GIOVANNI MONGINI PRESENTA: CLASSICI SENZA TEMPO 07 – LA VERA STORIA DI VOLO SU MARTE – VOLO A MARTE (Flight to Mars)

Per prima cosa vediamo di risolvere una volta per tutte la faccenda dei due titoli italiani. Non si tratta di cambiamenti dovuti a due diverse riedizioni ma semplicemente di due titoli diversi messi uno sulla pellicola (su) e uno in un gruppo di pubblicità di corredo (a).

Il film non è mai stato rieditato al cinema se si esclude una versione trasmessa  in televisione, ridoppiata e in bianco e nero. Cosa rara per l’epoca si trattava invece di un film a colori, nato evidentemente dietro la spinta e il successo commerciale di “Uomini sulla Luna” e girato non con il normale Technicolor ma usando un altro tipo di pellicola chiamato familiarmente “Cinecolor” che dà al film dei colori molto carichi ma indubbiamente suggestivi. La versione ridoppiata e a colori è uscita in DVD per merito della Sinister Film.

La prima sequenza mostra l’obbiettivo di un telescopio che inquadra il pianeta Marte in un cielo azzurro scuro e non nero, poi la macchina da presa passa a inquadrare due astronomi, uno di essi sta guardando con lo strumento e l’altro è in piedi ritto accanto a lui. La suggestione dei colori, in un’inquadratura che ricorda le favolose scelte cromatiche di Mario Bava, ci mostra uno sfondo rosso privo di ogni oggetto. Il primo astronomo (Russ Conway) continua a guardare il pianeta e parla con il collega (Raymond Bond).

I Astronomo: “Marte. La spedizione partirà dopodomani. Chissà se riusciranno ad arrivarci.”

II Astronomo: “E in tal caso cosa troveranno?”

I Astronomo: “La vita, può darsi. Una qualche forma di vita.”

II Astronomo: “Forse un giorno avremo telescopi capaci di risolvere il mistero.”

Didascalia:   IL PENTAGONO

Il generale Archer (William Forrest) passa all’addetto alla telescrivente un comunicato da trasmettere il cui testo dice:

“GOVERNO STATI UNITI COMUNICA UFFICIALMENTE A TUTTO IL MONDO CHE STAMANE GLI ULTIMI PREPARATIVI PER UN VOLO SU MARTE CON RAZZO INTERPLANETARIO SONO STATI ULTIMATI.”

Il Generale entra nel suo ufficio e si rivolge al Dr.Lane (John Litel).

Alla scrivania è seduto il giornalista Steve Abbott (Cameron Mitchell) che sta intervistando lo scienziato.

Archer: “Dottor Lane, questo è il comunicato più straordinario che mai sia giunto al Pentagono… e ne abbiamo ricevuti! Che effetto fa essere il capo di un’impresa grandiosa come questa?”

Lane: “Confesso che mi sgomenta un po’… ma questo non lo scriva, Steve.”

Archer: “Oh, credo anch’io che possa sgomentare! Da quello che so del suo progetto sono convinto che avete buone probabilità di arrivare… ma non si preoccupa per il ritorno?”

Lane: “Sono stato alpinista da giovane. La nostra maggiore ambizione era quella di salire più in alto possibile. Al ritorno ci pensavamo dopo.”

Steve: “Lo posso pubblicare questo?”

Lane: “Se crede…”

Archer: “Beh, Steve, è un incarico stupendo per lei… fare un viaggio del genere soltanto per descrivere quello che vede.”

Steve: “Già, sono il solo della spedizione che non sia scienziato.”

Archer: “Se lo merita. Si è guadagnato una bella fama come corrispondente di guerra.”

Steve: “Lei deve aver letto la pubblicità del mio ultimo libro. Dottor Lane, ho sentito parlare di un tale che scalò una vetta che nessuno aveva mai raggiunto ma poi non fu più capace di scenderne. Quel che rimane di lui è ancora lassù.”

Lane: “L’importante è che ci riuscì.”

Steve si alza e si avvia verso la porta.

Archer: “Dove va ora?”

Steve: “Vado ad intervistare gli altri per sentire cosa li spinge a partire. Ormai il Dottor Lane mi ha già detto quello che volevo sapere da lui.”

Lane: “Oh, non le ho detto i motivi scientifici…”

Steve: “Io non sono uno scienziato, mio caro Dottore. No, a me interessano solo i motivi personali ed umani per cui un uomo rischia la vita per esplorare lo spazio… lei mi ha detto i suoi.”

Lane: “Ho idea che non la convincano troppo.”

Steve: “Ora vado a trovare Jim Barker, forse lui avrà altri motivi per voler fare questo viaggio.”

Lane: “Oh, li avrà certamente.”

Archer: “Steve, una cosa non capisco. Lei ha intenzione di descrivere tutto, ma come farà a inviare i suoi articoli da Marte?”

Steve: “Beh, Generale, temo di non poter rispondere per ora alla sua domanda ma non dimentichi che lungo la rotta lanceremo dei cilindri spaziali. Dovrebbero atterrare qui.”

Archer: “Li aspetteremo con ansia. Arrivederci a domani al decollo.”

Steve: “A domani.”

Accettato il fatto che tra gli astronauti per un viaggio così importante debba esserci un giornalista e quindi stabilito inconfutabilmente che gli altri devono essere scienziati sì ma evidentemente semianalfabeti, prendiamo ancora una volta nota che non possiamo contare su una semplice trasmissione radio, dobbiamo accettare la faccenda complicata dei “cilindri spaziali”.

Ora troviamo Steve nell’ufficio di Jim Barker (Arthur Franz) mentre stanno ascoltando un annunciatore radio che parla della grande impresa.

Annunciatore: “…pertanto l’ora e la località della partenza rimangono rigorosamente segrete. Tra le altre immediate reazioni suscitate dal sensazionale annuncio molti deputati hanno presentato interrogazioni chiedendo perché la preparazione di tale stupenda impresa è  stata tenuta nascosta. Parecchi Senatori hanno anche discusso l’opportunità del progetto. L’opinione di molti di loro è che dovremmo restare a casa nostra. I portavoce del Governo hanno tacciato simili commenti di isolazionismo…”

Steve: “Le solite sciocchezze… Beh, continuiamo la nostra intervista.”

Jim: “Se riusciremo tanto gli isolazionisti che gl’interventisti s’inchineranno.”

Steve: “Scusa un momento, hai detto: Se riusciremo… Dimmi, Jim, quante credi che siano le probabilità di arrivare?”

Jim: “Tutto quello che sappiamo sull’astronomia, la propulsione e il volo dei razzi, ci dice che arriveremo.”

Steve: “Certo, ma e quello che non sappiamo?”

Jim: “C’è un intero universo lassù, Steve, del tutto sconosciuto… al di là della comprensione umana. Cerchiamo di immaginarcelo da bambini ma non ci si riesce…”

Steve: “Già… Beh, vediamo se riesco a comporre il mio articolo proprio su te. Vedi, voglio far risaltare l’aspetto umano… Ecco Jim Barker, ingegnere aereonautico, all’ingegno del quale va il merito maggiore per la costruzione del razzo. L’uomo che ha dedicato tutta la sua vita alla realizzazione del suo sogno meraviglioso,  che ha lavorato per anni per rendere possibile la spedizione, l’uomo che ha un soffitto di vetro nella propria camera da letto per dormire sotto le stelle…”

Jim: “Quanta poesia ci metti, Steve…”

In quel momento bussano alla porta ed entra Carol Stafford (Virginia Huston), altra componente della spedizione, assistente di Jim e innamorata di lui. I due dovevano uscire ma Jim, distratto come ogni scienziato che si rispetti, se ne era dimenticato. Steve resta colpito dalla ragazza la quale è invece piuttosto seccata dalle continue mancanze di attenzioni da parte dello scienziato.

Nella propria stanza Steve sta scrivendo il suo articolo quando entra l’ultimo componente della spedizione, il Professor Jackson (Richard Gaines). Steve è stato costretto a mandarlo a prendere dalla polizia militare in quanto lo scienziato sta per rilasciare un’intervista non autorizzata alla televisione. Steve sta per chiamare Lane ma Jackson gli spiega che i tremila dollari dell’intervista voleva lasciarli alla moglie malata e alla figlia vedova. L’elenco delle disgrazie dello scienziato commuove Steve che lo lascia andare a fare la sua intervista. E’ giunto il momento della partenza. Una macchina passa a prendere gli astronauti e li porta davanti al portellone aperto del razzo. I cinque astronauti, in giacca e cappello, entrano nel razzo e salgono la scaletta che li porta nella cabina di manovra. La stessa ambientazione usata per “R.X.M. Destinazione Luna” viene qui riproposta con l’uso del colore. Jim si porta anche la sua pipa per usarla tranquillamente dentro la cabina di manovra.

Steve: “Eccoci rimasti in cinque. Ci si sente un po’ soli.”

Lane: “Il razzo non può portare più di un certo peso. Avrei invitato volentieri un’altra dozzina di persone.”

Steve: “Ehi, cosa capita quando il razzo si mette a volare orizzontale? Si cammina sulle pareti?”

Lane: “Ah, ah, ma no. Un sistema giroscopico mantiene sempre verticale la cabina. Quando siamo in volo orizzontale quello sportello porta a poppa, alle sezioni di coda. Ora è meglio che si sdrai e si leghi bene.”

Jim: “Coraggio, Carol, metti in pressione l’ossigeno per il decollo.”

Carol: “L’ossigeno è in pressione.”

Jim: “Torre di controllo, parla Barker.”

Ed: “Pronto Jim, qui parla Ed.”

Jim: “Controllo la radio?”

Ed: “Trasmetti qualcosa.”

Jim: “Alba, giorno, sera, notte. Passo.”

Ed: “Ripeto: alba, giorno, sera, notte.”

Jim: “Va bene, grazie Ed. Siamo pronti a decollare.”

Ed: “Tutto libero. Decollate quando volete e… Jim, buona fortuna, vecchio mio.”

Jim: “Grazie, Ed. Ci rivedremo presto… spero. Possiamo andare dottor Lane?”

Lane: “Quando vuole.”

Si legano alle cuccette e passano direttamente alla sequenza finale di decollo.

Jim: “Dieci secondi al decollo. Nove…Otto…Sette…Sei…Cinque…Quattro…Tre…Due…Uno…”

L’accensione avviene regolarmente e il razzo, traballando, sale verso il cielo. All’atto della partenza, quando si vede lo scarico dell’ugello, si nota chiaramente una pessima saldatura che tiene un alettone attaccato al corpo del modellino.

Sono passati due giorni dalla partenza del missile. Da Terra il Generale Archer cerca di collegarsi con la nave spaziale.

Archer: “Ci sentite?”

Steve. “Siamo in ascolto, Generale.”

Archer: “E’ lei, Steve? Siete nello spazio da ormai due giorni. Niente da riferire?”

Steve. “Certamente. Grandi notizie. Carol Stafford si è alzata in volo fino al soffitto della cabina e ha continuato a battervi la testa finché lo stabilizzatore del campo magnetico non ha bilanciato l’attrazione di gravità. Come vede mi sto facendo una cultura magnifica. Ma qui c’è Jim Barker. Le farà lui il rapporto ufficiale.”

Jim: “Tutto procede secondo il programma. Se continuerà così saremo fuori dell’orbita della Luna fra una decina di ore. Dopo di che tutto dovrebbe andar liscio. Nient’altro? Passo.”

Archer: “La Press Association vuol sapere se avremo qualche fotografia da pubblicare con i rapporti di Abbott. Passo.”

Jim: “Lanceremo un primo cilindro spaziale fra… ventiquattro ore. Manderemo le fotografie e tutte le osservazioni. Se perdiamo i contatti radio manderemo gli articoli coi cilindri. C’è altro? Passo.”

Archer: “Per ora non c’è altro, Jim. Passo.”

Jim: “Va bene. L’astronave Emme, A, Erre, Esse (M.A.R.S.) non ha altro da segnalare, arrivederci.

(Rivolto ai suoi compagni di viaggio) Per fortuna non dobbiamo mandare le letture degli strumenti. E’ stata una buona idea la sua di farle trasmettere automaticamente per radio.”

Lane: “Credo sarebbe una buona idea se lei si riposasse un po’, Jim. E’ rimasto ai comandi dalla partenza.”

Jim: “Oh, mi dispiace lasciare…”

Steve: “Non fare l’eroe, Jim. Due giorni senza riposo sono troppi.”

Jackson: “La sostituiremo io e il Dottor Lane.”

Jim: “Bene. Tenga d’occhio l’indicatore di gravità. Se c’è qualche variazione mi chiami.”

Lane: “Andiamo Jim… Rammenti che ho progettato io quell’indicatore?”

Jim: “Temo di essere un po’ stanco… A più tardi allora.”

Steve si affaccia all’oblò e guarda la Terra.

Steve: “La madre Terra vista di qui sembra proprio un bel mappamondo (Dall’altra parte dello stesso oblò c’è la Luna). Siamo così vicini all’ometto della Luna da potergli parlare.”

Lane: “Se vuole parlargli stia attento a quello che dice, la Luna può essere un gran pericolo per noi.”

E’ passato ancora del tempo e Jim ha ripreso i comandi dell’astronave.

Jim: “C’è una fortissima deriva… Più di cinque gradi.”

Lane. “La forza di attrazione della Luna.”

Jim: “Dovremo usare i getti per uscirne. Tutti al proprio posto di manovra.”

Lane: “Dov’è Jackson?”

Steve si avvicina al portello di poppa e lo chiama.

Steve. “Professor Jackson!”

Jackson: “Vengo.”

Jim: “Svelta, Carol, la pressione!”

Carol: “Pressione seicento.”

Jim: “Siete pronti?”

Lane: “Tutti pronti.”

Jim: “Attenzione… (La manovra viene effettuata) Ce l’abbiamo fatta. Coraggio Carol, togli la pressione. ”

Carol: “Aspettavo il tuo ordine, Jim.”

Jim: “Per lo meno non finiremo sulla Luna…”

Da Terra perdono il contatto con l’astronave che continua tranquillamente il suo volo. A bordo Jackson mostra ai suoi compagni la foto dei suoi nipotini. L’uomo ha dei presentimenti funesti e pensa che quell’astronave diventerà la sua bara il che non è ben accetto dagli altri e in particolar modo da Steve mentre Carol ha addirittura uno scatto d’ira e un battibecco con il giornalista il quale non perde occasione per dirle che è una donna meravigliosa. Gli animi si placano subito e quindi inizia una interessante conversazione.

Steve: “Ah, la Terra sembra così grande quando ci siamo sopra e di qua è come un granello di sabbia. E’ come chiudere gli occhi nel buio e, a un tratto, eccoci qua soli con la nostra anima…”

Jackson: “Soffre di nostalgia, Steve?”

Steve: “No, Professore, non si tratta di questo. A volte mi domando chi sono io, chi siamo tutti noi.”

Lane: “C’è una certa teoria che sostiene che l’universo è un enorme essere vivente e che noi, esseri umani fatti a sua immagine, siamo dei piccolissimi universi in miniatura contenenti milioni di corpuscoli. I componenti di ogni corpuscolo immaginano di essere in un proprio mondo completo, pur accorgendosi dell’esistenza di altri universi.”

Carol: “Ma è fantastico!”

Lane: “Crede? Io non lo so. Noi comprendiamo talmente poco, in fondo. Se lo spazio è illimitato e infinito logicamente anche l’opposto deve essere vero. La piccolezza non ha limite anch’essa ma diventa sempre più infinitesima proprio come l’immensità dell’universo diventa sempre più infinita.”

Steve: “Dottore, lei mi fa venire la pelle d’oca!”

Jim: “E cosa avviene quando si muore?”

Lane: “Tutto un universo muore, proprio come l’universo in cui noi viviamo un giorno non potrà esistere più. Ma ci sono infiniti altri universi al di là del nostro.”

Jackson: “Conosco questa teoria ma fa sembrare questo viaggio piccolo e futile. Se andiamo semplicemente da un corpuscolo ad un altro di un essere gigantesco, quale ne è lo scopo?”

Lane: “La traversata può fornire la risposta ad alcune questioni che l’uomo desidera conoscere fin dall’inizio dei tempi.”

Jackson: “Se è così verremo inghiottiti dallo spazio e dimenticati.”

Steve, che sta guardando dall’oblò, getta un urlo.

Steve: “Santi numi! Che cos’e? Venite a vedere, svelti!”

Lane: “Cosa c’è?”

Steve: “Non lo so. Sembra che la Terra venga bombardata.”

Lane: “E’ un’illusione. E’ una tempesta di meteoriti che si spostano a velocità tremenda. Quando raggiungono l’atmosfera che circonda la Terra, l’attrito li fa esplodere e disintegrare. Tutti ne abbiamo visto i frammenti nelle notti d’estate, quelli che si chiamano comunemente stelle cadenti.”

Steve: “Mi dica, Dottore, c’è pericolo d’incappare in una tempesta come quella?”

Lane: “E’ possibile.”

ll viaggio continua e dalla Terra non ricevono più comunicazioni radio. A bordo, Lane, dopo aver osservato Marte dall’oblò scrive sul diario. L’intestazione è solo nella versione italiana.

Volo su Marte

Settimo giorno

Persi i contatti radio con la Terra. Per il momento tutto procede secondo le previsioni. Salute generale ottima, morale alto. L’astronave e tutti gli strumenti di bordo funzionano regolarmente. Se  tutto va bene si prevede di entrare nell’orbita di Marte tra due giorni. Si lancia un cilindro spaziale da…

Lane: “Jim, mi dia l’ora e la posizione.”

Jackson: “Ha finito di fare i calcoli per il lancio del cilindro spaziale?”

Carol: “Quasi, solo un minuto.”

Jim: “Siamo ora, approssimativamente, due gradi S, quaranta gradi X, ora solare una e quindici.”

Jackson: “Beh, credo non ci sia altro da mandare. Spero che l’autocomando funzioni. Mi dispiacerebbe che andasse ad atterrare in mezzo al deserto del Sahara.”

Lane: “Steve non ha niente da mandare?”

Jackson: “Oh, già. Le dispiace vedere se il materiale di Steve è pronto?”

Carol: “Subito, professore. Tutto è già nel cilindro tranne i suoi articoli.”

Steve è nella sala motori e Carol lo raggiunge per farsi dare il suo materiale. Il giornalista ne approfitta per avere un altro battibecco con Carol in pratica criticandola sul fatto che lei si strugge per Jim il quale non sa nemmeno che esiste. I due poi portano a Jackson gli articoli ed egli lancia il cilindro usando un curioso stantuffo ma, appena terminata l’operazione, come era d’uso a quei tempi, la nave spaziale incappa in uno sciame di meteoriti realizzati come dei rossi globi a cartoni animati. La nave devia di rotta per evitare lo sciame ed evita la catastrofe. I voli spaziali hanno poi dimostrato come questa minaccia sia in realtà molto relativa ma all’epoca non se ne sapeva praticamente nulla e, se ben realizzata, ma non è questo il caso, aumentava la drammaticità della vicenda.

Lane: “Ormai il pericolo è passato ma siamo notevolmente fuori rotta. Jim, lei controlli se ci sono stati danni. Carol ed io calcoliamo la rotta.”

Jim: “Steve, tu e il Professor Jackson controllate accuratamente il settore di coda, specialmente i cavi e le trasmissioni. Io andrò a prora per le verifiche.”

Durante l’ispezione Jackson trova un guasto.

Jackson: “Steve, venga qua.”

Steve: “Ha trovato delle avarie?”

Jackson: “Sì e anche gravi. Guardi qua. Il carrello di atterraggio e le batterie della radio, anche… Questo cavo è tagliato, forse inservibile.”

Steve: “Si può aggiustare?”

Jackson: “Credo che Jim riuscirà ad aggiustare il cavo ma non le batterie, ne’ quell’asse. Non c’è nemmeno da pensarci.”

Steve: “Come atterreremo?”

Jackson: “Forse non si potrà.”

Stabilito il fatto che gli astronauti non hanno avuto nemmeno l’accortezza di portarsi almeno delle batterie di ricambio ed essendo ormai prossimi al loro fin troppo velocissimo viaggio, i cinque fanno il punto della situazione.

Lane: “Dunque, amici, il problema è grave. Il carrello sul quale contavamo è ormai inservibile (Atterrare con un carrello su un pianeta sconosciuto quando si è partiti a decollo verticale? Verrebbe da tirare le orecchie se non a Jim almeno allo sceneggiatore…). Ci attende un atterraggio di fortuna.”

Jackson: “Non potremmo usare i getti per attutire l’urto?”

Jim: “Potrebbe essere necessario ma finiremmo la riserva di carburante. E’ meglio cercare un terreno adatto e tentare la sorte.”

Lane: “Dobbiamo fare la scelta. Possiamo ritornare sulla Terra e  tentare l’atterraggio lì o tentare un atterraggio su Marte. Spetta a voi la scelta.”

Steve: “Beh, personalmente io sono molto attaccato al mondo, anche se non è che un misero corpuscolo, se ritorniamo forse possiamo fare un altro viaggio.”

Jim: “Molto improbabile. Un fallimento troncherebbe altri tentativi.”

Carol: “Supposto che qualcuno di noi giunga vivo su Marte, quali possibilità avrà? Avrà mezzo di comunicare quello che vi trova?”

Lane: “C’è una lontana possibilità. Il motore atomico potrebbe non venir danneggiato troppo e permettere il lancio di un cilindro. In ogni modo la prospettiva non è lieta ma se c’è una possibilità di poter inviare qualche informazione su Marte sono del parere di andare avanti. Dopo tutto questo era l’obbiettivo del nostro viaggio. La nostra salvezza è di secondaria importanza.”

Jim: “Saremo su Marte entro le prossime ventiquattro ore. Se non altro il viaggio è più breve.”

Steve: “Questo è un vantaggio, date le circostanze. Siamo quasi sulla cima della montagna che lei voleva scalare.”

Lane: “Che ne dice lei, Carol?”

Carol: “Beh, ho l’impressione che in un modo o nell’altro non ne usciremo vivi ma ricordiamoci che siamo partiti con uno scopo preciso.”

Jim: “E’ il mio esatto parere.”

Carol: “Ne ero sicura, Jim.”

Steve: “Allora io non posso che associarmi.”

Lane: “Bene, sono lieto che si sia uniti anche spiritualmente. Jim qual è il suo piano?”

Jim: “Non posso ancora dir niente finché non avrò visto il terreno. Forse troverò un luogo favorevole. Comunque non sarà uno scherzetto.”

Lane: “Beh, siamo nelle sue mani.”

Il momento dell’atterraggio si avvicina e i nostri eroi indossano dei giubbotti pesanti per prepararsi al freddino delle notti marziane e che noi ora sappiamo arrivare oltre cento gradi sotto lo zero. Quindi più che un giubbotto ci sarebbe voluto uno scafandro termico. Jim guida la nave guardando fuori dall’oblò esattamente come se dovesse parcheggiare una macchina usando lo specchietto retrovisore.

Per inciso le sequenze del paesaggio esterno sono le stesse che i due sfortunati superstiti di “R.X.M. Destinazione Luna” vedevano dall’oblò  prima di disintegrarsi sul suolo della Nuova Scozia.

Jim: “Su, svelti. Legatevi bene.”

Lane: “Lei non si lega, Jim?”

Jim: “Non si preoccupi di me…. Vedo un posto per l’atterraggio. Se il razzo resiste forse di lì potremo anche ripartire. Tenetevi bene, ora!”

La nave entra nella rossa atmosfera marziana, attraversa dei picchi innevati e si arresta, fin troppo bruscamente contro un dirupo. A seguito dell’urto una pioggia di neve e sassi si precipita sull’astronave o, meglio, sul suo modellino. Per la precisione una scena assolutamente simile la gira anche Edward Bernds nel suo “Mondo senza fine”.

Nell’urto Jim è svenuto e i suoi compagni cercano di rianimarlo mentre la valanga di rocce e neve continua.

Jackson: “Sta ritornando in sé. Non è niente di grave.”

Jim: “Allora ce l’abbiamo fatta!”

Lane: “Il contraccolpo del nostro atterraggio deve aver causato una frana.”

Steve: “La neve ci ha coperto completamente.”

Carol ha girato lo sguardo verso l’altro oblò.

Carol: “Oh, no, guardate, guardate laggiù! Sembrano delle ciminiere.”

Jackson: “Sono a intervalli regolari.”

Lane: “Certo sono opera di esseri viventi. Andiamo fuori a dare un’occhiata da vicino.”

Carol: “Stai davvero bene?”

Jim: “Ma sì, certo. Solo respiro un po’ a fatica.”

Jackson: “Non mi meraviglia. Sarà bene metterci i respiratori.”

Indossate le solite mascherine, anzi più brutte di quelle usate nel film di Kurt Neumann, gli astronauti escono a esaminare gli strani manufatti.

Lane: “Son fatti di pietra o di mattoni e fatti molto bene anche.”

Jim: “Senza alcun dubbio da una qualche specie di esseri civili.”

Jackson: “Ma sono molto vecchi, vecchissimi. Forse la razza che li ha costruiti è ormai estinta.”

Jim: “Questo è essere un po’ pessimisti, Professore. ”

Lane: “No, il Professor Jackson può avere ragione. Sappiamo che in epoche lontane Marte era un pianeta molto caldo. Raffreddandosi la sua atmosfera si è rarefatta. Se c’erano degli esseri viventi può darsi benissimo che il cambiamento li abbia uccisi.”

Carol: “Non sembra che abbiano uno scopo utile.”

Jackson: “Potrebbero essere una specie di simboli religiosi, come le grandi pietre druidiche erette a Stonehenge o i nuraghi sardi.”

Jim: “Seguiamo la loro linea. Vediamo se restano sempre uguali.”

Lane: “Giusto.”

I cinque svoltano l’angolo della strana costruzione e si trovano, per la prima volta e all’improvviso, faccia a faccia con esseri di un altro mondo.

Sono in cinque e indossano una combinazione spaziale spaventosamente simile, se non è la stessa, a quella usata dagli astronauti di “Uomini sulla Luna”  mentre i terrestri indossano una specie di tuta e le ridicole maschere cui abbiamo accennato prima.

Uno di loro parla in lingua terrestre agli stupefatti astronauti.

Ikron: “Vi stavamo aspettando.”

Jim: “Ci aspettavate?”

Lane: “Lei… lei parla la nostra lingua?”

Ikron: “Da molti anni captiamo le vostre trasmissioni radio e le decifriamo. Molti di noi hanno anche imparato a parlare la vostra lingua. Io sono Ikron, Presidente del Consiglio che governa questo pianeta.”

Lane: “Noi siamo… siamo lieti di questo incontro ed onorati della presenza di vostra Eccellenza. Lei ha detto che avete captato le nostre trasmissioni?”

Ikron: “Sì. I vostri due primi cilindri sono arrivati intatti a destinazione. Da allora han perso il contatto con voi e tutto il mondo è in ansia per la sorte della vostra spedizione.”

Lane: “E’… è possibile trasmettere notizie?”

Ikron: “No. Malgrado da anni si sia capaci di ricevere perfettamente i vostri segnali non siamo ancora capaci di trasmetterne. Tutti i nostri sforzi sono stati vani e definiti da voi solo dei confusi segnali provenienti da Marte. Venite con noi adesso.”

Ikron (Morris Ankrum) conduce gli astronauti all’interno dello strano edificio e si toglie il casco.

Ikron: “Potete fare lo stesso. Non c’è piu’ bisogno di maschera.”

Steve: “Ehi, ma stiamo scendendo!”

Ikron: “Sì, le nostre città sono sotto terra.”

L’ascensore si apre su una balaustra che mostra la città. Una scena frutto di animazione che verrà ripresa anch’essa, pari pari, in “Mondo senza fine”.

Lane: “Ma questo è meraviglioso!”

Jim: “Dove prendete aria e luce?”

Ikron: “Le produciamo. C’è un minerale, il Corium, che sviluppa azoto e ossigeno. Come vedrete viviamo abbastanza bene.”

Jim: “Questo si chiama essere modesti.”

Ikron: “Credo che il Consiglio ci aspetti.”

Ikron conduce gli astronauti in una grande stanza dove, seduti attorno a un tavolo, ci sono una decina di marziani. Il Presidente fa accomodare i terrestri accanto a lui.

Ikron: “Vi accorgerete che abbiamo molto in comune. Come avete senza dubbio notato noi abbiamo potuto sopravvivere solo grazie alla scienza. Il nostro sapere è a vostra completa disposizione.”

Lane: “Grazie. La vostra accoglienza è molto cortese ed io credo che mai scienziati abbiano avuto un più ricco campo d’indagini.”

Ikron: “Anche noi abbiamo tentato voli interplanetari ma nonostante la nostra scienza non abbiamo mai avuto un successo simile a questo. M’interessa enormemente quello che avete fatto. Mi dica, questa… energia atomica di cui ho sentito tanto parlare nelle vostre trasmissioni radio…”

Tillamar: “Scusa un momento, Ikron. Su questo importante argomento si potrebbe parlare ore ed ore. Lo tratteremo con più calma. Adesso propongo che i nostri ospiti abbiano il tempo di rifocillarsi e di riposare.”

Ikron: “Questo è Tillamar (Robert Barrat), il decano dei Consiglieri ed ex Presidente del nostro Consiglio. Terris vi accompagnerà  nei vostri alloggi e quando vi sarete ristorati riprenderemo questo discorso.”

Lane: “Grazie.”

Terris (Lucille Barkley) accompagna gli astronauti nel loro appartamento. Lo stile è indubbiamente moderno ma dannatamente simile, forse fin troppo, a quello terrestre. Per quanto riguarda le donne i loro abiti ricordano molto da vicino le eroine di Flash Gordon ma, come vedremo, la stessa cosa vale anche per gli uomini.

Terris: “Questa è la stanza di soggiorno. Le camere da letto ed i servizi invece sono dai due lati.”

Lane: “Grazie.”

Carol: “Io vorrei vedere la cucina.”

Terris: “La cucina?”

Carol: “Sì, dove si prepara da mangiare.”

Terris: “Oh, qui non abbiamo cucine. Le chiamiamo: laboratori cibo e ce ne è uno grande per ogni quartiere. Si ordina il pasto e ci viene mandato già preparato.”

Carol: “Ma questo è il paradiso delle donne!”

Terris: “A questo proposito ho pensato che forse avevate fame ed ho ordinato uno spuntino. A quest’ora dovrebbe essere già qui…”

Da un pannello sulla parete esce un oggetto sospettosamente simile a un carrello portavivande in uso negli ospedali.

Terris: “…Eccolo qua, pronto per essere mangiato. Quando avete finito non fate che rimettere tutto qui e poi premere il bottone. Non c’è altro da fare.”

Carol: “Non si lavano i piatti?”

Terris: “Vengono lavati meccanicamente.”

Carol: “Marte, io ti amo!”

Terris: “Oh, già! Adesso manderò qua un sarto a prendervi le misure. Avrete bisogno di vestiti, immagino.”

Steve: “Vuol dire di… di…”

Terris: “Ve li farò come quelli, se lo desiderate.”

Lane: “No, no, nemmeno per sogno. Stando su Marte facciamo come i Marziani.”

Terris: “Questi noi li troviamo molto comodi. Beh, adesso vi lascio, so che siete stanchi e affamati. Se avete bisogno chiamatemi con l’altoparlante.”

Steve: “Grazie.”

Terris si allontana.

Carol: “Se non avete niente in contrario io comincio a preparare la tavola.”

Steve: “Benone. Io l’aiuto.”

Jackson: “Non vedo l’ora di visitare i loro laboratori chimici.”

Lane: “Che paese interessante! L’abilità tecnico scientifica di questo popolo è davvero incredibile.”

Jackson: “Si potrebbe passare anni a fare ricerche qui.”

Lane annuisce.

Steve: “E lei che era rassegnato a morire!”

Jim: “Lei parlava di Marte come fosse una montagna inviolata che dovevamo scalare. In che modo pensa che ne potremo discendere? E lei sta parlando di fare anni di ricerche! Ma a cosa serviranno se non riusciremo a comunicare con la Terra? O ci stiamo rassegnando a finire qui i nostri giorni?”

Carol: “Non mi spaventerebbe affatto passar qui tutta la vita.”

Lane: “No, no, Jim ha ragione. La nostra spedizione è un fallimento se non riusciamo a comunicare le nostre scoperte.”

Jackson: “Sì, ma come? Il razzo è un rottame. Può costruirne un altro?”

Jim: “Per ora non lo so. Forse potremmo recuperare qualcuno dei pezzi essenziali e fabbricarne degli altri, ma è un lavoro difficile e bisognerà che il governo locale ci aiuti perché sennò non riusciremo a niente e anche se ci aiuta non so se riusciremo.”

Jackson: “Io non vedo perché non ci dovrebbero aiutare. Ikron ha detto che i voli interplanetari interessano anche loro.”

Lane: “Beh, c’è una sola via per saperlo. Non appena sistemati Jim ed io ci presenteremo al loro Consiglio e chiederemo la loro assistenza.”

Infatti Jim e Lane chiedono udienza e sono ricevuti dal Consiglio.

Lane: “Per poter ricostruire la nostra astronave abbiamo bisogno di tutto l’aiuto che potete darci. Per questo siamo venuti qua, per chiedere il vostro benestare e la vostra assistenza.”

Ikron: “Siete davvero convinti che il razzo possa essere riparato?”

Jim: “Questo dipende da quello che potremo recuperare. Non deve essere troppo difficile costruire un nuovo scafo, ma sarà un vero problema se il motore atomico è andato distrutto.”

Ikron: “In tal caso non potreste tentare il volo di ritorno?”

Jim: “Beh, potremmo studiare qualche sostituto, per esempio con il vostro Corium…”

Ikron: “Manderemo una squadra a recuperare il vostro razzo appena sarete pronti. Vogliamo aiutarvi. Tuttavia questa è una questione che va discussa dal nostro Consiglio. Vi comunicherò le nostre decisioni al più presto.”

Lane: “Grazie, molte grazie.”

Appena i due sono usciti dalla sala il tono di Ikron, rivolgendosi agli altri Consiglieri, è ben diverso.

Ikron: “Ci tenevo che la cosa non sembrasse loro troppo facile. Ma è ovvio che il nostro benestare sarà dato. Disapprovi ancora il mio piano?”

Tillamar: “Distruggere quella gente e poi tutti gli abitanti della Terra? Sì, certo.”

Ikron: “Ne costruiremo altri sullo stesso modello. Una flotta di razzi, centinaia di flotte.”

Tillamar: “E quando avremo finito di distruggere il loro mondo cosa faremo? Un piano per conquistare l’universo, guerre interplanetarie, quali sono i tuoi scopi”

Ikron: “Io cerco una nuova patria abitabile per il nostro popolo. Il nostro pianeta sta morendo. Anche il Corium finirà. Quale piano proporresti tu per sopravvivere?”

Tillamar: “Fare un patto con loro per avere alcune zone della Terra.”

Ikron: “Le persone che son venute qui non hanno ne’ potere ne’ autorità per fare patti. Se noi le lasciamo andar via con la loro astronave potrebbe sparire l’ultima possibilità di salvarci!”

Tillamar: “Faranno certamente altri viaggi.”

Ikron: “E se ritornassero con forze sufficienti per batterci? Per distruggerci? Io chiedo il voto del Consiglio, siete con me o con Tillamar?”

I membri del Consiglio (Wilbur Back, William Bailey e Frank O’Connor)  votano quasi tutti a favore di Ikron. L’altro membro del Consiglio, Ramay (David Bond), riassume la situazione.

Ramay: “Il piano di Ikron è approvato con quattro voti a due.”

Ikron: “E’ inutile che avverta il decano del Consiglio della segretezza di questa decisione. I terrestri non devono sospettare, lasciamoli lavorare a ricostruire l’astronave nell’ingenua fiducia che li lasceremo ripartire. Quando il razzo sarà  pronto diverranno nostri prigionieri. Carissimi colleghi,  presto, molto presto, l’evacuazione da un pianeta morto avrà  inizio… Prima le armate poi la popolazione!”

Comincia così la costruzione della nuova astronave all’interno della città marziana. Gli astronauti fanno la conoscenza con Justin (Edward Earle), uno dei migliori scienziati marziani.

Lane: “L’officina che ci avete assegnato è veramente ideale per il nostro lavoro. Alcune di queste meravigliose leghe leggere che mi ha mostrato dovrebbero resistere perfettamente.”

Justin: “Ne ho ottenute diverse che credo siano adatte allo scopo e  l’assistente che manderò ad aiutarla farà in modo che le diano i migliori operai disponibili. Le attende un lavoro difficile, amico mio.”

Jim: “Beh, quasi tutti gli apparecchi sono intatti…”

Lane: “Oh, io non credo che per Jim sia troppo difficile, Justin, col prezioso aiuto della scienza e dei suoi consigli.”

In quel momento arrivano anche Ikron e Tillamar.

Tillamar: “Ha ragione, Dottor Lane. Justin è il nostro più eminente fisico e ingegnere. Non potreste essere in migliori mani.”

Jim: “Me ne ero già accorto.”

Ikron: “Ho dato disposizioni ai nostri astronomi di sospendere i nostri studi e di aiutarvi a fare tutte le osservazioni necessarie per il vostro ritorno.”

Tillamar: “Quando pensate di poter partire?”

Lane: “Oh, prima è meglio è. Quando partimmo la Terra e Marte erano nel punto più vicino, la distanza fra loro aumenta di giorno in giorno e con essa il carburante necessario.”

Jim: “Questo, Dottore, è il problema più grave. Come sapete il motore atomico è andato distrutto nell’atterraggio. Ma da quel mi dice Justin io credo che potremo sostituirlo con uno al Corium.”

Ikron: “Io lo spero. I voli interplanetari hanno sempre avuto un enorme interesse per me. Chiedeteci pure qualsiasi cosa vi abbisogni.”

Justin: “Quella di Ikron è un’offerta molto generosa. Il Corium è il nostro materiale più prezioso.”

L’assistente di Jim è una graziosa marziana di nome Alita (Marguerite Chapman). Il nome ricorda ovviamente da vicino la regina marziana Aelita da cui l’omonimo film.

Alita: “E’ lei Jim?”

Jim: “Ehm… sicuro…”

Alita: “E’ arrivato il suo nuovo assistente.”

Jim: “Oh, grazie, faccia entrare.”

Alita: “Non c’è nessuno da far entrare, sono io l’assistente, mi chiamo Alita.”

Jim, sorpreso, alza finalmente gli occhi e la vede.

Jim: “Eh?!”

Alita: “Che cosa c’è? Qualcosa non va?”

Jim: “Oh, no, no… Soltanto che io… Ehm… si sieda… Vede, sono un po’ incerto circa questi… questi nuovi metalli…”

Alita: “Questo è il più adatto. Certo sono solidi ambedue ma questo ha una maggiore resistenza alle diverse temperature.”

Jim: “Brava. Justin ha scelto proprio bene.”

Alita: “Le piace Justin?”

Jim: “Lo trovo un uomo meraviglioso.”

Alita: “Allora andremo d’accordo. Justin è mio padre.”

Jim: “Eh?! E’ suo… ehm… beh, dunque… mettiamoci al lavoro, eh?”

Anche il cibo marziano è molto gradito ai terrestri. La sera a cena…

Carol: “Dico, questa roba è un poema.”

Jackson: “C’è una ragione. Nei preparati idroponici che impiegano mettono tutte le vitamine conosciute più diversi altri elementi rigeneratori. Non c’è da stupirsi che ci siano così pochi malati qui.”

Carol: “Questi sono veramente deliziosi.”

Lane: “Un popolo sorprendente, un grande esempio di ciò che può fare la scienza. Chi crederebbe che, costretti a vivere sottoterra, abbiano risolto il così complesso problema di produrre il cibo necessario.”

Jackson: “Forse stanno meglio di noi. Invece di campi all’aperto che sono soggetti alle variazioni del tempo hanno migliaia di grandi vasche. Controllando le temperature coltivano praticamente tutto ciò che vogliono. Hanno creato una specie di giardino incantato…”

Tutto questo, naturalmente, ci viene solo raccontato da Jackson. Si tratta di un film a basso budget per cui sarebbe stato troppo costoso realizzare altri scenari.

Jim ritorna in laboratorio malgrado le proteste di Carol e Steve cerca di starle vicino confessandole anche il suo amore per lei ma la ragazza non sembra interessata alle sue parole.

Intanto Alita sorprende Terris nel laboratorio mentre sta frugando nei cassetti. Alle domande dell’assistente di Jim, la donna spiega che sta cercando la sua “spazzola magnetica” e Alita le risponde che se dovesse trovarla sarebbe ben felice di restituirgliela e così Terris se ne va lasciandoci nella curiosità di sapere come funzioni una spazzola magnetica… Ma la nostra marziana si allontana solo per andare furtivamente da Ikron.

Ikron: “Devo sapere se saranno in grado di ripartire.”

Terris: “E’ troppo presto per dirlo, forse avrei scoperto qualcosa se la ragazza non m’interrompeva.”

Ikron: “Ha qualche sospetto?”

Terris: “Oh, no. Assolutamente.”

Ikron: “Bene, devo essere certo che non mi nascondano niente.”

Terris: “Va bene.”

Jim entra nel laboratorio e trova Alita alle prese con le apparecchiature.

Jim: “Oh, non immaginavo di trovarla qui a lavorare.”

Alita: “A cena ho parlato con mio padre del nostro lavoro. Mi ha dato un’idea e volevo provarla.”

Jim: “Che idea?”

Alita: “Egli pensa che se aumentiamo la temperatura le molecole libereranno più energia. Quello che lei chiama dinamico potere di scarica per l’eccitatore.”

A noi sembra uno dei più elementari principi della dinamica ma non ci giureremmo, comunque sia l’esperimento riesce perfettamente ma i due non si accorgono di essere spiati da Terris. Mentre la donna si allontana Alita la vede e la segue a sua volta.

Intanto, nel loro alloggio, gli altri astronauti stanno esaminando delle fotografie prese con i telescopi marziani quando Jim irrompe nella stanza.

Jim: “Ho provato il nuovo eccitatore, funziona bene.”

Lane: “E’ arrivato fino a duecento?”

Jim: “E’ andato quasi a trecento.”

Steve: “Ma allora potremo tornare sulla Terra?”

Jim: “Sicuro, ci vorrà più o meno una settimana per finire di metterlo a punto ed installarlo. Lei e Carol possono calcolare il carburante che occorre.”

Lane: “E per quale data? La distanza cresce ogni giorno…”

Jim: “Calcoli un mese da adesso.”

Lane: “Benone. Così ognuno avrà il tempo di radunare quello che vuole portare sulla Terra. Venga, Carol.”

Alita, seguendo Terris, la vede incontrarsi con Ikron.

Terris: “Sì, su questo non c’è alcun dubbio. Saranno in grado di ripartire per il loro pianeta.”

Ikron: “Lasciamoglielo credere. E non sai fra quanti giorni saranno pronti?”

Terris: No, ma riuscirò a scoprirlo in tempo.”

Ikron: “Benissimo. Voglio che completino il loro lavoro poi interverremo noi.”

Alita racconta tutto a Justin e a Jim.

Alita: “…Ma su questo non cè’ il minimo dubbio: l’ho sentito con le mie orecchie.”

Jim: “Perché dovrebbe comportarsi così? Noi ci siamo impegnati ad insegnarvi tutto quello che sappiamo.”

Justin: “Secondo Alita Ikron aspetta che finiate le riparazioni per portarvi via l’astronave all’ultimo momento. Io vi do il consiglio di andarvene prima che si renda conto che siete pronti a partire.”

Jim: “Troppo tardi. Abbiamo detto a tutti, proprio stamattina che contiamo di partire fra un mese.”

Alita: “Ma potreste esser pronti fra dieci giorni, non è vero?”

Jim: “Oh, è inutile. Avrà delle spie dovunque che lo informano di tutto quel che facciamo.”

Alita: “Jim, credo di avere una buona idea.”

Il giorno dopo un’esplosione scuote l’interno dell’astronave, uno degli operai, Alzar, (Trevor Bardette: lo ritroveremo nel 1958 nelle vesti di uno scienziato in “La Meteora Infernale”) esce tossendo tra volute di fumo e Alita si lancia all’interno della nave spaziale dalla quale poi esce trascinando via Jim. Lo scienziato è sconvolto: l’eccitatore è saltato e occorrerà almeno un mese per sostituirlo. Non resta che mandare a casa tutti per quel giorno. Quando gli operai e Terris se ne sono andati Alita si avvicina a Jim, accasciato su una sedia, e gli sussurra:

Alita: “Recita molto bene, lei.”

Jim spiega poi la situazione a Lane pregandolo di non dire nulla agli altri, per il momento. Poi, per rilassarsi, decide di passare la serata con Carol, Steve e ovviamente con Alita alla quale ha insegnato a giocare a bridge. Carol è rosa dalla gelosia, abbandona il tavolo e si rifugia in camera a piangere. Steve le va dietro e, dopo aver calcolato un’ora e sedici minuti di pianti, si stanca della situazione e lascia sola Carol.

Si avvicina il giorno della partenza e Jim sta lavorando all’interno della cabina di pilotaggio.

Jim: “Beh, per oggi non mi serve altro, amici.”

Alzar: “Va bene.”

Jim: “Voglio fare quell’installazione personalmente. Oh, a proposito: non avrò bisogno del vostro aiuto fino a dopodomani.”

Alzar: “Grazie.”

Jim si rivolge ad Alita che è seduta accanto a lui.

Jim: “Loro non lo sanno ma è l’ultima volta che lavorano qui sopra.”

Alita: “E per questa?”

Jim: “La luce di emergenza? E’ una sciocchezza. L’aggiusterò dopo la partenza. Sai che non riesco a crederlo? E’  finito, pronto a volare. Magnifico, no?”

Alita: “Sì, sì, certo.”

Jim: “Che cos’hai, Alita?”

Alita: “Tu te ne andrai. Naturalmente sono contenta per te, potrai tornare a casa adesso.”

Jim: “Sì, è vero, tra poco partirò.”

Alita: “Beh, non vai tanto lontano. Dopo tutto la Terra è solo a trentacinque o quaranta milioni di miglia da qui…”

Jim: “Senti, così come abbiamo costruito questo razzo, ha la possibilità di portare in volo con noi altre due persone. Non te l’ho voluto dire finché non ne ero sicuro ma tu verrai via con me… Tu e tuo padre.”

Alita: “No.”

Jim: “Perché?”

Alita: “Sai per quale ragione il nostro Governo vuole l’astronave? Fra dieci anni non ci sarà più Corium e allora ogni forma di vita si estinguerà se non si fa qualche cosa.”

Jim: “Vuoi dire quello che vuole fare Ikron?”

Alita: “No. Ci sono altre soluzioni.”

Jim: “Sì, ma sfortunatamente è lui al potere.”

Alita: “C’è Tillamar, è un grande capo. Sarebbe meglio per il nostro pianeta che partissero lui e mio padre.”

Jim. “Sì, ma possiamo fidarci di lui? Possiamo dire a tutti che siamo pronti a partire? Alita, se io mi fido di Tillamar rischio la sorte di tutti i miei amici.”

Alita: “Cinque persone…”

Jim: “Sì… Ti capisco…”

Jim, Justin e Alita s’incontrano di nascosto con Tillamar.

Tillamar: “Qualsiasi cosa decideremo, vi do la mia parola che non rivelerò il vostro piano.”

Lane: “Sarebbe disposto, Tillamar, a venire con noi come ambasciatore del suo pianeta?”

Jim: “Come uomo di stato… A perorare la vostra causa?”

Justin: “Attraverso le loro trasmissioni radio, Tillamar, ci potrai tenere informati dei risultati della tua missione.”

Tillamar: “Forse per sostituire il Corium la Terra ci concederà  l’uranio in cambio di molte cose che abbiamo noi. Invenzioni che voi terrestri siete ancora lontani da realizzare.”

Jim: “Allora andrai Tillamar?”

Tillamar: “Sì, io ci andrò. Ma appena partito sarò dichiarato traditore…”

Justin: “Oh, forse in principio. Ma quando avrai parlato al nostro popolo attraverso la radio, quando avrai spiegato il tuo piano e che sei in missione per loro, ci sarà un’altra votazione del Consiglio. Ikron sarà battuto.”

Tillamar: “Come fai ad esserne così sicuro?”

Justin: “Perché io resterò qui come tuo rappresentante ed organizzerò tutte le forze di opposizione.”

Alita: “Ma…”

Justin: “Sii ragionevole Alita. Partirai tu, non io, ma ci rivedremo presto. Ho fiducia nella riuscita del nostro piano.”

Jim e Lane riuniscono il resto dell’equipaggio e li informano della loro immediata partenza e anche delle ragioni di tanta segretezza. Si mettono quindi d’accordo che, il giorno dopo, ognuno di loro si recherà al razzo in orari diversi per non destare sospetti.

Jim annuncia che Alita verrà via con loro, assieme a Tillamar e che ha chiesto alla ragazza di sposarlo. Questo scatena l’ira di Carol che si allontana mentre Steve la segue…

Il giorno dopo, di nascosto, Jim  porta dei libri a bordo ma Terris sta seguendo tutti questi strani movimenti…

Ikron: “Che c’è, Terris?”

Terris: “Sono preoccupata per il razzo, Signore. Sta succedendo qualcosa, qualcosa di molto sospetto…”

Ikron: “Cosa te lo fa credere?”

Terris: “Prima di tutto nessun operaio è stato fatto entrare nel razzo nelle ultime ventiquattro ore. In secondo luogo tutto il Corium che doveva servire per il loro ritorno è stato portato via dal laboratorio…”

Ikron: “Credi che l’abbiano portato a bordo?”

Terris: “Beh, io non lo so. Anche se ce l’hanno portato può non significare niente, ma ho creduto bene avvertirti. Potresti interrogare uno di loro.”

Ikron: “Ce ne è uno che possiamo interrogare ed è Alita.”

Terris: “Bene, te la porterò qui.”

Ikron: “No, no, non qui. Nella sala del Consiglio. Radunerò subito il Governo.”

Intanto Steve è andato a bordo e vi trova una Carol ben diversa da prima. Un lieto fine impone che Carol s’innamori di Steve, cosa che avviene fin troppo rapidamente. Justin saluta Alita. E’ triste ma anche felice per sua figlia. Uscita dal suo alloggio Alita viene arrestata da Terris e da due guardie e quindi portata nella Sala del Consiglio dove tutto il Governo Marziano è riunito. Alita cerca di giustificare le mosse degli astronauti ma Ikron sospetta un complotto.

Justin informa Jim che Alita è stata trattenuta dal Consiglio e che anche Tillamar si trova lì. L’astronauta teme che il Decano li abbia traditi e si precipita davanti al Consiglio.

Ikron: “Vuoi dirmi la verità si o no?”

Ramay: “Propongo di trattenerla e di mandare subito a sequestrare l’astronave.”

Ikron: “Metto ai voti la proposta.”

Tillamar: “Aspetta! Se dice la verità cosa ci guadagniamo noi a impadronirci del razzo? A quel che dice non è ancora pronto e se c’impadronissimo del razzo ora forse non potrà più  volare. Solo i terrestri possono aggiustarlo.”

Ikron: “E se ha mentito se ne andranno a noi rimarremo a mani vuote.”

Tillamar: “Ikron, io ho gran fede nella Suprema Giustizia Divina e nel Sommo Creatore.”

Ikron: “Tu sei un ingenuo vecchio rammollito.”

Ramay: “Ai voti! Siete per Ikron o per Tillamar? E’ l’ora di agire, non di parlare. Quelli che sono in favore di Ikron…”

Jim entra nella Sala in quel momento, evitando così altre farneticazioni sul Dio Cosmico di Tillamar, bel concetto senza dubbio e che rendono i marziani eguali a noi un po’ troppo in tutto e per tutto, ma che nulla aveva a che vedere nella discussione.

Jim: “Aspettate!”

Ikron : “Cosa vuole qua lei?”

Tillamar: “Dobbiamo chiedergli il permesso di fare ispezionare l’astronave dai nostri uomini.”

Jim: “E perché mai dovrebbe essere ispezionata? Che cosa sono queste storie? Mi avevate promesso il vostro aiuto!”

Ikron: “Abbiamo buone ragioni per credere che ci abbiate ingannato. Se è così la nostra generosità è finita e vi faremo assaggiare un’ospitalità di sapore molto più amaro.”

Ramay: “Ai voti! Siete per Ikron o per Tillamar?”

La vittoria di Ikron è facile.

Ikron: “Benissimo. Il razzo sarà sequestrato all’istante e questa gente imprigionata!”

I Consiglieri escono dalla sala e due guardie si avvicinano a Jim.

Tillamar scatta con un pugno poderoso, seguito da Jim che atterra la seconda guardia. Poi i due, con Alita e Justin, corrono verso l’astronave. La ragazza vi sale e Jim si libera di un paio d’inseguitori facendoli cadere dalla scaletta. Chiude il portello del razzo dietro di sè e rapidamente decollano dopo aver perso qualche istante cercando di far aprire il tetto della base sotterranea.

Il razzo esce sul rosso pianeta e si allontana verso la Terra portando con sè un ambasciatore… e la prima moglie extraterrestre della storia.

Leslie Selander, il regista, era nato il 26 maggio del 1900 a Los Angeles ed è  morto nel 1979. La sua carriera, tipica di un regista definito di serie B, si è estrinsecata particolarmente in film western e a parte due  pellicole del 1945, “The Vampire Ghost” e “Phantom of the plains”, non ha avuto modo di avvicinarsi nuovamente alla fantascienza e all’orrore, ma ha comunque girato qualcosa come 134 pellicole. Ben altro discorso meritano Arthur Franz (1920 – 2006), Cameron Mitchell (1918 – 1994) e Morris Ankrum (1896 – 1964). Il primo era nato il 29 febbraio 1920 a Perth Amboy, New Jersey, USA. Fece precedenti esperienze in radio e televisione prima di debuttare nel cinema nel 1948. Durante la Seconda Guerra Mondiale, Franz ha servito come un navigatore su un B-24 dell’ US Army Air Forces. Il suo aereo è stato abbattuto sopra la Romania e lui fu incarcerato in un campo di prigionia dal quale è fuggito. Il suo interesse per la recitazione si sviluppò quando era uno studente di scuola superiore. E’ stato un affidabile attore di B-Movie ed è quindi apparso in film di fantascienza e di conseguenza ricordato dagli appassionati, in “Volo su Marte”, “Gianni e Pinotto contro l’Uomo Invisibile”, “Gli invasori spaziali” e altri ancora. Oltre ai film, Franz era un volto noto della televisione americana; apparve in una dozzina di programmi televisivi tra cui “Crossroads”, “Perry Mason”, “L’FBI”, “Gli infiltrati”, “Custer”, “The Virginian” e “Rawhide”. E’ vissuto in Nuova Zelanda per molti anni, ma volle tornare in California durante le ultime fasi della sua malattia. E’ morto per enfisema a Oxnard in California, il 16 giugno 2006. Ha avuto tre figli e quattro mogli. Oltre ai film citati lo ricordiamo nel film di Jack Arnold del 1958 “Ricerche Diaboliche”, nello stesso anno lo troviamo ne “Il Nemico di Fuoco”, nel 1959 recita in “La Guerra di Domani” e, sempre nel 1959 nel serial TV “La Terra dei Giganti”. Nel 1964 partecipa a una puntata del serial “Viaggio in fondo al mare”. Cameron Mitchell ha invece spaziato indifferentemente tra la fantascienza, l’horror, il western e il thriller. Era nato a Dallastown il 4 novembre 1918 ed è morto di cancro a Pacific Palisades, il 6 luglio 1994. E’ stato un attore statunitense, attivo per cinquant’anni (fin dal 1945), in oltre 230 pellicole e produzioni cinematografiche e televisive. Figlio di un ministro di culto, Cameron Mitchell si arruolò nella Marina statunitense: venne reclutato su un bombardiere, dove combatté durante la Seconda Guerra Mondiale. La sua carriera, prevalentemente di caratterista, iniziò interpretando piccoli ruoli in pellicole minori. Dagli anni Sessanta, la sua attività si spostò spesso in Italia: Mario Bava lo diresse in film quali “Gli invasori” (1961), “Sei donne per l’assassino” (1964) e “I coltelli del vendicatore” (1966), ritagliandosi anche un piccolo spazio nella storia degli horror a basso costo prodotti in quegli anni. Nel 1978 partecipa al film “Swarm”, poi lo ricordiamo nel precursore di “Predator” in un film del 1980, “Horror – Caccia ai Terrestri” e ne “L’isola del Dottor Frankenestein” del 1981. Nel 1988 appare nel dimenticabile “Space Mutiny – Duello nel Cosmo”. Lunga carriera per Morris Ankrum: il suo vero nome era Morris Nussbaum ed era nato il 27 agosto del 1896 e morto il 2 settembre 1964 di trichinosi. Nel cinema di fantascienza ha ricoperto quasi sempre il ruolo del generale o quantomeno del medico o del professore. In altri film, specialmente nei western, ricopriva la parte del cattivo dal momento che i suoi lineamenti erano perfetti per il ruolo. Diplomatosi in economia faceva il professore ma s’interessò ben presto di recitazione quando fu trasferito in California. La sua carriera cinematografica iniziò con il nome d’arte di Stephen Morris. Per quanto ci riguarda, oltre al film di cui abbiamo parlato, lo ricordiamo  nel 1950 con “RXM Destinazione Luna”, nel 1952 eccolo apparire in “Red Planet Mars”, l’anno successivo ne “Gli Invasori Spaziali”, nel 1955 in “Il Mistero della Piramide”, nel 1956 lo troviamo in “La Terra Contro I Dischi Volanti”, l’anno seguente sarà molto intenso per l’attore perché lo troveremo in: “Il Segreto di Mora Tau”, “Kronos, il conquistatore dell’universo”, “Il Mostro dei Cieli”, “Beginning of the End”, e nel 1958 in: “Dalla Terra alla Luna”, “How To Make A Monstere Giant From The Unknown”, infine, nel 1963 lo ricordiamo nel film di Roger Corman “L’uomo dagli occhi a Raggi X”. Per quanto riguarda Marguerite Chapman, nata nel 1916, e della quale ricordiamo almeno “The Amazing Transparent Man” del 1961, segnaliamo la sua morte avvenuta il 31 agosto del 1999.

Il distributore cinematografico Wade Williams (Kansas City, Missouri) ha salvato dal dimenticatoio “Flight to Mars”. Introvabile negli Stati Uniti, Williams ottenne gratuitamente una pellicola originale e in buono stato dal sottoscritto. Fu accuratamente restaurata da Williams stesso che ne ha tratto anche un negativo a 35mm. Ancora oggi possiedo quella pellicola in puro cinecolor e con il suo dialogo originale italiano e ne ho fatto un dvd che ho messo nel contenitore assieme a quello della Sinister… Il dialogo originale italiano è quello che avete avuto la bontà di leggere… In pochi al giorno d’oggi amano così tanto il cinema da sacrificare tutto il resto a suo unico vantaggio, permettetemi di dirlo visto che non ne avevo mai parlato prima….

Giovanni Mongini