Paolo Roversi è un narratore affermato, fondatore del Nebbia Gialla Suzzara Noir Festival e del portale-magazine Milano Nera, autore di quattro gialli con protagonista il giornalista Enrico Radeschi, tutti editi da Mursia, ma anche di libri bukowskiani e di un bel romanzo edito da Rizzoli
(L’ira funesta). Milano criminale è uscito in edizione economica per Marsilio, che recentemente ha dato alle stampe Solo il tempo di morire (460 pagine; 19 euro), una sorta di romanzo criminale milanese, un’epopea malavitosa, costruita per cavalcare la moda del momento. Un romanzo che sembra la sceneggiatura di un film di Fernando di Leo, corretto in versione Umberto Lenzi e Scerbanenco, con spruzzatine di Corbucci e Lizzani. Una lotta tra bande imperversa nella Milano degli anni Settanta e Ottanta mentre un poliziotto testardo cerca di contrastare i criminali più potenti, per evitare che Faccia d’Angelo, il Catanese e il bandito dagli occhi di ghiaccio si aggiudichino il monopolio del gioco d’azzardo e dei bordelli di lusso.
Il romanzo criminale della mala milanese copre l’arco temporale che va dal 1972 al 1984, una vera e propria epopea costruita in maniera rigorosa e con stile incalzante da un esperto narratore noir. Cocaina, denaro, bombe, morti ammazzati, camorristi, donne belle e pericolose, si avvicendano sul palcoscenico di una Milano che sta per diventare la metropoli da bere. Un testo che se ancora esistesse il cinema popolare sarebbe una vera e propria manna per i registi del poliziottesco, genere abbandonato e decotto, lasciato in balia di tristi serial televisivi. Un libro che farà felici i molti appassionati del giallo, unico genere che si legge ancora in Italia, a parte qualche sfumatura di grigio e un po’ di roba pubblicizzata dai grandi marchi editoriali.
Permettetemi un appunto: la narrativa popolare non si può vendere a 19 euro, altrimenti di popolare resta solo il nome. Un giallo – genere di consumo per tutti – non dovrebbe superare un prezzo di copertina di 8 – 12 euro. Ma ci sarà un’edizione economica, spero, anche perché Roversi è tradotto in mezza Europa, buon per lui…