VII TROFEO LA CENTURIA E LA ZONA MORTA: IV CLASSIFICATO

LA VENDETTA DEL MARE

di DARIO BATTISTA

<< Capitano! >>

<< Capitano Feel! >>

Il mare è particolarmente burrascoso quest’oggi. Saette fendono il caos delle intemperie e i tuoni a seguire squarciano il tutto in un ciclo infinito. Una cosa è risaputa dello stretto di Venere.. niente e nessuno è risparmiato.

Avida di legno e forti braccia è lei. Diverse imbarcazioni, quali più recenti, quali meno, sono incagliate su scogli e artigli di roccia, che fuoriescono dall’acqua come se un mostro di oscene dimensioni si stesse tirando fuori dal mare stesso. E nuvole e pioggia oscurano il cielo del mattino, rendendolo grigio come un pomeriggio d’inverno.

<< Ammainate le vele, branco di zoticoni! >> il vento a momenti non mi porta via l’ampio copricapo trasandato dal tempo. Sposto una mano dal timone e me lo porto sulla testa. << Sam! Sam! Dov’è finito quel moccioso, maledizione! >>

<< Sono qui capitano! >> Il ragazzo appare davanti ai miei stivali come un fantasma. Minuto mi arriva giusto all’ombelico del mio grosso ventre ubriaco. Sempre, rimango perplesso ogni volta che mi si posa davanti agli occhi. Un marmocchio di quanti? Dodici anni? Alla sua età già dirigevo le chiatte mercantili di mio padre. E quanto le odiavo, quelle fottute barche piatte. Ringrazio il cielo che il mare se lo sia portato con se, quel bastardo di un vecchio. Ormai da quarant’anni sono io a dirigere il vero mercantile. La Marylin.

<< Fila giù nella stiva a riempirmi l’otre di vino! >>

<< Ma capitano, sono le merci.. >>

<< Ho detto fila! Su questa barca sono io che comando! L’hai presa per una fottuta chiatta? Ti dono all’oceano se non ti muovi, sant’Iddio! Lui solo sa cosa vuole per placare questa sua stramaledetta tempesta! Muoviti, Sam! >>

<< Agli ordini capitano! >> un rapido gesto col capo e sparisce così com’è apparso. Ora ricordo perché è sulla nave con noi. Rapido, sì. E se pagassi ogni mio uomo in base al proprio peso, beh, il piccolo Sam non mi costerebbe nulla.

<< Uomini ai remi! Quattro che impugnino gli speroni! Dobbiamo evitare d’incagliarci tra le gambe di Venere, allupati mozzi che non siete altro. Ve lo taglio, io. Uno a uno, se perdiamo la nave tra questi scogli, sono stato chiaro?! >>

<< Sì signore! Agli ordini capitano! >> Il boato dei marinai oltraggia la pioggia, che prende a martellare più forte, sempre più forte.

<< E non pensate che dopo che ve l’avrò tagliato mi metta con fuoco e ferro a fermare la fuoriuscita del vostro schifo! Non sono la vostra fottuta madre! Sarà il sale del mare a farvi bruciare le viscere! E il sangue chiama squali! Uno l’avete a bordo, il sottoscritto, ed è uno squalo buono! Quelli che vivono nell’oceano non sono tanto magnanimi! E ora remate! >>

Alla prima remata torna Sam con l’otre pieno e pesante, tanto che deve reggerlo con due mani. << Cos’è quello? sudore?! >>

<< No capitano, è pioggia! >>

Questa pioggia ci caverà la voce, e se la porterà con se negli abissi marini, penso io. Cosa se ne fa poi, in fondo al mare delle nostre voci, proprio non lo so.

Stappo la sacca di pelle e bevo un sorso. “Vino di Mhyr.. Ha pure buon gusto, il ragazzo.” << Che cosa mi hai portato? E’ aceto questo! >>

<< Capitano.. >> la voce graffiata del ragazzo lo rende più grande di quello che è. << Io pensavo.. vado a riempirlo di nuovo, capitano! >>

“Determinato.. e fortunato. Come pensavo, è stata la ventura a sceglierlo per lui.” << E perché mai dovrei sprecare un otre di buon aceto? Se mi viene una gastrite lo lavi tu il mio rigetto dal timone! Anzi, prendi il secchio e vai a raschiare il ponte! >>

<< Capitano! >> La voce di un marinaio. Chi? Cavaliere è soprannominato. Ser, lo chiamo io. E’ ora sporto a bordo nave, mano sugli occhi per ripararsi dalla pioggia pungente. << Da quella parte! Sulle rocce! C’è qualcuno! >>

<< Che diamineria dici Ser?! Qualcuno tenga il timone! >> Un marinaio di cui ora mi sfugge il nome mi si affianca. Ha braccia forti, e tanto mi basta. << Sam! >> urlo al cielo. << Hai dato da bere a Ser dell’aceto andato a male?! >> sbraco una risata battendomi una mano sul ventre grasso. Nemmeno il vento m’incute timore. La nave, per quanto può ondeggiare alle intemperie è casa. E se un uomo non è in grado di camminare per casa propria senza ammazzarsi, che padrone è?

Trotterellando mi avvicino a Ser. Abbasso l’ampio cappello sul volto per vedere meglio. Pirati.. quanto invidio le loro vite, la loro disciplina, se così la si può chiamare. Altro che mercantile, preda di quel sogno. << Hai ragione, Ser. C’è qualcosa su quelle rocce, più di una in effetti. >> Mi volto alle mie spalle e mi piazzo una mano a lato della bocca, coperta da una folta barba ispida. << Sam! Vieni qui! >> in un attimo, il fantasma appare ai nostri piedi.

<< Samwhel >> inizia Cavaliere con garbo << che cosa vedi laggiù? I nostri vecchi occhi hanno fatto il loro tempo, e la tempesta non aiuta >> domanda Ser al ragazzo, con innata cortesia. Da vero cavaliere.

Il ragazzo si puntella con i piedi sul bordo e si sporge col busto tenendo una mano a pararsi gli occhi. Brache morbide con bretelle, camicia e gilet inzuppati, come il resto di noi dopotutto. Un basco di stoffa rigida a quadri gli si erge a tagliare il vento. Ciuffi di capelli neri gli s’incollano al viso mentre i suoi occhi azzurri come un cielo d’estate scrutano l’orizzonte. << Capitano.. queste sono.. sono donne! Femmine! >> la metà dei marinai si fa una grassa risata, aggiungendoci qualche sconcia battuta. << Capitano! Hanno la coda, una coda di pesce! >>

<< Sirene.. >> La mia voce è poco più di un rantolo, colmo di preoccupazione. << Tappi alle orecchie uomini! Usate stoffa! Sughero! Tagliatevi una mano e ficcatevi il moncone in quei buchi inutili! Se non avete coraggio e vi cacate in dosso usate quella stessa merda, ma tappatevi quelle fottute orecchie! >> Sirene: uomini, pirati, marinai morti in mare. Le loro anime che bramano carne e terra rinascono sotto forma di belle donne. Belle quanto la stessa dea Venere. “Li prenderanno. Sono deboli. Non vedono una fica da mesi. E’ certo che perderanno la ragione. Ma io.. io no! Non mi avranno. Non cadrò preda di queste stregonerie. Il mare è la mia madre, la nave è la mia casa e questi marinai.. questi marinai sono i miei figli! E li proteggerò come tali.”

Cala il silenzio. Anche la pioggia si ammutolisce, se pur continua a percuotere con violenza. Roteando il capo faccio una panoramica della nave. Ogni uomo, che sia appeso all’albero maestro, ai remi, o in qualunque altro posto, fissa le rocce dove le sirene ci osservano con occhi verde-acqua. Unico colore luminoso in questo inferno di sfumature di grigio. Alcune di loro si immergono. Molte di loro.. emergono da dietro le rocce, in tutte le dannate direzioni. E cantano. E incantano. Scivolano sul pelo dell’acqua in burrasca costeggiando il mercantile in una sorta di danza. Spiccano salti acrobatici, e sinuose si adagiano a bordo nave. Una mano mi strattona la gamba. E’ Sam. << Capitano! Le sirene! Non le ascolti! >> Lo sento. Perché a Sam lo sento? Con quella sua voce graffiata, una bestemmia al canto delle sirene. << Capitano! >>

Con un ceffone lo butto in terra. Sam si tiene la guancia. Metà dei marinai vengono trascinati giù dalla nave con dolci baci, e sono felici. Anche io voglio essere felice, e questo dannato moccioso sta rovinando tutto. Tutto!

La Marylin è assediata da sirene dai capelli rossi come il fuoco, biondi come il sole e azzurri come il mare. Le code che ondeggiano alle loro spalle in scaglie cobalto dalle svariate sfumature di verde.

<< Capitano! >> insiste il ragazzo.

Accecato dalla rabbia afferro Sam da terra con entrambe le mani e lo sbatto a bordo barca. << Devi stare zitto! Zitto! Ti ammazzo, io. Piccolo bastardo! Non le sento se urli! Non le sento! Capisci?! >>

<< Ma capitano! Finiranno per.. >>

<< …Aaaaaarh! >> Con un unico gesto lo scaravento in mare. Gli scogli come fauci di pietra lo inghiottono, in basso, sempre più in basso, negli abissi di questa gola. Piccoli vortici turbinosi chiazzano l’acqua salmastra di Venere.

Osservo le mani tremanti e penso a cosa ho appena fatto: “Ucciso. Io ho ucciso!” Non cadrò preda di queste stregonerie, avevo detto.

<< Capitano.. >> Alla mia destra emerge una sirena dai lunghi capelli lisci. Neri come la notte.

<< Milady.. >> Distolgo lo sguardo dalle mani e mi tolgo l’ampio cappello dal capo, rivolgendo me stesso alla principessa dei mare che ora mi si prostra davanti. Sogno di essere un pirata, e i pirati non si fanno scrupoli a uccidere. Giusto? << Milady.. >> mi presento << sono Aaron, il pirata buono dalle mille e più virtù. >>

<< Virtù? >> risponde la splendida sirena. << E quali virtù possiederesti? Mio buono e forte pirata. >> La sirena struscia il ventre sulla nave. E’ piatto come un mare senza vento. E quanto è liscio. E quanto è provocante.

Sposto delicatamente una mano sulla sua, avvinghiata a bordo barca. << I.. il coraggio, mia dolce e bellissima sirena. >>

<< Oh, ne sono certa >> risponde lei. << Quanto coraggio avete dimostrato in questo giorno di disgrazie. Cos’altro? Mio pirata dei mari orientali. Ammaliatemi con la vostra magnificenza. >>

La sua voce è suadente come il canto del mare in tempesta. E’ una sirena forte, questa. Degna del capitano di una nave. << Sono.. sono magnanimo. Sì, tanto magnanimo. E anche sapiente! Sì, conosco tutto quello che riguarda il mare. >>

<< Magnanimo.. certo che lo siete. E sapiente. >> La pioggia abbatte la sua ira silente sul volto della dolce creatura dei mari. Sposto l’ampio cappello a ripararla dalla pioggia, ma lei rifiuta, afferra il cappello e me lo porta nuovamente sul capo. Aggraziata. << Questo è il simbolo del vostro grado su questa nave, mio capitano. Dunque dite di sapere tutto del mare. Che cosa mi sapete dire, riguardo.. me? >> la dolce sirena sposta le mani ad arricciarmi la barba. E quanto è delicata. E quanto profuma. Salsedine. Per quanto uno possa vivere in mare tutta la vita, a questo magnifico odore non si abituerà mai.

Cerco di tenerle la mano, lei la ritira. Gioca con me, la dolce sirena. << Sei.. sei una sirena e.. e le sirene.. sì, le sirene sono creature dolci e delicate. Dee dei mari e degli uomini. E voi siete la più incantevole di tutte, mio splendore degli oceani. >> Cerco nuovamente la sua mano. La trovo. E quanto è liscia. E quanto è morbida. << Sareste così compiacente da incantarmi col vostro nome, mia principessa dei mari? >> provo ad attirarla a me. Ci riesco. La conca del suo seno in conchiglie color avorio è lucida di pioggia. << Un’altra delle mie virtù è l’arte. Oh, sì. Io adoro l’arte. Rubo splendidi gioielli, contrabbando dipinti provenienti dall’occidente e statue dai materiali più pregiati dai paesi esotici. Ma voi. Voi siete l’opera perfetta, e onorerò il mio veliero col vostro nome. Oh, sì. Lo farò. Sullo scafo io dipingerò il vostro nome, la prua sarà intagliata delle vostre curve e sulla bandiera ci sarà il vostro volto, in carne e delicato. >>

La sirena sorride. Una fila di denti perfetti che splendono come madreperla. << Vi svelerò un segreto, mio capitano. Ma dovete promettermi che non lo direte a nessuno. >> La sirena è timida, e questo la rende più dolce ancora. Il miele è veleno al confronto. E io assento.

Mi si avvicina. Le labbra sottili di color rosa corallo mi sfiorano l’orecchio. << Mio capitano. Non è coraggio affrontare questa gola in tempesta, ma stupidità. E non c’è magnanimità nel gettare un ragazzino fuoribordo dopo che vi ha avverti di un possibile pericolo. >> Possibile.. quella parola è suonata come un sibilo. Provo a tirarmi indietro, ma la presa della sirena è forte, le sue mani sono macigni sulle mie. << E la tua sapienza e la tua arte sono paragonabili a un’ostrica vuota. Perché delle sirene, tu, non sai nulla! >> la sua voce è ora un grugnito, artigli mi affondano nelle mani. E il terrore sale. E il sangue scorre. << Le sirene sono anime indiavolate che cercano solo la vendetta. Verso chi ci ha portato via la vita e verso ciò che è vivo e gode, mentre l’angoscia ci affligge e il sale ci consuma. >> La sirena sposta il volto indietro, ma senza lasciare la presa su di me. << Volevi sapere il mio nome? >> Impietrito non rispondo. E lei non ha bisogno che m’illumini con la sua risposta. Perché lui è.. << Io sono, Sam. >>

Il respiro mi si blocca lì, tra l’uscio e l’antro. << S.. Samwhel? >> I suoi occhi in effetti..

<< Stolto, piccolo marinaio. >> La sua bocca si avvicina nuovamente al mio orecchio, delicata e suadente. << Non sono mai stato Samwhel. Il mio vero nome è.. Samantha. >> E ora tutto diviene chiaro e distino. La pioggia riprende il suo frastuono in questo attimo di pura follia, le urla dei miei uomini che vengono ghermiti da mostri marini dai denti aguzzi sormontati da larghe labbra piene d’acqua, tentano i tuoni. Palmipede e dotate d’artigli. Le loro squame sono ora più scaglie irte e affilate come rasoi e i loro capelli sono alghe, verdi e muffite. Squartano il viso a morsi ai miei marinai, i miei uomini, i miei figli, terrorizzati mentre si dimenano inutilmente.

<< Sa.. Samantha? >>

La sirena si tira nuovamente indietro, le mani a reggermi il viso e il suo volto è per metà quello della ragazzina, per l’altra quello di un mostro. << Esatto. Samantha Kesler. Stampati questo nome bene in testa, perché non verrà dipinto su nessun veliero. >> La sirena sorride. Perfidi lineamenti così come quei denti lunghi quanto coltelli. << E il nostro segreto, mio dolce capitano, rimarrà nascosto sul fondo degli abissi mentre tu, invece, diverrai parte di esso. Perché questa è.. >> La sirena mi ghermisce il farsetto e mi trascina giù dalla nave. Il vuoto. Poi il mare s’infrange sul mio corpo. Mare rosso, acqua, sale, sangue, ferro, dolce..

<< La vendetta del mare. >>