Complici gli amici di “Altrisogni”, grazie all’uscita dell’antologia “Ore nere – Otto racconti del terrore”, abbiamo avuto la possibilità di incontrare e conoscere meglio gli autori di questo volume. Tra questi troviamo Daniele A. Galliano.
COMINCIAMO CON UNA DOMANDA DI RITO. CHI È DANIELE A. GALLIANO?
Sicuramente, non è la persona più indicata per rispondere. Sono un Ingegnere, un informatico in particolare, che rifiuta lo stereotipo da barzelletta: amo le lettere e moltissimo la nostra lingua. Sono innamorato dell’arte di narrare: le storie sono la mia passione. La gioia più grande è condividere questo amore; infatti ho corteggiato mia moglie tra gli scaffali delle librerie, e ho creato per lei tante storie. Trasmettere questo ai nostri figli è un nostro impegno continuo. Raccontare di me mi piace molto meno che raccontare storie, non abbiatevene a male, ma posso dire in più che come nel mio lavoro, che ha una forte componente umanitaria, in effetti sono soprattutto le persone a interessarmi: le studio e le racconto. Perché in fondo, di cosa parlano le storie, se non di persone?
COME HAI COMINCIATO A SCRIVERE?
Praticamente, imparando a scrivere. I miei timidissimi esordi sono stati spietatamente stroncati dal nostro sistema educativo, tanto che solo di recente mi sono tornati in mente. Al termine del liceo, classico, ho sentito il bisogno di bilanciare gli studi scientifici e tecnologici con il piacere della scrittura. Erano testi immaturi e un po’ di maniera. Quando poi ho cominciato a lavorare e in seguito a mettere su famiglia, non c’è più stato tempo; ma le idee continuavano a venirmi a trovare, le storie a chiedere di essere raccontate. Così, una decina di anni fa, ho ripreso a scrivere storie più mature e soprattutto mi sono confrontato con manuali e corsi di scrittura. Si può dire che il terzo inizio è stato quello buono.
VUOI PARLARCI DELLE TUE PRODUZIONI PASSATE, IN PARTICOLAR MODO DI QUELLE A CUI SEI PIU’ LEGATO?
Certamente ho amato molto scrivere Non giocate con i mostri, ArsMedica 2013: mia moglie mi ha dato un ottimo spunto, che ho elaborato osservando i miei figli e i loro compagni di scuola. È stato simpatico scriverlo, ma anche la realizzazione è stata interessante, avendo potuto collaborare con un’ottima amica, l’illustratrice Simona Bordonaro. Quando poi ho avuto la possibilità di parlarne nelle scuole, ho scoperto che i giovani lettori meritano tutta la mia stima. Il complimento più bello: “È sicuramente una storia fantastica, che non può esistere; ma ci ho riconosciuto i sentimenti dei personaggi”. Non posso vantare un curriculum così ricco come gli altri autori della raccolta: precedentemente avevo solo pubblicato una favola scritta per i miei gemelli in un momento molto complicato della loro giovane vita.
RECENTEMENTE HAI PUBBLICATO ALL’INTERNO DELL’ANTOLOGIA “ALTRISOGNI PRESENTA: ORE NERE” IL TUO RACCONTO INTITOLATO “GUERRA SEGRETA”. CE NE VUOI PARLARE?
Non chiedo di meglio. Guerra segreta è nato nel contesto di un’opera più ampia. È infatti il terzo racconto che scrivo di chiaro impianto lovecraftiano, che però presenta un nuovo genere di personaggi, almeno per l’autore di Providence, che in genere dava il ruolo di protagonista a veri topi di biblioteca. Un po’ per la mia storia familiare, un po’ perché si scrive anche quello che si vorrebbe leggere, ho invece preferito calare nell’orrore il soldato combattente, un personaggio forse meno raffinato, ma più adatto all’azione. In particolare, questo racconto mi suggerisce un quadro più ampio, e potrebbe diventare il germe di un libro distopico, dove la lotta all’orrore sottende a grandi eventi storici.
QUAL È STATA LA PARTE PIÙ DIFFICILE NELLA CREAZIONE DEI PERSONAGGI E DELL’AMBIENTAZIONE?
Presuppone che sia stato difficile scriverlo, ma non è così. Non è che ami il lavoro di ricerca, ma non riesco proprio a essere approssimativo: mancherei di rispetto al lettore; quindi non trovo pesante creare correttamente l’ambientazione storica. In questo caso poi, ero in vacanza a Rodi, un’isola ventosa come quella descritta. I greci parlano italiano proprio come il vecchio dell’isola, mentre le parlate dialettali le ho imparate vagando per il nord-Italia al seguito di papà, il Generale Galliano. Giobatta è un personaggio che da tempo volevo raccontare e sono contento che abbia avuto tanto successo. Il vero problema è stato arginare l’ispirazione nelle ventimila battute del concorso.
VISTO CHE ULTIMAMENTE CAPITA SEMPRE PIU’ SPESSO, COME IN QUESTO CASO, DI LEGGERE MOLTI GIOVANI AUTORI, E NON SOLO QUELLI, ANCHE IN FORMATO DIGITALE, SECONDO TE QUALE SARA’ IL FUTURO DELL’EDITORIA? VEDREMO PIAN PIANO SCOMPARIRE IL CARTACEO A FAVORE DEGLI E-BOOK O PENSI CHE QUESTE DUE REALTA’ POSSANO CONVIVERE ANCORA PER LUNGO TEMPO?
Considerando che ho messo al mondo un giovane estimatore della carta, mi sa che l’avvicendamento sarà molto lento. Personalmente, uso molto gli e-book quando la loro comodità diventa fondamentale: in viaggio, o portando a spasso il cane di notte, magari sottozero. Il libro rimane però uno dei regali che preferisco fare e ricevere. I lettori mi sembrano un mercato molto più ostile a questo genere di innovazione, se confrontati con l’equivalente musicale: pensate se i libri cartacei avessero oggi la stessa diffusione dei dischi in vinile. Forse perché c’è comunque il CD, un bell’oggetto fisico da sentire proprio: i file mancano di questo aspetto.
CI PARE DI CAPIRE CHE IN QUESTI ANNI DI ATTIVITÀ HAI SEMPRE AVUTO UNA PREDILEZIONE PER IL FANTASTICO. CHE SIGNIFICATO HA PER TE QUESTA TEMATICA?
Sono stato introdotto al genere fantastico da mio padre, un grande estimatore della narrativa anglosassone. Io seguo molto la filosofia di Gene Roddenberry, il creatore di Star Trek; da Shakespeare aveva imparato che qualunque storia si racconti, in fin dei conti si finisce a parlare di persone e di come queste risolvano i propri problemi etici e affrontino i casi della vita. Ironicamente, tutto il fantastico che si mette a contorno per affascinare i lettori diventa quasi una lente di ingrandimento su aspetti dell’animo umano più difficili da riconoscere in un vissuto quotidiano. Però c’è anche una grande componente di mio personale interesse: mi avevano promesso la Luna, quando ero bambino, e ora invece non ci va più nessuno. Che peccato!
VENIAMO A UNA DOMANDA PIÙ GENERALE. DOVE TRAI ISPIRAZIONE PER TUTTE LE TUE STORIE?
Ispirazione è un termine azzeccatissimo: tutto quello che vediamo, respiriamo, mangiamo e ascoltiamo ci arricchisce e non aspetta altro che entrare a far parte delle nostre produzioni estetiche, non importa se si tratti di scrivere un concerto per archi o preparare una Caprese. Non penserete mica che il basilico ci sia finito per caso nel racconto. Mi capita quindi più spesso di osservare tutto quello che mi circonda alla ricerca di spunti, e il fatto che abbia sempre alcuni progetti in ballo, mi aiuta anche a prestare attenzione a certi dettagli. Il viaggio mi predispone molto a quest’attività, per questo attendo le vacanze. Quando invece noto che niente attira più la mia attenzione, significa che devo ricaricare le batterie e mi immergo in maratone di lettura. Al momento di scrivere mi aiuta tanto la musica, soprattutto il velluto della voce di Dean Martin.
QUALI SONO I TUOI SCRITTORI PREFERITI?
Se mettiamo insieme Lovecraft e McNab, che cosa viene fuori? I primi quattro nomi che mi vengono in mente però sono Heinlein, Gaiman, Murakami e Carver. L’ordine è molto significativo: vanno dal primo fantastico che mi ha fatto innamorare fino al minimalismo, cui aspiro come scrittore. Ognuno è un grande maestro del narrare: c’è chi crea un intero universo e chi lo ripone in un ditale, chi espone l’intricato mondo interiore delle persone con grazia fino al maestro del racconto.
E PER QUANTO RIGUARDA I FILM CHE PIU’ TI PIACCIONO, CHE CI DICI?
Onnivoro. Per questo ho DVD dappertutto e non ne sono mai sazio. Negli ultimi anni ho apprezzato molto The Artist, ma buon secondo è il primo Hunger games. Ringrazio J. J. Abrams per averci regalato due film fatti bene su Star Trek e più in generale Ridley Scott, ma mi chiedo come perdonargli Prometheus. E poi ogni tanto torno a guardarmi i classici di Hitchcock, così magari miglioro nel thriller, i grandi musical e ovviamente ogni film in cui abbia recitato Dean Martin.
ULTIMA DOMANDA, POI TI LASCIAMO AL TUO LAVORO. QUALI PROGETTI HAI PER IL FUTURO E QUAL È IL TUO SOGNO (O I SOGNI) CHE HAI LASCIATO NEL CASSETTO?
Per cominciare, vorrei portare al pubblico il seguito di Non giocate con i mostri, dato che vorrei farne una trilogia; quindi Senza mostri, che vacanza è? aspetta solo questo. Come ho detto vorrei continuare il filone di Guerra segreta, almeno fino a produrre una raccolta di racconti sullo stesso tema, tipo Guerra all’orrore, o qualcosa del genere. Nel frattempo scrivo anche altro, meno fantastico, più contemporaneo, tanto difficile. Se non dovessi fare altro per guadagnarmi da vivere, il mio sogno sarebbe dividere le mie giornate tra l’equitazione e la scrittura: che cosa potrei volere di più? Solo sfrenare la fantasia facendo correre la penna sulla pagina bianca mi regala l’euforia di un galoppo.
ASPETTEREMO ALLORA L’EVOLVERSI… DELLE GALOPPATE!