Lucio Fulci nasce a Roma il 7 giugno del 1927, trasteverino di borgata che proviene da una famiglia povera di antifascisti siciliani. Il nonno Ludovico era un senatore liberale aventiniano. La mamma di Lucio si sposa con un cugino attore che si arruola nella legione straniera e per questo viene diseredata. Fulci vive in una famiglia dove le donne sono in maggioranza e gli uomini hanno un peso minore.
Fulci è il padre dell’horror italiano, autore di film trucidi e sanguinolenti amati dal pubblico e disprezzati da quasi tutta la critica, soltanto Gianni Canova ha tentato di rivalutarlo quando era vicino a morire. Barba ispida e sguardo torvo, da burbero incazzoso, è stato un uomo fortunato perché ha sempre fatto le cose che amava e quelle in cui credeva. Problemi familiari e di salute lo assillano per tutta la vita, passa gli ultimi anni vagando sui set con due stampelle, ma il cruccio più grande resta il disinteresse della critica per il suo lavoro. Frequenta per tre anni il Collegio Navale a Venezia, si trasferisce con la famiglia a Roma e si iscrive al Liceo Giulio Cesare. A Venezia gioca a calcio nelle giovanili ed è un portiere che si costruisce una piccola fama dopo aver parato un calcio di rigore a Valentino Mazzola. A Roma continua a giocare a calcio e frequenta ambienti intellettuali. In classe con lui ci sono il futuro pittore Achille Pertilli, Piero D’Orazio e Lucio Manisco (diventeranno corrispondenti RAI dall’America), Mino Guerrini (futuro regista e giornalista) e i fratelli Renda (fonderanno il Partito Radicale). In un’altra sezione dello stesso istituto c’è anche Pasquale Festa Campanile. Fulci nel dopo guerra scrive su La Gazzetta delle Arti, intervista De Chirico, si interessa di arte e pittura insieme all’amico Lorenzo Vespignani. Fulci e i suoi amici intellettuali sono tutti comunisti e insieme fondano la rivista Fabbrica. Fulci diventa amico di Elio Petri e con lui scrive due sceneggiature mai realizzate: Isolato 162 e Il settimo si riposa. Viene arrestato dopo l’attentato a Togliatti per aver manifestato e soprattutto per aver chiuso una saracinesca davanti all’entrata del Partito Comunista. Prende tre mesi con la condizionale. Il giovane Fulci è un animo ribelle, uno che non vuol mettere la testa a posto, tanto che i genitori lo cacciano di casa. Una famiglia borghese non può allevare un rivoluzionario. Lui vaga per Roma povero in canna con un maglione verde fuori e giallo dentro che rigira per cambiare abito. Vive a casa di amici pittori, presenta spettacoli di jazz (la sua passione a parte il cinema) e scrive canzoni jazz. In questo periodo conosce Luisa Federici, una donna bella e ricca che lo fa innamorare, ma alla fine i due si lasciano a causa della differenza sociale. La separazione da Luisa è la spinta decisiva che lo porta a fare cinema e a iscriversi al Centro Sperimentale di Cinematografia. Fulci collabora al Messaggero come critico (è vice di Alfredo Orecchio), si occupa di cinema, arte e musica. Si laurea in medicina ma non eserciterà mai, il bisturi non fa per lui, né tanto meno la condotta medica. Utilizzerà le conoscenze anatomo-patologiche per le più riuscite sequenze dei suoi film gore e splatter. L’esame di ammissione al Centro Sperimentale di Cinematografia vede una giuria composta da Luchino Visconti (presidente), Umberto Barbaro, Michelangelo Antonioni, Pietro Germi, Lucio Battistrada e Antonio Pietrangeli. Viene ammesso con il massimo dei voti da Visconti, anche se Fulci non risparmia critiche a Ossessione e dice che ci sono un sacco di inquadrature copiate da Renoir. Fulci mostra un carattere anarchico e ribelle, poco incline alla disciplina e a qualsiasi tipo di servile compromesso. Comincia a lavorare nel cinema per cinquantamila lire al mese come aiuto di Aldo Vergano ne La terra trema di Luchino Visconti. Fa tre documentari con Carletto Romano: Una lezione di sistema con Fulvio Bernardini di argomento calcistico, Il sogno di Icaro sul volo e Pittura italiana del dopoguerra, con Massimo Girotti, prodotto da lui e altri amici pittori. Sceneggia un film di Mauro Bolognini (mai realizzato) che si doveva intitolare Jack il rugginoso. Bolognini presenta Fulci a Steno che in un primo tempo non lo prende come aiuto, ma poi cambia idea perché il suo collaboratore litiga con Totò. Fulci fa molti film con Steno e Totò, scrive almeno quindici sceneggiature, si fa una fama con L’uomo, la bestia e la virtù, scritta con Vitaliano Brancati e tratta da una commedia di Pirandello che a Fulci non piace per niente. Ne viene fuori un film travagliato dove lavorano Totò, Orson Welles e Viviane Romance, tre mostri sacri da gestire in una sola volta. Sergio Leone fa l’aiuto regista in questo film.
Fulci lavora per molto tempo come aiuto regista e sceneggiatore, esordisce in proprio nel 1948, seguendo come assistente la seconda unità sul set de Gli ultimi giorni di Pompei. Fulci è autore capace di passare con disinvoltura dalla scrittura di drammoni come Schiava del peccato a film comici come Totò all’inferno, dove si intravede una propensione per l’horror. Autore geniale, in collaborazione con altri, di molti copioni interpretati da Totò (Totò e i re di Roma, Totò a colori, Totò e le donne, Totò all’inferno, Totò nella luna, Letto a tre piazze, Totò, Peppino e la dolce vita…), da Alberto Sordi (Un giorno in pretura, Un americano a Roma, Piccola posta), e da molti altri (Fratelli d’Italia, Cinema d’altri tempi, Ci troviamo in galleria, La ragazza di via Veneto, Femmine tre volte, Susanna tutta panna…).
Fulci continua a fare lo sceneggiatore anche dopo aver cominciato l’attività da regista, firma pellicole come Nerone ‘71, Il sangue e la sfida, I due crociati, A doppia faccia, Ettore Lo Fusto, Sette cervelli per un colpo perfetto, La gabbia e Night Club.
L’esordio di Fulci alla regia è datato 1959 con i film: I ladri e I ragazzi del juke-box. I ladri è il suo primo film e lo fa per merito di Totò che lo richiede espressamente. Tra Fulci e Totò c’è sempre stato un rapporto di stima reciproca e di affetto, pure se Totò era un tipo imprevedibile, si faceva leggere i copioni, si dava arie da principe e da erede del trono di Bisanzio. In questo periodo Fulci molla Steno e collabora come redattore alla Settimana Incom, un cinegiornale di moda. Si sposa, pure se non ha una lira e per questo accetta di fare I ladri con Totò, il primo film che gli capita basato su una sceneggiatura di Nanni Loy. I rapporti con Totò si rompono poco tempo dopo, quando il Principe sospetta che Fulci abbia avuto rapporti con Franca Faldini, il suo grande amore. Fulci dirige I ragazzi del juke-box con Mario Carotenuto, Tony Dallara, Betty Curtis, Adriano Celentano e Fred Buscaglione, il più classico dei musicarelli. Un film che lancia il personaggio Celentano, che si conferma in Urlatori alla sbarra (1960), altro musicarello che vede all’opera anche Joe Sentieri, Mina, Alberto Rabagliati, I Brutos, Gorni Kramer e un giovanissimo Lino Banfi. In Sanremo, la grande sfida (1960) Fulci collabora alla regia con Piero Vivarelli e fa cantare Teddy Reno, Adriano Celentano, I Ribelli, Gino Santercole e molti altri. Fulci tenta di iscriversi a Lascia e raddoppia, popolare trasmissione televisiva, come esperto di Proust (uno dei suoi grandi amori letterari) ma viene rifiutato perché di Proust in televisione non si può parlare: è omosessuale.
Colpo gobbo all’italiana (1962) ha per protagonisti Mario Carotenuto, Andrea Checchi, Gino Bramieri, Ombretta Colli e c’è pure Jimmy il Fenomeno. Si tratta di una divertente commedia gialla a tinte noir girata sulla scia del successo dei Soliti ignoti. Fulci sul set ha pessimi rapporti con Mario Carotenuto che ha un carattere puntiglioso e difficile.
Fulci conosce Franco Franchi e Ciccio Ingrassia all’avanspettacolo che frequenta con i suoi amici intellettuali e li vede perfetti per costruire una coppia comica all’italiana, una comicità fatta di gag alla Gianni e Pinotto e alla Buster Keaton. Fulci ha sempre avuto con Franco e Ciccio un buon rapporto, tanto che insieme a Franco ha fatto la trasmissione televisiva Un uomo da ridere. Il duo comico lo ha inventato lui, disponendo che Ciccio doveva essere il serioso, il colto e Franco invece il mamo (lo sciocco). Le massaggiatrici (1962) inaugura la collaborazione tra Fulci e la coppia comica, ma è una farsa da dimenticare che vede all’opera pure Ernesto Calindri e la bella Sylva Koscina. I due della legione (1962) è il secondo Franco e Ciccio movie con Alighiero Noschese, Aldo Giuffrè e Rosalba Neri. Il duo comico più amato dai ragazzini degli anni Sessanta – Settanta si arruola nella legione straniera in fuga dalla vendetta di due delinquenti napoletani. Uno strano tipo (1963) è una commedia - musicarello girata tra Capri e Amalfi con Adriano Celentano, Claudia Mori, Erminio Macario e Nino Taranto. Sempre del 1963 è Gli imbroglioni, un film a episodi che si sviluppa in un’aula di tribunale e che vede protagonisti: Raimondo Vianello, Aroldo Tieri, Franco e Ciccio, Antonella Lualdi, Walter Chiari, Oreste Lionello e Margaret Lee.
Fulci gira I maniaci (1964), innocua satira dell’Italia del boom dallo sport alla politica, al collezionismo, a tutte le manie fonte di stress e di ansia. Un film di Castellano e Pipolo (che allora andavano per la maggiore) interpretato da ottimi attori: Enrico Maria Salerno, Raimondo Vianello, Vittorio Caprioli, Walter Chiari, Barbara Steel, Lisa Gastoni, Franca Valeri, Franco Franchi, Ciccio Ingrassia, Sandra Mondaini. Sempre nel 1964 è la volta di altri due film con Franco e Ciccio: I due evasi di Sing – Sing, una farsa che vede Franco Franchi pugile fifone e sbruffone e 00 – 2 agenti segretissimi, parodia dei film di James Bond.
Il 1965 è ancora all’insegna di Franco e Ciccio con I due pericoli pubblici che fa il verso al Dottor Stranamore, Come inguaiammo l’esercito, commedia degli equivoci in caserma e 00 – 2 operazione Luna, una farsa modesta che gioca sui soliti doppi sensi. Nel 1966 c’è ancora molto Franco e Ciccio nella vita cinematografica di Fulci che gira Come svaligiammo la Banca d’Italia e I due parà. Da notare che in questi film c’è sempre una scollacciata (per i tempi) presenza femminile che allieta la vista dello spettatore. Si va da Gloria Paul a Margaret Lee, passando per Sylva Koscina. C’è quasi sempre Lino Banfi che si fa chiamare con il vero nome di Pasquale Zagaria.
Le colt cantarono la morte e fu… tempo di massacro (1966) è il primo spaghetti western di Fulci interpretato da un redivivo Franco Nero che combatte contro un sadico Nino Castelnuovo, delinquente armato di frusta e pistole. Nel suo genere è un film imperdibile, uno dei migliori western italiani mai girati, violento al punto giusto, con una colonna sonora che presenta una canzone interpretata da Sergio Endrigo e composta dallo stesso cantautore con la collaborazione di Fulci e Bardotti. Per questo film Alberto Moravia conia la definizione di film artaudiano che poi Fulci farà sua e citerà sempre per definire il suo cinema. In ogni caso è vero che il regista usa le intuizioni di Artaud e del suo teatro della crudeltà.
Nel 1967 ancora Franco e Ciccio: Come rubammo la bomba atomica e Il lungo, il corto, il gatto. Nel primo film tra gli interpreti c’è addirittura Franco Bonvicini, il popolare Bonvi delle Sturmtruppen che curava i Caroselli pubblicitari del duo comico. Non sono male, soprattutto il primo basato su gag ispirate alla situazione politico – internazionale.
Operazione San Pietro (1968) è il primo film di Fulci con protagonista Lando Buzzanca, all’epoca attore comico di grido, ispirato a Operazione San Gennaro di Dino Risi (1966) ma non dotato di una sceneggiatura all’altezza. Una sull’altra (1969) è il primo thriller di Fulci davvero importante. Beatrice Cenci (1969) sorprende tutti pure perché tra gli interpreti c’è Tomas Milian, un drammone storico che sottolinea i momenti truculenti ed erotici della vicenda. Remake di un remake, perché una Beatrice Cenci era stata girata in passato da Riccardo Freda (1956) e prima ancora da Guido Brignone (1941). C’è chi lo considera un capolavoro di Fulci, in ogni caso resta una lettura originale di un melodramma storico. L’anno di Beatrice Cenci è per Fulci un anno tragico perché c’è il suicidio della moglie dopo una diagnosi infausta di tumore. Fulci resta solo con le due figlie e come se non bastasse muore pure sua madre.
Fulci rompe il sodalizio con Franco e Ciccio per non restare legato al loro nome e per aprirsi una strada propria nel mondo del cinema.
Il Fulci migliore si comincia ad apprezzare con Una lucertola con la pelle di donna (1971) interpretato da Florinda Bolkan e Jean Sorel. Un bel thriller erotico, onirico e psichedelico, molto spinto per il periodo soprattutto per gli accenni saffici. Effetti speciali di Rambaldi, musiche di Ennio Moricone, fotografia di Luigi Kuveiller.
All’onorevole piacciono le donne (1972) con Lando Buzzanca e Laura Antonelli è una satira graffiante e riuscita dell’Italia democristiana che presenta un’interessante parte onirica e alcune sequenze erotiche piccanti. Non si sevizia un Paperino (1972) è il capolavoro consacrato di Lucio Fulci, da questo film in poi orrore e sangue circolano sempre più nelle pellicole del regista.
Zanna Bianca (1973) e Il Ritorno di Zanna Bianca (1974) sono due film per ragazzi ispirati al romanzo di Jack London che hanno avuto molti imitatori e tanti sequel apocrifi. Tra gli attori: Franco Nero, Carole Andrè, John Steiner e Virna Lisi. Fulci li fa solo per denaro, li definisce due marchettoni, ma sono due successi al botteghino.
Il cavalier Costante Nicosia Demoniaco, ovvero Dracula in Brianza (1975) è sceneggiato niente meno che da Pupi Avati, Bruno Corbucci e Mario Amendola, i dialoghi sono di Enzo Jannacci e di Beppe Viola. Tra gli attori ci sono gli ottimi Lando Buzzanca, Sylva Koscina, Ciccio Ingrassia e John Steiner. Un buon film, comico ma a tinte orrorifiche, erotico quanto basta. Ha ragione Avati quando dice che il film è un ibrido indeciso tra l’orrore e il comico, però la sua forza è anche questa. Il personaggio di Lando Buzzanca, imprenditore del nord che succhia il sangue agli operai dopo essere stato contagiato da un vampiro gay è ancora oggi godibile.
Con I quattro dell’Apocalisse (1975) Fulci torna allo spaghetti western sadico e truculento con sceriffi scuoiati vivi, ubriachi uccisi a rasoiate, prostitute incinte contese tra uomini infoiati. Vietato ai minori di diciotto anni per la massiccia dose di violenza che contiene. Ci sono dentro tutti gli stereotipi del genere. Tra gli interpreti: Fabio Testi e Tomas Milian.
La pretora (1976) è un buon film con protagonista Edwige Fenech che fa satira di costume contro corrotti e bigotti senza rinunciare a divertire. Uno dei film dove la Fenech si spoglia di più, per merito di un doppio ruolo (pretora e attrice porno) e per gli amanti dell’erotico all’italiana è già una garanzia. Ci sono pure Marina Frajese nella parte di se stessa (attrice porno) e Lucio Fulci che interpreta un benzinaio. Peccato per un pessimo Raf Luca che non piace neppure a Fulci ma che viene imposto dalla produzione. Se si pensa che questo film lo hanno scritto Toscano e Marotta che adesso elaborano soggetti come Il Maresciallo Rocca…
Sette note in nero (1977) è uno dei migliori thriller di Fulci, un film anarchico che supera lo schema del giallo, una storia parapsicologica sospesa tra passato e futuro. Non va bene al botteghino.
Sella d’argento (1978) con Giuliano Gemma, Ettore Manni e Cinzia Monreale, è uno scontato spaghetti western per famiglie e soprattutto per bambini, un film dove il sadismo è messo da parte. Nel 1979 c’è il mitico Zombi 2, una pietra miliare del cinema horror italiano, citiamo soltanto la scena simbolo del film, quella della distruzione di un occhio che Fulci definisce surrealista e dadaista. Un occhio distrutto vuol dire perdita della propria ragione: Fulci va oltre Buñuel che si era limitato a riprendere il taglio di un occhio. La scena della perdita dell’occhio ricorre in almeno altri due film: L’Aldilà e Lo squartatore di New York. Gli zombi di Fulci rappresentano gli uomini di potere che per abbatterli occorre un colpo in fronte, ma sono meno sociologici degli zombi di Romero. Sono solo esseri fantastici.
Luca il contrabbandiere (1980) con Fabio Testi e Ivana Monti è un noir urbano ultraviolento in puro stile Fulci che Mereghetti definisce di rara cretineria. Il film è ottimo, basta guardarlo senza pregiudizi, ricco di effetti speciali di taglio horror, parla di camorra e contrabbando, un film nero all’italiana violento quanto basta. Nel 1980 c’è pure il visionario e notevole Paura nella città del morti viventi, un film gore e splatter con scene di sadismo e violenza particolarmente riuscite.
Il 1981 è un anno importante che consacra Fulci poeta del macabro e unico vero e grande regista di horror puro all’italiana. Escono: L’aldilà (E tu vivrai nel terrore), Black Cat e Quella villa accanto al cimitero. Nel 1982 è la volta di Manhattan Baby e de Lo squartatore di New York. Fulci comprende che la sua strada consiste nell’alternare orrore puro a thriller orrorifico e sanguinolento. Fulci afferma in numerose interviste che per lui è più facile scrivere un horror che un giallo – thriller: in termini di tempo per l’horror basta un mese, mentre il giallo ne richiede almeno sei. L’horror nasce da una buona idea centrale che poi si sviluppa da sola, il thriller ha meccanismi molto più complessi. Fulci scrive molti film insieme a Dardano Sacchetti, ottimo autore di cinema che si ispira a qualche grande tipo Stephen King, ma non è negativo, importante è rielaborare e non copiare, questo è quel che la coppia Fulci – Sacchetti ha sempre fatto. Sono due autori di grande cultura e sanno tirare fuori qualcosa di nuovo da vecchie idee. Fulci ama Edgar Allan Poe e il film Black Cat è una sorta di omaggio al grande scrittore, giudica Lovecraft noioso ma lo rispetta come un grande autore. Fulci lo ha sempre negato, ma a nostro parere Lovecraft ha influenzato il suo cinema dell’orrore. Il finale di Quella villa accanto al cimitero con lo spettacolo agghiacciante del mostro composto da membra di cadaveri è una prova di questo assunto e resta una delle migliori scene horror mai girate. Manhattan Baby presenta l’omaggio al maestro Hitchcock con la scena degli uccelli, pure se i volatili sono imbalsamati.
I guerrieri dell’anno 2072 (1983) è scritto da Dardano Sacchetti ed Elisa Briganti che si avvale delle stupende musiche di Riz Ortolani, interpretato da Jared Martin ed Eleonora Brigliadori. I guerrieri dell’anno 2072 è un capolavoro del fantastico all’italiana, un postatomico fantascientifico che si svolge in un futuro dove Roma ha un ruolo di potere imperiale. Ci sono i network televisivi che gestiscono le riprese degli scontri tra gladiatori al Colosseo. I detrattori dicono che è un remake di Fuga da New York. Alla base c’è la buona idea di una televisione del futuro che genera violenza e segue ovunque. Joe D’Amato fa una cosa simile con Anno 2020: I gladiatori del futuro.
Conquest (1983) è girato in Sardegna e vede interpreti Andrea Occhipinti e Sabrina Siani. Il film è una via di mezzo tra il cavernicolo e il fantamitologico, un fantasy all’italiana ricco di effetti speciali, di mostri, vampiri e attrici in vesti ridotte. Tocca punte di horror stravagante con uomini pietra, uomini lupo, piante che lanciano frecce, una donna squartata e via con prelibatezze simili. Alla base c’è la storia di un’amicizia in un mondo dominato da una donna perfida.
Murderock uccide a passo di danza (1984) segna il ritorno al thriller orrorifico, mentre Il miele del diavolo (1984) è l’unica incursione di Fulci nell’erotico puro. Il cast presenta una Corinne Clery, bomba sexy in fase calante dopo i fasti dello sconvolgente Histoire d’O, ma pure Brett Halsey e la giovanissima Bianca Marsillach. Si racconta la storia di due disperati, di due anime perse, il dubbio è protagonista (la pistola, nel finale), l’atmosfera è di morte e disfacimento. Aenigma (1987) è un ritorno al gore ma resta un lavoro scadente, il solito slasher movie con ragazzine fatte a fette in un collego. C’è pure una scena copiata pari pari da L’uomo che amava gli animali della scrittrice Patricia Highsmith che mostra una ragazza cosparsa di lumache e soffocata. Il 1988 è un anno che registra tre scadenti film horror: Quando Alice ruppe lo specchio, Il fantasma di Sodoma e Zombi 3. I primi due nascono per una serie televisiva intitolata Lucio Fulci presenta, ma non vengono mai trasmessi e di recente sono usciti nelle collane Home Video della Avo Film.
Zombi 3 viene iniziato da Fulci ma è ultimato e massacrato dalla coppia Claudio Fragasso (Fulci lo definiva un personaggio squallido) e Bruno Mattei (pessimo regista tristemente noto per Virus). Resta il film horror più brutto della storia del cinema, ma c’è chi lo cerca proprio per questo motivo. Fulci aveva in mente ben altro, voleva fare Zombi 3D, una cosa davvero nuova, non un film tremendo che vive della sola invenzione di un teschio volante che mangia chi gli capita a tiro. Fulci abbandona il set dopo tre settimane, non gli piace come la produzione tratta le maestranze filippine, ma soprattutto sta male, gli viene la pancia gonfia per la ritenzione dei liquidi e deve ricoverarsi in ospedale. Fulci pensa a una strana infezione, prova a farsi guarire da uno stregone filippino che gli sgozza un gallo sulla pancia ma non succede niente. Sono i primi sintomi della malattia che lo porterà alla morte, una brutta forma di diabete che causa una forte ritenzione idrica. Fulci ha il tempo di girare due film horror destinati a Rete Italia, castigati negli effetti speciali ma in ogni caso mai trasmessi perché ritenuti troppo violenti: La casa nel tempo (1989) e La dolce casa degli orrori (1989). Fulci gira Un gatto nel cervello (1990), un film autobiografico e di montaggio, realizzato con spezzoni di lavori precedenti. Il regista conclude la carriera con Voci dal profondo (1991) tratto da un suo racconto e realizzato con un budget limitato per essere un buon film, Demonia (1991), un pessimo tonaca movie con indemoniate e Le porte del silenzio (1991), film senza una goccia di sangue tratto da un suo racconto e prodotto da Massaccesi.
Citiamo anche la collaborazione di Lucio Fulci a The Curse (1986) di David Keith per il quale ha fatto gli effetti speciali ed è stato produttore esecutivo. Non dimentichiamo la serie TV Lucio Fulci presenta che contiene alcuni film orribili come Bloody Psicho di Leandro Lucchetti, Massacre di Andrea Bianchi, Non avere paura della zia Marta di Mario Bianchi, Hansel e Gretel di Giovanni Simonelli e Luna di Sangue di Enzo Milioni. Fulci ha realizzato anche gli effetti speciali de I frati rossi di Gianni Martucci e scrive soggetto e sceneggiatura dell’ottimo M.D.C. – Maschera di cera (1997) realizzato da Sergio Stivaletti.
Durante i primi anni della sua attività Fulci si dedica ai musicarelli e al genere comico lavorando prima con Totò e poi con la coppia Franchi e Ingrassia. Fulci inventa il duo comico in una veste cinematografica meno superficiale grazie ad alcune storie con un certo spessore che Franco e Ciccio sanno interpretare da par loro. Fulci inventa gran parte delle gag dei due siciliani che hanno divertito una generazione di ragazzini con una comicità genuina e popolare. Una comicità fuori moda ma che si riscopre con piacere per capire come eravamo e provare un po’ di nostalgia. Fulci non abbandona del tutto il genere comico, ci torna di tanto in tanto fino al 1976, scrivendo soggetti e girando un paio di Buzzanca movies. Dal 1979 in poi dirige quasi esclusivamente horror e thriller con sporadiche incursioni nel postatomico e fantascientifico, generi che gli danno un grande successo di pubblico in Italia e all’estero. Fulci è un autore prolifico che occupa un posto non indifferente nella storia del cinema italiano di genere, quello che non esiste più e che ci siamo lasciati espropriare dagli americani. Mario Bava è stato un grande sceneggiatore, Riccardo Freda un tecnico perfetto, Dario Argento un artigiano geniale. Lucio Fulci resta inimitabile creatore di un cinema del dubbio e dell’incertezza dove il gore e lo splatter sono soltanto un gioco. Fulci ha un carattere collerico ma gioviale, ama giocare a poker fino a tardi e bere in compagnia, è un Peter Pan, un bambino mai cresciuto, uno che ama la vita e dialoga con la morte, che teme di morire per dover lasciare tutto quello che ha costruito. Fulci è un uomo pieno di interessi, soddisfatto di quello che fa, nonostante i critici distruggano ogni nuovo film. Ama le belle donne, sa cos’è l’amore e per questo motivo non gira mai film romantici. Non vuole rapporti equivoci con le attrici che lavorano in un suo film, dice che non si deve confondere il lavoro con gli affetti. Come regista lancia Adriano Celentano, rivitalizza Franco Nero, scopre Carlo Rambaldi e la magia degli effetti speciali di un futuro Premio Oscar creatore di E.T. per Steven Spielberg. Fulci dà fiducia a Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, due comici da avanspettacolo che sotto la sua direzione fanno le cose migliori della loro carriera. Resta un regista censurato, boicottato dagli attori e dai produttori, odiato dai politici di tutti i colori. I democristiani lo vedono come il fumo negli occhi dopo All’onorevole piacciono le donne che ridicolizza Flaminio Piccoli e accusa di omosessualità il Presidente del Consiglio. Il Partito Comunista non lo sopporta perché lo reputa un uomo troppo sincero e indipendente. Fulci va a genio solo al Movimento Sociale Italiano. Triste destino per uno che si definisce marxista ortodosso…
Lucio Fulci è un regista controcorrente, un uomo scomodo pure nel suo ambiente e quando decide di dedicarsi all’horror e al thriller non lo fa seguendo l’esempio di Dario Argento. Fulci cerca una strada originale, crea incubi nuovi, scenari inediti, ambientazioni particolari e soprattutto una filosofia dell’orrore viscerale e visionaria che lo rende unico. Un film di Fulci è un pugno nello stomaco, il suo modo di riprendere la morte fino in fondo, senza mezzi termini, lasciando libera la macchina da presa di scavare nell’orrore e nei particolari è un marchio d’autore.
“Il volgare al cinema è un brutto film” ama ripetere. Niente di più vero.
Lucio Fulci muore a Roma il 13 marzo del 1996 rimpianto dai fan e dimenticato da una critica che in vita lo ha sempre bistrattato e che solo adesso lo sta riscoprendo.
Gordiano Lupi & As Chianese
(tratto dal libro Filmare la morte – Il cinema horror e thriller di Lucio Fulci - Edizioni Il Foglio, 2007)