Baba Jaga (o Baba Yaga come viene definita in alcuni casi) è un personaggio della mitologia slava, in particolare di quella russa, nonché la figura immaginaria di un personaggio fiabesco, che corrisponde un po’ al nostro “Uomo nero” o al “Babau”.
Nei racconti della zona della Russia, impersona una vecchia strega alta, magra, orribile a vedersi, con i capelli scompigliati, il naso di ferro e i denti e il seno di pietra. Si sposta volando su un mortaio, utilizzando il pestello come timone e che cancella i sentieri nei boschi con una scopa di betulla d’argento.
Vive in una capanna sopraelevata che poggia su due zampe di gallina, che può muoversi e guardarsi in giro, servita dai suoi servi invisibili. Il buco della serratura del portello anteriore è costituito da una bocca riempita di denti acuminati, mentre le mura esterne sono fatte di ossa umane. In una variante della leggenda, la casa non rivela la posizione della porta finché non viene pronunciata una frase magica.
Baba Jaga a volte è indicata come cattiva e a volte invece come fonte di consiglio: esistono storie in cui la si vede aiutare le persone nelle loro ricerche e storie in cui rapisce i bambini per mangiarli. Cercare il suo aiuto è solitamente un’azione pericolosa e sono assolutamente necessarie preparazione e purezza dello spirito. Un po’ come accade per il “Munaciello” napoletano.
Alla figura di Baba Jaga si collega anche la Leggenda dei Tre Cavalieri: il Cavaliere Bianco, su un cavallo bianco con la bardatura bianca, che rappresenta il giorno; il Cavaliere Rosso, che rappresenta il sole; il Cavaliere Nero, che rappresenta la notte. Baba Jaga parlerà di loro a chi la interroga, ma può anche uccidere l’ospite che voglia sapere qualcosa di più sui suoi servi invisibili.
Nella storia popolare troviamo la strega collegata anche alla fiaba di “Vassilissa la bella”, in cui si racconta la vicenda di una fanciulla che viene mandata a chiedere consiglio a Baba Jaga e viene schiavizzata dalla strega. I servi invisibili (un gatto, un cane, un cancello e un albero), tuttavia, la aiutano a fuggire perché è stata gentile con loro. Alla fine della storia la strega cattiva viene trasformata in un corvo.
Esiste anche un’altra versione della storia, registrata da Aleksander Afanas’ev (1862), in cui a Vassilissa sono comandate tre missioni impossibili che tuttavia riesce a completare per mezzo di una bambola magica donatale da sua madre.
Similmente, in un’altra storia ancora, il principe Ivan è aiutato contro Baba Jaga dagli animali che ha risparmiato.
Baba Jaga viene largamente usata anche dagli autori di favole moderni russi e, dagli anni Novanta del secolo scorso, anche nei “fantasy russi”. In particolare la strega si incontra nei cinque libri di Andrey Beljanin nel suo ciclo “Il servizio segreto dello Zar-Pisello” e in moltissime altre saghe per bambini.. L’infanzia e la gioventù di Baba Jaga sono invece descritte per la prima volta nel racconto di Aliverdiev intitolato “Fiume”.
Dicevamo che Baba Jaga non fa parte solo della mitologia russa, ma più in generale di quella slava. Nel folklore polacco ad esempio, la strega differisce leggermente da quella della Russia: una delle differenze è che la casa ha soltanto una zampa di gallina.