LA COSA DA UN ALTRO MONDO (The Thing From Another World, 1951)
Il comandante Hendry (Kenneth Tobey) e i suoi uomini, ai quali si è aggiunto Scott (Douglas Spencer), un fotoreporter, raggiungono in aereo una base nei pressi del Polo e qui vengono informati dal capo dell’équipe scientifica, Carrington (Robert Cornthwaite), che uno strano oggetto è caduto nelle vicinanze.
Hendry: “Il vostro messaggio parlava di un aereo precipitato”
Carrington: “Proprio così.”
Hendry: “Vorrei saperne di più, lo confesso.”
Carrington: “Avete ragione. Signorina, volete leggere al capitano i miei primi appunti?”
Nicholson : “Certo dottore”
Carrington: “Il fatto è che sono molto inesatti e io detesto l’inesattezza.”
Nicholson: “Primo novembre… ”
Hendry: “Ieri”
Nicholson: “Sei e quindici pomeridiane: apparecchi di ascolto e sismografi hanno registrato esplosione direzione Est. Alle sei e diciotto il magnetometro ha rivelato deviazione 12° 20 minuti Est… tale deviazione è possibile solo nel caso che una forza perturbatrice, equivalente a ventimila tonnellate di acciaio o di materiale ferroso… sia venuta a inserirsi nella Terra entro un raggio di ottanta chilometri…”
Hendry: “E’ un po’ al di fuori delle mie cognizioni, ma si direbbe una meteora, non è vero?”
Carrington: “Già, in tutto tranne che una cosa: lo mostreremo al capitano Hendry… Abbiamo delle speciali macchine fotografiche a telescopio: in presenza di onde radioattive un apparecchio geiger mette in funzione lo scatto e le macchine entrano in azione. L’altra sera era in funzione, ecco il risultato: questa fotografia è stata presa tre minuti prima dell’esplosione, ossia alle sei e dodici… vedete la lineetta qui nell’angolo… ora, nella fotografia scattata un minuto più tardi, la linea si muove da Ovest verso Est così velocemente da formare una riga.”
Hendry: “A che velocità è lo scatto?”
Carrington: “Un millesimo di secondo”
Hendry: “Caspita!”
Carrington: “Piuttosto veloce, no? Qui, alle sei e quattordici, si muove verso l’alto, alle sei e quindici si abbassa e scompare. Una meteora può muoversi quasi orizzontalmente alla Terra, ma non verso l’alto.”
Hendry: “Allora non è una meteora!”
Carrington: “E’ evidente.”
L’aereo riparte alla volta della zona d’impatto e ciò che vedono è una landa ghiacciata, evidentemente risolidificatasi da poco, con una scia ghiacciata terminante in una forma circolare.
Il gruppo degli scienziati commenta ciò che vede.
Boris: “La superficie si è sciolta, poi, ghiacciandosi, è divenuta trasparente.”
Carrington: “La forma a bottiglia sembra provocata dal primo contatto dell’apparecchio con la superficie, laggiù dov’è il collo e la parte più larga dal successivo scivolare in questa direzione.”
Boris: “Con il motore o i motori che generavano abbastanza calore da formare questo canale nella crosta in modo da provvedere all’affondamento.”
Una specie di alettone sporge dal ghiaccio: naturalmente è composto di materiale sconosciuto.
Il gruppo si separa per determinare la forma dell’oggetto che si intravede, è rotondo: un disco volante.
Scott vorrebbe diramare la notizia per radio, ma Hendry glielo impedisce.
Si decide di far saltare la crosta di ghiaccio; le cariche vengono poste e fatte esplodere, ma anche il motore del disco s’incendia ed esplode a sua volta, però il contatore geiger registra ancora qualche cosa: un essere è rimasto racchiuso nella morsa del gelo. Visto l’approssimarsi di una tempesta di neve, gli scienziati decidono di tagliare il ghiaccio attorno alla creatura, la caricano sopra una slitta e risalgono sull’aereo che li riporta alla base polare.
Una volta a terra, avviene uno scontro fra Carrington ed Hendry, perché il primo vorrebbe sciogliere il ghiaccio e studiare subito l’essere che vi è imprigionato, mentre il secondo, per procedere, vuole ricevere istruzioni dal comando.
Per essere sicuro che i suoi ordini siano eseguiti, Hendry, decide di mettere i suoi uomini, a turno, a guardia del blocco di ghiaccio che ha fatto sistemare in una stanza dai vetri rotti per mantenere bassa la temperatura.
Una coperta termogena però, posta casualmente sul ghiaccio, lo scioglie e libera la creatura che vi era racchiusa; essa si scaglia sull’uomo di guardia, il quale, dopo averle scaricato contro la pistola senza effetto apparente, fugge dando l’allarme.
Quando gli altri giungono “la cosa” sta ormai scomparendo nella neve e nella tormenta. Viene assalita dai cani da slitta e all’arrivo di Hendry e degli altri, è scomparsa, ma sotto il cadavere di uno degli animali, viene trovato un braccio della creatura che Carrington si affretta a esaminare.
Carrington: “Capitano Hendry, vi dispiacerebbe riferirmi che cosa è accaduto?”
Hendry: “Beh, faceva troppo freddo per vedere bene, ma i cani l’avevano azzannato.”
Bob (Dewey Martin): “Già, l’ho visto tirarsi su con tre cani appesi al braccio”
McPherson (Robert Nichols): “Allora ha gettato un cane sugli altri… ”
Hendry: “… Quando siamo arrivati due erano morti… ”
Eddie (James Young): “… Sembravano passati per un’affettatrice… ”
Carrington: “Dove avete trovato il braccio?”
Hendry: “Sotto uno dei cani, non è vero?”
Eddie: “Sì”
Scott: “I cani hanno potuto strappargli il braccio?”
Carrington: “Sì, questa specie di braccio”
1° Professore: “Attenzione dottore: queste punte sono taglienti.”
Carrington: “Una specie di sostanza chitinosa… ”
Scott: “Se parlaste più chiaro.”
Carrington: “E’ qualcosa fra la corazza di un coleottero e le spine di una rosa.”
Scott: “Spine alle dita?”
Carrington: “E terribilmente potenti.”
Stern (Edward Franz): “Molto efficaci se usate come armi.”
Scott: “Bah, non dobbiamo preoccuparcene: senza un braccio e con il freddo che fa, a quest’ora è morto.”
Hendry: “Se se l’è cavata per più di ventiquatt’ore in un blocco di ghiaccio!”
Bob: “… Era agile per avere dodici cani addosso…”
McPherson: “… E con un braccio di meno… ”
Scott: “Straordinario”
Carrington: “Non è vero?”
2° Professore: “Interessantissimo, strano però!”
3° Professore: “Quello sul braccio è sangue, non è vero dottore?”
Carrington: “Sì, ma non suo.”
Stern: “E’ dei cani, è evidente.”
Carrington: “Non c’è sangue nel braccio, né tessuti animali, dottor Stern, volete osservarlo al microscopio?” (Gli porge un frammento)
Stern: “Oh, sì, sì.”
Carrington: “No, signor Scott, dubito molto che possa morire… almeno come intendiamo noi.”
Scott: “Santi Numi!”
Carrington: “Già. Allora dottore?”
Stern: “Non v’è traccia di sistema venoso… terminazioni nervose non visibili… crescita cellulare porosa… sconnessa…”
Scott: “Un momento… ”
Carrington: “Lo immaginavo”
Scott: “Un momento dottore, sembra che stiate descrivendo un vegetale!”
Carrington: “Proprio così. Avete preso nota?”
Nicholson: “Si, dottore”
Scott: “Per l’amor di Dio!”
Carrington: “Calma, signor Scott”
Boris: “Dottore, questo potrebbe spiegare perché i colpi sparati dal sergente non hanno avuto effetto apparente”
Carrington: “Giusto. Semplici buchi praticati in una sostanza vegetale.”
Stern: “E questo liquido verde qui: linfa vegetale.”
Carrington: “Probabilmente con una base zuccherina.”
Stern: “Sicuramente.”
Scott: “Scusate dottore, non ridete… ”
Carrington: “Dite, signor Scott”
Scott: “Ma è come se… come se steste descrivendo una specie di supercarota.”
Carrington: “Avete quasi indovinato. Questa… carota, come voi la chiamate, ha costruito un apparecchio capace di volare per milioni di chilometri attraverso lo spazio, sospinto da una forza che a noi è sconosciuta.”
Scott: “Una carota di genio… mi gira la testa!”
Carrington: “Perché? Immaginate come sarebbe apparso strano nell’era Pleocenica prevedere che le larve, gli esseri acquatici e rettiliformi che strisciavano sulla Terra dovevano forse evolversi in creature pensanti. Sul pianeta donde proviene il nostro visitatore la vita vegetale ha subito un’evoluzione analoga a quella della nostra vita animale; questo spiegherebbe la superiorità del suo cervello. Il suo sviluppo non è stato ostacolato da fattori emotivi o sessuali… ”
Scott: “Dottor Carrington, voi avete avuto il Premio Nobel, avete ricevuto tutti gli attestati internazionali che uno scienziato può desiderare, se foste in vendita potrei ricavare qualche milioncino da qualsiasi governo straniero. Pertanto non mi sento di affermare che andate raccontando di giorno quello che sognate di notte, ma vi assicuro che i miei lettori la penseranno così.”
Carrington: “Non per molto tempo signor Scott, e nemmeno se hanno qualche cognizione sulla flora del loro pianeta.”
Scott: “Volete dire che, sulla Terra, esistono delle piante che possono pensare?”
Carrington: “Una certa specie di pensiero sì. Avete mai sentito parlare della “vite telegrafo”?”
Scott: “Non mi pare.”
Carrington: “E della pianta chiamata Dyonea, dico bene?”
Stern: “Sì.”
Carrington: “Proseguite. E’ materia vostra.”
Stern: “Bene, la Dyonea afferra insetti, pipistrelli, topi, piccoli mammiferi, usando come esca una linfa dolciastra, quindi li stringe nella sua morsa e li divora.”
Scott: “E la “vite telegrafo”?”
Stern: “E’ una vite che può fare segnali a delle altre viti della stessa specie in un raggio da quaranta a centocinquanta chilometri. L’intelligenza nei vegetali e nelle piante è una vecchia realtà, anteriore all’arroganza degli animali che l’hanno sottovalutata.”
Scott: “Che animali questi animali!”
Carrington: “Guardate qua: l’ho presa da sotto il tessuto della palma della mano.”
Stern: “Capsula di semi!”
Carrington: “Sì, il sistema riproduttivo casto e senza contatto dei vegetali. Nessun dolore o piacere quali noi li conosciamo, nessuna emozione, niente cuore: superiori a noi, superiori sotto ogni aspetto. Signori, vi rendete conto di ciò che abbiamo trovato? Un essere di un altro mondo, diverso da noi come un polo dall’altro. Se soltanto potessimo comunicare con lui, conosceremmo segreti che l’umanità ha ignorato dal principio del…”
S’interrompe. Tutti seguono il suo sguardo. Sul tavolo il braccio si è mosso.
Scott: “Eterni dei, si muove!”
Carrington: “Signorina Nicholson… ”
Nicholson: (Margareth Sheridan): “Si, dottore… ”
Carrington: “Alle zero dieci antimeridiane la mano è apparsa viva, la temperatura dell’arto è salita di venti gradi; a causa di questo aumento ritengo che la cosa sia stata capace di assimilare il sangue canino di cui era coperta e credo…”
Scott: “Significa che si nutre di sangue?”
Hendry compie una sistematica ispezione di tutta la base polare e altri uomini pattugliano dall’esterno; ultima rimane la serra nella quale si entra da una porta chiusa a chiave di cui il dottor Stern è il possessore. Anche questa ispezione non dà esito apparente, ma Carrington ha notato qualche cosa e, rimasto solo nella serra con Stern, Lorentz e Boris…
Carrington: “Signori, l’ho notato per puro caso, guardate queste muffe… ”
Stern: “Sono avvizzite.”
Carrington: “Boris, vuole controllare la serratura?”
Boris: “Sì, dottore.”
Stern: “Dieci o quindici secondi di esposizione sono stati sufficienti eh?”
Carrington: “Esattamente. Questo sta a dimostrare che lui può essere stato qui, senza alcun dubbio.”
Boris: “Dottor Carrington, avevate ragione: la serratura è stata forzata e rimessa nella sua posizione, la chiave non c’è più. Qualcuno è entrato e uscito chiudendo la porta dall’esterno.”
La serra ha una seconda porta che comunica direttamente con l’esterno; è di questa che gli scienziati stanno parlando ora.
Carrington (esaminando la muffa): “Guardate, guardate come brilla alla luce.”
Stern: “Ha un odore… di linfa vegetale… ma non credete che… ”
Tutti gli occhi si puntano su di un cassettone. Lo stesso luccichio è sullo sportello.
Carrington: “Aprite!”
Boris si avvicina, apre; il cadavere di un cane scivola a terra.
Boris: “Uno dei cani della slitta!”
Carrington: “E’ ancora caldo!”
Boris: “Sembra come se fosse… ”
Carrington: “… Disseccato… c’è del sangue lì?”
Stern: “Niente.”
Lorentz: “Niente sangue… ”
Boris: “Niente sangue… ”
Stern: “Il sangue è stato succhiato.”
Carrington: “Mi pare che tutto si spieghi: è naturale che un essere della sua specie abbia cercato l’unico luogo chiuso esistente nel raggio di chilometri. E’ venuto qui per rifugiarsi, ci ha uditi ed è fuggito… E’ stato qui e qui ritornerà.”
Stern: “Diciamolo al capitano.”
Carrington: “No, preferisco che, questa volta, sia la scienza ad accoglierlo, non l’esercito.”
Stern: “Siete certo dottore che questa sia… ”
Carrington: “Sono certo che possiamo comunicare con lui, dobbiamo. E’ più intelligente di noi e non possiamo precluderci questa possibilità di avvicinarlo.”
Lorentz: “Ha ragione dottor Stern”
Carrington: “Non c’è altro da fare, caro Stern. Volete montare la guardia con me questa notte, Boris, e voi Lorentz?”
Boris: “Bene”
Carrington: “D’accordo, allora. Stern, riferite al dottor Owerback e al dottor Olson, dite loro di tornare per darci il cambio domattina. E mi raccomando di non confidarsi con nessuno.”
Intanto non è possibile mettersi in contatto con la base: la tempesta interrompe le comunicazioni sia in telegrafia che in fonìa; si riesce solo a ricevere messaggi disperati di richieste d’informazioni.
Mentre si sta discutendo il da farsi, la porta si apre e Stern, con il volto sanguinante, fa la sua apparizione: la creatura è nella serra e ha catturato Olson e Owerback. Hendry si precipita verso la porta interna, la apre e la “cosa” si erge davanti a loro.
Bob evita di misura un colpo di artiglio.
Richiudono di scatto la porta e un braccio dell’extraterrestre resta preso nello stipite e a fatica la creatura riesce a liberarlo facendo schizzare schegge di legno dappertutto. Bob spara sulla porta.
Le altre due uscite vengono bloccate ed Hendry confina Carrington fra la mensa e il laboratorio, il che provoca una reazione da parte dello scienziato e dei suoi collaboratori più stretti, ma gli ordini vengono eseguiti.
Nel suo laboratorio, Carrington è a colloquio con i colleghi.
Boris: “Ci avete fatti chiamare, dottore?… Sembra che abbiate delle novità.”
Carrington: “Sì… Sì ne ho… Signori, ci troviamo in piena battaglia: non mi riferisco alla divergenza con il capitano Hendry, ma… beh, è inutile dire a cosa… Due nostri colleghi sono morti, un terzo è ferito; queste sono le nostre perdite e possono aumentare. L’essere è più forte e più intelligente di noi, ci considera e si occupa solo di noi solo perché siamo il suo cibo. Immaginate un essere umano nei confronti di un campo di patate. E’ una dura battaglia… e solo la scienza può vincerla, ogni altra arma sarebbe impotente… io dico… che deve esserci… deve esserci un modo… ahh, scusatemi, sono molto stanco, non ho dormito, mi è difficile, mi è difficile parlare… Volete leggere i miei appunti, signorina?”
1° Professore: “Dovete riposare, dottore.”
Carrington: “Sì, lo so, ma… ah, per favore, volete leggere?”
Nicholson: “Alle nove pomeridiane ho posto i semi presi dalla mano di “X” in venti centimetri di terra, ho concimato la terra… ho irrorato la terra con due unità di plasma preso dalla nostra riserva. Le condizioni del cane rinvenuto nella serra indicano che il sangue è l’elemento principale nella coltivazione dei semi. Alle due antimeridiane… alle due antimeridiane i primi germogli sono apparsi a fior di terra… !”
Boris: “Cinque ore!”
2° Professore: “Sì, incredibile!”
Carrington: “Ho usato altre due unità di plasma e alle quattro antimeridiane i germogli hanno incominciato ad assumere una forma definitiva… sono giunto alla conclu… Vedo che nessuno di voi mi crede! Ebbene, voi stessi giudicherete!”
Si dirigono verso un’altra stanza del laboratorio. Qui, da una vaschetta riempita di terra, crescono bianchi baccelli pulsanti.
Boris: “Meraviglioso, non è possibile!”
1° Professore: “Si riproduce!”
2° Professore: “A velocità sorprendente!”
Boris: “Questo confermerebbe l’impressione del capitano Hendry. Quando ha visto quella cosa dalla porta della serra sembrava che gli fosse cresciuto un nuovo braccio.”
1° Professore: “Queste pulsazioni dottore… ”
2° Professore: “E’ come se respirassero!”
Boris: “Sì, piante umane!”
Carrington: “Superumane.”
1° Professore: “Tutto ciò a causa del plasma sanguigno, dottore?”
Carrington: “Proprio così. Osservate queste più vicine alla sorgente del plasma e queste più lontane.” (le prime sono più grandi delle seconde)
Boris: “Quante unità abbiamo ancora?”
Carrington: “Sufficienti, spero. Vi piacerebbe auscultarle, professor Wilson?”
Wilson: “Sicuro dottore!”
Si china con uno stetoscopio e lo appoggia su una pianta.
Carrington: “Ebbene?”
Wilson: “Sembra quasi il vagito di un neonato che ha fame.”
Carrington: “Io non avrei usato parole diverse.”
2° Professore: “Dottore, dovete riposarvi.”
Carrington: “La mia mente è ancora limpida!”
Stern: “Non credo, dottore. Voi non pensate a ciò che sta accadendo nella serra. La cosa sta allevando i propri semi col sangue, proprio come voi. Avete visto ciò che può fare un essere come quello, immaginate siano un migliaio… ”
Carrington: “L’ho immaginato.”
Boris: “E se il disco fosse venuto non per visitare la Terra, ma per conquistarla, per dare vita a un esercito di mostri, per ridurre… la specie umana a sola fonte di cibo?”
Carrington: “Tante cose minacciano il nostro pianeta… nuove stelle, comete lanciate nello spazio… ”
Stern: “Certo, certo, in teoria, ma questo è un pericolo reale, un nemico.”
Carrington: “La scienza non conosce nemici, ma soltanto fenomeni. Noi ne stiamo studiando uno.”
Hendry viene a sapere da Nina Nicholson dell’esperimento condotto da Carrington e lo fa interrompere. Intanto, la guardia esterna deve essere abolita per il freddo pungente e la radio, per buona misura, invia un messaggio secondo il quale all’essere non deve essere fatto del male. Eppure è lui a compiere la mossa seguente: infatti, fugge dalla serra e si dirige verso la stanza dove sono Hendry e i suoi uomini che, grazie al contatore geiger, seguono le sue mosse e lo accolgono spruzzandogli addosso un getto di kerosene e appiccandogli fuoco con una pistola a razzo.
La torcia… inumana, sfonda la finestra e fugge nella tempesta che infuria. Subito dopo questa esperienza i nostri decidono di preparare una trappola elettrica, un arco voltaico teso nel corridoio, capace, grazie al gruppo elettrogeno, di scaricare duecentomila volt. I lavori fervono con la massima alacrità, anche perché la “cosa”, fuori, ha interrotto il riscaldamento interno e la temperatura scende precipitosamente. Uno sproloquio di Carrington viene ignorato. Tutto è pronto. Era tempo: l’alieno arriva dal fondo del corridoio, mentre le luci sono state spente nella speranza che non si noti il cavo elettrico; la “cosa” impugna, chinandosi a raccoglierlo con agilità, un travicello. All’improvviso manca la corrente: è un’ennesima mossa di Carrington per impedire di far del male all’alieno. Dopo aver immobilizzato lo studioso, viene ridata la corrente. Poiché la “cosa” non cammina sul percorso giusto, Eddie riesce a farla spostare lanciandole contro una trave. Si sta per dare corrente, quando Carrington li supera con un balzo e si dirige verso la “cosa”.
Hendry: “Tornate indietro, allontanatevi da quel filo.”
Carrington: “Ascolta, io sono tuo amico: guarda, non ho armi, sono tuo amico! Tu sei più intelligente di me, devi capire quello che cerco di dirti. Non andare avanti, ti uccideranno! Pensano che tu voglia farci del male, ma io desidero aiutarti, credimi. Tu sei al disopra di ogni altro essere sulla Terra, usa la tua intelligenza, guardami e cerca di capirmi! Non sono tuo nemico, io sono uno scienziato che vuole… ”
La “cosa” lo abbatte brutalmente, scaraventandolo a terra con un colpo violento e continua ad avanzare lenta, inesorabile.
Poi Hendry abbassa l’interruttore. Tre grandi, crepitanti lingue di elettricità scaturiscono dalle braccia e dalla testa della “cosa” che si dibatte con un urlo stridente, inumano, come crocifissa; alla fine si piega su se stessa, consumandosi, ridotta a una massa informe. Finalmente Hendry chiude il contatto: per terra delle ceneri fumanti.
Dopo aver distrutto il braccio e i germogli, ogni pericolo può dirsi scongiurato e, finalmente, con il decrescere della tempesta, il buon Scott può mandare il suo messaggio a tutto il mondo.
Il finale è un po’ enfatico, ma vale la pena di riportarlo:
Scott: “Dunque amici, aprite le orecchie. Polo Nord, 3 novembre. Servizio di Ned Scott. Oggi il genere umano ha combattuto e vinto la sua più grande battaglia. Qui, sul vertice del mondo, un pugno di soldati e civili americani ha affrontato la prima invasione da un altro pianeta. Un uomo chiamato Noè salvò una volta l’umanità con un’arca di legno; qui, al Polo Nord, pochi uomini hanno fatto la stessa cosa con un arco voltaico. Il disco volante e il suo pilota sono stati distrutti, ma non senza perdite per le nostre magre forze. Vorrei portare al microfono alcuni degli uomini cui va il merito di questa vittoria, ma, come ufficiale elevato, il capitano Hendry è… totalmente preso… dal suo dovere (sta baciando Nina Nicholson). Il dottor Carrington, capo della spedizione scientifica, si va rimettendo dalle ferite riportate nella lotta…” (una clavicola rotta e un gran mal di testa).
Eddie: “Così parli solo tu.”
Scott: “E ora, prima di narrare i particolari della battaglia, lancio a voi un monito; tutti voi che ascoltate la mia voce, dite al mondo, ditelo a tutti dovunque si trovino: attenzione al cielo, dovunque, scrutate il cielo.”
La cosa più complicatae curiosa, se vogliamo, di questa pellicola, non è stata la sua realizzazione, ma il suo doppiaggio in Italia, tanto che la pellicola corse il rischio di non riuscire a circolare nel nostro Paese.
Il dialogo del film, infatti, è fittissimo, spesso due o tre personaggi parlano contemporaneamente e le loro voci s’intrecciano; per di più esso è velocissimo, stringato e ricco di gag ironiche, il cosiddetto overlapping dialog, cosicché, quando si trattò di tradurre in italiano ciò che i personaggi dicevano, la casa di distribuzione si vide giungere una bella lettera di rinuncia da parte della compagnia di doppiatori che doveva occuparsi della cosa.
Si deve considerare che a quell’epoca, come poi ai nostri giorni, le case di doppiaggio avevano molto lavoro e il rifiuto da parte della casa stessa non era dovuto tanto alla difficoltà del doppiaggio: la cosa era possibile, ma lunga, complicata, costosa e dal risultato incerto e il rullo di prova consegnato ne era la dimostrazione. La distribuzione italiana (R.K.O.) considerava il film valido e interessante per cui fu solo grazie alla fiducia che la casa stessa ebbe nella pellicola che fu possibile, affidando il doppiaggio ai migliori esperti del campo, raggiungere il risultato voluto e, in effetti, La “cosa” da un altro mondo è un ricco insieme delle più famose “voci” del doppiaggio italiano.
Dal punto di vista della regia, ufficialmente affidata a Christian Nyby, si fece un gran parlare dell’intervento più o meno ufficiale che ebbe nel film il produttore e registaHoward Hawks e pare, secondo una dichiarazione di Kenneth Tobey, che fu lui più che Nyby a dirigere il film. In effetti, ciò sembra essere provato dal fatto che Nyby dopo praticamente scomparve dalle scene e ciò non sarebbe stata certo una giusta sorte perché la pellicola venne diretta con rara maestria.
La “cosa”, il mostro, era una specie di creatura di Frankenstein con il cranio calvo e delle spine sulle nocche delle dita; fu Hawks, su richiesta dei produttori, che decise di tagliare tutte le scene dove esso appariva chiaramente (all’inizio la pellicola durava due ore e mezzo) e l’iniziativa del regista fu ottima: soltanto intravista, la “cosa”, interpretata da James Arness (il futuro Graham di Assalto alla Terra) è estremamente convincente. Le scene sulla neve furono in realtà realizzate sulle montagne del Montana in soli quattro mesi, grazie agli attori dimostratisi all’altezza della situazione, dal già citato Tobey a Robert Cornthwaite, nel ruolo di Carrington. La stupenda musica è opera di Dimitri Tiomkin, mentre alla sceneggiatura ha collaborato Orson Welles. Il soggetto è tratto da un famoso romanzo breve di John W. Campbell, Who Goes There? (1939), pubblicato con lo pseudonimo di Don A. Stuart. (Tr. it. La cosa da un altro mondo, Fanucci, Roma; La cosa da un altro mondo, Urania Rivista, Mondadori, Milano)
Altre due parole sugli attori: Kenneth Tobey nacque a Oakland, 23 marzo 1917 ed è morto a Rancho Mirage il 22 dicembre 2002. Destinato alla carriera forense, si avvicinò al mondo della recitazione mentre era studente di legge alla University of California. Deciso a intraprendere la carriera di attore, studiò per circa un anno e mezzo alla scuola di recitazione newyorchese Neighborhood Playhouse School of the Theatre dove ebbe modo di studiare al fianco di Gregory Peck, Eli Wallach e Tony Randall. A partire dagli anni Quaranta iniziò a recitare nei teatri di Broadway e fece il suo debutto cinematografico nel corto The Man of the Ferry. Il suo debutto hollywoodiano fu però nel 1947 in una delle pellicole della serie western di Hopalong Cassidy, Dangerous Venture. La prima pellicola di rilievo fu Cielo di fuoco del 1949 a fianco di Gregory Peck e la sua interpretazione del marinaio in Ero uno sposo di guerra attirò l’attenzione del celebre produttore cinematografico Howard Hawks che pensò a lui per interpretare il personaggio del Capitano Patrick Hendry nel cult movie di fantascienza La Cosa da un Altro Mondo del 1951. Il personaggio dell’eroico militare fu poi interpretato in altre pellicole dello stesso genere, come Il Risveglio del Dinosauro del 1953 e Il Mostro dei Mari del 1955. Avvicinatosi anche al mondo della televisione, partecipò ad alcuni episodi della serie western della NBC Frontier e nel 1955 recitò nella parte del leggendario eroe americano James Bowie nella miniserie della ABC Davy Crockett, prodotto dalla Walt Disney. Nel 1957 ebbe una parte di rilievo nella pellicola di John Ford Le ali delle aquile e in quello stesso anno fu protagonista principale della serie televisiva Avventure in elicottero (The Whirlybirds) prodotta dalla Desilu Productions di Lucille Ball. A partire dal 1964 Tobey si avvicinò nuovamente al mondo del teatro, recitando a fianco di Sammy Davis Jr. nel musical Golden Boy di Clifford Odets. Dopo il suo ritiro dal mondo del cinema, fu convinto a tornare sul set da numerosi artisti e registi cresciuti con i suoi b-movies degli anni Cinquanta, in particolare di Joe Dante, con il quale collaborò nella realizzazione de L’ululato nel 1981, Apparve anche in Gremlins, Salto nel Buio, Gremlins 2, Tesoro, mi si è allargato il ragazzino e soprattutto in Strange Invaders. Ritornò poi al suo vecchio ruolo di Patrick Hendry nel suo ultimo film The Naked Monster per la regia di Wayne Berwick e Ted Newsom (2005) che fu un omaggio a lui e ad altri attori icone della fantascienza.
Robert Cornthwaite (1917-2006) ha interpretato anche il dottor Pryor nel film La guerra dei mondi. Per la televisione, interpretò, tra gli altri, il ruolo di Mr.Hollis nell’episodio Flyer della serie televisiva Jarod il camaleonte, mentre per il grande schermo l’ultima interpretazione risale al già citato The Naked Monster in cui interpretò il suo ruolo più famoso: il Dr. Carrington. Triste sorte per Margaret Sheridan nata nel 1926 e deceduta nel 1982: fu allieva di Howard Hawks da lui poi abbandonata al suo destino. Per James (La Cosa) Arness (1923 -2011) possiamo aggiungere che era il fratello di Peter Graves: fu interprete famoso del serial Gunsmoke e Alla Conquista del West. Non ha mai amato il suo ruolo nella “cosa” per la fastidiosa truccatura ma, data la sua altezza di due metri e uno, fu pure scritturato nel ruolo dell’alieno marziano nel film Gli Invasori Spaziali di William Cameron Manzies del 1953.
Consigli per gli acquisti: In Italia è stata pubblicata una versione in DVD della Elleu Multimedia con doppia versione, in bianco e nero e ricolorata, ma purtroppo tagliata in due scene per un totale di circa 5 minuti.
Considerare La Cosa di John Carpenter come un rifacimento del film del 1951 firmato ufficialmente da Christian Nyby ma girato da Howard Hawks, sarebbe ingiusto e limitativo.
In realtà se c’è uno dei due film che si avvicina al testo da cui è stato tratto e cioè “Who Goes There?” di Don A. Stuart che altri non sarebbe che lo pseudonimo dello scrittore ed editore di fantascienza John W. Campbell, è proprio la pellicola di Carpenter.
Per ragioni di economia nel primo film il mostro non era altro che una specie di supercarota, un Frankenstein vegetale che non aveva le capacità camaleontiche ed invero raccapriccianti che dimostra in questa versione. Indubbiamente il primo film può restare al suo giusto grado di classico per il modo in cui la storia viene condotta, con suspance ed ironia, con un ritmo eccellente e con delle trovate che dimostrano, se possibile ancora di più, che Nyby non era in grado di rendere così bene la vicenda sullo schermo perché se fosse stata opera sua totalmente non sarebbe scivolato poi in un successivo anonimato.
Quindi non parliamo di remake, parliamo di una storia tratta da un romanzo famoso che ebbe, in precedenza, una versione diversa adatta ai suoi tempi. Questa è più forte, più violenta, più dura, tutto è mostrato e non sottolineato, più disperata e priva di speranza ma che non ha giustificato la fredda accoglienza che ne è seguita. Un omaggio che comunque volutamente fa John Carpenter, e non sarà il solo, è il titolo The Thing che appare nel nero dello spazio dopo che un disco volante è passato davanti allo schermo per poi dirigersi verso la Terra.
La sua composizione grafica è la stessa del film di Hawks.
Antartide inverno 1982
Una base di ricerca degli Stati Uniti viene sconvolta dall’arrivo di un elicottero norvegese che insegue con ferocia ed accanimento un cane da slitta, addirittura sparandogli contro dall’alto. Poi il mezzo atterra e, per uno stupido incidente, esplode, ma il passeggero superstite, munito di fucile (interpretato da Larry Franco che, come produttore associato ha forse pensato che era un ottimo modo per risparmiare su una comparsa) continua imperterrito la sua caccia ferendo anche uno della base americana, Bennings (Peter Maloney) e viene quindi colpito e ucciso da Garry (Donald Moffat). I due morti provengono da una base norvegese relativamente vicina alla loro postazione e, per cercare di capire il perché di quest’inspiegabile attacco di pazzia, gli americani decidono di andare a vedere cosa può essere successo alla base norvegese dato che non è possibile avere un collegamento radio.
Pilota dell’elicottero è R.J. MacReady (Kurt Russell, reclutato quasi all’ultimo minuto dopo la defezione di quello che doveva essere il protagonista che era stato scelto inizialmente: Clint Eastwood) e lo accompagna il Dottor Copper (Richard Dysart). Intanto il cane, graziato dall’intervento degli americani, gironzola indisturbato per la base… Quello che resta della base polare norvegese è un ammasso di macerie dove ci sono purtroppo anche dei cadaveri, uno di questi si è chiaramente suicidato tagliandosi la gola (altri ritrovamenti di cadaveri sono stati tagliati in fase di montaggio).
Un gigantesco blocco di ghiaccio e dei resti umani bruciati, oltre che a dei nastri sono i primi ritrovamenti dei visitatori ma la cosa che li lascia più perplessi e stupiti è uno strano essere, o meglio due strani esseri dall’apparenza umana come fusi assieme in un unico blocco di carne. Il reperto viene portato alla base ed esaminato dal professor Blair (A. Wilford Brimley) ma egli non trova nulla di anormale all’interno dell’essere parzialmente bruciato: i suoi organi sono assolutamente normali. Alla sera Clark (Richard Masur) porta il cane assieme agli altri, nel recinto ma come lui si allontana le altre bestie, come presagendo qualcosa, si allontanano dall’animale e cominciano a ululare. La bestia inizia a sbavare e a tremare, poi comincia ad aprirsi e a mostrare un’escrescenza carnosa e a emettere suoni agghiaccianti. Clark accorre e assiste alla scena di una creatura mostruosa e informe che sta assorbendo le altre bestie. MacReady accorre con il lanciafiamme e la Cosa, presagendo il pericolo, si alza fino al soffitto prendendo una posizione minacciosa. La lingua di fiamma avvolge la creatura mostrando orribili fauci spalancate. Ben diverso questa volta è il responso del professor Blair che esamina i resti dell’essere.
Blair: “Ci troviamo di fronte ad un organismo che imita le altre forme viventi, che le imita perfettamente. Questa cosa ha attaccato i nostri cani, ha tentato di digerirli, di assimilarli e nel frattempo ha tentato di plasmarsi in modo da imitarli. Questo, per esempio, non è un cane, è un’imitazione, lo abbiamo preso prima che avesse il tempo di finire…”
Garry: “Finire cosa?”
Blair: “Finire di imitare questi cani.”
Lo scienziato preleva una siringa di sangue dalla creatura poi, con aria preoccupata, si rivolge a Clark.
Blair: “Clark?”
Clark: “Sì?”
Blair: “Dì un po’, hai notato qualcosa di strano in questo cane, niente di niente?”
Clark: “Di strano? No!”
Blair: “Che ci faceva in sala ritrovo?”
Clark: “Non lo so. Era tutto il giorno che girava per il campo.”
Blair: “Vorresti dirmi che il cane non è stato messo nel canile fino a ieri sera?”
Clark: “Esatto.”
Blair: “Quanto tempo sei stato solo con quel cane?”
Clark: “Non saprei, un’ora, un’ora e mezza può darsi… Ma perché cavolo mi guardi in quel modo?”
Blair: “Non lo so.”
Clark: “Cosa?”
Blair: “No, niente. Non c’è proprio niente, assolutamente niente.”
Le riprese in bianco e nero fatte dai norvegesi che gli americani stanno guardando, sono un altro omaggio alla pellicola del 1951 con la scena dei componenti la spedizione posti in cerchio attorno a un oggetto sepolto nel ghiaccio, l’esplosione per disseppellirlo e il ritrovamento, sempre sotto il ghiaccio di qualcosa che i ricercatori disseppelliscono tagliando la crosta tutt’intorno. MacReady decide di andare a vedere con Copper la zona dove i norvegesi hanno fatto brillare la mina. Contrariamente al film di Hawks dove il disco volante s’incendia ed esplode, qui si vede chiaramente, ancora praticamente intatto e interrato nel cratere ghiacciato, la sagoma antica e nota di un disco volante.
MacReady e Copper scendono con delle funi nel cratere e poi raggiungono la cima del disco che ha il portello aperto.
MacReady: “Cristo, per quanto tempo sarà rimasto seppellito nel ghiaccio?”
Copper: “Beh, l’effetto di qualche esplosione atomica può aver spinto verso la superfice cose che erano sepolte lì da lunghissimo tempo. Io direi… direi che il ghiaccio in cui è sepolto avrà almeno centomila anni.”
MacReady: “E i norvegesi l’hanno fatto saltare…”
Copper: “Già.”
Poco più in là un buco a forma di parallelepipedo rivela dove hanno tolto il reperto.
Nella sala ritrovo, alla sera, fervono le discussioni sulla natura e la provenienza del mezzo e della creatura. Solo Blair, scuro in volto, non segue la discussione. Tempo dopo Blair è al computer e i suoi sospetti prendono forma.
Blair (Osservando lo schermo): “Cellula estranea… Cellula cane.. Assimilazione.. Assimilazione completa.. Cellula cane imitazione… Probabilità che uno o più membri dell’équipe possano essere contagiati: 75%. Previsione: se l’organismo estraneo raggiunge le zone civilizzate l’intera popolazione mondiale verrà contagiata a cominciare da ventisette ore dopo il primo contatto.”
I suoi colleghi notano con preoccupazione il cambiamento di Blair e intanto portano il reperto dentro a una baracca ma Bennings resta solo con qualcosa che, sotto la coperta, si muove e perde sangue.
Windows (Thomas Waites), che aveva aiutato Bennings a portare la Cosa dentro alla stanza, rientra e vede l’uomo trasformato in un essere mostruoso, scappa e corre ad avvisare gli altri. Intanto Bennings, trasformato in Cosa, si dirige all’aperto e viene circondato dagli altri, MacReady gli getta addosso della benzina e gli dà fuoco. Poi, con la scavatrice, fanno una buca che riempiono di combustibile, vi gettano i resti di Bennings e della Cosa e bruciano nuovamente tutto.
Intanto Blair ha messo fuori uso l’elicottero, lo spazzaneve e ha ucciso i cani, ora sta distruggendo la radio e spara contro chiunque si affacci sulla porta. Mentre usa l’ascia urla ai compagni fuori:
Blair: “Credete che la Cosa volesse diventare un animale? Nessun cane farebbe mille miglia fra i ghiacci senza una ragione… Ma non lo avete ancora capito? Quella cosa vuole diventare come noi! Se le sue cellule si diffondono potrebbero infettare qualunque essere sulla faccia della Terra. Io non voglio farmi trasformare in chissà che!”
MacReady e gli altri catturano Blair e lo rinchiudono dentro una baracca poi si riuniscono appena fuori per fare il punto della situazione.
Garry: “E adesso non c’è più radio.”
Childs (Keith David): “Idem per gli elicotteri.”
Copper: “Siamo completamente tagliati fuori.”
Garry: “Non ci resta che stare rintanati qui fino a primavera ed aspettare la squadra di soccorso.”
MacReady: “No, noi non aspettiamo. Qui tra noi c’è qualcuno che non è quello che sembra, potrebbero essere anche due e a primavera potremmo essere tutti quanti.”
Childs: “Come facciamo a sapere chi è umano? Se io fossi un’imitazione, una perfetta imitazione come lo capireste che non sono veramente io?”
MacReady: “Non esiste un tipo di analisi?”
Copper: “Beh, sì è possibile. Infatti stavo pensando a un’analisi del siero del sangue.”
Garry: “In che consiste?”
Copper: “Nel prelevare un campione del sangue di ciascuno di noi e metterlo a contatto con del sangue non contaminato, nel caso di una reazione sapremmo chi è il non-umano.”
Purtroppo l’esperimento non è fattibile perché le riserve di sangue sono state misteriosamente danneggiate e l’unica chiave era in possesso di Garry e la usava spesso il Dottor Copper: questo getta delle luci sinistre e sospette sui due, tanto è vero che Windows sta per prendere un fucile dopo aver fracassato il vetro dell’armadietto e Garry lo ferma poi cede la sua pistola a MacReady.
Le scorte di sangue deteriorate vengono sepolte nella neve e MacReady, l’unico armato, parla ai suoi compagni.
MacReady: “Io so di essere umano… e se voi foste tutte Cose mi avreste già assalito, quindi alcuni di voi sono ancora umani: questa Cosa non vuole mostrarsi apertamente, vuole nascondersi sotto forma di un’imitazione. Combatterà, se è necessario, ma è vulnerabile quando è allo scoperto. Se si impadronisce di noi non avrà più nemici, non resterà nessuno che la possa eliminare e sarebbe la fine. Fra sei ore qui ci sarà una tormenta, prima di allora dobbiamo sapere chi è la Cosa. Bene! Dottore, Garry, Clark, mettetevi lì, lontano dagli altri. Norris, tu e Childs fategli una dose di morfina, legateli in sala ritrovo e sorvegliateli. Fuchs, trova un altro tipo di esami!”
Fuchs: “Ma ho bisogno del Dottor Copper!”
Copper: “Già, è meglio che non mi droghiate. Mac, non sono un prigioniero!”
Gli ordini di MacReady vengono eseguiti. Il tempo passa e, nella sua stanza, sta registrando un messaggio.
MacReady: “Quando avrò finito nasconderò questo nastro. Se nessuno di noi la scamperà ci sarà una documentazione, almeno. Siamo sotto una tormenta da più di quarantott’ore ormai, ma non abbiamo ancora nessun indizio… C’è un particolare, credo che la Cosa lasci dei vestiti quando s’impadronisce di qualcuno. Windows ha trovato delle mutande a brandelli ma la targhetta con il nome non c’era più, potrebbero essere di chiunque. Nessuno si fida più di nessuno ormai, e siamo tutti molto stanchi… Io non posso fare altro, solo aspettare. R J. MacReady, pilota di elicottero. Base Antartica 31.”
Mentre Fuchs (Joel Polis) sta lavorando a un esame alternativo la luce si spegne e l’uomo vede un’ombra che si allontana e lo segue all’aperto. Il suo corpo bruciato viene trovato poco dopo dagli altri, tutti rientrano tranne Nauls e MacReady che vuole andare a controllare nella sua baracca dalla quale vede filtrare della luce e lui ricorda benissimo di averla spenta prima di uscire. Mentre gli altri aspettano, Childs vede dalla finestra Nauls (T.K. Carter) tornare precipitosamente con in mano un brandello di vestito di MacReady. Il pilota viene creduto dai superstiti la Cosa: accortosi del pericolo MacReady s’imbottiscedi esplosivo e minaccia di far saltare tutto se non lo fanno entrare nella base. Gli altri si arrendono e, proprio in quel momento, Norris (Charles Hallahan) ha un collasso cardiaco. Portato su un tavolo Copper gli pratica il massaggio cardiaco con l’elettrostimolatore ma, improvvisamente, il torace di Norris si apre e un’orribile bocca dentata trancia le braccia di Copper che, urlando, si abbatte al suolo. Poi il torace esplode in una giungla di tentacoli vivi e una colonna di carne sostiene un ghigno orribile. MacReady con il lanciafiamme distrugge la creatura ma con il caos che n’è seguito nessuno inizialmente si accorge che il collo di Norris si è allungato ed è caduto a terra, con la lingua che si avviluppa a una sedia per trascinarsi in avanti, poi dalla testa escono delle zampe da ragno e due antenne.
Allibiti i superstiti si accorgono di questa ulteriore trasformazione e MacReady incenerisce anche questa creatura. Dopo essere stato costretto a uccidere Clark che lo aveva minacciato con un bisturi, MacReady ordina a Windows di legare tutti i superstiti mentre spiega agli stessi cosa ha intenzione di fare.
MacReady: “Prenderemo un po’ di sangue a tutti e cercheremo di scoprire chi è la Cosa. La metamorfosi di Norris mi ha fatto venire un’idea. Forse ogni sua parte era qualcosa di intero, ogni pezzettino era un singolo animale, con un desiderio innato di proteggere la propria vita. Nel caso di sangue umano si tratta di un tessuto ma il sangue di quella Cosa reagisce quando viene attaccato. Cercherà di sopravvivere e di allontanarsi dal calore del metallo.”
Dopo aver prelevato del sangue da ognuno di loro, compreso se stesso, MacReady, scalda un filo di rame e lo immerge nel sangue suo e di quello dei suoi compagni, nessuna reazione fino a che non arriva a Palmer (David Clennon)…
Il suo sangue reagisce violentemente e Palmer si trasforma orribilmente, il lanciafiamme di MacReady si inceppa e Windows resta attonito a guardare l’orribile cosa senza usare il suo. Dei tentacoli si abbarbicano attorno al collo di Windows che viene sollevato e contaminato. MacReady riesce, finalmente, a far funzionare il lanciafiamme e lo scarica su Palmer: il corpo dell’essere, in una scena simile a quella del primo film, ridotto a una torcia non più umana, sfonda la parete e si trova fuori, cade. MacReady lo disintegra con una bomba. Poi, usando l’altro lanciafiamme, distrugge anche Windows.
Tornata la calma MacReady compie l’esame anche su Garry, convinto che anche lui sia una Cosa ma l’esito è negativo.
Con apparente calma Garry, ancora legato al divano, si rivolge a MacReady, Nauls e Childs.
Garry: “Signori, capisco che avete avuto dei problemi ma, quando avete un momento, gradirei non passare il resto dell’inverno legato a questo maledetto divano del cazzo!”
La porta della capanna dove era rinchiuso Blair è aperta e, sotto delle assi nel pavimento, i superstiti trovano una galleria scavata nel ghiaccio e che porta a una stanza dove la Cosa ha quasi terminato di costruire una nave spaziale. MacReady fa saltare tutto in aria. Ma la situazione si complica perché Blair ha fatto saltare il generatore irreparabilmente: vuole ibernarsi nell’attesa che, in primavera, arrivi la squadra di soccorso e questo non può essere consentito.
I quattro sanno che non usciranno vivi quando la temperatura scenderà a quaranta gradi sotto zero, quindi incendiano e fanno saltare in aria tutta la base sia per generare calore, sia per cercare di distruggere l’essere e per questo minano anche i sotterranei dove c’è il generatore ormai inutilizzabile. Manca solo Childs che Nuils ha visto allontanarsi misteriosamente. Intanto Blair assale Garry e lo uccide. Nuils si allontana per seguire un movimento in fondo a una galleria, (in fase di montaggio è stata tagliata la scena in cui viene ucciso a sua volta). MacReady resta solo e, d’improvviso, il pavimento della galleria sembra esplodere e la gigantesca e orribile creatura sta per lanciarsi addosso a lui. MacReady gli lancia contro un candelotto di dinamite che fa esplodere tutti gli altri lì vicino. Tutta la base è un disastro e un inferno di fuoco. MacReady si appoggia sfinito vicino ai resti di una baracca.
Un’ombra gli si avvicina: è Childs.
Childs: “Sei l’unico scampato?”
MacReady: “No, ci sei anche tu.”
Childs: “L’hai uccisa?”
MacReady: “Tu dov’eri, Childs?”
Childs: “Mi era parso di vedere Blair, gli sono andato dietro e mi sono perduto nella tormenta… Gli incendi hanno rialzato la temperatura, non durerà a lungo.”
MacReady: “Nemmeno noi!”
Childs: “E allora Mac?”
MacReady: “E allora niente.”
Childs: “Se hai paura di me…”
MacReady: “Non dobbiamo temere sorprese l’uno dall’altro. Siamo troppo provati per tentare qualche cosa.”
Childs: “Beh, che facciamo?”
MacReady: “Perché non aspettiamo qui ancora un po’ e vediamo che succede?”
Childs: “Sì!”
Il film si chiude mentre le fiamme sono ancora alte nel cielo nero.
Non doveva essere questo ilfinale del film: la leggenda narra che MacReady si trasformasse nella cosa dopo che gli elicotteri erano venuti a salvarlo e dopo aver ucciso Childs, ma Carpenter preferì lasciare il finale in sospeso.
Era fin dal 1975 che si progettava di fare non un rifacimento del film La Cosa ma di prendere il romanzo e trasportarlo sullo schermo seguendone la storia più da vicino. Larry Coehn propose il progetto al produttore David Foster il quale lo propose a sua volta a Ned Tanner, presidente della Universal International. Egli acquistò i diritti del libro e della pellicola precedente. La prima scelta come regista fu Tobe Hooper ma la Universal non poté mandare il progetto in porto perché non era per niente soddisfatta delle sceneggiature che le venivano proposte, erano tutte troppo simili al primo film e Foster era stato estremamente chiaro: non doveva essere un remake ma un altro film. Finalmente furono tutti soddisfatti della sceneggiatura presentata da Bill Lancaster, per la cronaca figlio di Burt Lancaster, e accettarono, un poco a denti stretti, l’arrivo di John Carpenter.
La sfiducia era dovuta al fatto che Dark Star e Distretto 13: Le Brigate della Morte non erano andati bene e quindi, inizialmente, il suo nome fu scartato ma poi venne Halloween, un ottimo incasso e poiché è solo in quei termini che ragionano quasi tutti i produttori, anzi tutti, ecco che all’improvviso il nome di Carpenter, proveniente da un successo commerciale, può essere accettato.
Le riprese iniziano sui ghiacciai del Juneau, in Alaska, nell’estate del 1981. Vengono girate le scene con il cane e degli esterni della base americana, poi viene costruita anche la base norvegese in rovina e, per un maggiore realismo, attori e troupe accettano di girare quelle scene lì e non nello studio. Gli interni vengono costruiti agli Universal Studios in un set dotato di un impianto di refrigerazione in modo che la temperatura potesse essere abbassata per far risaltare, senza trucco, l’alito caldo trasformato in vapore degli attori. Ma il fulcro del film è negli effetti speciali e nel make-up ideati da Rob Bottin il quale aveva una sola disposizione da mantenere: usare il meno possibile la Stop Motion perché non era considerata convincente. Ispirandosi agli E.C. Comics degli anni ‘50 Bottin comincia a disegnare i suoi mostri: la Cosa non deve avere una forma precisa, deve essere niente e tante cose, un mutaforma continuo e inquietante. Le diverse versioni della Cosa erano scolpite in creta e da queste venivano colati degli stampi in schiuma di lattice nei quali erano installati i vari meccanismi per far muovere le creature. Molte sono state le componenti che sono servite per fare i mostri, citando a caso: gelatina di fragole, maionese, matite colorate e fuse, gomma da masticare scaldata, crema di grano e del cibo gelatinoso dello stesso tipo usato da un illustre predecessore: Fluido Mortale.
Ogni cosa che era possibile utilizzare dal punto di vista tecnico si può trovare in questo film che deve considerarsi un misto delle stesse, quindi troviamo marionette e fili, sistemi pneumatici e idraulici, servomeccanismi, cavi elettrici, radiocomandi, teste di burattini mosse all’interno con una mano. La scena del cane, all’inizio, che si apre e dallo stesso fuoriescono dei tentacoli è stata in realtà girata al contrario utilizzando dei tentacoli fatti di uretano. Solo nella scena finale in cui MacReady affronta la Cosa è stata usata la Stop Motion e i corpi congelati dei norvegesi o anche i corpi che non avevano bisogno di animazione sono stati fatti usando la fibra di vetro. La Testa di Ragno fu invece realizzata con il solito modello di volto in lattice e con zampe di alluminio collegate a delle ruote nascoste alla base, quando le ruote si muovevano le zampe si muovevano, un poco come i giocattoli per bambini in uso ancora oggi. Il tutto era mosso da un telecomando. Il corpo di Norris fu ricostruito in lattice e la fila di denti che spunta dai lati del torace era mossa da un tecnico sotto il tavolo ed essa, ovviamente, trancia delle braccia finte. Anche per la testa di Norris che, staccatasi al corpo, avvinghia la lingua attorno alla sedia fu usato un modello radiocomandato e la scena della lingua camaleontica che si avviluppa è stata girata al contrario. La nave spaziale fu ideata e costruita dalla Visual Concept Engineering di Peter Kuran in plastica e ottone: era larga circa settanta centimetri di diametro e illuminata internamente in 160 punti diversi. Il pianeta Terra, all’inizio, è un Matte Painting creato da Jim Danforth e l’universo era unclassico cartone nero lucido nel quale poi, successivamente la VCE inserì le stelle, mentre l’astronave fiammeggiante, entrando nell’atmosfera terrestre, è un effetto animato computerizzato.
Rob Bottin lavorò anche diciotto ore al giorno e sia lui che i suoi collaboratori spesso dormivano negli studi, alla fine delle riprese fu ricoverato in ospedale per esaurimento nervoso e non ebbe nemmeno la soddisfazione di poter partecipare alla corsa agli Oscar perché la Make-Up and Hair Stylist Union di cui lui non era membro gli negò la candidatura perché i suoi dovevano considerarsi trucchi meccanici e non effetti di make-up.
Il film fu purtroppo un fiasco parziale, il pubblico non apprezzò il lavoro del regista e degli effettisti ed è scivolato presto in un quasi totale dimenticatoio. Una sorte ingiusta per un’opera più che decorosa.
Se vi ricordate, nel film di Carpenter, gli uomini della stazione polare americana trovano le rovine e i resti di una spedizione norvegese e uno strano essere che trasportano per esaminarlo nella loro stazione e da lì cominciano tutti i guai. Cosa era successo nella stazione polare norvegese? Se ne occupa in maniera mirabile questo film che termina come inizia quello di Carpenter: con l’inseguimento al Cane-Cosa. Il perfetto gioco d’incastro è stato girato da Matthijs van Heijningen Jr. e ci racconta la storia della paleontologa Kate Lloyd che, dopo un lungo viaggio, si reca in un’isolata base in Antartide per esaminare un’astronave aliena trovata nel ghiaccio da scienziati norvegesi e un alieno apparentemente congelato. Durante l’esame l’essere ritorna in vita seminando il panico e la morte per cui Kate, assieme al pilota Carter, dovrà fare di tutto per salvarsi. Il gioco d’incastro, come abbiamo detto, funziona ed è ben fatto, al di là dei commenti di criticotti rampanti e inesperti. Comunque, se non l’avete visto, vi consiglio di farlo, così come vi consiglio di vedere prima questa “Cosa” e poi quella di Carpenter: vi renderete conto del lavoro di ricucitura che è stato fatto. Entrambi i film sono editi in DVD dalla CIC/Universal.
A rigore di cronaca abbiamo avuto anche un videogioco nel 2002, ovviamente intitolato The Thing), sviluppato da Computer Artworks per PC, PS2 e X-Box. The Thing è a tutti gli effetti il sequel del film di Carpenter, in cui un gruppo di soldati delle Forze Speciali USA indaga sugli avvenimenti della pellicola e introduce efficacemente il meccanismo della paranoia in un contesto videoludico costringendo il giocatore a mantenere saldi i nervi della squadra… e a stanare l’alieno, che potrebbe essere chiunque. Ciliegina sulla torta, un cameo di Kurt Russell e un combattimento finale contro un essere mastodontico.