NOTTE PROFONDA, OMAGGIO A FABIO SALERNO

Scritto, montato da Fabio Salerno

Musiche di Nicola Tatoni e Limbo

Effetti speciali di Fabio Salerno

Prodotto da Rosa Manna Salerno & Fabio Salerno

Produttori associati Claudio Lamera & Luigi Murolo

Cast artistico: Luigi Sgroi, Simona Brusoni, Marco Monzani, Francesca Bartellini, Olimpio Fantaguzzi, Cristina Rizzello.

Così recita la breve scheda del film proposta dalla mitica rivista NOSFERATU, l’unica ad aver preso seriamente in considerazione questo lungometraggio splatter del 1990 di Fabio Salerno. Un lungometraggio criptico, gotico, che si apre con un corpo a corpo della m.d.p sulle tavole di un fumetto splatter di serie Z come le collane dell’epoca (i fumetti della Profondo Rosso, i Full Moon Project, gli Splatter & Mostri, gli horror di Barbieri…). L’inquadratura si allarga di poco, perché c’è poco da mostrare nel mondo asfittico e concluso del film. Un cesso, un tinello, un tavolino, un tizio, il protagonista (Sgroi, molto bravo) fumettaro a tempo perso, in realtà disoccupato attanagliato dalla crisi, dalla mancanza di una occupazione.

Gli anni Ottanta sono appena finiti, ma la sensazione di una corposa crescita, di un benessere generalizzato e omogeneizzato no. La vital revolution di Craxi e l’high-tech appestano anche la periferia svuotata (di senso, di vita) di Fabio Salerno, una Milano angosciante similissima a quella raccontata nel bellissimo Nero. di Giancarlo Soldi (film praticamente contemporaneo a quello di Salerno). In entrambi i lavori il cerchio si chiude sul nuovo universo dei media (i fumetti di consumo), su una finta ricchezza, una finta vivacità, una sciatta banalità del dettato quotidiano.

Paolo, il nome del protagonista, ci appare chino sulla tazza del cesso e sfoggia una maglietta della salute che manterrà per tutto il film. La preoccupazione per il mancato lavoro lo porta ad accettare un lavoretto offerto dal barista sotto casa.

Gli esterni sono pochissimi, tuttavia hanno una forza lancinante nel dipingere una Milano di periferia, nuvolosa, coperta e anonima, irriconoscibile. Salerno evita i luoghi simbolo, le strade del lusso e delle Ferrari. Le musiche dei Limbo poi aumentano l’atmosfera da gotico metropolitano a un passo dal metal dei Ramstein a venire.

Paolo trova per caso una piramide di barkeriana memoria (e la lezione delle sadiche torture dei Cenobiti è tenuta a mente dal regista) che spalancherà le porte della paura. L’ossessione feticistica per gli oggetti sarà il preludio alle notti profonde: oggetti come feticci della modernità piccolo borghese, tutti uniti nell’ordire un complotto ai danni del protagonista (l’armadio che scricchiola, la fiamma dell’accendino, la televisione che si accende da sola, l’elettricità ballerina).

La NOTTE PROFONDA è quella che avvolge Paolo e la sua ragazza, una dolcissima Cristina. La NOTTE è una gelatina blu, omogenea, oscura, fantasmatica. Paolo la aspetta (la NOTTE) nel letto, si lascia inghiottire dai fosfeni del buio colorato, regredisce allo stadio infantile, baloccato dalla ribellione (Sclavi & King, sicuramente esperiti dal regista, insieme ad altri riferimenti colti del decennio appena consumato, esempio Videodrome o l’Argento di Suspiria e Inferno) degli oggetti. La NOTTE è un catalogo di trucchi speciali affinati dal giovane Salerno, che ama giocare coi vetri conficcati nella pelle di Paolo o coi tagli inflitti da mani invisibili, da entità ultraterrene e impalpabili.

Tuttavia NOTTE PROFONDA è molto di più. NOTTE PROFONDA è un film auto-prodotto, semi-amatoriale, eppure un film girato all’inizio di un decennio che segnerà la fine della nostra industria di genere, del nostro altissimo artigianato tricolore. Molti erano già morti, altri erano in articolo morte, altri si erano arresi agli ambagi della tv berlusconiana. NOTTE PROFONDA è chiaramente un film di resistenza così come lo sono gli ultimi horror Nero. e Dellamorte Dellamore o il teorico e bellissimo Voci profonde di Fulci. NOTTE PROFONDA quindi è cinema più di Tornatore, è cinema capace di costruire un mondo che prima non c’era, un universo con delle sue regole autonome in cui la luce diurna è debolissima preda dei furori notturni delle “presenze”.

Come negli incubi di Dario Argento (clip velocissimi e folli girati per Enzo Tortora), Salerno si muove in una dimensione home video minimalista che recupera la lezione di sintesi dell’ultimo Bava (Shock!). Lo scivolamento nella psicosi di Paolo è simile a quella dell’Heidi delle Streghe di Salem, ne condivide il medesimo cinismo, il pessimismo di fondo. In entrambi i film l’epifania grottesca dello scivolamento nella depressione avviene in un set appartamento anonimo e moderno, assediato dagli stereotipi quotidiani che finiranno per cedere il passo al paganesimo della religione, al conforto di una mano vescovile sulla spalla o nella regressione di una fiamma di candela. Sia Paolo che Heidi non saranno salvati dall’amore comprensivo e senza interessi dei loro compagni (il dj radiofonico e Cristina). Il viaggio di Paolo (e Heidi) è un viaggio allegorico tra frigoriferi ronzanti, androni di porta e corridoi bui, al termine dei quali si annidano i fantasmi della mente.

I dialoghi sono minimali, corrosi dall’interno dalla mestizia di una vita incolore. Alla fine NOTTE PROFONDA è un pezzo di bravura su un uomo solo, chiuso in un appartamento horror e popolato da entità rabbiose e ultradimensionali.

NOTTE PROFONDA è un primo e ultimo lavoro di un ragazzo che avrebbe meritato molto di più.

Lascio ora la parola al nostro boss Longoni, che Fabio ha potuto conoscerlo personalmente.

 

Ebbene sì, ho conosciuto di persona Fabio nel lontano 1990, durante la seconda edizione del “Dylan Dog Horror Fest”, un incontro fugace, durato una mezzoretta, ma di quelli che comunque lasciano il segno.

Ma andiamo con ordine.

Era uscita da pochi mesi la fanzine trimestrale e in fotocopia – come si usava allora – “La Zona Morta” (la “mamma” del nostro attuale sito) e già dopo due numeri eravamo stati citati in un articolo su “Panorama” che aveva pubblicato anche la copertina del nostro numero 1… e come se non bastasse Sergio Bonelli in persona (che avevo conosciuto qualche mese prima quando stavo redigendo la mia tesi di laurea, guarda caso proprio su “Dylan Dog”) mi aveva invitato a prendere parte alla kermesse… ma insieme alla stampa, mica noccioline!

Incredibile! Noi così piccoli, il resto tutto così gigantesco, talmente grande da farci sentire ancora più piccoli… eppure eravamo proprio là!

Tutto ebbe inizio con una cena per i giornalisti (noi? Io?) per presentare la manifestazione in un elegante ristorante (non ricordo il nome) di Milano, in cui mi trovai a fianco di personaggi come Asia Argento, Silver, Alfredo Castelli, Enrico Ghezzi, Ade Capone e, naturalmente, Sergio Bonelli! Questi almeno i nomi che rammento!

Quindi qualche giorno dopo si diede inizio alle danze!

Non solo avevo accesso riservato alle serate per le proiezioni cinematografiche, ma addirittura ero stato accreditato nei pomeriggi di incontro con gli ospiti per poterli intervistare.

Dario Argento, Lamberto Bava, Michele Soavi, Sergio Stivaletti, Robert Englund e Jeffrey Combs erano i nomi sulla lista… immaginatevi come mi sentivo al pensiero di poterli incontrare tutti di persona.

Fu proprio poco dopo il primo di questi incontri, con Dario Argento al Grand Hotel Et De Milan nel capoluogo lombardo ovviamente, che mi si avvicinò Fabio Salerno.

Mi disse chi era, cosa stava facendo, mi raccontò di aver comprato e letto “La Zona Morta” e che gli era piaciuta molto, mi parlò del suo film NOTTE PROFONDA, di averne parlato proprio con Argento che lo aveva spronato a continuare… per i dettagli di quell’incontro vi lascio leggere l’articolo che ripubblicai per il web tempo fa.

Quello che mi preme segnalare in questo contesto sono le impressioni che ho avuto su Fabio da quella mezzoretta di incontro tête-à-tête: Salerno era un ragazzo cocciuto nel senso buono del termine, caparbio all’inverosimile, uno che sembrava non voler mollare mai, un ragazzo giovane e intraprendente, pieno di idee e con le idee già chiare in testa su quello che voleva fare (io nemmeno ce le ho adesso, figuriamoci!).

L’entusiasmo che ci mise nel raccontarmi il suo lungometraggio fu talmente contagioso che decisi che gli avrei dedicato un pezzo nel numero successivo de “La Zona Morta”. Così ci scambiammo gli indirizzi (postali ovviamente… allora internet e gli smartphone erano ancora e solo strumenti che si vedevano nei film di fantascienza… e forse nemmeno in quelli) e ci scrivemmo un paio di volte, giusto per mettere insieme un po’ di materiale per l’articolo e ricevere le fotografie di scena per corredare il pezzo.

Poi di lui non seppi più nulla… scomparve nella nebbia dei ricordi, così come l’anno successivo scomparve la nostra fanzine, “La Zona Morta”.

Quando quindici anni dopo decisi di rispolverare e dare nuovo lustro al vecchio progetto e nacque il sito “La Zona Morta”, ripubblicai quasi tutto il materiale della versione cartacea (almeno quello che era possibile pubblicare dato che era passato così tanto tempo e alcuni argomenti erano ormai obsoleti, così come alcuni vecchi collaboratori non era più possibile rintracciarli per chiedere loro il permesso di mettere online i loro pezzi) e misi sul web anche l’articolo dedicato a Fabio Salerno, nella speranza che magari, ora che il mondo si era evoluto, potessi nuovamente mettermi in contatto con lui e sapere che fine avesse fatto.

Ma non è mai successo…

Lo scorso anno ho saputo il perché: Fabio Salerno si era arreso pochi anni dopo il nostro incontro e aveva deciso di farla finita… purtroppo per sempre!

E’ anche per questo motivo che io e Davide Rosso abbiamo deciso di ricordarlo, celebrarlo e commemorarlo con questo articolo, a poco più di vent’anni dalla sua scomparsa.

E in questo suo ricordo, non potevo non cercare di contattare anche chi ha vissuto con lui l’esperienza del suo lungometraggio più significativo, quel NOTTE PROFONDA che da una parte era stato il suo trionfo e dall’altra la sua ecatombe.

Siamo riusciti a metterci in contatto con alcuni degli attori di quel film. Il protagonista, Luigi Sgroi, così lo ricorda: “Di Fabio, beh… rimasi anch’io addolorato per la notizia. Non posso dire di averlo conosciuto profondamente ma sostanzialmente lo ricordo come un ragazzo buono, forse insoddisfatto per la sua vita professionale e sentimentale, ma buono, generoso e cordiale. Dietro certi atteggiamenti un po’ burberi si nascondeva una persona gentile e perfino, direi, “signorile”… sul lavoro era disponibile e poco pretenzioso… forse non aveva sempre le idee chiare, mi ascoltava e mi interpellava, ma poi sul set gli accorgimenti non mancavano mai, il testo era finito e definito bene senza rabberciamenti. Purtroppo come persona era un po’ insicuro: fummo chiamati a Bellaria a presentare il film ma la sera della proiezione la pellicola fu fischiata e schernita. Il giorno dopo lui era furente, ci fu l’intervista in piazza, il pubblico numeroso e lui… lui lì dette l’immagine di sé che non avrebbe dovuto dare: si arrabbiò, imprecò e così si autoescluse dall’ambiente da sé, la famosa “zappa sui piedi”. Dopo quell’esperienza non lo vidi più. Mi chiamò un’attrice per dirmi che era morto, ma io non rividi mai più nessuno, né ora sono in contatto con gli altri: in fondo di attori che facevano davvero l’attore come professione o studio, c’ero solo io. Gli altri, dopo questa esperienza, tutti spariti”.

Francesca Bartellini, che ora fa la regista, ci racconta: “mi era sembrato un ragazzo molto motivato. Io ero ancora più giovane di lui e agli inizi: da allora la mia vita è andata molto molto avanti”.

Infine Simona Brusoni esordisce ricordandoci che “l’esperienza del film riguarda molti anni fa: quello che ricordo è che ci siamo divertiti e che era una cosa molto casalinga, infatti giravamo anche in casa sua. Ricordo che Fabio amava molto quello che faceva, aveva sempre le idee chiare su ciò che voleva, addirittura mi truccava lui, perché dovevo essere come lui aveva in mente. Era un tipo gentile, dolce. Non ho frequentato Fabio come amico, la mia conoscenza è relativa… ricordo solo che era molto appassionato di horror”.

E come tale anche noi lo ricordiamo, una persona che ci metteva tutta la sua passione, esattamente come da quasi 25 anni facciamo anche noi, prima con la versione cartacea, ora con quella virtuale de La Zona Morta… e ci sarebbe piaciuto davvero avere ancora Fabio Salerno fra noi: chissà quanti film avrebbe girato e ci avrebbe sempre trovati in prima linea per parlarne.

Ciao Fabio… ovunque tua sia!

Davide Rosso e Davide Longoni