FANTASCIENZA STORY 01

IL PADRE DEL CINEMA FANTASTICO: GEORGE MÉLIÈS E I MONDI CHE NE DERIVARONO

Fra il pubblico invitato alla proiezione del primo film della storia, realizzato dai fratelli Lumière, il 27 dicembre 1895, vi era anche George Méliès, un illusionista da palcoscenico di grande reputazione e direttore di un teatro popolare intitolato a “Houdini”, il famoso mago francese. Méliès fu tanto colpito dalla nuova tecnica che acquistò immediatamente una cinepresa inglese (questo perché i fratelli Lumiére si rifiutarono di vendergliela) e un’abbondante scorta di pellicola.

All’inizio Méliès si accontentò di riprendere scene comuni per la strada ma, un giorno, per errore nel funzionamento della macchina, osservò che la pellicola impressionata mostrava un autobus trasformarsi, per una sorta di strana magia, in un carro trainato da cavalli.

Era avvenuto che la cinepresa si era fermata a metà e l’autobus si era allontanato; l’obiettivo aveva inquadrato il passaggio successivo di una carrozza, mantenendo sempre lo stesso sfondo: l’illusione era pressoché perfetta, l’autobus sembrava davvero essersi trasformato in una carrozza.

La nascita del primo effetto speciale fu quindi completamente casuale. Questo “incidente” diede l’idea a Méliès di sfruttare le possibilità della macchina per creare i primi “effetti speciali”. Inventò e costruì a Montrouil (un sobborgo di Parigi) il primo studio cinematografico del mondo, con muri, soffitto e pavimento interamente di vetro, equipaggiato con tutti i tipi di trucco usati in teatro.

L’opera di Méliès nell’ambito del cinema propriamente fantastico inizia un anno dopo, nel 1896, quando, grazie a un semplice “effetto”, in un suo film fece sparire una donna nell’aria.

Altro film di argomento fantastico fu Le Cauchemar, sempre dello stesso anno ed è la storia di un uomo che ha un incubo nel quale la sua stanza si trasforma. Sopra la sua testa appaiono danzando: Pierrot, Colombina e l’Uomo Nero mentre la Luna minaccia di divorarlo. Interessante, quale involontario anticipatore di film imperniati su insetti giganteschi, è Une Nuit Terrible (A Terrible Night); come il precedente si tratta di una pellicola muta della durata di un minuto su un poveraccio alle prese con uno scarafaggio gigantesco… Lo stesso regista ne farà un remake tre anni dopo intitolandolo Un Bon Lit.

Seguirono molte altre pellicole tra il 1898 e il 1900, quasi tutte di soggetti storici e mitologici come Faust e Margherita, Il maniero del Diavolo, Pigmalione e Galatea, L’uomo con quattro teste, Il diavolo in convento e l’episodio de La fiamma magica che dona l’immortalità ad Ayesha, la protagonista di She (1886), il famoso romanzo di H. Rider Haggard da noi poi tradotto in Lei.

La durata di questi film era varia, da un minuto a mezz’ora; spesso venivano colorati a mano fotogramma per fotogramma.

Nel 1899 Méliès produsse e girò Cenerentola, un vero e proprio kolossal per quell’epoca, in cui si potevano vedere ben venti diversi scenari. In seguito, nel 1902, appare il suo primo grande film di fantascienza, l’ormai storico Viaggio sulla Luna (Voyage dans la Lune), una delle opere migliori del decennio in cui il cinema esordì.

Venne proiettato, per  la prima volta, in una saletta vicino alla Place du Trone a Parigi. Méliès stesso aveva disegnato il primo manifesto cinematografico: una Luna con tanto di faccia che faceva le smorfie e mostrava un razzo che la colpiva nell’occhio.

Il successo fu grande e il film venne copiato abusivamente e messo in circolazione in tutta Europa e in America. Il Viaggio sulla Luna deriva in parte da Da la Terre à la Lune (1865) di Jules Verne e in parte dal romanzo di Herbert George Wells First Men on the Moon (1901). Si nota però il tocco personale e satirico che è tipico del regista.

Non esistevano titoli o sottotitoli ma, in 15 minuti e 16 scene, il  film narra di una spedizione scientifica dal nostro pianeta al suo satellite e ritorno. Un gigantesco cannone spara un razzo a forma di proiettile con a bordo i primi astronauti della storia del cinema, che, dai tetti di Parigi, si va a conficcare in un “occhio” della Luna. I terrestri ne escono e passano la notte sulla sua superficie, osservano il sorgere della Terra nel cielo e le varie costellazioni, personificate da uomini e donne; poi arrivano i Seleniti, immaginati, come nel romanzo di Wells, con teste da uccello e corpi da insetto, interpretati da una troupe di acrobati delle Folies Bergères.

Gli astronauti ne catturano uno e lo riportano sulla Terra per esibirlo come una scoperta scientifica.

In totale, nella somma della sua vastissima produzione, Méliès girò moltissimi film fantastici, di cui vale la pena ricordare Viaggio attraverso l’impossibile del 1904 (una spedizione sul Sole) e Il tunnel sotto la Manica del 1907.

L’ultimo, girato nel 1912, fu La conquista del Polo (La Conquete du Pole). In una famosa scena si può osservare un gigantesco e orripilante uomo delle nevi, alto più di otto metri, divorare uno dei componenti la spedizione e quindi sputarlo subito dopo ancora vivo: l’effetto fu molto realistico e apriva la strada a un nuovo cinema che stava nascendo in America. Infine, nel 1920, Méliès scomparve praticamente dalle scene; un giorno lo si ritrovò a vendere giocattoli in un baracchino alla Gare du Montparnasse, una delle stazioni di Parigi. In un momento di depressione bruciò i suoi film e, in questo modo, molti dei suoi capolavori furono perduti per sempre. Fu riportato alla ribalta grazie all’opera dei curatori delle grandi cineteche parigine: i suoi film furono dissepolti dagli archivi e il loro valore riconosciuto.

Méliès fu così acclamato dai surrealisti come il loro padre spirituale e si concepì anche il progetto di rifare Il barone di Munchhausen, già realizzato dallo stesso regista nel 1911, con il tedesco Hans Richter (noto artista e storico del surrealismo e del dadaismo ora scomparso) come regista e Méliès stesso come disegnatore di produzione e supervisore generale, ma il film non vide mai la luce. Méliès, esauritasi la nuova ondata di notorietà, si ritirò con una piccola pensione, insignito della “Legion d’Onore” (la massima onorificenza francese) nella sua casa vicino a Orly e lì morì nel 1938, all’età di 77 anni, dopo aver ricevuto l’omaggio di artisti del cinema come D.W.Griffith, René Claire, Charlie Chaplin e Jean Cocteau.

La fama di Méliès, come il vero “padre del cinema di fantascienza”, dopo un altro lungo periodo di oblio, è di recente acquisizione: dopo una nuova fortuna in Francia negli anni Sessanta, la sua definitiva consacrazione è avvenuta con una mostra retrospettiva dei suoi capolavori in occasione del “Festival del Film di Fantascienza di Trieste”. In DVD sono usciti molti dei suoi film in due parti intitolate rispettivamente Méliès l’illusionista e Méliès: Le grandi Magie edite grazie alla Ermitage e poi non possiamo dimenticare quel capolavoro che è stato Hugo Cabret di Martin Scorsese edito dalla 01 Distribution dove fantasticamente si ricordano gli ultimi anni di questo grande artista.

Giovanni Mongini