Forse non tutti lo sanno (e qua interveniamo noi per colmare eventuali lacune), ma Giulio Leoni non è solo uno dei più grandi scrittori di genere del nostro paese (ha scritto libri mysteriosi, horror, fantasy, di fantascienza, gialli, noir, per ragazzi…), bensì è anche uno che di cinema se ne intende parecchio… e non solo per passione, visto che ultimamente il mondo di celluloide lo ha coinvolto direttamente. Vediamo come.
DOPO DANTE INVESTIGATORE E DOPO AVER PARLATO DELLE ALTRE TUE OPERE DI NARRATIVA, QUESTA VOLTA VORREMMO APPROFONDIRE IL TUO RAPPORTO CON IL CINEMA. ANZITUTTO, COME SI PONE GIULIO LEONI NEI CONFRONTI DELLA COSIDDETTA SETTIMA ARTE?
Io sono un appassionato di cinema – anche nella sua versione televisiva. Possiedo centinaia di nastri e dvd, che rivedo continuamente con piacere. Non sono però un cinefilo in senso stretto: mi interessa prevalentemente la produzione dagli anni Venti fino ai Cinquanta, con singole eccezioni per gli anni successivi.
RECENTEMENTE SEI STATO CO-SCENEGGIATORE DEL NUOVO FILM DI LUIGI COZZI INTITOLATO “BLOOD ON MELIES’ MOON”: DI COSA PARLA?
È un film fantastico, ricco di inventiva e di effetti pirotecnici che divertirà sicuramente il pubblico. Comincia come un mistero legato alla figura e all’opera di Melies, e poi a poco a poco si trasforma in indiavolato carnevale che attraversa tutta la storia del cinema fino a concludersi sotto la torre Eiffel con uno scontro stellare tra universi paralleli. Un Helzapoppin colorato e incredibile.
COME E’ NATA QUESTA COLLABORAZIONE?
Con Luigi Cozzi siamo amici da molto tempo, e già in passato avevamo discusso della possibilità di realizzare un film, da uno dei miei romanzi o da una storia originale. Poi qualche mese fa se ne è uscito con un’idea imperniata sul grande regista francese Melies, che aveva esordito come mago, e me ne ha parlato sapendo della mia passione per l’illusionismo. Mi sono sentito subito a mio agio nello sviluppare il canovaccio, e ci ho lavorato con gran piacere.
QUANTO E’ DIFFERENTE SCRIVERE DI NARRATIVA E OCCUPARSI DI UNA SCENEGGIATURA CINEMATOGRAFICA? FRA LE ALTRE COSE, NON SOLO TI SEI OCCUPATO DELLA SCRITTURA DEL FILM, MA HAI ANCHE RECITATO UNA PARTE NEL RUOLO DI TE STESSO. COME E’ STATA QUESTA ESPERIENZA DA ATTORE E COME TI SEI TROVATO CON COZZI REGISTA?
È stata un’esperienza divertente e appassionante, ma anche molto faticosa. Luigi è l’ultimo dei surrealisti, “vede” la storia per immagini e non si preoccupa affatto dei salti mortali che poi bisogna fare per darle corpo. Il mio lavoro è consistito essenzialmente nel tradurre in uno schema narrativo logico quelle che erano una serie di folgorazioni. Le maggiori differenze che ho riscontrato tra romanzo e sceneggiatura sono nei vincoli cha ha la scrittura filmica rispetto a quella narrativa. In un romanzo, se voglio, posso togliermi la soddisfazione di far pronunciare a un personaggio anche una battuta di venti righe. Se il lettore si perde può tornare indietro, fermarsi, rileggere. In un film ovviamente no, e questo crea degli obbligati che bisogna rispettare. Quanto al rapporto con il regista, Luigi sembra un gattone bonario e sornione, ma è capace di farti rigirare venti volte una scena, se non ne è soddisfatto. Però lo fa così amabilmente che non te ne accorgi.
ANCHE TUA FIGLIA RICCARDA LEONI RECITA IN UNA PARTE IMPORTANTE NEL MIO FILM… COSA PUOI DIRCI IN MERITO?
Beh, diversamente da me, Riccarda è un’attrice vera, con una discreta esperienza di teatro. Io sono un guitto, che si salva solo perché interpreta se stesso.
PENSI CHE QUESTA POSSA ESSERE UN’ESPERIENZA ISOLATA, OPPURE HAI IN SERBO PER IL FUTURO PROSSIMO NUOVE ESPERIENZE CINEMATOGRAFICHE?
Never say never!
QUALI SONO I TUOI REGISTI PREFERITI?
Sono decine. Uno per tutti, Orson Welles.
VEDREMO MAI IN FUTURO FILM TRATTI DA TUE OPERE?
Perché no? Magari!
E SU QUESTO AUGURIO PER ORA SALUTIAMO GIULIO LEONI, CHE RINGRAZIAMO PER LA SUA DISPONIBILITA’… MA E’ TALMENTE TANTA LA CARNE AL FUOCO, CHE SIAMO SICURI SENTIREMO PRESTO ANCORA PARLARE DI LUI.