Titolo originale: Demonia
Anno: 1990
Regia: Lucio Fulci
Soggetto: Lucio Fulci e Piero Regnoli
Sceneggiatura: Lucio Fulci e Piero Regnoli
Direttore della fotografia: Luigi Ciccarese
Montaggio: Otello Colangeli
Musica: Giovanni Cristiani
Effetti speciali: Elio Terribili e Mario Ciccarella
Produzione: Ettore Spagnuolo
Origine: Italia
Durata: 1h e 26’
CAST
Brett Halsey, Meg Register, Lucio Fulci, Al Cliver, Lino Salemme, Christina Englehardt, Pascal Druant, Grady Thomas Clarkson, Ettore Comi, Carla Cassola, Michael Aronin, Isabella Corradini, Paola Cozzo, Bruna Rossi, Paola Calati, Antonio Melillo, Ruth Anderson, Gianfranco Bonavita, Francesco Biasini, Clorinda Pucci, Kerstin Soderderg, Francesco Cusimano
TRAMA
A monte di una visione nefasta di una medium, una spedizione archeologica canadese effettua degli scavi nelle catacombe di un antico convento siciliano del Quattrocento. Qui la leggenda dice che sono state crocifisse dagli abitanti di un vicino villaggio alcune suore dedite a riti orgiastici e al culto satanico di divinità come Azathot e Cthulhu. Mentre la spedizione si affretta a portare alla luce alcuni reperti succedono strane cose: efferati omicidi insanguinano la valle dei templi e alcuni membri della spedizione iniziano a morire misteriosamente. Alle indagini dell’ispettore Carter si sovrappongono le premonizioni della archeologa medium, convinta che l’aver violato la tomba delle demoniache suore abbia risvegliato i loro spiriti omicidi. Intanto un’anziana del villaggio racconta alla ragazza i fatti innominabili del paese, mettendola in guardia contro la potenza del demonio. L’assassino infatti altro non è che un posseduto dal demonio, potrebbe essere la stessa archeologa…
NOTE
Quando Lucio Fulci parlava di Demonia, titolo ancora una volta latineggiante ma che ci risparmia fastidiosi dittonghi, lo amava definire “un film truffa”. Infatti il regista non gradì affatto la rocambolesca fuga dal set dello squattrinato produttore Ettore Spagnuolo (già finanziatore di Aenigma). Fulci si rifiutò di editare il film arrivando a un passo dal disconoscerne la paternità. In questo modo possiamo spiegare l’incredibile trascuratezza con la quale la pellicola è stato girata e distribuita. Il budget da fame e le vicissitudini di un set sottopagato rovinano anche quella che sembra un’ottima idea di partenza: il medioevo e la possessione demoniaca.
Lo sceneggiatore Piero Regnoli, critico cinematografico e papà del primo horror italiano (I Vampiri di Riccardo Freda), aggiunge nel calderone della trama alcuni elementi destabilizzanti come i miti lovecraftiani, adorati dalle demoniache suore, di Azathot e Cthulhu e alcuni stereotipi tipici del cinema di Fulci come i presagi, i contatti medianici e gli stati di trance. Volendo stupire lo spettatore, lo stesso regista non esita a calarsi nei panni di un poco arguto ispettore dell’Interpol (?!?), dal nome tipicamente inglese, che insieme al suo aiutante non riesce a cavare un ragno dal buco. Come se non bastasse viene aggiunto un pizzico di folklore siculo in salsa omertosa e truce.
Eppure Demonia rappresenta una piccola vetta di creatività in un periodo che per Fulci, artisticamente parlando, non era dei migliori. Alcune sequenze di ottima fattura gore lo rendono, a tratti, indubbiamente apprezzabile. Si pensi all’omicidio di un macellaio tramortito dall’assassino con l’ausilio di alcuni quarti di bue nella cella frigorifera, sgozzato con un uncino e lasciato congelare con la lingua inchiodata a un tavolo. Ma pure alla strana trappola in cui un bambino inciampando incappa, cosa che causerà la terribile morte del padre e alla lunga e straziante scena di un neonato arso vivo. Tutte sequenze che sono l’indice di un espressionismo visivo fulciano che non è stato soffocato dalle carenze economiche.
Con Demonia Fulci stabilisce un contatto quasi medianico con un altro regista della sua generazione: Riccardo Freda, il burbero ma geniale papà del genere horror nostrano autore di tanti film mitologici, i cosiddetti peplum. Infatti il regista utilizza lo stesso sceneggiatore (Piero Regnoli), lo stesso attore di tanti suoi film (Brett Halsey) e infine la stessa arte di fare di ogni necessità una virtù.
Tutto il suo cinema traspare nelle sequenze estreme perché il suo cinema è estremo e anticonformista. Da Demonia in poi, infatti, non ci saranno più rimandi metaforici, Fulci contesterà la società e il continuo mutare del mondo del cinema con film che divengono operazioni di metacinema, di contestazione allo stato più empirico. Si acuiranno i temi più nascosti del regista, per esempio la presunta o reale “innocenza” dei bambini nei suoi film. Forse Fulci aveva paura dell’innocenza, dell’ingiustificato buonismo, delle pregevoli intenzioni… perché “innocentemente” si compiono delitti, si gioca con la vita e la morte come tanti burattini manovrati da un Dio fracassone e volubile, un Dio bambino. Anticlericale convinto, Fulci mescola le sue velleità al genere e quindi alle intricate maglie della costruzione di una narrativa cinematografica, la sceneggiatura, che nei suoi ultimi film sembra l’ostacolo più duro da saltare.
Torna anche il terribilmente teorizzato elemento medianico: la visione, la possessione e quindi l’opera omicida della giovane e deambulante Lisa. I riferimenti archeologici sono completamente diversi da quelli di Manhattan Baby, ma i personaggi sono quasi paralleli, sembra quasi che per salvare qualcosa Fulci esasperi quei leitmotiv che tanto facevano apprezzare altri suoi film.
I gatti che assalgono e uccidono l’anziana signora che rivela il passato del villaggio all’archeologa sono rigorosamente finti.
Demonia è disponibile in DVD in una scarna edizione della CVC – Cine Video Corporation.
Gordiano Lupi & As Chianese
(tratto dal libro Filmare la morte – Il cinema horror e thriller di Lucio Fulci - Edizioni Il Foglio, 2007)