«Amo la radio perché arriva dalla gente / entra nelle case e ci parla direttamente / se una radio è libera ma libera veramente / piace ancor di più perché libera la mente». Da La radio di Eugenio Finardi. Con questo ritornello arriva il 26 marzo nelle sale cinematografiche, grazie a Distribuzione Indipendente, “Onde road”, un film di Massimo Ivan Falsetta con Federico l’Olandese Volante, Awanagana, Fabrice Quagliotti dei Rockets, Battaglia e Miseferi, Paolo Pasquali, Barbara Cambrea, Francesca Zavettieri. Si tratta di una sorta di produzione docu-fiction girata come un mockumentary con molti spunti fantastici che richiamano vari aspetti di vari generi, da “1984” alle invasioni aliene, passando per il noir e il giallo con però anche spruzzatine di commedia musicale, rievocazione del passato… e molto altro ancora.
La storia è presto detta. Awanagana, speaker storico di Radio Montecarlo, con un atto terroristico ma romantico blocca tutte le frequenze delle radio moderne. Una fantomatica speaker (Francesca Zavettieri), nascosta chissà dove in Calabria, inonda l’etere con trasmissioni di repertorio nazionali degli anni Settanta e Ottanta. Federico l’Olandese Volante, capo della censura futuribile (un corpo speciale dei servizi segreti), non può tollerare un simile affronto e invia l’agente Barbara Bi (Barbara Cambrea) a setacciare la Calabria, alla ricerca della misteriosa speaker e anche di se stessa. Un viaggio di sola andata nel favoloso mondo delle radio libere, in cui capiterà di tutto e ascolteremo di tutto (rigorosamente contenuti originali), tra balli, risate, incontri ravvicinati con alieni (Fabrice Quagliotti dei Rockets) e un finale persino oltreoceano, a New York.
Come ci dice lo stesso regista in merito a questo film: “Chiunque abbia vissuto la stagione delle radio libere, non può che commuoversi nel ricordo di quello che è stato uno squarcio storico di autentica libertà. Una generazione che ha sognato di conquistare il mondo: con pochissimi soldi, raccattando attrezzature e rintanandosi in locali di fortuna, era possibile mettere in piedi una radio, liberarsi nel vuoto, far viaggiare la propria voce per chilometri e chilometri, o semplicemente “coprire” il proprio paese a partire da sotto casa.
In pochi anni, a cavallo tra il 1975 e il 1980, tutte le frequenze disponibili, almeno nelle grandi città, vennero occupate da decine di radio libere. Pirati che solcavano “i mari” nel periodo in cui si andava conquistando l’etere a discapito dei monopoli delle reti pubbliche nazionali, poco attente alle nuove mode e ai nuovi generi musicali. Le voci erano quanto meno improbabili: un popolo di speaker improvvisati, disc-jockey/fruttivendoli, intrattenitori/meccanici e una valanga di musica libera, fatta perlopiù con i dischi che si avevano in casa, in barba al copyright. In molte di quelle piccole realtà si producevano programmi spesso geniali, fatti non solo di dediche, come si è portati erroneamente a pensare, ma caratterizzati da inchieste, intrattenimento, informazione, sport, spettacolo, denuncia sociale… Lo scopo di questo film è rivivere quel periodo, come spunto di riflessione sugli attuali mezzi di comunicazione, dalle moderne radio (e web radio) ai social network. Un modo per riflettere sulla libertà d’espressione oggi, e sulle nuove generazioni”
E ancora Massimo Ivan Falsetta ci racconta: “A far partire il progetto Onde Road è stata la partecipazione a un bando della Regione Calabria, che finanziava progetti inerenti alle radio libere. Seguivo da tempo questa tematica, così, assieme all’associazione che ho fondato (A.C.AR.I.), ho deciso di provare. Il finanziamento ci è stato concesso, anche se, purtroppo, è rimasto tutt’ora su carta, dopo quasi due anni dallo stanziamento. Grazie alla volontà di un gruppo fantastico, e al cuore di tantissime persone che ci hanno accolto dentro e fuori dal set, siamo comunque andati avanti e il progetto è cresciuto a dismisura. Le grandi collaborazioni sono nate strada facendo, la sceneggiatura infatti è stata costantemente stravolta. Ne è nato un esperimento unico: Onde Road è un road movie che scardina le regole del mockumentary più tradizionale. Volutamente sperimentale nell’oltrepassare la sottile linea tra finzione e realtà, tenta di costruire una storia avvincente seguendo temi, tracce e contenuti reali. Ne viene fuori un grande viaggio tra presente e passato, alla scoperta di un mondo “cult” perduto.
Sebbene sia un docufilm, Onde Road ha una parte di finzione molto ben delineata. Da entrambi i lati, realtà e finzione, ho però inserito e utilizzato elementi precisi e puntuali, con lo scopo di ricostruire la nascita del fenomeno e il contesto sociale in cui si è sviluppato. Ogni singolo indizio, utile a svelare il finale, è reale e non inventato. È così che, ad esempio, alle cinque del mattino siamo giunti a filmare una messa con rito bizantino nel comune di Civita (CS), tra le comunità storiche albanesi in Italia (arbëreshë), in cui si parla ancora oggi, e piuttosto correntemente, la lingua albanese degli avi. Ho ripreso il live della messa, istruendo la troupe e la protagonista Barbara, affinché fossimo parte integrante di quella situazione, senza recare disturbo e senza “sporcare” col nostro intervento un rito unico al mondo. Proprio la lingua albanese che si può ascoltare nel rito, è l’indizio che l’Agente Bi cerca, la lingua che il laboratorio non riesce a trovare poiché, di fatto, non esiste: si tramanda da secoli soltanto per via orale e solo in queste comunità.
Se da una parte i contenuti documentaristici sono frutto di una preparazione e una ricerca durata mesi, dall’altra l’improvvisazione è una peculiarità presente in tutta la lavorazione del film, al fine di rendere il più veritiera possibile la narrazione. Poche risorse ma tanta indipendenza e verità, per un film girato seguendo proprio i cardini delle radio libere. Tutti i personaggi sono stati scelti con attenzione e ognuna delle interviste è “colta” dal vivo, senza una preparazione a tavolino. Il tutto amalgamato da un linguaggio fresco e giovane, che si rivolge tanto ai nostalgici dell’epoca quanto alle nuove generazioni, con la premessa che tutto può accadere. Quindi poco importa se qualcuno non riconoscerà subito nell’alieno sceso sulla Terra il leader di una band storica degli anni Settanta, Fabrice Quagliotti dei Rockets”.
Il regista prosegue nella presentazione di questo lavoro parlandoci delle location: “Il centro nevralgico del film è la Calabria, terra allo stato brado, regione dove il tempo sembra non passare mai. Ufficialmente la prima radio libera d’Italia fu Radio Milano International, ma subito dopo fu proprio la Calabria ad aprire le prime radio libere del sud Italia. Un’esperienza che seguiva quella dei “baracchini”, strumento di comunicazione adottato dai camionisti e dalla polizia. Centinaia di amatori si divertivano a inserirsi e a comunicare tra queste frequenze. Le radio libere, per chi viveva in questi luoghi, sono state l’unico momento di libertà vissuto lontano da ogni condizionamento socio-culturale o mafioso. La Calabria è una terra che vuole apparire senza mostrare, purtroppo. Non a caso serba nel suo ventre primati infelici, come una tra le mafie più sanguinarie, una comunità massonica molto forte e persino uno dei poli principali della magia nera. La parte sana, quella fatta da padri di famiglia che sgobbano, quella solidale e accogliente – la maggioranza del popolo calabrese –, appena si è paventata l’opportunità di far sentire la propria voce, si è liberata, contro tutto e tutti, con grande orgoglio ma anche con leggerezza d’animo, ilarità, creatività. Migliaia di radio sono sorte proprio per questo, per dare voce a chi voce non ne aveva, cavalcando una moda che arrivava da oltreoceano, modello, allora, di democrazia. Una grande parentesi di riscatto per un popolo e per una terra quasi sempre dimenticata, considerata ingiustamente fanalino di coda”.
Infine Massimo conclude: “Durante la lavorazione del film ho preso venti chili grazie ai tanti pranzi e alle tante cene offerte dalle persone semplici e umili incontrate durante il cammino, nei vari paesi in cui ci siamo fermati. Ci hanno visti lavorare duro, e nel loro piccolo hanno voluto contribuire a questa meravigliosa esperienza con quello che avevano a disposizione. Ancora adesso sto cercando di buttare giù quei chili…
Porto un bellissimo ricordo di questa esperienza: pochissime sono state le difficoltà, tutto è andato nel verso giusto, semplicemente perché la nostra carovana procedeva in lungo e in largo con il sorriso sulle labbra. Una gran bella storia di vita, proprio come sono state le radio libere”.
Il cast artistico di “Onde road”, comprende moltissimi nomi interessanti, alcuni dei quali hanno proprio fatto la storia della radio e della musica di quegli anni. Iniziamo con il segnalare Federico l’Olandese Volante, pseudonimo di Frederik Van Stegeren (Deventer, 19 aprile 1950): è un disc-jockey, produttore discografico e personaggio televisivo olandese naturalizzato italiano, considerato uno dei primi deejay delle radio libere italiane. Dopo una prima esperienza radiofonica sulla mitica radio offshore Veronica del 1969, Federico, su invito di Noel Coutisson, fondatore di Radio Montecarlo, si trasferisce a Monaco e nel 1972 entra a far parte dell’équipe di RMC dove lavoravano già, fra gli altri, Herbert Pagani, Awanagana, Luisella Berrino e Roberto Arnaldi. Sotto la guida di Coutisson e Pagani inizia il “Federico Show”, programma in onda alle cinque del pomeriggio. La radiofonia privata italiana, nata tre anni dopo, seguirà molto lo stile di RMC. Nel frattempo Federico è ormai diventato l’Olandese Volante, soprannome ideato proprio da Coutisson. Dopo RMC passa a Radio2, nel 1977, e conduce con Herbert Pagani e Riccardo Heinen “A tutte le radioline”. Nel 1978 è chiamato a Milano dall’editore della Finelco, Alberto Hazan: qui aiuta a strutturare Radio 105 Network, per la quale sarà conduttore del pomeriggio per dodici anni. Nel 1979 si trova ai primi posti delle classifiche italiane con il brano Wojtyla Disco Dance (Polygram), che avrà un grande successo anche all’estero, soprattutto in Spagna e nel sud America. Nel 1983 conduce il programma “Popcorn”, su Canale 5, per poi trasferirsi a RTL 102.5, dove darà vita, per sedici anni, al programma del pomeriggio “The Flight”. Nel 1983 pubblica con i Band of Jocks (supergruppo di deejay) il brano Let’s All Dance. Il 5 novembre 2010, tramite Facebook, dà la notizia del suo passaggio a R101, radio del gruppo Mondadori.
L’antagonista/rivale, nel film, di Federico è invece Awanagana. Riconoscibile per il suo look da pirata-zingaro, divenne popolare presso il pubblico italiano grazie alla partecipazione ad alcuni programmi televisivi: nel 1977, assieme a Jocelyn, su TeleMontecarlo conduce “Un peu d’amour, d’amitié et beaucoup de musique”; nel 1978 prende parte a “Domenica In” di Corrado. A luglio dello stesso anno sostituisce proprio Corrado in “Rally canoro”, manifestazione musicale nelle piazze d’Italia. Sempre su Rai Uno conduce “Discoring” e “La Gondola d’Oro” in Eurovisione; nel 1995 “Fanzine”, su Italia Uno. Nel 1980 prende parte, in qualità di attore protagonista, al film cult White Pop Jesus, opera musicale di Luigi Petrini. Nel film Onde Road torna a vestire i panni del “messia della musica”, interpretando il romantico terrorista che blocca tutte le frequenze delle radio.
Altri interpreti del film sono Battaglia & Miseferi, al secolo Giacomo Battaglia (Reggio Calabria, 27 gennaio 1965) e Luigi Miseferi (Reggio Calabria, 30 aprile 1966), duo comico cabarettistico italiano. Incontratisi casualmente a Reggio Calabria, grazie ad amici comuni, iniziano il loro sodalizio artistico a metà degli anni Ottanta con una serie di fortunate trasmissioni radiofoniche su delle emittenti locali. Nel 1990 partecipano alla trasmissione Rai “Stasera mi butto”, riservata a giovani comici emergenti: qui vengono notati da Pier Francesco Pingitore, che li scrittura per lo spettacolo Troppa Trippa, della Compagnia del Teatro Bagaglino. Da allora diventano membri stabili della Compagnia, dando vita a sketch comici e imitazioni, fra le quali ricordiamo quella di Sandro Ciotti e Bruno Vespa. Nel film Onde Road, sorpresi dall’Agente Bi durante le prove di uno spettacolo, ci ripropongono gli sketch originali realizzati ai tempi delle radio libere.
L’alieno della pellicola è invece Fabrice Quagliotti dei Rockets. La storia di questa band ha inizio nei primi anni Settanta con la nascita dei Crystal, embrione di quello che poi, nel 1975, diventerà il gruppo che tutti abbiamo imparato ad amare. I Rockets furono i primi a utilizzare effetti digitali per la voce, con uno strumento chiamato vocoder; da sempre i loro concerti sono caratterizzati da strabilianti effetti speciali. La formazione “storica” dei Rockets, universalmente riconosciuta, è quella composta da Christian Le Bartz, il chitarrista Alain Maratrat, il bassista e cantante “Little” Gerard L’Her, il tastierista Fabrice Quagliotti e il batterista Alain Groetzinger. Nel corso degli anni i Rockets diventano sempre più famosi in Italia, dando vita a numerosi tour, sempre con enorme successo di pubblico. Il look da alieni argentati, la musica rock con sonorità elettroniche, gli spettacoli ricchi di effetti speciali (innovativi per l’epoca), hanno reso i Rockets un fenomeno unico nel panorama musicale mondiale. Gli album “Plasteroid” e “Galaxy” saranno ricordati come i migliori del gruppo. Oggi i Rockets continuano la loro carriera: nell’ottobre 2014 sono usciti con un nuovo album, “Kaos”, distribuito in tutto il mondo dalla Warner Music. Il video del singolo Party Queen è diretto dal regista di Onde Road, Massimo Ivan Falsetta. L’album è stato registrato in tanti e diversi studi, scelti a seconda delle esigenze e della tipologia di suono ricercato: Eccentric Records a Trieste; Noize Studio a Milano; Auditoria Records a Fino Mornasco; Studio Ross a Parigi, solo per citarne alcuni; il tutto masterizzato a Trieste. Dieci anni di lavoro e ricerche sonore. Il titolo dell’album rispecchia il mondo attuale. Nel film Onde Road Fabrice Quagliotti interpreta, come dicevamo, l’alieno che chiede un passaggio per tornare a casa. Durante il viaggio racconta la storia della band e il favoloso mondo argentato dei Rockets, con tanto di effetti speciali.
Altro grande nome di “Onde raod” è quello di Paolo Pasquali (alias Doctor Vintage). Room 26, Spazio Novecento, Le Terrazze del Palazzo dei Congressi e molti altri locali top della movida romana: Paolo Pasquali, in arte Doctor Vintage, è il direttore artistico e performer più conosciuto e di successo nel mondo delle discoteche e dei party di Roma, nonché tra i più famosi d’Italia. I suoi Revival Party e Concerti Vintage sono seguiti da migliaia di persone. Tra le principali esperienze, la partecipazione in qualità di attore (nella parte di se stesso) al film La Grande Bellezza di Paolo Sorrentino, Premio Oscar 2014.
Fra le presenze femminili troviamo Barbara Cambrea, attrice emergente e in continua evoluzione perché, come dice lei, c’è sempre da imparare. Approda al cinema in età adulta, scoprendo una passione crescente. Studia recitazione con importanti insegnanti del panorama italiano e non, tra cui Beatrice Bracco, Claudio Spadola, Bernard Hiller, Ivana Chubbuck… Inizia dal teatro, grazie al quale vive gratificanti esperienze, per poi approdare al cinema, nel 2010, come protagonista di cortometraggi, videoclip musicali e spot pubblicitari. Fino alla sua prima esperienza da protagonista in un lungometraggio, Onde Road appunto.
L’altra donna del cast è invece Francesca Zavettieri. Laureata in Teatro e Arti performative presso la facoltà di Arti e Scienze dello spettacolo (La Sapienza). All’età di sedici anni interpreta L’importanza di chiamarsi Ernest, per la regia di Francesco Martino, in scena al Teatro Stabile di Reggio Calabria. Dopo aver frequentato la Scuola Teatro Calabria, segue uno stage a Roma con Sergio Rubini, e lezioni di recitazione con Sonia Barbadoro, Paolo Triestino, Graziano Piazza. Attualmente è impegnata in un progetto fotografico, per il quale si divide tra l’Italia e New York. Tra le sue grandi passioni proprio la fotografia, insieme alla musica e al canto. Onde Road segna il suo esordio al cinema.
Le riprese del film sono state effettuate in moltissimi luoghi, come diceva il regista, soprattutto della Calabria… ma non solo. “Onde road” ci porta a conoscere: il Teatro Cilea (RC); il Porto di Gioia Tauro (RC); Capo Colonna (KR); Isola Capo Rizzuto (KR); Crotone; Catanzaro; gli studi di Radio Valentina in Soverato (CZ); la discoteca Atmosfera (CZ); Pentedattilo Paese Fantasma (RC); Rossano – Corigliano (CS); Verbicaro (CS); Botricello (CZ); la spiaggia di Catanzaro Lido; il Colle del Patire innevato di Corigliano Calabro (CS); Gole di Civita (CS); Civita (CS), dove sono state effettuate riprese originali del rito Greco Ortodosso in lingua albanese della S. Messa di Pasqua; il Room26 a Roma; la sede di Roma della Mondadori (R101); New York.
Ultime note particolari: Onde Road di Massimo Ivan Falsetta è stato finanziato dall’Assessorato alla Cultura della Regione Calabria. Per l’idea originale, la sceneggiatura del film è stata premiata al Festival del Cinema di Diamante (CS), edizione 2013, con una Menzione speciale della Giuria.