Si sono fatti conoscere per una serie di corti di vario genere e per alcuni documentari che hanno suscitato grande interesse, ora Giulia Brazzale e Luca Immesi hanno fatto il salto di qualità con il loro primo lungometraggio, Ritual – Una storia psicomagica, ispirato ai lavori di Alejandro Jodorowsky e hanno già fatto incetta di premi e nomination sia nel nostro paese sia all’estero. Abbiamo avuto il piacere di incontrarli per voi… eccovi “la strana coppia” del cinema italiano.
COMINCIAMO CON UNA DOMANDA DI RITO. CHI SONO GIULIA BRAZZALE E LUCA IMMESI?
L.I. Siamo due creativi. Veniamo entrambi da un piccolo paesino veneto in provincia di Vicenza, Thiene, ci siamo conosciuti alla scuola elementare e siamo abituati fin da quando eravamo piccoli, a sentirci dire in tono bonario dai nostri concittadini: “Siete strani voi due!”. Siamo sempre stati degli anticonformisti. Giulia ha studiato psicologia a Roma e Firenze. Io ho studiato Scienze della Comunicazione e ho fatto un master di regia alla NYU. Abbiamo fondato assieme una casa di produzione cinematografica nel 2003, Esperimentocinema, ed insieme abbiamo girato cortometraggi e documentari diffusi e premiati in Italia e internazionalmente. Ritual – Una storia psicomagica è il nostro primo lungometraggio.
COME AVETE COMINCIATO A OCCUPARVI DI CINEMA?
G.B. Come dicevamo, Luca ha frequentato la New York University. Io, invece, ho esordito con un cortometraggio nel 2002 dal titolo “Due pezzi pazzi” che ha raccolto il consenso di numerosi Festival ed è stato pluripremiato. Io penso di aver portato in dote una certa sensibilità. Luca possiede la tecnica, oltre che l’estro dell’artista che proviene dalla sua famiglia di pittori, scultori e pupari siciliani.
VOLETE PARLARCI DELLE VOSTRE PRODUZIONI PRECEDENTI, IN PARTICOLAR MODO DI QUELLE A CUI SIETE PIU’ LEGATI?
Abbiamo sempre amato la video arte. Quello che amiamo di più è forse “4ever young” che parla dell’ossessione della donna occidentale di rimanere per sempre giovane. Inoltre abbiamo sempre amato un cinema rivolto all’introspezione dell’essere umano e anche lavorare con i bambini. I cortometraggi che ricordiamo con più affetto sono: “Il gioco della guerra” girato con una camera 16mm a molla (la mitica K3), quello dell’Alfa Romeo Mito, che ha vinto il contest di Qoob e ha fatto partire la collaborazione con MTV, il cortometraggio “Be the One” contro l’omofobia, con la musica di Moby, o ancora “The Message” sempre con la colonna sonora di Moby, che parla di un astronauta che appare ad un bambino come un angelo. La sua immagine, il suo ologramma, esce da una capsula lanciata da un razzo spaziale e parla all’umanità. “Libido” cortometraggio girato in Red One con cui abbiamo vinto il premio del pubblico al 4K Festival a Los Angeles. Il documentario che più amiamo è “Din Don Down”, parla di un gruppo di ragazzi oligofrenici e con sindrome di Down che mettono in scena “Aspettando Godot”.
DOPO VARIE ESPERIENZE, AVETE DATO VITA AL PROGETTO ESPERIMENTOCINEMA: COME E’ NATO E COSA VI PROPONETE DI FARE?
Esperimentocinema è nato come casa di produzione digitale, siamo stati tra i primi in Italia ad importare la tecnologia digitale per il cinema, quando ancora si girava tutto in pellicola e si pensava che la pellicola sarebbe durata per un altro secolo. Vista la difficoltà nella distribuzione avuta in Italia con “Ritual – Una storia psicomagica” stiamo pensando di diventare anche una distribuzione. Ormai una copia di proiezione digitale costa veramente poco ma è il sistema distributivo italiano che ha bisogno di una scossa.
RECENTEMENTE, COME ABBIAMO GIA’ DETTO, AVETE GIRATO IL FILM “RITUAL”, BASATO TRA L’ALTRO SU UNA STORIA DI JODOROWSKI. CE NE VOLETE PARLARE?
Ritual è il nostro primo lungo. Ci è costato molta fatica, impegno e dedizione. Siamo andati contro tutti. Prima di partire ci dicevano che non saremmo mai partiti, quando siamo partiti che non l’ avremmo mai finito e quando l’ abbiamo finito che non l’avremmo mai distribuito. Ed eccoci qui. Abbiamo partecipato a festival internazionali, l’abbiamo venduto in 3 paesi esteri, grazie a un distributore francese che ha creduto in noi e usciamo al cinema in Italia l’ 8 maggio (in realtà il film è appena uscito, ndr), grazie a un altro distributore, questa volta italiano.
QUAL È STATA LA PARTE PIÙ DIFFICILE NELLA TRASPOSIZIONE DEI PERSONAGGI E DELL’AMBIENTAZIONE?
Scrivere Ritual è stato un lavoro lungo durato circa due anni. La storia si è sedimentata, creando vari strati e si è sempre più discostata dal progetto iniziale abbracciando sempre più temi universali come la maternità, la follia, le origini. Quando ci siamo focalizzati sulla protagonista però, sulle sue percezioni, sul suo sentire e affrontare gli eventi, il resto è stato relativamente semplice.
QUANTO DI STRETTAMENTE UGUALE AL SOGGETTO ORIGINALE C’E’ IN QUESTO FILM E QUANTO INVECE DI TOTALMENTE VOSTRO?
Il film è liberamente tratto dalla parte che parla di psicomagia de “La danza della realtà”. La nostra è una storia con una struttura narrativa classica in tre atti con una trama ben precisa e lineare, e questo è tutto originale. Quello che ci lega a Jodorowsky è che nella nostra storia tutti gli atti psicomagici presenti sono tratti appunto dai suoi libri. Ma, oltre a ciò, il nostro film è ricco di simboli, e mira a parlare all’inconscio, a tirar fuori qualcosa di sotterraneo, di irrazionale ed ancestrale.
LA SCENEGGIATURA E’ STATA POI VISIONATA DA TRE GRANDI NOMI DEL SETTORE, QUALI JEFF GROSS, UNO DEGLI SCENEGGIATORI DI ROMAN POLANSKI, CHRIS VOGLER, AUTORE DE “IL VIAGGIO DELL’EROE” E BRAD SCHREIBER DI “STORYTECH – HOLLYWOOD”: COME SIETE RIUSCITI A COINVOLGERLI E QUALI SONO STATI I LORO SUGGERIMENTI O COMUNQUE QUAL E’ STATO IL LORO APPORTO?
Jeff aveva visto “Libido”, uno dei nostri cortometraggi, e gli era piaciuta molto l’atmosfera. Da lì ci siamo conosciuti qualche anno fa a Cannes e siamo rimasti in contatto. Quando gli abbiamo detto che volevamo fare un film, gli abbiamo chiesto se voleva partecipare ma il suo cachet era troppo alto per noi. Ma dato che gli piaceva il progetto si è offerto di farci la revisione gratuitamente. Quindi una volta al mese o due gli mandavamo la sceneggiatura e lui ci scriveva pareri, note, ecc. E’ stato veramente utilissimo. Chris Vogler e Brad Schreiber sono i due soci fondatori di Storytech. Fanno revisioni di sceneggiature per blockbuster hollywoodiani ma anche per film indipendenti. Eravamo a Los Angeles per un corso organizzato da Red e anche in vacanza e gli abbiamo mandato una mail con il trattamento, che gli è piaciuto molto e per una piccola cifra si sono offerti di revisionare la struttura della storia. Una settimana dopo ci siamo trovati in un classico diner americano e abbiamo parlato per due ore del film: punti di forza, di debolezza, la struttura, i dialoghi. Sono emerse cose utilissime che ci sono servite tantissimo e che mai avremmo pensato di ottenere in un incontro in un ristorante. A fine meeting ci hanno consegnato la cassetta audio che avevano registrato durante l’incontro. Ci sembrava di essere in Twin Peaks! Ogni tanto la ascoltiamo ancora.
ALLA PELLICOLA HA PRESO PARTE, TRA L’ALTRO, IN QUALITA’ DI ATTORE, LO STESSO ALEJANDRO JODOROWSKY: VOLETE RACCONTARCI COME E’ ANDATA E SOPRATTUTTO COME E’ STATO IL VOSTRO RAPPORTO CON IL GRANDE MAESTRO… E VICEVERSA?
Mancava poco alle riprese, e ci siamo resi conto che non avremmo potuto girare senza il benestare del maestro. Sarebbe stato sia eticamente che legalmente scorretto. Così, sempre per l’incessabile danza della realtà, abbiamo scoperto che Jodorowsky avrebbe tenuto un reading di poesie in Italia. L’evento era stato organizzato a Monselice, vicino a Padova, da Fabio Gemo, un bravissimo attore, che interpreta il ruolo del barista, nel nostro film. Fabio è stato gentilissimo ci ha invitati alla conferenza stampa e così abbiamo avuto l’occasione di conoscere Alejandro. Essendo noi due sconosciuti, inizialmente, quando gli abbiamo detto che avevamo scritto un film sulla sua psicomagia, è rimasto molto perplesso, ma noi non abbiamo desistito, abbiamo insistito dicendogli che eravamo due professionisti. Così Alejandro si è fermato un momento a fissarci e poi ci ha scritto su una strisciolina di carta l’indirizzo mail della sua agente. Quando la nostra sceneggiatura è arrivata a Parigi, non solo ci è stata approvata, ma Jodorowsky ha acconsentito a girare un cameo nel film e ci ha concesso di usare nel titolo il termine “psicomagica”. Jodorowsky è un incredibile professionista. E’ istrionico, geniale, divertente ma ha anche un lato estremamente serio e professionale. Lavorare con lui come attore è stato un enorme privilegio ma è stato anche molto semplice e spontaneo.
COSA RAPPRESENTA PER VOI LA PSICOMAGIA?
La psicomagia, oltre ad essere un’ alternativa ad altri tipi di terapie, per noi significa la possibilità di esprimere l’inconscio attraverso atti paradossali. Spesso questi atti oltre ad essere curativi sono anche estremamente artistici e creativi.
QUALI SONO LE DIFFICOLTA’ DI DISTRIBUZIONE E PROMOZIONE DI UNA PELLICOLA QUANDO NON SI FA PARTE DI UNA MAJOR?
Le difficoltà sono tante e varie. Il sistema italiano delle grosse distribuzioni è molto chiuso e ormai non ci sono più delle logiche legate solo al libero mercato. Si distribuisce un film al cinema con in mente il meccanismo dei rimborsi statali per la distribuzione e con l’ obbiettivo di venderlo meglio in tv se al cinema raggiunge una certa soglia. Non c’è più la mentalità di scommettere su un film per farlo vedere al meglio in sala. Complice è sicuramente anche la scarsa affluenza degli spettatori italiani al cinema. Quindi spettatori italiani andate al cinema, supportate i film indipendenti e di qualità.
LA PELLICOLA SI E’ COMUNQUE FATTA STRADA NEL CUORE DELLA CRITICA E DEL PUBBLICO, VISTI I NUMEROSI PREMI E LE NOMINATION IN ITALIA E ALL’ESTERO: CE NE VOLETE PARLARE?
Per essere la nostra opera prima siamo molto soddisfatti e sentiamo di essere saliti di livello. Siamo stati a festival importanti che sono delle ottime vetrine internazionali: in competizione ufficiale al Copenhagen Film Festival, al Fantasia Film Festival a Montreal, al Pifan Puchon Film Festival in Sud Korea, alla 70a MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA nello Spazio della Regione del Veneto, al LONDON Underground Film Festival, all’ OPORTO Underground Film Festival e saremo presto all’ URUGUAY International Film Festival e all’Atlantic Film Festival in Spagna.
CI SEMBRA DI CAPIRE CHE IN QUALCHE MODO SIATE SEMPRE STATI AFFASCINATI DAL GENERE FANTASTICO: CHE SIGNIFICATO HA PER VOI QUESTA TEMATICA?
Il fantastico ci affascina e ti permette anche di strutturare storie originali e non convenzionali. Amiamo molti film a tematica sociale, li troviamo intensi e realisti ma a noi piace provare a parlare all’ inconscio, dove risiede la creatività, la fantasia, il sogno… e a volte anche il mostro. E’ un terreno dove ci troviamo a nostro agio sebbene le nostre storie si sviluppino sempre sul confine fra sogno e realtà. Questo riflette anche le nostre credenze. Chi ci dice che questa realtà che percepiamo sia vera? Anzi secondo molte scuole di pensiero esoterico non lo è affatto.
VENIAMO A UNA DOMANDA PIÙ GENERALE. DOVE TRAETE ISPIRAZIONE PER TUTTE LE VOSTRE STORIE?
Come dicevamo, dall’ inconscio, dalle percezioni, dai sogni, da quella parte ancestrale comune a tutti gli esseri umani. Ovviamente ci documentiamo molto su varie tematiche, leggiamo libri, articoli e quando un tema o più temi ci piacciono iniziamo a circoscriverli, a isolarli e a cercare di legarli assieme per poi sviluppare una storia.
QUALI SONO I VOSTRI SCRITTORI PREFERITI?
Questa è difficile, perché l’elenco è lungo e ce ne sono troppi da citare. Comunque così, dato che siamo in tema: Jodorosky chiaramente, Borges, Castaneda ma anche Eugenides, Osho, Camus, Hemingway, Hesse, Dick, Burroughs, Dostoevskij, Spinrad, Huxley, Calvino… e ce ne sono ancora tantissimi.
E PER QUANTO RIGUARDA I FILM CHE PIU’ VI PIACCIONO, CHE CI DITE?
Idem come sopra. Cuore selvaggio, Requiem for a dream, E.T., 2001: Odissea nello spazio, Arancia meccanica, Indagine di un cittadino al di sopra di ogni sospetto, Paris Texas, Il laureato, Novecento, Apocalypse now, Pi greco, Brazil, Il cuoco, il ladro, la moglie e l’amante, L’ elemento del crimine, Blade runner, Alien… ma ce ne sono veramente troppi.
ULTIMA DOMANDA, POI VI LASCIAMO AL VOSTRO LAVORO. QUALI PROGETTI AVETE PER IL FUTURO E QUAL È IL VOSTRO SOGNO (O I SOGNI) CHE AVETE LASCIATO NEL CASSETTO?
Abbiamo vari progetti nel cassetto e speriamo di poterli realizzare tutti prima o poi. Il progetto a cui attualmente vorremmo dedicarci di più è una favola iniziatica, ma per ora non possiamo dirvi di più.
ALLORA ASPETTEREMO IL MOMENTO IN CUI LO POTRETE FARE E VI DIAMO APPUNTAMENTO PROSSIMAMENTE… SU QUESTI SCHERMI!