Inventore della clonazione mal fatta, il cinema italiano si affida ai successi d’oltre oceano e, infatti, da qui in avanti, quello che uscirà saranno soltanto figli bastardi e disconosciuti di pellicole sul dopobomba iniziata con il personaggio di Mad Max e conosciuta in Italia come Interceptor (Mad Max - 1979), Interceptor, il guerriero della strada (Mad Max 2 - 1982) e poi Mad Max – Oltre la sfera del tuono (Mad Max Beyond Thunderdrome – 1985), una serie iperultramega che prese solo nel terzo film il nome del protagonista come era nei titoli originali perché il titolo Interceptor 3 era già stato registrato in Italia per un altro film allo scopo di camuffarlo per un falso sequel (anche questo accade da noi). Il genere poteva essere sfruttato facilissimamente dai produttori nostrani perché dagli sfasciacarrozze si acquista tanto con poco, case diroccate si trovano dappertutto, deserti e cave pure, calcinacci a sfare, che volete di più?
E qui veramente ci sarebbe una marea di titoli da presentare. Per non far torto agli imitatori di James Bond citati in precedenza e per puro dovere storico, segnaliamo qualche “perla del dopobomba”.
Antonio Margheriti firma Il mondo di Yor del 1983, nel quale l’eroe della vicenda è alla ricerca delle sue perdute origini la cui testimonianza è rappresentata da un medaglione; mentre le cerca, difende anche i deboli e gli oppressi dal solito barbaro tiranno in un mondo post-atomico.
Enzo G. Castellari o, se preferite Enzo Girolami, uno specialista del genere, gira nel 1982 il film 1990: I guerrieri del Bronx”, uno dei rarissimi casi in cui l’ambientazione delle riprese è veramente quella dichiarata: tratta di un tenente di polizia che cerca di salvare una ragazza in mano a una delle bande criminali che dominano il Bronx post-atomico. Un anno dopo il regista gira il seguito della pellicola intitolandolo Fuga dal Bronx, dove una potente società vuole far sgomberare tutto il Bronx. Allo sfratto si oppongono gli abitanti del sottosuolo. Scontri, massacri e morti a profusione, come è tipico di questo genere di film. Nello stesso anno, o forse un anno prima, la data non è certa, il nostro Castellari gira I nuovi barbari rinunciando al Bronx per spostarsi nella campagna romana e ambientando la storia nel 2019, dopo la solita catastrofe post-atomica. Qui si parla di One, capo della feroce banda dei Templares, il quale deve vedersela con l’eroe della vicenda, Skorpion, che non permette le sue vessazioni verso i più deboli.
Un altro specialista del genere è Sergio Martino, conosciuto ufficialmente come Martin Dolman, regista de L’isola degli Uomini Pesce del 1978 e di 2019: dopo la caduta di New York, datato 1983 e che coniuga meglio di tanti altri il post-atomico con la fantascienza vera e propria. La storia, infatti, parla di un eroe solitario, ovviamente post-atomico e alla Mad Max, che viene mandato in missione dai superstiti rifugiatisi in Alaska i quali stanno progettando e costruendo un’astronave che li porterà sulle stelle. Sapendo di essere tutti sterili essi hanno dato incarico al nostro eroe di portare da loro l’unica donna sulla Terra ancora in grado di procreare e questo perché il padre l’ha posta prudentemente in ibernazione prima del conflitto atomico. Nel 1995, riciclando parti dei due film il regista girerà La Regina degli Uomini Pesce, nettamente inferiore.
Il regista Aristide Massaccesi, conosciuto anche come Joe D’Amato, Kevin Mancuso, David Hills, Peter Newton ecc., gira nel 1980 “Porno Holocaust” in doppia versione, con e senza scene hard: in un’isola tropicale le radiazioni atomiche hanno ingigantito la fauna, ma non solo… c’era anche un indigeno al momento delle esplosioni e questi è ora un selvaggio brutale e ben dotato, come proveranno di persona le fanciulle che sbarcheranno sull’isola a seguito di una spedizione di ricerca.
Sotto vari pseudonimi, Massaccesi gira anche altri film fantascientifici (Ritorno dalla morte o Frankenstein 2000, 1991; Rosso sangue, 1981; Ator l’invincibile, 1982; La vendetta di Ator, 1983; e infine DNA Formula Letale, 1989, girato con il suo attore preferito George Eastman e cioè Luigi Montefiori). E’ adesso la volta di Endgame – Gioco Finale del 1983. Il film, conosciuto anche come Bronx: Lotta finale e I mutanti, non aggiunge molto di nuovo. La storia è ambientata nel 2025 dove il solito eroe accompagna verso la salvezza un gruppo di mutanti la cui sorte, in alternativa, sarebbe stata la morte. Nel 1984 Massaccesi gira Anno 2020: i gladiatori del futuro che è poi un rifacimento in chiave fantascientifica e post-atomica del western I 5 della vendetta di Aldo Florio: uno scienziato ha scoperto un’arma terribile e l’affida alla figlia che deve sfuggire ad alcuni predoni che le danno la caccia, alcuni mercenari l’aiuteranno.
Non possiamo concludere questa panoramica post-atomica senza citare Lucio Fulci, autore di film thriller ed horror che ebbero una grande successo all’epoca (002: Operazione Luna, Sette note in nero, Non si sevizia un paperino, Aenigma, Come rubammo la bomba atomica, La dolce casa degli orrori, L’Aldilà, Black Cat, La casa nel Tempo, Demonia, Un gatto nel cervello, Una lucertola con la pelle di donna, Manhattan Baby, Paura nella città dei morti viventi, Quella villa accanto al cimitero, Zombi 2, Zombi 3, ecc…). Il suo Conquest del 1983 è a cavallo tra preistoria e post-atomico e narra le vicende di uno strano essere con il corpo di donna e il volto coperto da una maschera, a capo di una tribù che compie dei sacrifici umani. Possiede degli strani poteri, ma viene contrastato da due eroi giunti da terre lontane, mentre I guerrieri dell’anno 2072 (1983) rientra in pieno nel sottogenere che stiamo trattando e possiamo notare subito come solo la fantascienza poteva inventarsi un futuro in cui Roma torna alla sua imperialità. Il business è dato dal Network che gestisce gli scontri in diretta tra i gladiatori. E dove si svolgono questi scontri? Al Colosseo! E che mezzi usano questi gladiatori? Ma le moto, è ovvio, come è ovvio che i gladiatori si stanchino di essere sfruttati, non sappiamo però se siano sotto contratto con la RAI o Mediaset…
Prima di passare agli anni Novanta, non possiamo infine non citare l’ottimo Luci lontane di Aurelio Chiesa, del 1988, tratto dal romanzo di Giuseppe Pederiali Venivano dalle stelle. Un’invasione pacifica quella ipotizzata in questo film. Un uomo rimasto vedovo si trova davanti alla moglie morta tre anni prima e da qui poi si scopre che è stato un alieno a prenderne il corpo, ma le intenzioni sono solamente quelle di poter comunicare con i terrestri, essendo loro fatti di pura energia.
(8.continua)