Finney nacque a Milwaukee, nel Wisconsin il 2 ottobre 1911, e gli venne dato il nome di John Finney. In seguito alla morte di suo padre, quando aveva tre anni, il suo nome venne cambiato in Walter Braden Finney in suo onore, ma tutti continuarono a chiamarlo “Jack” per il resto della vita. Frequentò lo Knox College di Galesburg, Illinois, città a cui avrebbe dedicato la raccolta di racconti I Love Galesburg in the Springtime (1963). Sposò Marguerite Guest, da cui ebbe due figli, Kenneth e Marguerite. Dopo aver vissuto a New York e aver lavorato per un’agenzia pubblicitaria (come Simon Morley, protagonista del romanzo Indietro nel tempo, del 1970), si trasferì con la famiglia in California all’inizio degli anni Cinquanta. Visse a Mill Valley, in California, e morì di polmonite ed enfisema a Greenbrae, California il 14 novembre 1915.
Il primo racconto di Finney, intitolato The Widow’s Walk, vinse nel 1946 un concorso promosso dalla rivista Ellery Queen’s Mystery Magazine. Il suo primo romanzo, Five Against the House, venne pubblicato nel 1954 e divenne un film l’anno seguente. Il romanzo della notorietà di Finney fu L’invasione degli ultracorpi (The Body Snatchers, 1955, noto in Italia anche col titolo de Gli invasati) e fu pubblicato, per la prima volta sulla collana “Urania” della Mondadori nel numero 118. Era una storia su un’invasione aliena e da essa venne tratto l’omonimo film del 1956 L’Invasione degli Ultracorpi (Invasion of the Body Snatchers), che ebbe differenti sequel e remake. Il romanzo racconta di alieni che prendono le sembianze di esseri umani per sostituirsi progressivamente a loro: il libro è stato oggetto di differenti interpretazioni, ed è stato ad esempio letto come allegoria della Guerra Fredda e delle ossessioni maccartiste sulle infiltrazioni di spie sovietiche negli Stati Uniti.
Al di là di questo suo successo commerciale e cinematografico il capolavoro di Finney è tuttavia, probabilmente, il romanzo del 1970 Indietro nel tempo. Si tratta di una storia di viaggio nel tempo che introduce nel genere la significativa novità di non prevedere l’uso di una macchina: il protagonista Simon Morley, pubblicitario newyorkese, viene mandato nella New York del 1882 da un’equipe di scienziati governativi che hanno ideato, sulla base delle teorie di Einstein, un modo di viaggiare nel tempo che prevede l’uso dell’ipnosi. “Il passato, dice Finney, non è morto: fili sempre più tenui lo legano al presente, e, calandosi mentalmente nella realtà di un’altra epoca e di un preciso luogo, si può imparare a “sentirlo” come vivo e pulsante, e “passare” dall’altra parte”.
Il film Kate & Leopold, con Meg Ryan, riproponendo una storia d’amore ambientata a New York tra l’Ottocento e il Novecento, riprende temi simili a quelli di Indietro nel tempo. Anche nel film La casa sul lago del tempo, con Sandra Bullock e Keanu Reeves si affronta il tema di una storia d’amore che ha per protagonisti due personaggi che vivono a Chicago in due epoche diverse. Il film Ovunque nel tempo (Somewhere in Time, 1980) diretto da Jeannot Szwarc, con Christopher Reeve e Jane Seymour, omaggia Jack Finney nel personaggio del dott. Finney, che invia il protagonista nell’Ottocento con metodi simili a quelli descritti in Indietro nel tempo. Robert Redford ha acquistato i diritti di Indietro nel tempo per farne un film, la cui produzione non è però mai stata avviata. Finney morì all’età di 84 anni, poco dopo aver concluso From Time to Time, seguito di Indietro nel tempo.
Noi però dobbiamo parlare in questa sede dei quattro film più uno tratti dal romanzo “Gli Invasati”, cominciando dal più famoso di tutti, oggi un classico a tutti gli effetti:
L’INVASIONE DEGLI ULTRACORPI (Invasion of the Body Snatchers – 1956)
PROLOGO
Il film si apre con un auto della polizia che si ferma nei pressi di un ospedale, dal mezzo scende il dottor Hill (With Bissell) il quale conferisce immediatamente con il medico a cui è stato dato l’incarico di esaminare uno strano individuo, forse un malato di mente, raccolto sull’autostrada. Il dottor Hill, a sua volta, è direttore di una clinica psichiatrica e cerca di farsi spiegare dall’uomo, in evidente stato di agitazione, cosa possa essere accaduto. Lo sconosciuto si identifica come il dottor Miles Bennell (Kevin McCarthy 1914 – 2010) e inizia a raccontare concitatamente la sua incredibile storia.
“<E’ cominciato giovedì della scorsa settimana. Ero a Boston per un congresso quando ricevetti un telegramma. Era la mia infermiera Sally (Jean Willes), mi pregava di rientrare subito a Santa Mira. Quello che feci. Scendendo dal treno, a prima vista, tutto mi sembrò normale, ma non lo era…>”
L’infermiera è venuta a prenderlo in stazione con la macchina e informa Miles, il quale svolge le funzioni di medico generico nella tranquilla cittadina di Santa Mira, che molti pazienti sono venuti ostinatamente a cercarlo. Pur avendo avuto l’indirizzo di altri medici, essi si sono rifiutati di andarci ed erano in attesa, con ansia, del suo ritorno. Durante il percorso per andare allo studio, Miles, che è alla guida per poco non investe il piccolo Jimmy Grimaldi il quale, all’improvviso, si era trovato davanti alla vettura. Il dottore frena bruscamente e in tempo. Scende dalla macchina e parla con la madre del ragazzo la quale gli dice che Jimmy non vuole andare a scuola. Miles nota il negozio della signora chiuso ed abbandonato e ne chiede il motivo, ma la risposta che ne riceve è vaga.
“<Jimmy che non voleva andare più a scuola, quel negozietto di frutta e verdura abbandonato e sporco, avrei dovuto capire che c’era qualcosa di anomalo, di insolito nell’aria…>”
La mattinata di Miles trascorre nel suo ambulatorio in maniera altrettanto anomala poiché, inspiegabilmente, quasi tutti i pazienti disdicono il proprio appuntamento. Mentre il medico sta preparandosi per andare a pranzo giunge nel suo studio Bechy Driscoll (Dana Wynter), sua vecchia amica e fiamma di un tempo: poi i due si erano divisi, entrambi si erano sposati ed entrambi, ora, sono divorziati..
La ragazza gli racconta che sua cugina Wilma (Virginia Christine) dice che lo zio Ira non è lui, ma un estraneo anche se in tutto e per tutto identico a lui. Miles sembra perplesso davanti a una dichiarazione simile e i due si accordano affinché, finito l’orario di ambulatorio, Miles passi a casa di Wilma per rendersi conto meglio della situazione. Giunge il tardo pomeriggio e, proprio mentre Miles sta per lasciare lo studio, entra il piccolo Jimmy con la nonna dichiarando che non vuole più tornare a casa dalla mamma “perché la mamma non è la mamma”.
Miles consiglia la donna di tenersi a casa il nipote per quella sera e, prima di uscire, dispone in modo che Sally telefoni alla mamma di Jimmy per rassicurarla su dove il figlio avrebbe passato la notte. Sempre più perplesso Miles si reca a casa di Wilma e di suo zio Ira (Tom Fadden) e, dopo aver parlato con lui, il medico si avvicina al dondolo del giardino dove stanno sedute le due donne.
Miles: “E’ lui, è proprio tuo zio.”
Wilma: “Non è lui…”
Miles: “Ma come fai a dirlo?”
Wilma: “Non è che sia tanto diverso, anzi, esteriormente sembra identico, ha la voce, i gesti, l’aspetto, proprio tutto dello zio Ira…”
Miles: “Allora è proprio lo zio Ira. Dà retta a me: mettiti il cuore in pace.”
Wilma: “Ma non è lui! E’ da bambina che lo conosco. E’ stato come un padre per me, quando mi guardava nei suoi occhi ho sempre visto… come una luce accendersi dentro, adesso non la vedo più…”
Miles: “E dimmi un po’, Wilma, ci devono essere delle cose che solo tu e lui potete sapere…”
Wilma: “Oh, sì certo. Gli ho fatto mille domande: rammenta tutto con una precisione sbalorditiva, come se fosse veramente lo zio Ira… ma, Miles, in lui non c’è emozione, niente! Finge di provare qualcosa… Le parole, i gesti, il tono della voce… tutto è identico, ma non il sentimento… no, ne sono certa: non è mio zio Ira.”
Miles cerca di tranquillizzare la donna, le consiglia un suo amico specialista promettendole di prendere un appuntamento per lei, poi si allontana in compagnia di Bechy.
“<Malati che improvvisamente guarivano, un bambino che diceva che sua madre non era sua madre, una donna che giurava che suo zio non era suo zio: qualcosa di strano c’era. Ma vagliando con animo sereno tutto ciò, che restava? Ben poco. Era evidente che la madre di Jimmy era veramente la madre di Jimmy e che lo zio Ira era veramente lo zio Ira…>”
Pur rimanendo con i suoi dubbi e le sue perplessità Miles non perde l’occasione per invitare Bechy fuori a cena e, mentre stanno per entrare nel ristorante, incontrano lo psichiatra amico di Miles, il dottor Dan Kauffman (Larry Gates) e da lui Miles apprende come questa “sindrome da parenti non riconosciuti” stia quasi prendendo la forma di un’epidemia, infatti si contano almeno un centinaio di casi simili che lo psichiatra considera come dovuti allo stress o all’isterismo collettivo. Dopo aver preso l’appuntamento per Wilma, Miles saluta il collega e, pur rimanendo perplesso, decide di dimenticare almeno temporaneamente il problema e di dedicarsi alla piacevole compagnia di Bechy. I due entrano nel ristorante e, mentre stanno per prendere un aperitivo nel locale semivuoto, il telefono dello stesso suona. La chiamata è per Miles, si tratta di un suo amico, lo scrittore Jack Belicec (King Donovan), il quale invita il dottore urgentemente a casa sua.
Alquanto seccato per il contrattempo Miles è costretto ad andarsene e Bechy sceglie di venire con lui. Jack è davanti alla porta di casa ad attenderli ed è raggiunto immediatamente dalla moglie, Teddy (Caroline Jones). Lo scrittore invita il medico, sempre più perplesso, a entrare e ad accendere la luce sopra il tavolo da biliardo e poi a togliere il panno che copre… un corpo.
Bechy: “La faccia sembra di cera.”
Jack: “La mia prima impressione è stata la stessa: non è vera.”
Miles: “Giusto, manca di espressione. Nessun segno caratteristico, nessuna ruga.”
Jack: “Questo non è un morto.”
Miles: “Ce l’avete un cuscinetto per timbri?”
Jack: “Ce ne dovrebbe essere uno, perché?”
Miles: “Non lo so… Beh, può sembrare pazzesco, ma ho l’impressione che se dovessi fare un’autopsia troverei tutti gli organi in perfetto stato… come risulta il corpo all’esame esterno… assolutamente in ordine e pronto a funzionare…”
Con il timbro Miles prende le impronte del corpo esanime.
Jack: “Nessun segno, non è un cadavere: è un essere completo, ma non finito.”
Teddy: “Quando sarà finito… che faccia avrà… Rispondi: che faccia avrà?”
Miles: “Non ne ho la più pallida idea, cara.”
Teddy: “Quanto… quanto credi che sia alto?”
Miles: “Oh… uno e settantacinque, più o meno.”
Teddy: “Quanto peserà?”
Miles: “Una settantina di chili: è abbastanza magro.”
Teddy: “Jack è uno e settantacinque e pesa settanta chili.”
A queste parole Jack ha un sobbalzo e stringe il bicchiere che teneva in mano frantumandolo. L’uomo ha una profonda ferita sul palmo e Miles gliela cura mentre sta cominciando seriamente a pensare a un eventuale collegamento tra questo cadavere non rifinito e la strana sindrome che si sta impossessando di Santa Mira. Ordina a Jack e a Teddy di restare svegli tutta la notte per seguire le eventuali modifiche del corpo e di chiamarlo appena, e se, si fossero verificati dei cambiamenti quindi esce dalla casa di Jack per accompagnare Bechy a casa.
“<Me ne guardavo bene dal farlo capire a Bechy ma adesso, per la prima volta, avevo paura. L’isterismo collettivo, quello che secondo Dan era la causa di tutto, non poteva giustificare la presenza di quel corpo in casa di Jack>.”
Miles entra in casa con la ragazza e i due vedono il padre di Bechy rientrare dalla cantina. I due si salutano poi Miles esce tornando verso casa. Durante la notte Teddy vede con terrore il corpo aprire gli occhi e, sul palmo della mano, apparire un taglio identico a quello di Jack. Urlando si precipita verso il marito che si era addormentato, lo sveglia e fuggono velocemente fuori di casa bussando alla porta di un semiaddormentato Miles il quale, dopo aver ascoltato gli ultimi sviluppi, telefona a Kauffman pregandolo di venire a casa sua poi, come colpito da una sensazione di pericolo, corre a casa di Bechy, entra nella cantina rompendo un vetro e comincia a esaminare quel luogo da dove ha visto risalire suo padre (Kenneth Patterson). Aprendo una cassapanca ed esplorandola alla debole luce di un fiammifero, egli scorge con orrore un corpo molto simile a quello della ragazza e il cui aspetto si va lentamente rifinendo. Si precipita sulle scale, sale al primo piano, scuote la ragazza nel suo letto, poi, visto inutile ogni tentativo di svegliarla, la prende in braccio e se la porta via. Ora sono tutti quanti riuniti a casa di Miles e un incredulo Kauffman ascolta la storia fantastica che i quattro gli raccontano. Decidono di lasciare le donne a casa a riposarsi e vanno da Jack: il cadavere è scomparso. Quindi entrano in casa Driscoll dalla porta che Miles ha lasciato aperta quando è uscito di corsa con Bechy in braccio e lì Kauffman cerca di convincerli che l’aver visto lì il corpo di Bechy era solo un’allucinazione, mentre per quanto riguarda l’altro corpo probabilmente si trattava di uno sconosciuto, ucciso, al quale avevano sciolto i polpastrelli nell’acido. In quel momento, armato di fucile, il padre di Bechy fa il suo ingresso nella cantina avvisandoli di aver chiamato la polizia e da Nick, il poliziotto che si affaccia dal finestrino dello scantinato, i tre ricevono la conferma che un corpo, con le caratteristiche di altezza e di peso rilevate prima e con i polpastrelli privi d’impronte digitali, è stato trovato su un mucchio di fieno. Anche se non molto convinti Miles e Jack se ne vanno. Il giorno dopo il medico incontra Wilma la quale gli chiede se può cancellare il suo appuntamento con lo psichiatra in quanto ora si sente benissimo e i suoi problemi sembrano essere cessati all’improvviso. Dopo aver parlato con Miles, Wilma rientra nel suo negozio dove spicca la scritta “Chiuso” e riferisce al padre di Bechy che la figlia è ancora a casa di Miles. (Ci sembra strano che Miles sappia di questa conversazione, visto che è lui a raccontare, ma poiché il prologo e l’epilogo sono stati messi a film finito, compresa la voce narrativa del protagonista, ecco spiegata l’imperfezione).
All’ambulatorio di Miles avvengono altri fatti strani: il piccolo Jimmy è arrivato lì con la madre e non vede l’ora di tornare a casa. E’ di nuovo sera.
“<Rientrando a casa in macchina non pensai ad altro che a Wilma e a Jimmy. Come era possibile che fossero tornati nomali in quattro e quattr’otto? E senza che io avessi fatto niente per guarirli…>”
Jack e Teddy, oltre a Bechy, naturalmente, sono rimasti ospiti a casa di Miles e stanno preparando da mangiare con il barbecue in giardino quando uno strano rumore proveniente dalla serra attira Miles il quale con orrore vede degli enormi semi che, schiudendosi con violenza, mostrano quello che era racchiuso nel loro involucro: delle forme umane. Miles chiama gli altri e tutti osservano atterriti il lento formarsi di quattro creature con il loro aspetto.
Bechy: “Assomigliano a dei grossi baccelli.”
Jack: “Sarà così che si è formato quel corpo in casa mia… Miles, ma da dove verranno?”
Miles: “Non lo so, se sono semi o baccelli cresceranno in qualche posto e qualcuno o qualcosa vuole che avvenga questa duplicazione…”
Jack: “E che cosa avviene dell’originale?”
Miles: “Non lo so. Forse quando il processo è completato l’originale verrà distrutto o disintegrato… No, fermo, che fai?”
Jack (Tenendo stretto in mano un forcone): “Non ho nessuna voglia di stare a vedere come sarò distrutto, lasciami!”
Miles: “No, no, non c’è nessun pericolo finché non si sono completamente formati. L’abbiamo visto l’altra sera a casa tua, abbiamo ancora un po’ di tempo.”
Teddy: “Basta che non ci addormentiamo. Quello è diventato Jack mentre dormivamo… Miles, gli altri noteranno qualche differenza quando è avvenuto il cambiamento?”
Miles: “Dovrebbero… Wilma e il piccolo Jimmy se ne sono accorti …”
Bechy: “Anch’io… di mio padre…”
Miles: “E’ proprio lui allora che ha messo l’altra notte in cantina uno di quei… (l’abbraccia) Oh, scusa…”
Bechy: “Sentivo che qualcosa non andava tra me e mio padre, ma pensavo che fosse colpa mia…”
Teddy: “Dobbiamo distruggerli, tutti quanti!”
Miles: “E saranno distrutti… fino all’ultimo, sì! Bisognerà perquisire tutti gli edifici, tutte la abitazioni, visiteremo uomini, donne e bambini. Vado a fare qualche telefonata.”
Jack: “Io resto a sorvegliarli.”
Teddy: “Sto con te.”
Jack: “E non chiamare la polizia! Nick, ieri, non deve aver visto proprio nessun cadavere all’obitorio.”
Miles rientra in casa con Bechy.
Bechy: “Perché non chiami Dan, ci potrebbe aiutare…”
Miles: “Dan?! No, temo sia troppo tardi anche per lui.”
Bechy: “Che vuoi fare?”
Miles: “Chiedere aiuti. Spero che quel che sta succedendo sia ancora circoscritto a Santa Mira.”
Il medico prende nervosamente in mano la cornetta del telefono.
Centralinista: “Sì, dica?”
Miles: “Pronto, qui è il dottor Benell, è urgentissimo: mi dia il Federal Bureau of Investigation di Los Angeles.”
Bechy: “Ma non ti crederanno!”
Miles: “Devo tentare.”
Bechy: “Da dove saranno venuti fuori?”
Miles: “Con le ultime conquiste della scienza tutto è possibile. Saranno il risultato delle radiazioni atomiche sulla vita vegetale o su quella animale, oppure qualche strana forma di vita di altri pianeti.”
Bechy: “Ma perché prendono l’aspetto umano, il nostro?”
Miles: “Non lo so, non lo so. Di qualsiasi provenienza, di qualsiasi origine essi siano una cosa è certa: chi li governa, istinto o intelletto che sia, deve avere una potenza incredibile… Ah, fantastica! Superiore ad ogni limite umano! L’unica cosa che mancava a quel corpo in cantina era una mente e stava…”
Bechy: “…Stava assorbendo la mia mentre dormivo. Miles, prenderei io stessa volentieri quel forcone!”
Centralinista: “Pronto, dottore? Ho chiamato “l’effe bi i” (esatto, pronunciato proprio in questo modo: “effe” invece di “ef” e “i” invece di “ai” e non sarà la sola volta) a Los Angeles, ma non risponde…”
Miles: ”Provi ancora, Signorina, è aperto giorno e notte… Se hanno preso la centrale telefonica è finita.”
Intanto, nella serra, i corpi sono in via di completamento, anche i volti, ora, si distinguono bene.
In casa, nel frattempo, Miles, è riuscito ad avere la comunicazione.
Miles: “…E’ un caso urgente, urgentissimo, senta ci sono sta…. sen… La comunicazione si è interrotta!”
Centralinista: “Adesso vedo… Mi dispiace, Dottore, Los Angeles non risponde.”
Miles: “Allora provi Sacramento. Mi dia il Municipio, voglio parlare col Sindaco.”
Centralinista: “La linea di Sacramento è occupata, Dottore, la richiamo più tardi?”
Miles (Apparentemente rassegnato) : “Ah, sì… bene Signorina, aspetterò…”
Miles si precipita in giardino e manda via Jack e Teddy allo scopo di cercare aiuti fuori città, Bechy insiste per rimanere con lui. Miles entra nella serra e distrugge i baccelli, ormai formati, a colpi di forcone quindi salgono in macchina e si dirigono verso la casa di Sally, l’infermiera. Si fermano per strada a fare benzina e, mentre da una cabina telefonica cerca di chiamare Sally, Miles si accorge che Mike, il benzinaio, sta armeggiando dietro al cofano. Fa finta di nulla e risale in macchina con Bechy, fatto qualche chilometro si ferma, apre il portabagagli e dallo stesso estrae due baccelli ai quali dà fuoco (distruggendo stupidamente una prova sicura di quanto aveva scoperto) e riparte velocemente. Miles si avvicina con prudenza alla casa di Sally lasciando Bechy in macchina. Guardando dalla finestra della casa della donna egli la vede con il signor Driscoll il quale ha in mano uno dei maledetti baccelli. Mentre sta per fuggire una mano lo blocca: si tratta di Nick, il poliziotto (Ralph Dumke) che cerca di fermarlo. Miles lo stende con un pugno e si precipita alla macchina ordinando a Bechy di ripartire. Ora le sue generalità, le caratteristiche della sua macchina e la descrizione sua e della ragazza, vengono diramate ai poliziotti di pattuglia: a Miles non resta che cercare rifugio dentro al proprio ambulatorio. I due lasciano la macchina in una vicina rivendita di auto usate e Miles vi applica sopra addirittura un cartello con il prezzo e si nascondono nello studio, pronti a passarvi la notte nell’attesa degli aiuti portati da Jack.
Miles: “Non dobbiamo chiudere occhio tutta la notte.”
Bechy: “O ci sveglieremo trasformati in qualcosa di inumano.”
Miles: “Molte persone perdono a poco a poco la loro umanità senza accorgersene. Non così tutto a un tratto, dalla sera alla mattina, ma la differenza è poca.”
Bechy: “Non tutti sono così, Miles…”
Miles: “Tu lo credi? Invece è vero. Ci si indurisce il cuore giorno per giorno. Solo quando dobbiamo lottare per difendere la nostra umanità ci accorgiamo quanto valga, quanto ci sia cara…”
Sono le prime ore del mattino. Il telefono ha squillato insistentemente in ufficio, ma i due si sono ben guardati dal rispondere. Dalla finestra dello studio scorgono una strana animazione nella piazza. Poi vedono arrivare dei camion pieni di baccelli che vengono distribuiti ai presenti secondo la destinazione dei paesi circostanti: l’invasione si va espandendo a macchia d’olio. Qualcuno cerca di aprire la porta: è la voce di Jack, Miles gli apre, ma dietro a lui entrano anche Dan Kauffman e Nick che porta due baccelli che ripone nella stanza attigua. Anche Jack e Teddy sono stati presi e duplicati e ora egli cerca di convincere Miles e Bechy di quanto stiano meglio ora di prima. Poi Dan prende la parola:
Dan: “Miles, tu come me, sei un uomo di scienza e, come me, sei in grado di apprezzare l’intima bellezza di questo fenomeno. Appena un mese fa Santa Mira era ancora una città come tutte le altre, piena di gente con mille problemi, quand’ecco avverarsi il fatto incredibile: semi che avevano vagato per anni nello spazio finiscono in un campo qui vicino, questi semi danno dei baccelli che hanno il potere di riprodurre, con assoluta fedeltà, qualsiasi forma di vita animale…”
Miles: “La loro provenienza è il cielo…”
Dan: “I vostri nuovi corpi stanno ora crescendo lì dentro, vi stanno riproducendo cellula per cellula, organo per organo. Non sentirete male… Mentre sarete immersi nel sonno essi assorbiranno la vostra mente per farvi rinascere in un mondo tranquillo, senza problemi.”
Miles: “Ma dove tutti sono eguali… povera umanità! Bechy e io non siamo gli ultimi rimasti. Gli altri vi distruggeranno.”
Dan: “Domani non lo vorrai più, domani sarai uguale a noialtri.”
Miles: “Io amo Bechy. L’amerò domani come l’amo oggi?”
Dan: “Non è necessario l’amore.”
Miles: “Niente amore? Nessun sentimento, solo l’istinto di conservazione, non potete amare né essere amati, vero?”
Dan: “Lo dici come se fosse una mostruosità, ma non lo è affatto. Sei stato innamorato altre volte, ma non è durato, non dura mai. Amore, desiderio, ambizione, fede, senza tutto questo la vita è molto più semplice.”
Miles: “Non m’interessa la vita così.”
Dan: “Dimentichi una cosa, Miles…”
Miles: “Cosa?”
Dan: “Non hai scelta.”
Jack e Dan escono lasciandoli soli affinché i due si addormentino e si siedono nell’ufficio attiguo aspettando che i baccelli siano pronti a compiere il loro diabolico lavoro. All’interno del laboratorio Miles cerca una via di fuga: prepara due siringhe con un potente composto, forse un sonnifero e ne dà una a Bechy poi, con un trucco, riesce a prendere alle spalle Jack e Dan facendoli addormentare. Nick assale a sua volta Miles, ma è Bechy che lo colpisce con la siringa. Non potendo uscire dalla porta posteriore perché è chiusa con un lucchetto e senza pensare di cercarla sui tre svenuti, i due escono in strada fingendo che l’operazione di trasformazione sia stata compiuta assumendo quindi un’espressione apatica e assente. Il poliziotto di guardia sembra crederci senonché Bechy vede un cane che sta per essere investito da un auto e si mette a urlare. I due salgono mentre il poliziotto sale nell’ambulatorio a controllare… Dopo pochi minuti una sirena scatena l’intera città contro i due che riescono a rifugiarsi e poi a nascondersi dentro a una vecchia miniera. Gli inseguitori passano sopra di loro senza accorgersi che Miles ha nascosto sé e la sua compagna in una buca coperta poi con assi. La caccia continua nei dintorni. I due sono sfiniti, si bagnano il viso con l’acqua fangosa di una pozzanghera cercando di resistere al sonno quindi odono in lontananza una canto bellissimo, struggente, per cui Miles si allontana per alcuni istanti cercando di scoprire di cosa si tratti. Purtroppo il risultato della sua ricerca è deludente: si tratta di una radio accesa in un camion dove si stanno caricando dei baccelli. Quando Miles torna sui suoi passi si trova di fronte a una terribile scoperta e a una sceneggiatura, peraltro impeccabile in altri momenti che presenta qui una vistosa smagliatura: la ragazza si è addormentata (e fin qui va bene) ed è stata duplicata (Come? Dove sta il baccello?) nei pochi istanti in cui Miles è stato lontano (deve trattarsi di un baccello potentissimo e dotato di turbo visto come è stato veloce malgrado la distanza da cui ha agito). Ora Miles, per obbligo della sceneggiatura, è solo. Nella sua fuga disperata raggiunge l’autostrada e cerca di fermare le vetture che scorrono via veloci gridando:
Miles: “Fermatevi! Dove correte, incoscienti? Ascoltate, siete in pericolo, siamo tutti in pericolo, Il mondo intero è in pericolo! Ascoltatemi o sarà troppo tardi… Fermatevi… fermatevi… fermatevi… fermatevi…”
Coloro che lo hanno inseguito fino a lì tornano indietro sapendo che nessuno gli avrebbe creduto mai.
Il dottor Hill, infatti, non crede una parola di quanto Miles gli ha raccontato e sta per farlo brillantemente internare quando viene portato al pronto soccorso un camionista che è rimasto sepolto, dice l’infermiere, sotto uno strano carico di baccelli giganti. Sguardo di comprensione tra Hills e Miles e corsa poderosa del primo verso i due poliziotti che lo hanno accompagnato, ed ecco che comincia a snocciolare ordini di dare l’allarme, di bloccare le strade (lui, il direttore di un manicomio) per poi precipitarsi al telefono per chiamare “l’effe bi i”… Comunque sia, per uno stravolto Miles il calvario è finito.
Siegel ha al suo attivo una filmografia di tutto rispetto ma ha girato nell’ambito della science-fiction solo questa pellicola che però è’ subito entrata nell’olimpo dei grandi classici. Dopo questo, per quanto riguarda il genere, Siegel ha diretto solo due episodi della serie Ai Confini della Realtà di Rod Serling.
E’ nato il 26 ottobre del 1912, è morto nel 1991 ed è stato il regista preferito di Clint Eastwood. Fu scelto dal produttore Walter Wanger per girare il film di cui aveva acquistato i diritti. Siegel dovette lottare duramente con i dirigenti della Allied Artists che consideravano la pellicola uno dei soliti film di mostri. Wanger aveva invece molta fiducia nel soggetto e lasciò che Siegel affidasse la sceneggiatura della storia a Daniel Mainwaring, abituale collaboratore del regista, il quale fu però aiutato a sua volta dall’aiuto regista Sam Peckinpah, futuro autore di pellicole come Cane di Paglia, Il Mucchio Selvaggio e Pat Garrett e Billy Kid. Il suo tirocinio con Siegel portò Peckinpah a interpretare un piccolo ruolo da gasista nel film. La pellicola costò pochissimo in effetti speciali: appena quindicimila dollari per realizzare i baccelli nella serra per cui Wanger poté dirottare le spese assumendo attori che dessero garanzie. La lunga battaglia con i dirigenti della Allied Artist non ebbe mai fine: il film finito destò molte perplessità con il protagonista Miles Bennell che urla nella strada “Adesso toccherà a te!“. E’ un finale amaro, quasi inconcepibile per l’epoca per cui la produzione ordinò a Siegel di cambiarlo, oltre che tagliare delle scene dove il regista cercava di stemperare la vicenda con un poco di umorismo. Siegel accettò di girare le sequenze iniziali e finali lui stesso in modo che il film mantenesse comunque una logica continuità per cui venne scritturato l’attore With Bissell il quale, per questa ragione, non è citato nei titoli, nel ruolo del direttore di un manicomio che ascolta incredulo il racconto di Miles Benell e alla fine gli crede mobilitando le forze di polizia e “l’effe bi i”, come dice il dialogo italiano. Il titolo della pellicola era originariamente “The Body Snatchers” e cioè lo stesso titolo del romanzo, ma Siegel voleva proporre un verso di Shakespeare “Sleep No More” (Non dormirai più) con l’ovvio riferimento al fatto che chi cede al sonno è perduto. Wanger accettò il titolo ma non così i produttori che lo sostituirono con un anonimo “They Came from Another World” (Venivano da un altro pianeta). La battaglia infuriò e Wanger cercò di fare in modo che venisse almeno lasciato il titolo del romanzo ma nemmeno questo gli riuscì perché dopo le prime uscite al film venne subito aggiunta la parte “Invasion of” che aggiunto al “The Body Snatchers” consolidò una volta per tutte il titolo definitivo della pellicola. Si è parlato a lungo anche in questo caso della possibile identificazione dell’invasione dei malefici baccelli con “il pericolo Russo” (Siegel aveva fama di conservatore), ma il regista ha inteso fare un discorso ben più complesso. Egli, infatti, definisce “mostri” gli uomini di tutti i giorni privi di sentimento e non c’è bisogno, per questo, di scomodare spore provenienti dallo spazio. Coloro che non soccorrono i feriti sulla strada, per esempio, sono mostri privi di sentimento allo stesso modo, se non peggio, di quelli che si vedono nel film. Lo stesso Siegel ha peraltro dichiarato: “Quando la pellicola è stata realizzata, né lo sceneggiatore, né io, tantomeno, pensavamo a un qualunque simbolismo politico. La nostra intenzione era di attaccare un’abulica concezione della vita.”
Si può anche rilevare come la pellicola di Siegel abbia dei punti in comune con film come Destinazione Terra o Tarantola di Jack Arnold e non solo per lo stile presentato dai due registi, ma per la impostazione: Sand Rock, come Santa Mira, è un tranquillo paese nel quale, lentamente, s’inseriscono fatti insoliti destinati a sconvolgerne la pace. Nel 1994 il film è stato scelto per essere conservato nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.
TERRORE DALLO SPAZIO PROFONDO (Invasion of the Body Snatchers – 1978)
In un mondo lontano delle strane spore lasciano un astro morente e si perdono nello spazio. Il loro girovagare attraverso stelle e nebulose le porta verso un pianeta azzurro contornato di nuvole… la Terra.
Comincia con queste sequenze il remake di un famoso film di fantascienza: L’invasione degli ultracorpi di Don Siegel, ispirato al romanzo “Gli invasati” di Jack Finney e non sarà nemmeno il solo perché, tra qualche anno, incontreremo Ultracorpi: l’Invasione Continua di Abel Ferrara, Invasion di Oliver Hirschbiegel e l’apocrifo Invasion of the Pod People, diretto da Justin Jones. Questa versione, per la regia di Philip Kaufman, costituisce anche una specie di seguito del film di Siegel, anche se, come vedremo, il termine non è del tutto esatto ma è indubbio che questo remake abbia, in alcuni momenti, reso omaggio al suo illustre predecessore. Torniamo quindi alla pellicola di Kaufman che si svolge non più in un piccolo paese come Santa Mira ma nella ben più grande e popolosa San Francisco. Le spore sono giunte inosservate sul nostro pianeta e si sono abbarbicate agli alberi, ai fiori e alle piante e si sono evolute in piccole bacche dal fiore rosa.
Una biologa del Ministero della Sanità, Elizabeth Driscoll (Brooke Adams), raccoglie uno dei fiori e se lo porta a casa dove trova, comodamente seduto sul divano, il suo convivente, Geoffrey (Art Hindle), ipnotizzato davanti al televisore per seguire le partite di baseball. Elizabeth cerca di capire di quale specie possa essere il fiore che ha trovato e giunge alla conclusione che si tratti di un “gre” cioè una pianta “epilobica”: il risultato della impollinazione di due piante di specie diverse che originano così una terza specie unica nel suo genere. Elizabeth mette la pianta in un vaso e lo colloca sul comodino vicino a un addormentato Geoffrey e si corica accanto a lui. Matthew Bennell (Donald Sutherland) è invece un vice direttore del Ministero della Sanità e il suo compito è quello di girare per i ristoranti a controllare le cucine e le condizioni igieniche delle stesse. È amico di Elizabeth e chiede alla ragazza di poter fare per lui un test per la salmonella dei reperti per la commissione di igiene domani mattina presto. Il giorno dopo Elizabeth vede Geoffrey allontanarsi senza nemmeno dirle una parola, passando davanti a un vecchio mendicante suonatore di banjo con il suo cane. Quando la ragazza torna a casa Geoffrey deve uscire per andare a una misteriosa riunione senza nemmeno guardare la finale di campionato. Elizabeth va a casa da Matthew e gli espone le sue perplessità circa lo strano cambiamento di Geoffrey ma l’uomo non le dà molto peso. Il mattino dopo Matthew esce di casa e saluta il vecchio Henry e cioè il suonatore di banjo. La giornata trascorre normalmente e Matthew sta per rientrare a casa quando una mano gli si poggia sulla spalla, lui si gira di scatto: è Elizabeth, molto scossa dagli avvenimenti della giornata. Matthew prende la macchina e, mentre accompagna la ragazza da un suo amico psichiatra, si fa spiegare da lei l’accaduto.
Elizabeth: “Continua ad incontrarsi con persone… Sembra che tutti si riconoscano tra loro, che ci sia qualche cosa che li lega gli uni agli altri, qualche segreto… dà la sensazione di una grande congiura.”
Matthew: “Ma, via… Congiura! Quale congiura!”
Elizabeth: “Matt, io ti dico che qui sta accadendo qualcosa, qualcosa che mi spaventa, ho cercato tutt’oggi di vedere Geoffrey, di parlare con lui. Lui è sempre allo studio la mattina…”
Elizabeth trova lo studio dentistico chiuso e, dalla finestra dell’atrio, vede in strada Geoffrey che si allontana con la sua infermiera e li segue.
Elizabeth: “Era veramente strano… Geoffrey aveva incontri con ogni tipo di strani individui… Si passavano cose tra loro…”
Matthew: “E non ne conoscevi neanche uno?”
Elizabeth: “No, tutti sconosciuti.”
Matthew: “Beh, forse erano pazienti di Geoffrey…”
Elizabeth: “No, no Matthew, ne sono sicura! L’ho seguito per tutto il giorno da un capo all’altro della città e dovunque andava c’erano questi incontri con persone estranee… Mi sentivo così stupida… Questo andare in giro pedinandolo, spiandolo, non riesco a parlarci… Che posso fare?”
Matthew: “Okay, beh… Kibner sarà in grado di spiegarti qualcosa…”
Elizabeth: “Io non ho bisogno di uno psichiatra!”
Matthew: “Ma devi dimenticarti che è uno psichiatra, pensa a lui come un uomo intelligentissimo, molto umano. È alla presentazione di un suo libro: è anche uno scrittore molto noto, vedrai che ti piacerà! Basta solo che ti dimentichi il fatto che è uno psichiatra.”
Elizabeth: “Non lo so! Matthew, ho vissuto per tutta la vita in questa città ma in qualche modo, oggi, sentivo che era cambiata. La gente era diversa. Non solo Geoffrey ma tutti. Ieri sembrava tutto normale, oggi tutto lo sembrava ugualmente ma non lo era, era un incubo, era una cosa spaventosa, come se la città fosse cambiata in una notte!”
Mentre Matthew cerca di distrarla con qualche parola entra in scena il primo omaggio del regista al film precedente: un uomo, inseguito da un gruppo di gente, quasi si getta sulla macchina di Matthew, nei titoli di coda è indicato come running man ma noi lo abbiamo conosciuto come Miles Bennell e cioè l’attore Kevin McCarthy, protagonista de L’Invasione degli Ultracorpi, permetteteci quindi di chiamarlo così.
Miles: “Aiuto! Aiuto! … Arrivano! Arrivano! Arrivano!”
Matthew: “No, no, mio Dio! Lo sportello… Bloccalo!”
Miles: “Ascoltatemi, arrivano… Arrivano!”
Elizabeth: “Ma non dovremmo aiutarlo?”
Miles: “Ascoltatemi… Ascoltatemi!”
Matthew: “Questo è pazzo da legare!”
Elizabeth: “È terrorizzato!”
Miles: “Poi toccherà a voi! Vi prego, anche voi siete in pericolo, vi prego, ascoltatemi… E’ una cosa terribile, vi prego, toccherà anche a voi… aiuto… anche a voi… arrivano… arrivano…”
Si allontana di corsa, sempre inseguito, e scompare dietro l’angolo di una via, poi si ode uno stridìo di freni e un urto soffocato. Quando l’auto di Matthew gira l’angolo Miles giace a terra, morto, con attorno le persone che lo inseguivano, mute e immobili davanti al suo corpo. Giunti nel luogo dove Kibner presenta il suo libro Matthew cerca di sapere per telefono, chiamando la polizia, cosa possa essere accaduto ma non riesce ad avere alcuna informazione utile. Intanto Elizabeth vede Kibner che cerca di calmare una donna in preda a un attacco isterico convinta che il marito non sia il marito. Dopo aver cercato di intervenire nella questione senza risultato, Elizabeth vede che Kibner riesce a calmare la donna che torna a casa con il marito. Matthew presenta la ragazza allo psichiatra e a un altro amico di entrambi, Jack Bellicec (Jeff Goldblum), titolare con la moglie Nancy (Veronica Cartwright) di un azienda termale e poeta mancato a tempo perso. Permetteteci, ora che abbiamo conosciuto i personaggi principali della vicenda, di soffermarci sui nomi degli stessi e dei ruoli che hanno assunto in questa versione. Rispetto al film di Siegel Miles Bennell è diventato Matthew Bennell ed è passato da medico generico a vice ispettore del Ministero della Sanità. Bechy Driscoll ha cambiato anche lei solo il nome in Elizabeth ma qui è una biologa. Jack Belicec è rimasto tale e quale solo che da scrittore è scaduto a poetucolo mentre Wilma è passata a chiamarsi Nancy. Cambiamento totale invece per Dan Kauffman che è diventato in questa versione uno psichiatra di grido: David Kibner, peraltro interpretato da Leonard (Spock) Nimoy. In ultimo ci piace ricordare che in questo secondo film Miles gridava anche la frase “È vent’anni che lo sto dicendo!” ma è stata tagliata nella versione italiana perché incomprensibile. D’altra parte, all’epoca, e forse nemmeno oggi, la Warner, distributrice del film, non sapeva che si trattava della riedizione di una pellicola abbastanza famosa e apprezzata anche dalla critica non specializzata, ma è noto che per molti distributori, come per oggi molti videotecari, vendere o noleggiare pellicole, videocassette, scarpe o anche gondole è la stessa cosa, per quello che ne capiscono…
Spostiamo ora la scena presso i bagni dei coniugi Bellicec, uno strano tipo dalla lunga barba si è appena allontanato dalla corsia e, dietro una tenda si ode uno strano scricchiolio sinistro… Nel frattempo Matthew ha accompagnato a casa Elizabeth: il colloquio con Kibner l’ha un po’ calmata ma, per scrupolo, l’uomo l’accompagna fin dentro casa, entrambi chiamano a gran voce Geoffrey che, nascosto dietro un angolo, non risponde… Convinto che tutto sia a posto Matthew se ne va e va al centro termale dei Bellicec i quali hanno appena trovato uno strano corpo abbandonato su un lettino per massaggi.
Nancy: “Senti, io chiamo la polizia!”
Matthew: “No! Non lo fare…”
Nancy: “Perché?”
Matthew: “È meglio di no! Penso che Jack abbia ragione… sembra allo stato fetale con faccia e corpo da adulto…”
Nancy: “Questo è un mostro. Ha i peli dappertutto…”
Matthew: “Sembra incompiuto… Il naso, le labbra, le orecchie…”
Jack: “Le mani… Ma tutto come se fossero solo sbozzati, quasi informi.”
Nancy: “Jack! Non toccarlo, ma non ti fa ribrezzo?”
Matthew: “Niente respirazione…”
Jack: “Non ha impronte digitali.”
Matthew: “Non ha le impronte… Come un feto!”
Nancy: “Se hai detto ora che era un adulto!”
Matthew: “Ho detto che era adulto solo perché è alto. Tu quanto sei alto?”
Jack: “Un metro e novanta.”
Matthew: “E quanto pesi?”
Jack: “Ottantadue, perché?”
Nancy: “Ah no! Oh no, no Matthew! Oh Jack!”
Matthew si precipita al telefono.
Jack: “Chi stai chiamando?”
Matthew: “Elizabeth..”
Jack: “Perché chiami Elizabeth?”
Il telefono suona a casa della ragazza e lei allunga la mano, stacca la cornetta e se la porta all’orecchio, ma un tremendo torpore l’assale… Geoffrey prende il ricevitore e stacca la linea. Al suono di occupato Matthew si precipita a casa della ragazza non senza aver detto prima ai due di chiamare David Kibner.
Intanto Jack si è sdraiato un poco per riposarsi, Nancy si avvicina al corpo che apre gli occhi davanti a lei. La donna urla e trascina via un frastornato Jack nell’altra stanza e, per poco, non rovinano addosso a David…
Nel frattempo Matthew è entrato di nascosto in casa di Elizabeth e Geoffrey, quest’ultimo è seduto al piano di sotto davanti alla televisione. L’uomo sale in camera da letto ma prima, con orrore, vede un corpo quasi identico alla ragazza, che si sta formando tra le piante del patio. Non riuscendo a svegliare Elizabeth, Matthew se la porta via. Intanto David non ha trovato nessun corpo dai Belicec e anche la polizia, chiamata da Matthew a casa di Geoffrey, non trova nulla, anzi è solo grazie all’intervento di David se egli evita una denuncia di violazione di domicilio. È l’alba e sono tutti radunati in casa di Matthew.
David: “Va bene, torniamo da capo e ripercorriamo il cammino, passo per passo. Tutti voi avete visto un corpo là ai bagni. Avete pensato che fosse un morto, non sapevate che cosa fosse, lo avete toccato, tutti l’avete toccato. Nancy gli ha visto aprire gli occhi…”
Nancy: “Guardava diritto a me!”
David: “E Belicec? Anche tu gli hai visto gli occhi aperti?”
Jack: “No! Io l’ho visto sanguinare il naso!”
David: “Beh, ma se gli hai visto sanguinare il naso e Nancy ha visto che aveva gli occhi aperti, non poteva che essere vivo!”
Matthew: “David, dove sbagli è nel volerlo considerare un essere umano, non era umano. “
David: “Matthew… Che altro poteva essere?”
Matthew: “Era un corpo, non un essere umano.”
Jack: “Aveva dei peli bianchi addosso…”
Matthew: “Cresceva… Quello allo stabilimento di Jack era… era uguale a Jack ma non era sviluppato come quello di Elizabeth.”
Jack: “E aveva una specie di viticci…”
Matthew: “Quello accanto ad Elizabeth cresceva a sua immagine…”
Elizabeth: “E se Matthew non mi portava via di la… la stessa cosa che è successa a Geoffrey sarebbe successa a me!”
David: “Elizabeth, mi direbbe qual è la sua opinione precisa su quello che sta accadendo?”
Elizabeth: “È come se le persone fossero duplicate e una volta che è successo a te sei parte di questa cosa… e a me era quasi successo!”
Nancy: “Senta! La ragione per cui non crede ad Elizabeth è perché l’altro corpo di Elizabeth è sparito e lo sa perché è sparito? Perché Geoffrey lo ha portato via!”
Jack: “Che ne è stato dell’altro mio corpo allora?”
David: “Oh, amici, per favore, volete ascoltarmi un momento? Scusate ma volete rendervi conto di quello che dite? Vi concedo che un corpo sia stato rimosso, perfino che si sia alzato e se ne sia andato, ma quando voi parlate di un altro corpo di Jack, di un altro di Elizabeth, di persone che verrebbero duplicate non vi sembra di farneticare?”
Elizabeth: “Crede che noi non lo sappiamo quanto sa di insensato? Ma cosa crede che facciamo, che ce lo stiamo inventando?”
Jack: “Che cos’è che ti sembra inaccettabile? Ci credi che il corpo ai bagni era uguale a me? E che quello a casa sua era uguale a lei?”
Elizabeth: “Saremmo tutti impazziti?”
Nancy: “Lei sta cercando di convincerci che siamo tutti dei visionari, perché sta cercando di fare questo?”
David: “Io sto solo cercando di aiutarvi. Mi chiamate nel cuore della notte chiedendomi di venire ad aiutarvi. Questo solo cerco di fare.”
Jack: “Beh, scusaci se noi ti abbiamo svegliato… Se… Se ti abbiamo disturbato. Hai ragione, credo che ti dobbiamo delle scuse… Insomma voglio dire, sono proprio brutte cose da farsi… hai anche sconvolto mia moglie…”
Durante la conversazione Matthew era uscito in terrazza, David lo raggiunge.
Matthew: “Io non so cosa sia e da che dipende ma io ero lì, ho visto quella cosa e la combatterò!”
David: “Matthew, amico mio, io a te credo. Ti conosco da troppo tempo per non crederti, ma che cosa vuoi fare?”
Matthew: “Beh, se avessi il sostegno delle autorità istituirei lo stesso tipo di misure d’emergenza che si adottano per una epidemia di colera o l’epatite virale, qualcosa del genere!”
David: “Che cosa vuoi che faccia io?”
Matthew: “Forse con il Ministero della Sanità la spunterei ma, se esplode il panico, serviranno la Polizia e la Guardia cioè a dire il Sindaco e… il Sindaco è un tuo paziente vero?”
David: “Come lo hai saputo? Cosa vuoi che faccia?”
Matthew: “Gli puoi preannunciare una mia telefonata?”
David: “Lo chiamo io tra un’ora. Sarò al mio studio se ti viene qualche altra idea. Tienimi al corrente, telefonami!”
Lo psichiatra scende la scala esterna e raggiunge la sua macchina e, dentro la stessa, troviamo Geoffrey con un’altra persona. David li guarda ed esclama.
David: “Al più presto possibile.”
In casa di Matthew intanto vengono formulate una ridda di ipotesi, soprattutto Nancy ed Elizabeth sembrano particolarmente agitate.
Jack sta annusando uno strano fiore trovato assieme a degli altri fiori. Matthew ascolta in silenzio.
Elizabeth: “Buttalo via, Jack!”
Jack: “È una bacca con il fiore sopra.”
Elizabeth: “È un fiore che non mi è riuscito di trovare in nessun libro perché è una nuova specie.”
Nancy: “Jack, buttalo!”
Jack: “È solo un fiore rosa.”
Elizabeth: “Potrebbe essere venefico! Sentite: io ho visto questi fiori dappertutto, crescono come parassiti sulle altre piante, improvvisamente! Ma da dove vengono?”
Nancy: “Dallo spazio!”
Jack: “Non diciamo sciocchezze… Dallo spazio…”
Nancy: “Perché no?”
Jack: “Perché non viene dallo spazio!”
Nancy: “Perché?”
Jack: “Vogliamo tirar fuori anche i fiori spaziali adesso?”
Nancy: “Ma, scusa, perché non dei fiori spaziali? Perché dobbiamo solo aspettarci dei dischi volanti?”
Jack: “I dischi volanti io non li ho mai aspettati davvero!”
Nancy: “Ma forse hanno altri mezzi per entrare nel nostro sistema…”
Elizabeth: “È giusto! Potrebbero entrare in noi solo toccandoli o sentendone il profumo!”
Nancy: “Non ce ne accorgeremmo mai. Già siamo saturi di sostanze velenose, mangiamo delle porcherie e le respiriamo!”
Elizabeth: “Sentite, a cosa si debba io non lo so, ma io mi sento come se fossi stata avvelenata oggi. Dobbiamo prendere quei fiori e farli analizzare! Questa è la sola cosa certa. In quelli c’è qualcosa!”
Nancy: “Sì! Qualcosa che potrebbe entrare nei nostri organismi ed agire sui nostri codici genetici per cambiarci o chissà per cos’altro! Ma, del resto, non c’è quella teoria secondo cui migliaia di anni fa uomini di altri mondi scesero sulla Terra e si accoppiarono con le scimmie per creare la razza umana?! E tu, Matthew, te ne stai zitto!”
Dal suo ufficio Matthew cerca di mettersi in contatto con il Sindaco e con altri responsabili. Con uno di essi ha un incontro che non ha seguito. Altre telefonate fatte nei più disparati momenti, non sortiscono alcun effetto, solo scuse, esitazioni se non menzogne. La sera, nel terrazzo della casa di Matthew, Jack cerca di sintonizzare la radio su qualche stazione, ma il silenzio è praticamente totale. Piuttosto teso Matthew scende in giardino per chiudere la porta d’ingresso. Poi si sdraia su una comoda poltrona in terrazza, accanto a lui Nancy e Jack stanno sonnecchiando e, in camera, Elizabeth sta dormendo profondamente.
Qualcosa si muove in mezzo alle piante, un sottile filamento, mosso con abile stop motion, si abbarbica al polso di Matthew mentre un fiore vicino si sta ingrossando ed aprendo, dalla gigantesca bacca esce un corpo in formazione… è un attimo e il giardino brulica di corpi, ognuno con un tremendo e mortale compito da svolgere… Sono le urla di Nancy a svegliare finalmente Matthew, dopo poco sono tutti svegli ma già due pattuglie della polizia si stanno avvicinando alla casa, il telefono è inutilizzabile e ai quattro non resta che scendere in strada dalla porta secondaria e fuggire per le strade della città. Jack si fa seguire promettendo a Matthew degli aiuti, seguito da Nancy i due scompaiono nella notte mentre Elizabeth e Matthew cercano di passare inosservati in mezzo alla folla ma è tutto inutile, lanciando una sorta di sibilo, i mutati indicano i due e poi li inseguono fino a che non riescono a salire su un taxi. La macchina in questione è guidata da Don Siegel, regista della versione precedente. Matthew ed Elizabeth si rifugiano negli uffici del Ministero della Sanità e da lì vedono partire per altre città camion di baccelli. All’improvviso la porta si apre e appare Jack ma, dietro di lui, ci sono anche David e Geoffrey assieme ad altri copiati che afferrano i due mentre David fa loro un iniezione. I due fuggitivi si accasciano sulle sedie apparentemente privi di forze.
Elizabeth: “Che ne sarà di noi?”
David: “Tornerete a nascere in un mondo imperturbato, libero dall’angoscia, dalla paura, dall’odio.”
Matthew: “Tu ci stai uccidendo…”
Jack: “Questo non è vero, David ha ragione! Le vostre menti, i vostri ricordi saranno totalmente indenni. Tutto di voi rimane intatto.”
Matthew: “Per tutta la vita sei stato contro Kibner, ma che stai dicendo? Che cosa… (l’ago gli penetra nella mano) David, mi stai uccidendo.. David! David! Cos’è che ci hai iniettato?”
David: “È un blando sedativo che vi aiuterà a dormire.”
Elizabeth: “Io la odio!”
David: “Noi non vi odiamo. Non c’è più bisogno di odio o di amore.”
Elizabeth: “Ti amo, Matthew.”
Matthew: “C’è gente che vi combatterà, David.”
Elizabeth: “Vi fermeranno!”
David: “Tra un’ora non vorrete più che ci fermino… Non fossilizzarti in concetti superati, Matthew. Stiamo evolvendo in una nuova forma di vita. Vieni e guarda.”
Matthew: “David…”
David solleva i due di peso e li porta a vedere i due baccelli che si stanno aprendo… David crede che il sedativo abbia fatto effetto, non sa che, poco tempo prima, i due si erano imbottiti di pillole stimolanti.
David: “Siamo venuti qui da un mondo in agonia, trasportati nell’universo di pianeta in pianeta con la spinta dei venti solari. Ci adattiamo e sopravviviamo. Lo scopo della vita è sopravvivere…”
Matthew spinge via bruscamente David ed Elizabeth lo tramortisce con una provetta mentre anche Jack finisce a terra, morto. Poi i due trascinano David dentro a una cella frigorifero e lo chiudono dentro.
Mentre stanno guadagnando l’uscita incontrano Nancy e, nello stesso tempo, con il suo sibilo, David riesce a dare l’allarme ai suoi amici. Nancy rivela ai due di essersi separata da Jack e di essere in grado di circolare in mezzo ai copiati senza che essi si accorgano di nulla.
Nancy: “Io mi sono aggirata in mezzo a loro per ore. Si riesce ad ingannarli.”
Matthew: “Come?”
Nancy: “Non mostrando sentimenti, nascondendo le emozioni.”
La fuga in mezzo agli altri, cercando di passare inosservati sarebbe anche riuscita se Elizabeth non vedesse in mezzo alla strada un cane con la testa umana: si tratta del vagabondo suonatore di banjo, Henry, e del suo cane che si erano addormentati assieme vicino a un unico baccello… il risultato è stato un composito tra i due. Elizabeth urla e l’inseguimento ricomincia mentre Nancy si defila di nascosto. I due salgono su un camion che li porta dentro a una strana fabbrica che si rivela poi essere il vivaio dei semi dei baccelli. Dal vicino porto i due sentono la sirena di una nave e una musica molto bella: Matthew si allontana un attimo per vedere che anche sulla nave stanno caricando dei baccelli mentre la musica era quella di una radio.
Tornato sui suoi passi Matthew trova la ragazza addormentata, il sonno è ormai troppo profondo e lui non riesce più a svegliarla, la mutazione avviene in un attimo: il corpo della vera Elizabeth si disfa tra le sue mani e, qualche metro più in là, appare la falsa Elizabeth. Matthew fugge sul tetto del vivaio e da lì sgancia le lampade che piombano sulle piante e sul pavimento incendiandolo, poi corre via verso il molo, si nasconde sotto le assi e la luce di una torcia lo illumina… È passato del tempo… Matthew osserva con aria indifferente un carico di baccelli che si avvia verso la sua destinazione. Una voce lo chiama… è Nancy, ancora libera che cerca di parlare con lui. Matthew le punta l’indice contro ed emette l’agghiacciante sibilo…
Un ottimo film che non sfigura in ogni caso davanti al suo illustre predecessore e non era facile. Naturalmente più curato sul campo degli effetti speciali risulta inferiore come ritmo e come portatore di quella angoscia opprimente che il film di Siegel sapeva rendere con maestria. Ottimi gli interpreti, da Donald Sutherland che rincontreremo più avanti nel Terrore dalla Sesta Luna a Jeff Goldblum (La Mosca, Jurassic Park – Il Mondo Perduto) a Veronica Cartwright già vista bambina in Gli Uccelli e poi in Uomini Veri e Alien, senza tener conto di Leonard Nimoy, l’ormai consacrato Spock di Star Trek nella serie televisiva e cinematografica.
Phil Kaufman non volle, con questo film, girare un vero e proprio remake, bensì concentrò le sue energie nello spiegare al pubblico le conseguenze di un’invasione aliena. Per lui era più che un sequel, una nuova versione. Molte cose infatti sono cambiate come una grande città al posto di un paesino, le professioni degli attori, il modo in cui gli alieni approdano nel nostro mondo; per la verità di effetti speciali ne vediamo ben pochi, i bozzoli contenenti i doppioni degli umani (chiamati pod) sono stati realizzati in lattice, con l’aggiunta di un colorante chimico non tossico, mentre la controfigura di Goldblum, stesa, mezza nuda su di un tavolo, aveva il volto coperto di gelatina, tipo quella dei dolci, in modo che fosse leggera e permettesse la respirazione dell’attore.
ULTRACORPI: L’INVASIONE CONTINUA (Body Snatchers – 1993)
Il produttore Robert H. Solo deve essere molto affezionato al romanzo, peraltro bellissimo, di Jack Finney Gli Invasati perché, pur avendo prodotto il remake del film di Siegel, e cioè Terrore dallo spazio profondo, ha voluto cimentarsi nuovamente in un’altra versione della storia che ha affidato alla sceneggiatura di Stuart Gordon, Dennis Paoli e Nicholas St. John da, e qui non è molto chiaro, un soggetto, o sarebbe meglio dire una rilettura, effettuata da Larry Cohen e Raymond Cistheri affidando il film alla regia di Abel Ferrara. Il risultato potrebbe definirsi una storia parallela ambientata, invece che in una città come nel secondo o in una cittadina come il primo, nella base militare di Fort Daly nell’Alabama. Verso questa base si sta dirigendo la famiglia Manson composta da Steve (Terry Kinney), dalla sua seconda moglie Carol (Meg Tilly), dal figlio della donna, Andy (Reilly Murphy) e dalla figlia di Steve, Marti (Gabrielle Anwar). La storia è raccontata da Marti stessa.
Marti: “<Da dove comincio? Ah, non lo so. Comincerei con l’idea che certe volte ci sono cose che non comprendiamo. Magari dovremmo sforzarci di capire quelle cose. Mio padre era stato incaricato di ispezionare il settore militare sud dell’Ente Protezione Ambientale. La mia matrigna, il mio fratellastro ed io dovevamo passare quasi due mesi in viaggio con lui. Vi assicuro che non è facile trovarsi in macchina con un ragazzino di sei anni e la donna che ha preso il posto di tua madre. Nessuno mi aveva chiesto che cosa mi andava di fare quell’estate. Se le cose succedono ci sarà pure un motivo anche se è un motivo che non ti piace per niente>.”
I quattro si fermano a una stazione di servizio. Steve sta guidando, alternandosi con Carol, fin dal mattino all’alba e ora è pomeriggio inoltrato. Marti chiede dove è il bagno e vi si dirige. Come vi entra una mano le tappa la bocca. È un soldato di colore che la guarda con occhi stralunati.
Soldato: “Hai paura?… Brava! Sono là fuori dappertutto… Ti assalgono mentre stai dormendo, ti assalgono mentre dormi, lo capisci? Vattene, sennò toccherà anche a te!”
L’uomo si allontana e la ragazza, sconvolta, corre dal padre, ma quando lui e il benzinaio entrano nel gabinetto non c’è più nessuno. Il viaggio riprende.
Marti: “<Ti assalgono mentre dormi. Mi ricordo di aver pensato che era un pazzo. Ma mi ricordo anche di aver pensato che noi passiamo metà della vita dormendo…>”
Una volta entrati nella base i quattro vengono indirizzati al proprio alloggiamento e cominciano a scaricare i bagagli. Marti non ascolta il padre che la incita ad aiutarli e si allontana verso il reticolato della base.
Marti: “<Se avessimo saputo che cosa ci aspettava saremmo scappati ma era destino che dovesse accadere. Cominciò così..>.”
Le guardie la invitano ad allontanarsi da quella zona. Nello stesso momento una macchina con a bordo una ragazza, Jenn (Christine Elise), si ferma e la carica a bordo. Jenn Platt è la figlia del Generale Platt, il comandante della base e porta Marti a casa sua dove trovano la madre della ragazza (Kathleen Doyle) addormentata e ubriaca sul divano, quindi riporta Marti a casa. Durante la notte dei rumori provenienti da una abitazione vicina e una camionetta dei militari li svegliano ma il buio della notte non permette loro di vedere molto. Il giorno dopo Steve è a colloquio con il Generale Platt (R. Lee Ermey).
Platt: “Ha mai fatto il militare?”
Steve: “No, Generale.”
Platt: “Allora non sa assolutamente niente della guerra biologica e chimica, dico bene? Vede, secondo me, sarebbe molto più pericoloso cominciare a mandare questa roba in giro che lasciarla tranquillamente qui dove si trova.”
Steve: “Se queste sostanze sono immagazzinate al sicuro lei non ha niente di cui preoccuparsi.”
Platt: “Io non ho niente di cui preoccuparmi? Vuole spiegarsi meglio? (Nessuna risposta) Venga qui, Capitano!”
Capitano: “Sissignore!”
Platt: “Scorti il professor Malone in giro per la base, gli mostri tutto quello che deve vedere, che prenda i suoi campioni e faccia le sue analisi e poi faccia tutto il necessario per poter affrettare la sua partenza.”
Mentre Steve sta controllando una pozza di liquame all’esterno gli si avvicina un ufficiale, il Maggiore Collins (Forest Whitaker). L’uomo è estremamente agitato e fuma nervosamente.
Collins: “Signor Malone, Maggiore Collins, capo del personale medico.”
Steve: “Solo un secondo… (Si toglie i guanti e stringe la mano del Maggiore) Salve!”
Collins: “Avrei voluto incontrarla prima per offrirle la mia collaborazione personalmente.”
Steve: “Ah, la ringrazio.”
Collins: “Sono molto interessato agli effetti che queste sostanze possono produrre sugli esseri umani.”
Steve: “Eh, gli effetti… Sì, qui c’è un sacco di roba chimica ed è tutta molto tossica… Gli effetti sul fisico potrebbero essere devastanti…”
Collins: “Non dicevo sul fisico, alludevo agli effetti psicologici.”
Steve: “Cioè?”
Collins: “Influenzare… le funzioni cerebrali… ehm… interferire nei processi chemioneurologici… promuovere psicosi, paranoia, paura del sonno…”
Steve: “Beh, io sono un chimico, non sono uno psichiatra, non lo so.”
Collins: “Insomma… Possono alterare il senso della realtà? Voglio essere franco: stanno arrivando dei pazienti in infermeria che sono affetti da gravi fissazioni allucinatorie. Persone che hanno… paura di dormire… persone che hanno paura… che hanno paura di avere a che fare con i loro familiari e… dimostrano paranoia verso… gli altri… verso l’identità degli altri… persone che hanno paura di se stesse… Io sono letteralmente circondato da persone mentalmente disturbate…”
Steve: “Io le credo, Dottore, ma le posso dire che non è colpa di quelle sostanze. Quei fenomeni non fanno parte della sintomatologia.”
Collins: “Vorrei che mi tenesse aggiornato sulle sue ricerche. Sono molto preoccupato per quelle persone…”
Si allontana bruscamente.
Steve: “Forse è meglio che se ne vada in vacanza…”
Una pattuglia di militari porta degli scatoloni a casa di Steve e Marti li trova addirittura nella camera da letto del padre. Frattanto all’asilo Andy sta facendo disegno, ma qualcosa non va.. sia nella maestra che loda i disegni degli altri alunni, tutti assolutamente uguali, sia nei compagni che lo guardano straniti. Andy si allontana dalla scuola ma Tim Young (Billy Wirth), notatolo, se lo carica in macchina e lo riconduce a casa. Lì incontra e conosce Marti.
Marti: “Tu dovresti essere all’asilo.”
Andy: “Io lo odio quel posto.”
Marti: “Perché lo odi?”
Andy: “Fanno tutti gli stessi disegni e poi volevano farmi dormire per forza. Volevano farmi dormire per forza.”
In quel mentre sopraggiunge Steve, lasciando che Tim si congedi non senza aver detto a Marti dove lo potrà trovare di sera; Jenn viene a prendere la ragazza, entrambe vanno al Top Gun e lì Marti incontra nuovamente Tim. Ma la ragazza incontra anche quel militare che aveva visto nel bagno della stazione di benzina il quale non solo non la riconosce ma la tratta duramente ingiungendo a Tim di riaccompagnarla a casa.
Poco lontano da lì dei militari raccolgono degli strani bozzoli da dentro uno stagno e li caricano su dei camion. Marti e Tim decidono di fare una passeggiata all’aperto, parlano teneramente e si scambiano un bacio. A casa, il piccolo Andy, assiste all’orribile scena del corpo di sua madre che si disintegra sotto ai suoi occhi mentre, da dentro un armadio, riappare quella che sembra in tutto per tutto Carol. Il piccolo fugge via urlando, dicendo che sua madre non è sua madre, Steve lo insegue e lo prende al volo mentre arriva la Jeep con a bordo Tim, Marti, Jenn e un altro militare. Steve manda via Tim in malo modo e ha un grosso litigio con Marti. Una seconda discussione con il padre avviene il mattino dopo a colazione mentre Andy continua a insistere che sua madre è morta. Durante uno dei suoi esami al magazzino di stoccaggio dei bidoni, Steve vede cadere due di essi addosso a un militare. Uno dei grossi contenitori ha strappato la tuta di protezione a uno dei militari ma quello che Steve vede sulla gamba non è sangue ma una sostanza strana. Gli altri militari non gli permettono di avvicinarsi e portano via il ferito. Marti va a casa di Jenn, le apre la madre e la ragazza raggiunge la sua amica in cima alle scale. Jenn fa vedere a Marti il bicchiere di sua madre che non contiene, come al solito vodka, ma semplice acqua. Poi la donna dice alla figlia che se ne esce per andare a giocare a bridge e questo trova incredula la ragazza che sa che la madre non è capace di giocare a bridge…
Intanto Steve preleva di nascosto un campione dalla tuta strappata e telefona al suo ufficio.
Steve: “L’ho preso dalle fibre della tuta. Ho fatto tutti i test sugli erbicidi ma non ho ancora idea di che cosa sia. Beh, ti mando il campione domani mattina. Fate una serie completa di analisi… Te l’ho detto: non ne ho idea. Non ho mai visto una cosa simile in vita mia… dà i brividi, non è sangue, non è saliva, non lo so che diavolo è… Fate le analisi standard e informatemi al più presto possibile!”
Andy: “Io voglio andare a casa.”
Marti: “Papà ha detto che appena finite le analisi ce ne andiamo, vedrai ce l’ha promesso…”
Andy: “Succede mentre dormi.”
Marti: “Che cosa?”
Andy: “Che muori.”
Carol entra in quel momento per dire a Marti che la vasca è pronta. La ragazza va in bagno mentre la donna ordina ad Andy di andare a letto. Nel caldo del bagno con le cuffie per sentire la musica, Marti si assopisce mentre sopra di lei, dietro al controsoffitto, uno dei baccelli sta allungando i suoi pseudopodi dai fori del soffitto verso Marti. All’interno del bozzolo qualcosa di vivente sta prendendo forma. Nello stesso momento Carol sta osservando il marito che sta dormendo, coperto dai filamenti di un altro baccello.
Le scene degli pseudopodi che si allungano e raggiungono il collo o la bocca della vittima sono state girate al contrario, con lo stesso sistema, in pratica, usato per La cosa. Il controsoffitto cede e un corpo incompleto ma simile a quello di Marti precipita nella vasca da bagno della ragazza che si sveglia urlando. Si precipita in camera da letto del padre e lo salva dall’attacco del secondo baccello; mentre Steve ordina a Marti di svegliare e di vestire Andy, Carol sta telefonando per sollecitare l’intervento degli altri replicati nel suo cottage. Steve si precipita giù dalle scale.
Steve: “Carol, dobbiamo andarcene… avanti, presto! Dobbiamo andarcene subito!”
Carol (calmissima): “Ascoltami bene…”
Steve: “No, non ti rendi conto, dobbiamo andarcene!”
Carol: “Andare… dove?”
Steve: “Carol, dobbiamo andarcene! Di che cavolo stai parlando?”
Carol: “Steve, è importante… andare dove? Cerca di capire, andare dove? Quello che è successo in camera ti ha sconvolto, quello che è successo in camera tua non è stato un caso, è una cosa che sta succedendo dappertutto e a tutti!”
Steve: “Ma di che stai parlando?”
Carol: “Dove vorresti andare? Dove vorresti scappare? Dove vorresti nasconderti? In nessun posto… Di quelli come te non ne è rimasto nessuno… Hai capito? Capisci… bravo mi stai ascoltando ora… Lo so che sei spaventato, lo so che hai paura… Sta tranquillo sono sempre io. Sei confuso… adesso ti dico come si fa. Tutta quella rabbia, quella paura, quella confusione, si dissolveranno, Steve, ti addormenterai e ti sveglierai… domani mattina ti sveglierai e ti sentirai stupendamente… staremo ancora insieme…”
Steve: “Non è possibile…”
Carol: “Staremo vicini, non devi aver paura, lasciati andare…”
Marti: “Papà… Papà!”
Carol: “Andiamo a letto…”
Steve: “No, sta lontana da me, stai lontana dai miei figli!”
Steve e Marti con in braccio Andy, si precipitano fuori dalla porta nel tempo in cui Carol li indica agli altri con un forte urlo. Subito dalle strade sbucano dei feroci inseguitori che corrono dietro ai tre. Sembra non esserci scampo per loro ma intervengono alcune persone normali che sparano sugli assalitori. Anche Tim ha i suoi problemi ma riesce a liberarsi dei suoi commilitoni che lo stavano assalendo per farlo addormentare. Steve, Marti ed Andy si nascondono in un magazzino e l’uomo decide di andare a cercare aiuto. Esce e penetra poi in un ufficio cercando di raggiungere un telefono. Ma una delle spie di comunicazione si accende e Steve sente una voce provenire dall’ufficio attiguo.
Collins: “Vorrei una linea esterna.”
Centralino: “Mi dispiace, dottor Collins, le linee sono tutte occupate. La prego di restare dove si trova. La richiamo appena ho una linea libera.”
Collins: “Come fa a sapere il mio nome? Io non gliel’ho detto il mio nome! Come diavolo fa a sapere il mio nome?”
Prende il telefono e lo scaraventa rabbiosamente contro la finestra, ingoiando delle pillole prese da un tubetto.
Steve: “Maggiore… Maggiore…”
Collins apre il cassetto della scrivania e gli punta contro una pistola.
Collins: “Stia indietro!”
Steve: “No, no, no, no, no, no… Sono io! Sono Steve Malone, si ricorda di me?”
Collins: “Lo so chi è lei! Stia lì, NON SI MUOVA!”
Steve: “Lei deve aiutarmi, non c’è più tempo, i miei figli sono in pericolo, mia moglie… lei ha una macchina? La prego, andiamo…”
Collins: “È troppo tardi ormai, Malone! È TARDI! Hanno preso la base! Possiamo fare solo una cosa. aspettare che ci vengano a prendere e poi…”
Steve: “Le chiavi, Dottore, le chiavi…”
Collins: “La inseguiranno… La inseguiranno… È così che fanno… Dobbiamo restare qui a combattere, adesso!”
Steve: “Sì, d’accordo.”
Collins: “Ho una pistola per lei. Ho una pistola anche per lei. Ci difenderemo, la pagheranno Malone. Gli faremo vedere di che cosa è capace la razza umana… (Prende altre pillole dal flacone) Ne vuole?”
Steve: “Venga con me, Dottore. Ce ne dobbiamo andare adesso, subito.”
Collins: “Non deve dormire, deve stare attento, non deve dormire… venite avanti… prego… prego…”
Steve ha appena il tempo di nascondersi dietro ad una porta; da lì osserva il Generale Platt con il suo seguito, intento a convincere Collins a consegnare l’arma. Platt gli parla pacatamente.
Platt: “Vede come hanno ridotto le sue paure? Non lo capisce? Quando sarà tutto omologato non ci saranno più discussioni, niente conflitti, i problemi saranno finiti… Noi siamo tanti, ci sono migliaia di noi, qui. Abbiamo viaggiato per anni luce nell’universo sempre sopravvivendo e divenendo sempre più forti perché abbiamo imparato. È la razza che è importante, non è l’individuo.”
Collins: “L’individuo è sempre importante…”
Collins si punta la pistola alla tempia e si spara. Steve ha seguito tutta la scena nascosto e impaurito. È passato del tempo e Marti ed Andy stanno sempre aspettando Steve nascosti nel magazzino. L’uomo finalmente appare e porta fuori i figli facendoli salire sulla Jeep raccomandando loro di restare immobili e apatici. Ma Marti si accorge che qualcosa non va, fa sbandare la Jeep e ne scende precipitosamente cercando di portare via il fratello. Steve non si lascia sorprendere e la afferra. Interviene Tim puntandogli contro la sua arma d’ordinanza; Marti dirige il braccio armato di Tim contro il petto di Steve e fa fuoco. L’uomo cade a terra e si sgonfia come un pupazzo di gomma (ed in effetti lo è). Risalgono sulla Jeep e Tim cerca di raggiungere un elicottero mentre Marti ed Andy restano sul veicolo ad aspettarlo. Tim entra nell’hangar e riesce abilmente a ingannare il suo amico Pete (G. Elvis Phillips), indi decolla. Alcuni militari hanno però preso Andy e Marti e li stanno trasportando verso una grande sala, sala ove avvengono le duplicazioni. Tim atterra nell’area circostante e si dirige a piedi alla ricerca dei due fratelli. Approfittando di un attimo di confusione provocato da un militare che rifiuta di essere addormentato, Tim riesce a svegliare Marti appena in tempo e il suo duplicato muore. I due escono dall’edificio cercando di mantenere un’espressione impassibile e si dirigono all’elicottero. Marti è preoccupata per il fratello e a stento riesce a trattenere le sue emozioni. Incontrano Jenn e fingono la massima indifferenza ma la ragazza riesce a ingannare la sua amica di un tempo.
Jenn: “Ho visto Andy, ti stava cercando…”
Marti: “Dove?”
Il suo interesse l’ha tradita. L’urlo (prime avvisaglie della realizzazione di Screamers?) e l’indice puntato di Jenn attirano l’attenzione degli altri che si precipitano verso i due fuggitivi mentre il Generale Platt sta smistando camion pieni di baccelli verso varie destinazioni. Marti vede Andy che corre loro incontro e riesce a far salire il fratello appena in tempo. L’elicottero decolla. Andy si aggrappa a Tim e cerca di farlo precipitare, dopo una lotta convulsa Marti riesce a far cadere il finto Andy nel vuoto. Il piccolo cade urlando e puntando il dito contro di loro.
Capitano: “Dobbiamo inseguirli?”
Platt: “Lasciali andare. Non gli crederà nessuno.”
È l’alba ed una fila di camion è diretta a infestare il mondo.
Marti: “<Avevano detto che nessuno ci avrebbe mai creduto. Chi avrebbe potuto credere a una storia così folle, quasi non ci credo nemmeno io. Avevano distrutto tutti quelli che amavo, la nostra reazione fu più che giusta..>.”
L’elicottero distrugge, con i suoi missili, prima i camion e poi la base. Assistiamo alla morte, nell’inferno di fuoco che ne deriva, degli involucri di Platt, Jenn e Carol.
Marti: “<Vendetta, odio, disperazione, pietà e soprattutto paura. Ricordo di aver provato tutto mentre guardavo esplodere le bombe… quanto li odiavo…>”
Sono due persone stanche e disperate quelle che scendono all’aeroporto di Atlanta.
Marti: “<Ti assalgono mentre dormi, ma non puoi star sveglio in eterno.>”
Forse è tutto finito… o forse no…
“Dove vuoi andare? Dove vuoi scappare? Dove vuoi nasconderti?
In nessun posto. Di quelli come te… non ne è rimasto nessuno…”
Dopo lo schianto di uno Space Shuttle sulla Terra, la psichiatra e divorziata Carol Bennell (Nicole Kidman, il suo personaggio usa il cognome classico del romanzo e del primo film) viene a conoscenza di un misterioso virus di origine aliena, che attacca gli esseri umani nel sonno, durante la fase REM. Le vittime risultano diventare inumane, prive di sentimenti ed emozioni ma mantenendo l’aspetto esteriore immutato, rendendo così difficile l’identificazione tra soggetti sani e infetti. Carol, con l’aiuto di Ben Driscoll (Daniel Craig), si mette alla ricerca di Oliver, suo figlio, che è col padre Tucker (una delle vittime). Oliver, avendo contratto l’ADEM, una malattia causata quale complicazione dalla varicella, è immune al virus alieno. Carol e Ben si separano: lei cerca Oliver, e lui cerca di portare sangue non contaminato dal virus al Dr. Galeano che si trova in un centro scientifico dove si sta disperatamente studiando un rimedio per il virus. Carol trova Oliver, e insieme scappano lontani da Tucker che li cerca. Si nascondono in un supermercato in attesa di notizie da Ben e la dottoressa, che era stata infettata dall’ex marito, si trova a lottare disperatamente per non addormentarsi. Dopo qualche ora, al supermercato arriva anche Ben, che però ha contratto anche lui il virus e, come Tucker e tutta la gente infetta, cerca di uccidere Oliver, l’unico che non può contrarre il virus. Carol e Oliver scappano, e il Dr. Galeano li trova e li salva. I dottori trovano finalmente un vaccino, e tutti ritornano finalmente alla normalità.
Una piccola curiosità: nel cast del film appare Veronica Cartwright, che aveva recitato nel film del 1978 Terrore dallo spazio profondo. Nicole Kidman rimase vittima di un incidente sul set mentre girava una scena con Daniel Craig a bordo di una macchina, ma tutto finì per il meglio e l’attrice tornò a lavorare come se nulla di grave fosse successo. Bisogna dire, all’onor del vero, che la Warner Bros, produttrice del film, non fu soddisfatta del lavoro del regista Oliver Hirschbiegel, che chiese quindi aiuto ai fratelli Wachowski e al regista James McTeigue, che completarono la pellicola rendendola più adrenalinica. Comunque sia il film non è stato apprezzato né dal pubblico né dalla critica, divenendo uno dei più grandi flop del 2007.
Ma non finisce qui perché, sempre nel 2007 la “Asylum”, casa di produzione ormai famosa per le scopiazzature, esce con un film per noi inedito intitolato Invasion of the Pod People per la regia di Justin Jones e che vi sia uno smaccato riferimento all’opera di Jack Finney, eccovi la trama per dimostrarvelo: il film è incentrato su Melissa (Erica Roby), una giovane donna che vive a Los Angeles, dove lavora per un’agenzia per modelle. Una notte, la città vive una pioggia di meteoriti. La mattina dopo, Melissa continua con il suo ritmo normale di vita, ma col passare del tempo, diventa gradualmente consapevole del fatto che le persone intorno a lei in qualche modo sono cambiate da quando i meteoriti sono caduti, come se le loro menti non fossero più le loro. In un caso Samantha, il capo di Melissa, cerca di sedurla e di avere un rapporto sessuale con lei, anche se mai Samantha aveva prima mostrato alcun segno di essere lesbica. Non ci vuole molto a Melissa per rendersi conto che la gente del paese è in realtà una razza di alieni conosciuti come la Gente Pod, (lo stesso nome venne dato ai colpiti da virus in Invasion): essi crescono da baccelli di grandi dimensioni e gradualmente assumono la forma di una determinata persona, eventualmente prendendone il controllo e abitandone corpo una volta che il processo di crescita è completo. Il Popolo Pod tenta di prendere il controllo di Melissa, che tenta di fuggire dalla città e mettere in guardia l’umanità dell’imminente invasione.
Consigli per gli acquisti. In dvd trovate: “L’Invasione degli Ultracorpi” della Sinister Film e, grazie alla Fox, potete reperire “Terrore dallo Spazio Profondo”, mentre per la Warner potete acquistare “Invasion”. L’unico che per ora manca all’appello e “Ultracorpi: L’Invasione continua” uscito per ora, sempre per la Warner. solo in VHS.
Ora, dopo questa faticosa e lunghissima escursione riuscite a capire perché detesto sgusciare i piselli?