Titolo originale: Space Battleship Yamato
Anno: 2010
Regia: Takashi Yamazaki
Soggetto: Leiji Matsumoto
Sceneggiatura: Shimako Sato
Direttore della fotografia: Kozo Shibasaki
Montaggio: Ryuji Miyajima
Musica: Naoki Sato
Effetti speciali: Takashi Yamazaki
Produzione: Toshiaki Nakazawa e Kazuya Hamana
Origine: Giappone
Durata: 2h e 11’
CAST
Takuya Kimura, Meisa Kuroki, Naoto Ogata, Tsutomu Yamazaki, Hiroyuki Ikeuchi, Takumi Saito
TRAMA
Anno 2199: la superficie della Terra è quasi del tutto contaminata dai continui attacchi delle forze aliene di Gamilas, e in uno degli scontri viene uccisa una parte della flotta terrestre, tra cui il capitano Mamoru Kodai. Suo fratello Susumo, che vive sulla Terra dove va in superficie a cercare qualcosa di riciclabile, se la prende con il capitano Okita, ma giungono nuovi sviluppi. Giunge una sonda proveniente dal remoto pianeta Iskandar che dice che c’è un modo per salvare la Terra dalla contaminazione.
Per questo motivo, la nave spaziale Yamato di Okita parte per Iskandar, arruolando vari membri dell’equipaggio, tra cui Susumo, che durante il viaggio nello spazio imparerà ad apprezzare l’ormai anziano e morente superiore. Il viaggio riserverà non pochi problemi e pericoli e la salvezza della Terra richiederà sacrifici anche estremi, ma ci saranno possibilità e speranza di un nuovo inizio.
NOTE
Se c’è una cosa che gli appassionati di manga e anime imparano presto, è che i film dal vivo ispirati ai loro beniamini di solito sono ad essere buoni imbarazzanti. Una regola che però ha anche le sue eccezioni, come dimostra questo live action ispirato al celeberrimo manga e anime di Leiji Matsumoto, campione d’incassi in patria nel 2010, e inserito in Italia nella rassegna di film d’animazione giapponese della Nexo Digital.
Space Battleship Yamato in live action ha dalla sua ottimi effetti speciali, una trama rispettosa dell’originale anche se un po’ se ne discosta ma che strizza l’occhio anche a cult come Galactica e Star Trek, attori poco noti ma capaci e la capacità di riportare dopo anni di assenza al centro di tutto il tema del viaggio nello spazio, fondamentale per decenni nella fantascienza e ora dimenticato.
Un’occasione per i più anzianotti per rivisitare uno dei miti della loro infanzia e adolescenza: Yamato arrivò in Italia a fine anni Settanta con il titolo americano di Starblazers, i nomi cambiati e la fama (in fondo giusta!) di essere lo Star Trek giapponese, portando in un mondo futuro fatto di pianeti da salvare dalla contaminazione, di imperi alieni che attaccano metafora della guerra fredda, di viaggi nell’infinito con il destino che incombe.
Per i più giovani, l’occasione è quella di scoprire un classico della fantascienza nipponica, tra l’altro molto frequentato in patria, dove ci sono state tre serie anime, vari film riassuntivi e con nuove avventure e dove, dal 2012, è in corso un remake animato, sull’onda del successo al cinema del film in CGI di Capitan Harlock.
Forse può far sorridere il fatto che tutto parta dal Giappone, che viene visto come nazione leader, e più ancora che in altre opere di Matsumoto, ci sono alcune icone e segni di un certo nazionalismo, a cominciare dal richiamarsi ad una corazzata della Seconda Guerra Mondiale: ma alla fine ci si trova di fronte a un film capace di convincere e di indicare una via alternativa a un genere, come quello fantascientifico, che sul grande schermo negli Stati Uniti ultimamente accusa un po’ di stanchezza.
In Giappone questo live action ha avuto grandissimo successo, ma non ci sarà un seguito: ispirato alla prima stagione, dove si raccontava il viaggio verso Iskandar, con alcuni rimaneggiamenti, il film si conclude in maniera decisa e netta, eliminando uno dei personaggi fondamentali e bloccando possibili versioni sul grande schermo dell’Impero della Cometa e delle altre avventure. E bisogna dire che spiace un po’, visti gli ottimi risultati di questo film.