Abbiamo avuto modo in più occasioni di parlare di Nicola Lombardi e della sua passione per il genere fantastico, che ha saputo convogliare nella scrittura, qualunque tipo di scrittura… perché è proprio così, Nicola si è occupato di un po’ di tutto, purché dietro l’angolo facesse sempre capolino qualcosa che andasse oltre la realtà. E’ per questo che adesso lasciamo che sia lui di nuovo a parlare!
CIAO NICOLA, L’ULTIMA VOLTA CHE CI SIAMO SENTITI CI AVEVI PROMESSO TANTI INCUBI E HORROR A PROFUSIONE… E DEVO DIRE CHE HAI MANTENUTO LE PROMESSE. TANTO PER COMINCIARE TI RITROVIAMO COME TRADUTTORE DEL ROMANZO “JULES DE GRADIN – LA SPOSA DEL DIAVOLO”: COSA PUOI DIRCI IN MERITO?
Si tratta dell’unico romanzo scritto da Seabury Quinn imperniato sulle mirabolanti avventure di Jules De Grandin, l’investigatore dell’occulto che dal 1925 al 1951 ha imperversato sulle pagine di “Weird Tales” in oltre novanta racconti. È una storia rocambolesca, ricca di colpi di scena, ambientata nel mondo del satanismo e delle messe nere, tra sacrifici umani, inseguimenti, ambientazioni esotiche, sparizioni misteriose e un velo di erotismo, imbrigliato ma evidente: insomma, una lettura che divertirà senz’altro il lettore in cerca di una sana, macabra evasione. Tra l’altro, De Grandin è un personaggio davvero azzeccato: competente e ardimentoso, si butta a capofitto in qualunque situazione (meglio se altamente pericolosa), e nonostante non possieda certo la fisicità del combattente pare non temere nulla e nessuno. In quanto a imprecazioni fantasiose, poi, è imbattibile.
COSA PENSI DI SEABURY QUINN, L’AUTORE DEL ROMANZO, E IN GENERALE DI “WEIRD TALES” E DI QUELLO CHE HA SIGNIFICATO PER GLI AMANTI DEL FANTASTICO?
Be’, Seabury Quinn è stato una vera e propria macchina di invenzioni narrative, incarnando alla perfezione lo spirito di “Weird Tales”. Tra l’altro, Quinn detiene il primato di autore col maggior numero di presenze sulla mitica rivista. Per quanto riguarda “Weird Tales”, che dire? Rappresenta un’icona per tutti gli appassionati e i cultori della narrativa horror e fantastica; sulle pagine del venerando pulp-magazine hanno mosso i primi passi i maestri dei nostri maestri, quei mostri sacri (basti pensare a Lovecraft) che hanno lasciato un’impronta indelebile sulla letteratura di genere del Novecento.
IN QUESTO LAVORO DI TRADUZIONE, QUANTO DI NICOLA LOMBARDI TRASPARE E QUANTO INVECE RIMANE “DIETRO LE QUINTE”?
Quando mi cimento in traduzioni, normalmente la mia preoccupazione è quella di rendere giustizia all’autore, e di riproporlo il più fedelmente possibile. Nel bene o nel male, si intende. Per cui, tendo a mantenermi senz’altro “dietro le quinte”, o almeno cerco di farlo il più possibile; mi rendo conto, però, che quando posso scegliere fra diverse valide soluzioni finisco per adottare quella che userei se fossi io l’autore, per cui è inevitabile che il mio gusto e il mio stile espositivo finiscano per influenzare in qualche modo la traduzione, incidentalmente.
VENIAMO A UN ALTRO LAVORO CHE TI HA VISTO RECENTEMENTE PROTAGONISTA, OVVERO LA RIEDIZIONE IN E-BOOK DE “I RAGNI ZINGARI”: COSA CAMBIA RISPETTO ALLA PRIMA VERSIONE E COSA DEVONO ASPETTARSI QUELLI CHE SE L’ERANO PERSO?
L’unica cosa a essere cambiata è il supporto; per il resto, ho scelto di riproporre il lavoro nella sua forma originale, così com’era stato conosciuto e fortunatamente apprezzato. Cosa si deve aspettare chi lo aveva perso in cartaceo, mi chiedi? Sai, non è facile dirlo, perché “I ragni zingari” sfugge al tentativo di incasellarlo in un genere preciso. Non è un romanzo horror in senso stretto, né un romanzo storico, e neppure un thriller. Però presenta aspetti che rimandano a ciascuno di questi generi, per cui mi riesce difficile dire a chi non lo ha letto cosa si deve aspettare. Quello che mi auguro è che ci trovi una storia che lo avvinca, che lo turbi, che insomma gli lasci qualcosa.
ALTRO TUO LAVORO DI CUI ANCORA NON ABBIAMO AVUTO MODO DI PARLARE CON TE E’ “I BURATTINI DI MASTR’ALIGI”: COSA PUOI RACCONTARCI IN MERITO?
“I burattini di Mastr’Aligi” era comparso in versione cartacea nel 2012 (all’interno dell’ormai introvabile antologia “Il giardino di Adompha e altre storie”), e quando Daniele Picciuti mi ha chiesto se avessi qualcosa da proporgli, un racconto horror che rientrasse nei parametri di una collana tematica digitale per Nero Press, ho subito pensato a questo. Si tratta di una storia intensa, introspettiva, ma al tempo stesso viscerale e violenta; si basa essenzialmente sul rovesciamento repentino e raccapricciante di una situazione all’apparenza lineare, come quando all’improvviso in una stanza viene a mancare la luce, e il protagonista – un ragazzino impegnato a gestire goffamente le prime pulsioni sentimentali e sessuali – si ritrova ingoiato da un abisso di sangue e oscurità, senza alcuna possibilità di salvezza.
VISTO CHE ULTIMAMENTE E’ CAPITATO SPESSO, COME IN QUESTO CASO, DI POTERTI LEGGERE ANCHE IN FORMATO DIGITALE, SECONDO TE QUALE SARA’ IL FUTURO DELL’EDITORIA? VEDREMO PIAN PIANO SCOMPARIRE IL CARTACEO A FAVORE DEGLI E-BOOK O PENSI CHE QUESTE DUE REALTA’ POSSANO CONVIVERE ANCORA PER LUNGO TEMPO?
Non possiedo dati affidabili per poter fare una proiezione attendibile sulla base dell’attuale andamento del mercato, però vedo bene che la relativa economicità dell’e-book rappresenta un punto a favore che appetisce sempre di più sia gli editori che i lettori, soprattutto in tempi di profonda crisi come quello che stiamo attraversando. Certo, sono tentato di ricordare per analogia le convivenze (relativamente brevi) fra il disco in vinile e il compact disc, o fra la videocassetta e il dvd; ma bisogna dire che il libro cartaceo ha una tradizione ben più lunga e radicata, una storia secolare che richiederà tempi ben più diluiti perché si possa immaginare un vero e proprio rimpiazzo. Comunque, riagganciandomi all’analogia, vedo che nei negozi musicali stanno cominciando a riapparire i vinili: non so se da questo fatto si possa trarre una morale…
DURANTE LA TUA CARRIERA HAI SCRITTO RACCONTI E ROMANZI DI VARIO GENERE: A QUALE TI SENTI PIU’ LEGATO E PERCHE’?
Direi che “I ragni zingari” mi ha dato belle soddisfazioni, ma una buona fetta del mio cuore va a “Madre Nera”, romanzo cupo e introspettivo in cui ho messo davvero tanto di me stesso. Ho mascherato ricordi ed esperienze personali legate all’infanzia, deformandoli sotto la lente dell’immaginazione, esasperandoli, facendoli esplodere in una narrazione a incastro che volutamente non segue la struttura canonica del romanzo per adattarsi al libero e anarchico fluire di emozioni e sentimenti. Come piace a me. Sul fronte dei racconti, invece, sono piuttosto legato a “Myrna”, più volte pubblicato, e anche rappresentato anni fa su un palco romano con la regia di Lydia Biondi; parla del ritorno, inatteso e sinistro, di un’enigmatica figura femminile che irrompe nella vita di una ragazza per annientarla con le sue rivelazioni. Confesso che mi piacerebbe poterlo riproporre come e-book.
E IN QUALE FORMA DI ESPRESSIONE TI TROVI PIU’ A TUO AGIO?
Dipende da ciò che voglio trasmettere, e soprattutto dal respiro della storia che sento di voler raccontare. Il racconto ha dalla sua il pregio della relativa brevità, è una forma narrativa che richiede minor dispendio a livello di dedizione (quando non si scrive per professione il tempo da dedicare alla scrittura diventa davvero prezioso), e si presta ottimamente a veicolare idee-lampo, schegge di immaginazione da concentrare in un numero limitato di pagine. Il romanzo ha invece bisogno di ben altri spazi e tempi creativi. Richiede all’autore un’attenzione prolungata, un’attività di ricerca e preparazione, un quasi continuo collegamento mentale con la storia; ma in cambio di tutto questo permette di aprire e riaprire molte porte interiori, scavare, indugiare, rivedere, finché non si sente di aver tirato fuori dalla testa davvero tutto e di essere pronti a offrirlo al lettore. Trovo che sia un’operazione profondamente liberatoria, anche in un’ottica di autoanalisi.
E ORA L’ULTIMA DOMANDA DI RITO: COSA CI RISERVERA’ NICOLA LOMBARDI NEL PROSSIMO FUTURO?
Dunque, fra non molto dovrebbe uscire per Dunwich Edizioni un nuovo romanzo, “La Cisterna”, una storia piuttosto truce e claustrofobica ambientata in un non precisato futuro prossimo. Sono poi alle ultime battute di un romanzo sulla stregoneria beneventana, ambientato tra il XVII secolo e i giorni nostri, scritto a quattro mani col vecchio amico Luigi Boccia. Attendo inoltre responsi editoriali per “Malombre”, un’antologia di racconti horror da me curata, e che vede tra i partecipanti diversi bei nomi del panorama fantastico italiano. E poi… be’, fermiamoci qua, per ora. Ci sono altri progetti nell’aria, come sempre, ma è ancora un po’ presto per parlarne. Ma conto di potervi aggiornare!
CI CONTIAMO ANCHE NOI… A PRESTO!