTICO. CHE SIGNIFICATO HA PER TE QUESTA TEMATICA?
Una grande passione. È sufficiente dirti che molti anni fa tenni un corso presso una università popolare della Capitale intitolato, per l’appunto: “Cultura Fantastica”.
QUALI SONO I TUOI SCRITTORI PREFERITI?
Mi metti in difficoltà… sono troppi. Per la saggistica sicuramente John Ruskin. Parliamo di quelli che mi hanno segnato di più, Lovecraft e Tolkien per l’aspetto non-mimetico, ma poi la sublime crudeltà di Joseph Conrad, la purezza della semplicità di Albert Camus, gli opposti che si attraggono come nel caso di Jun’ichirō Tanizaki e Yukio Mishima, la geometria cosmico-classica di Italo Calvino e via dicendo. Ma ci sono anche autori geniali, quanto poco conosciuti, almeno dal vasto pubblico, è il caso di Laurence Sterne, uno scrittore dall’enorme talento. Oggi uno come lui ce lo sogniamo; a dire il vero ci sogniamo tutti i nomi che ho fatto poc’anzi, ma questo è un altro discorso.
E PER QUANTO RIGUARDA I FILM CHE PIU’ TI PIACCIONO, CHE CI DICI?
Fantascienza e poi fantasy. Un tempo amavo l’horror, ma crescendo ho maturato la convinzione che sia un tipo di cinema che ha ormai esaurito gli spunti migliori. A esser sinceri, mentre i primi due generi di cui ho parlato hanno prodotto tanti capolavori anche su pellicola, ritengo che tra il cinema horror e la letteratura a cui ispira vi sia troppa differenza. Non vedo proprio nessun regista al livello, ma neanche alla lontana, di Lovecraft e Poe.
ULTIMA DOMANDA, POI TI LASCIAMO AL TUO LAVORO. QUALI PROGETTI HAI PER IL FUTURO E QUAL È IL TUO SOGNO (O I SOGNI) CHE HAI LASCIATO NEL CASSETTO?
Progetti? Quello di vivere con più serenità e parlo da un punto di vista economico. Troppo spesso in Italia gli studiosi che hanno scelto di non far parte o, come nel mio caso specifico, di uscire dalle conventicole universitarie non dico che facciano la fame, ma non se la passano bene.
Sogni? La museologia è uno dei miei principali campi di studio. Il mio grande sogno, veramente da “fantascienza”, è diventare un giorno il direttore dei Musei Vaticani. Tuttavia, reputerei un sogno avverato anche riuscire a dirigere il Museo di Stibbert di Firenze: uno scrigno di tesori, ovviamente ignorato, come accade sempre alle cose belle in questa epoca.
DUNQUE… IN BOCCA AL LUPO PER TUTTO: SI DICE CHE LA ZONA MORTA PORTI BENE… NON SI SA MAI!