FANTASCIENZA STORY 17

FANTASCIENZA SCRITTA E CINEMATOGRAFICA – PARTE 2

DESTINAZIONE… TERRA (It Came from Outer Space)

Prima di iniziare a parlare del film in se stesso è doveroso spendere a parte due parola sul realizzatore e sull’interprete principale di una pellicola che costituisce, per molte ragioni, un’altra pietra miliare nel settore della science fiction cinematografica.

Jack Arnold è il nome che si affianca, con pieno diritto, a quelli di Georges Méliès, Fritz Lang, E.B. Schoedsack, Willis O’Brien e George Pal, tra i grandi del cinema fantastico.

Questo è il suo primo film di fantascienza e il secondo in assoluto e, anche se lo racconteremo con la massima ricchezza di particolari, nulla potrà rendere, a parole, l’atmosfera che egli riuscì a creare in Destinazione… Terra.

Seguiremo passo passo la carriera di questo creativo regista e avremo modo di constatare quale e quanta importanza egli abbia avuto nel suo campo.

Il film, inoltre, vede l’esordio nelle Science Fiction di un attore che sarà poi considerato come l’interprete ideale delle pellicole di fantascienza, essendo un intenditore ed esperto del genere: Richard Carlson che, qualche anno dopo, dirigerà lui stesso una pellicola dignitosa, Gli esploratori dell’infinito.

Destinazione… Terra si apre con una panoramica aerea del villaggio che è al centro della vicenda, situato ai margini del deserto (ambientazione che sarà molto cara al regista) ed è lo stesso protagonista: John Pottman, che narra l’accaduto:

Questa è Sand Rock, nell’Arizona, in una tarda serata primaverile. E’ una bella cittadina, conscia del suo passato e sicura del suo avvenire. Qui appare mentre si prepara per la notte e il fatidico nuovo giorno. Il deserto copre la terra che si rinfresca e riposa per la lotta con il Sole di domani e in casa mia, nei pressi della città, noi pure eravamo certi del futuro, anzi certissimi…

John ed Ellen (Barbara Rush) sono accanto al camino e stanno parlando del loro prossimo matrimonio. John è uno scrittore e astronomo dilettante, Ellen è l’insegnante del paesetto. Escono a vedere le stelle, sempre parlando del loro futuro, quando il cielo viene solcato da un bagliore insostenibile: una gigantesca meteora si dirige verso il suolo. L’impatto è fragoroso.

Si vede il bolide avvicinarsi alla macchina da presa: in realtà si tratta di un modellino ripreso al rallentatore, che s’infrange contro uno specchio. La zona di caduta è presso una vecchia miniera abbandonata.

Mentre John ed Ellen stanno andando a cercare qualcuno che li porti sul luogo, qualcosa di strano sta accadendo presso il bolide appena precipitato.

La sua forma ne rivela subito la natura, una grande sfera, composta di esagoni regolari; uno di questi si muove e rivela un interno dove pulsano delle strane luci. “Qualcosa” si affaccia al portello, qualcosa che vede in modo diverso da noi: due strani cerchi frementi sono la sua pupilla. L’essere esce trascinandosi dietro una scia argentea (particolare inedito: noi vediamo tutto attraverso i suoi “occhi” e le sequenze sono di una potenza e suggestione notevolissime), si affaccia al bordo del cratere e domina il paesaggio circostante…

John ed Ellen sono intanto riusciti a buttare giù dal letto Pete Davis (David Willock), il proprietario di un elicottero, che non ha nemmeno sentito cadere il bolide; i tre si dirigono verso la vecchia miniera e atterrano vicino al cratere, del diametro di quasi un chilometro (così viene detto, anche se, naturalmente, nella realtà è stata scavata una buca molto più piccola).

John, malgrado le proteste di Ellen e Pete, scende per osservare meglio e… “vede”, vede la gigantesca sfera (efficacemente ricostruita) incastrata sul fianco della montagna, la scia argentea, il portello aperto e “qualcosa” dietro di  esso che chiude bruscamente l’apertura.

Il colpo secco provoca una frana che seppellisce la finta meteora.

Faticosamente John ritorna sui suoi passi e viene accolto dalla voce disperata di Ellen:

Ellen: “John! Oh caro, ti sei fatto niente?… John, John!

John (distrattamente): “No, non mi sono fatto niente, Ellen…

Ellen: “Allora perché sei così?

John: “Ho visto qualcosa laggiù…

Pete: “Perdinci, ti credo: una frana di sassi che ti ha sepolto!

John:”No, non parlo di quella…

Ellen: “Ma allora di che parli, che cosa hai visto là sotto?

John: “Non sono sicuro, m’è parsa una specie di nave…

Pete: “Che cosa?

John: “Una nave!

Ellen: “Ma… che genere di nave?

John: “Ma… non lo so, non somiglia a nulla che si sia mai visto…

Pete: “Deve essersi preso un sasso in testa, andiamo!

John: “Sembra una pazzia, ma vi dico che l’ho vista, poi la frana l’ha sepolta

Pete: “Passi troppo tempo a guardare le stelle. Avanti, leviamoci da qui!

John: “Sembrava un’enorme palla piantata lì, nel fianco del cratere…

Pete: “Questo non è posto per fare conversazione, andiamo via prima che incominci a franare di nuovo!

John: “Ma che hai da guardare!? Non sono né un pazzo né un visionario, ti dico che ho visto quella cosa!

Pete: “Oh, poverino…

John: “Aveva anche un portello aperto…

Pete: “E… che cosa c’era dentro?

John: “Mah… qualcosa… poi hanno sbattuto il portello e la frana è incominciata.

Pete: “Questo si spiega, andiamo!

Mentre i tre stanno ancora discutendo arriva lo sceriffo della città, Matt (Charles Drake), accompagnato dal giornalista locale, Dave Loring (Alan Dexeter), il quale rivolge a John l’unica domanda logica alla quale lo scrittore non sa rispondere, questo dopo che egli si è affannato a spiegare ciò che ha visto:

John: “Sia per la sua mole che per l’aspetto, non può venire che dagli spazi astrali. Ho anche ragione di credere che vi sia una forma di vita là dentro…

Loring: “Ma che velocità aveva per urtare così forte la Terra senza spezzarsi? E anche se è rimasta tutta d’un pezzo, potrebbe sopravvivervi dentro qualcuno dopo un urto simile?

John ed Ellen si allontanano commentando l’accaduto. Mentre lo scrittore sta accompagnando a casa la ragazza in macchina, davanti a loro si para una forma strana, nebulosa, munita di un gigantesco occhio. John frena di colpo, ma non vede nulla né davanti né dietro di sé. Come i due si sono allontanati, qualcosa attraversa la strada lasciando una lunga scia argentea…

Il giorno successivo la zona è piena di giornalisti e di studiosi, nonché di militari.

I primi quotidiani hanno già dato l’annuncio di ciò che John ha visto ed egli, al suo arrivo con Ellen, è assediato dai reporter.

L’uomo di libera di loro e si dirige verso il cratere per parlare con uno scienziato suo amico, il dottor Snell (George Eldregde) che egli stesso ha convocato.

John: “Da quanto siete qui?

Snell: “Oh, da un’ora circa…

John: “Allora avete appena incominciato…

Snell: “Beh, non direi… ho visto abbastanza…

John: “Ma… voi mi credete, spero…

Snell: “Senti, John, ieri hai visto cadere una meteorite, questo è un evento confermato da testimonianze… la presenza del cratere stesso, la sua forma, le sue caratteristiche, tutto fa credere che si tratti di un meteorite…

John: “Vi dico che ho visto un’astronave!

Snell: “Hai visto qualcosa che le rassomigliava, non puoi provarlo…

John: “Potrei provarlo se mi aiutaste a dissotterrarla…

Snell: “Non posso, in buona fede, chiedere all’Università di farlo. Potremmo scavare per mesi e spendere milioni per trovare delle pietre cosmiche come queste, guarda: nota il colore nero tipico dell’aerolito, la fusione pel gran calore, il nichel e il ferro. Fatti, questi sono fatti. Perfino l’angolo di… d’incidenza con la Terra, tutto dimostra che è una meteorite… e un’altra cosa devo aggiungere… non c’è segno di una particolare radioattività in nessun punto della zona: strano, vero, per qualcosa che venga dagli spazi cosmici?!

John: “Non so più cosa è strano o no, ma so che mi aspettavo da voi più comprensione che non da altri; siete un uomo di scienza!

Snell:”Ma per questo meno incline alla magia.

John: “Non di magia qui si tratta ma di immaginazione, disposizione a credere che vi sono molte cose che non conosciamo. Scusate: ci fu un tempo in cui l’uomo credette che la Terra fosse una gran pianura fra due alte montagne messe lì per sostenere il cielo e che le stelle fossero lumi appesi a quel cielo; poi si ebbe una migliore spiegazione e l’uomo si ricredette…

Ma ogni discorso è inutile. John non viene più preso in considerazione, ritorna dai giornalisti e, dopo una discussione con lo sceriffo Matt Warren, riparte in auto ancor più furioso di prima, mentre Ellen cerca di consolarlo.

Per strada i due ascoltano la radio che dà conferma dell’intenzione di non effettuare alcuno scavo nel cratere per mettere a nudo la presunta astronave. Durante il percorso i due fanno una sosta e il dialogo che ne segue, con i protagonisti scesi dalla macchina e inoltratisi di pochi passi nel deserto, rivela tutta l’ideologia del regista Arnold:

John: “Si sente che è vivo!

Ellen: “Eppure si direbbe il regno della morte!

John: “Oh, no, il deserto è vivo e sempre in agguato. Pronto a ucciderti se vai troppo oltre, col suo Sole infuocato e il freddo della notte… in mille modi sa uccidere… Dove sei tu? Quale aspetto hai? Sotto quale forma devo cercarti? So che tu sei là fuori, nascosto nel deserto, forse ti sto guardando ora senza vederti, vieni avanti!…

Quando si allontanano, si scorge la scia luminosa poco distante dal posto ove si erano fermati. John ed Ellen riprendono la strada e quando incontrano i due tecnici della società telefonica, George e Frank (Joe Sawer e Russell Johnson), abbiamo il secondo, suggestivo messaggio di Arnold.

Scesi dalla macchina essi chiedono ai due se hanno visto per caso qualcosa di strano; George risponde subito di no, quanto a Frank, che è in cima alla scala pieghevole del camion con una cuffia collegata alla linea telefonica che corre ai lati della strada, risponde:

Frank: “No, io non ho veduto niente, ma sento delle cose strane!

John: “Si?! Strane in che senso?

Frank: “Non capisco, un rumore molto curioso: non avevo mai sentito niente di simile fino ad ora.

George: “Ah, avrai preso un colpo di Sole!

Frank: “Macché, il Sole non c’entra!

John: “Vi dispiace se sento anch’io?

Frank: “Si, vieni. Reggigli la scala, George.

John raggiunge Frank.

Frank (passandogli la cuffia): “Tieni, ascolta, lo senti?

Si ode uno strano suono, una specie di sibilo, il quale, per tutto il film, sarà l’ossessionante motivo che accompagna la presenza dell’alieno.

John: “Sì… non hai idea di che si tratti?

Frank: “Nessuna. Potrebbe essere qualcuno da quella parte che tocca i fili o da quell’altra che ascolta noi come noi ascoltiamo lui…

John: “Chi mai può essere…

Frank: “Ah, non lo so. Quando uno lavora nel deserto da quindici anni, come me, ha sentito molte cose e visto anche molte cose: il Sole nel cielo… il gran caldo e tutta quella sabbia laggiù con fiumi e laghi che non esistono affatto e, a volte, ti pare che il vento entri nei fili e canti, ascolti e parli, proprio come sentiamo adesso… lo senti ancora?

John: “No, è cessato.

I quattro si salutano con l’intenzione di esplorare la linea telefonica per scoprire il mistero.

John ed Ellen vanno in una direzione, Frank e George nell’altra e, a questi ultimi, capita una cosa strana: una forma aliena appare bruscamente in mezzo alla strada, davanti a loro. I due tecnici frenano di colpo, scendono dal camion e una nebbia contornata da vaghe forme li avvolge, poi il buio.

John ed Ellen, intanto, sono tornati sui loro passi, trovano il camioncino dei due e tracce di sangue su una portiera. Stanno esplorando i dintorni quando, alle spalle di Ellen, appare una colonna di fumo che, lentamente, assume le sembianze di una mano umana che sfiora la spalla della ragazza la quale si gira urlando.

Davanti a loro è George, ma un George diverso che parla con voce lontana, fredda, distaccata.

<George>: “Salve.

John: “Ci hai fatto paura.

<George>: “Davvero?!

Ellen: “Dov’è Frank?

<George> esita a rispondere.

John: “George, dov’è Frank?

<George>: “E’ in giro a dare un’occhiata.

John: “C’è del sangue sul camion, cos’è stato?

<George>: “Mi sono ferito alla mano, vedete?

Ellen: “Vi siete fatto…

Allunga la mano verso il braccio di <George> che si ritrae bruscamente.

<George>: “Che cosa avete?

John: “Niente, sarà il Sole, mi giuoca dei tiri buffi…

<George> alza gli occhi verso il Sole, guardandolo senza battere le palpebre e, intanto, John vede una mano sporgere da un costone di roccia.

<George>: “Sì è il Sole, meraviglioso…

John: “Hai visto niente da queste parti?

<George>: “Niente

John ed Ellen se ne vanno perplessi e poco convinti, <George> gira attorno al costone dove si trova il corpo di Frank che, in quel momento, sta riavendosi e rimane sorpreso vedendo due George: uno per terra e l’altro, il George-alieno, davanti a lui.

Parlando con voce spenta l’essere li tranquillizza:

Non abbiate paura. E’ nella nostra facoltà di assumere le sembianze, sia vostre che di chiunque altro. Per qualche tempo questo sarà necessario. Non possiamo, né lo vorremmo, prendervi l’anima, o la mente o il corpo. Non abbiate paura… il vostro amico sta bene.

Il “loro amico”, cioè John, si è diretto, precipitosamente, nell’ufficio dello sceriffo con Ellen. Dopo molte insistenze, i due riescono a convincerlo a seguirli nel posto dove hanno incontrato <George>. Matt non vi trova nulla di sospetto: ogni traccia è scomparsa, per cui si fa riaccompagnare indietro dai due giovani, ghignando sarcasticamente.

Mentre John ed Ellen stanno pensando al da farsi, ecco apparire Frank e George o almeno coloro che sembrano essere i due tecnici del telefono; camminano appaiati, quasi come automi, lo sguardo fisso.

John li raggiunge in un vicolo e parla, a distanza, con loro: due ombre all’interno di un corridoio semibuio.

<Frank>: “Lasciateci stare.

John: “Dove siete stati? Vi abbiamo cercato dappertutto. Desidero aiutarvi. Che cosa è successo laggiù, nel deserto? Venite: andiamo dallo sceriffo.

<Frank>: “Non avvicinatevi

Allora, anche John smette di fingere.

John: “Chiunque voi siate, da qualunque luogo veniate, voglio comprendervi, aiutarvi…

<Frank>: “Allora andatevene. Non disturbateci, John Pottman, non vogliamo farvi del male, a voi meno che mai, non vogliamo farne a nessuno…

John: “Che cosa avete fatto di loro?

<Frank>: “I vostri amici sono vivi, non faremo loro del male se vorrete ascoltarci.”

John: “Ditemi cosa volete.

<Frank>: “Dateci tempo. Altrimenti possono succedere cose terribili, cose terribili come non ve le immaginate.

John si scosta per lasciarli passare.

Le sparizioni misteriose non terminano però: è la volta di due addetti al controllo della miniera, più colui che portava loro le provviste. Nella sua casa John insieme ad Ellen, sta tornando con il pensiero a tutti i fatti accadutigli, quando riceve l’invito a recarsi dallo sceriffo. Si precipita, con Ellen, e apprende dalla moglie di Frank  (Virginia Mullen) e dalla fidanzata di George, Jane (Kathleen Hughes), la conferma dello strano comportamento dei due.

Ellen accompagna a casa la moglie di Frank; Matt e John restano soli e lo sceriffo comincia a credere alle parole dello scrittore e chiede finalmente spiegazioni.

John risponde che forse gli alieni avevano bisogno di materiale elettrico, come quello che era sul camion dei tecnici.

Matt conferma l’ipotesi rispondendo che, in effetti, i grandi magazzini sono stati scassinati e tutto il filo di rame e accessori metallici sono stati rubati.

In quel momento squilla il telefono e Matt viene informato anche della sparizione del dottor Snell.

I due si dirigono subito al cratere, ma non trovano nessuna traccia degli scomparsi e tornano indietro. Intanto qualcosa di terribile accade ad Ellen Fields, che sta tornando, con la macchina di John, dall’aver accompagnato a casa la moglie di Frank.

Un’ombra si para davanti all’auto: è <Frank>, che sale ordinandole di andare alla miniera. Al rifiuto della terrorizzata ragazza la creatura si trasforma…

Il telefono squilla nell’ufficio dello sceriffo. “Qualcuno” chiede di John e, all’apparecchio, lo scrittore viene a conoscenza del rapimento di Ellen e, poco dopo, si fa accompagnare dallo sceriffo sul luogo di un misterioso appuntamento che gli è stato dato.

Giuntovi, chiede a Matt di attenderlo in macchina.

Fatti pochi passi, nell’alba del deserto, John vede colei che crede Ellen (la visione eterea di una creatura in abito da sera fluttuante nel vento, è molto suggestivo) e che lo conduce davanti all’ingresso della miniera e qui avviene il primo, vero colloquio esplicativo con l’essere che si nasconde nel buio.

Alieno: “Restate dove siete.

John: “Venite fuori. Uscite perché possa vedevi!

Alieno: “No

John: “Voglio vedere come siete fatto! Che cosa volete, cosa fate qui?

Alieno: “Stiamo riparando l’astronave per poter ripartire. Ci occorre il vostro aiuto.

John: “Come potrei darvelo, quando so che avete rapito e rubato e, purtroppo, forse anche ucciso?!

Alieno: “Dobbiamo compiere un lungo viaggio. Entro questa sera lasceremo il vostro mondo: non ci vedrete finché non sarà tempo…

John: “Tempo per cosa, per ammazzarci, per conquistare la Terra?

Alieno: “Noi abbiamo anima e mente e siamo buoni.

John: “Perché allora vi nascondete?

Alieno: “Non siete ancora pronti per incontrarci da amici.

John: “Perché no?

Alieno: “Perché rimarreste inorriditi alla nostra vista. Se foste discesi voi sul nostro pianeta sarebbe forse stato differente. Noi comprendiamo di più.

John: “Capisco solo che tenete prigionieri i miei amici e ora anche una donna!

Alieno: “La tratteniamo come ostaggio insieme agli altri; tenete la vostra gente lontana da qui o li dovremo distruggere.

John: “Chi mi dice che la vostra missione non sia di distruggere tutti?

Alieno: “Eravamo diretti verso un altro mondo. Dovete credermi, soltanto un errore ci ha condotti sulla Terra.

John: “Rivelatevi alla luce!

Alieno: “A suo tempo, forse.

John: “Allora io non posso credervi!

Alieno: “E’ meglio che restiamo divisi, la gente del vostro mondo e del nostro. Perché se ci incontriamo non potrà derivarne che distruzione.

John: “Io voglio vedere come siete fatto! Uscite o non mi assumo la responsabilità di proteggervi!

Alieno: “Come volete. Avete chiesto di vedermi e io mi mostrerò.

La visione da incubo, che si presenta ai suoi occhi, fa però svenire John Pottman.

E’ ormai da parecchio tempo che Matt sta facendo suonare il clacson dell’auto e la sua pazienza è giunta al limite, quando vede la figura barcollante di John venirgli incontro.

Matt: “Dov’è Ellen?

John: “E’ viva…

Matt: “Dov’è?… Ma cosa vi hanno fatto?

John: “Niente.

Matt: “Non si ha la faccia così stravolta per niente.

John: “Li ho visti Matt, li ho visti come sono in realtà, orribili!

Matt: “E avete lasciato Ellen con loro?

John: “Non corre rischi se non daremo loro fastidio.

Matt: “Forse questo può soddisfare voi, ma non me. Voglio che Ellen e gli altri siano liberati!

John: “Non li abbandonavo lì se non vi ero costretto! Partiranno stasera, sono caduti qui per errore e adesso stanno aggiustando l’astronave.

Matt: “Ma come può ripartire? E’ sepolta da tonnellate di terra! Portatemi da Ellen!

John: “Vi dico che non corre rischi finché li lasciamo tranquilli!

Matt: “E perché non si mostrano a viso aperto?

John: “Perché non si fidano di noi, perché distruggiamo ciò che non riusciamo a capire.

Matt: “Io uccido solo chi tenta di uccidere me!

John: “Vedete quel ragno? Vi sembra orribile, ma perché? Perché è diverso, perché ha otto zampe, perché muove la bocca lateralmente anziché dall’alto in basso. Se venisse verso di voi che fareste?

Matt si dirige verso il piccolo animale e lo calpesta.

Matt: “Questo.

John: “E così distruggete tutto ciò che vi fa ribrezzo. Non avete capito? Perciò si nascondono dietro il volto di altri finché non potranno andarsene!

A fatica John riesce a convincere lo sceriffo e, finalmente, nel pomeriggio la resistenza di Matt crolla alla vista di <Frank> che cammina in città e, anche se trattenuto inizialmente da John, raduna gli uomini per inseguire l’alieno che, risalito sul camion, si reca alla miniera.

Matt lo intercetta con i suoi uomini e lo colpisce a morte mandando il camion a incendiarsi contro un gruppo di rocce. Intanto John si è diretto verso la vecchia miniera, munito di una torcia elettrica e di un’arma. Vi penetra e, all’improvviso, davanti a lui, appare <Ellen>.

John: “Chi è là? Ellen?! No, non siete Ellen, portate un suo vestito ma non siete Ellen.

<Ellen>: “Stanno per arrivare qui, la colpa è vostra.

John: “Ascoltatemi: sono corso ad avvertirvi, ho tentato di fermarli. Non sapete quanto abbia fatto. Dovete andarvene!

<Ellen>: “Ci servono ancora un paio d’ore.

John: “Ascoltatemi…

Nel dire questo compie un passo avanti e il suo piede incontra il vuoto, si ritrae appena in tempo e illumina con la torcia il baratro sotto di lui.

John: “Volevate farmi cadere laggiù. Perché?

<Ellen>: “Non possiamo fidarci più di voi.

John: “Chiunque voi siate, da qualunque luogo veniate, ascoltatemi!

<Ellen>: “Non posso. Noi non volevamo usare la violenza, ma non c’è rimasta altra scelta.

Gli punta contro un corto tubo che emette un raggio bianco.

John si china appena in tempo per evitarlo e il raggio frantuma la roccia alle sue spalle; non gli resta che sparare e colpisce l’essere che cade nel crepaccio.  Mentre Matt e i suoi uomini si avviano versa la miniera, John raggiunge gli alieni; una singolare visione si presenta ai suoi occhi: gli esseri che hanno l’aspetto degli amici scomparsi, stanno armeggiando intorno a un basamento che sorregge un “cono” il quale dirige un raggio bianco verso il portello aperto della nave. Colui che sta lavorando attorno alla strana arma ha il suo stesso aspetto. John si ferma interdetto e l’alieno, vedendo l’arma, esclama:

<John>: “Vorreste uccidere anche me? Allora questa è la fine. La conclusione di tutti i nostri sogni.

John: “Sono qui per aiutarvi, non per uccidervi.

<John>: “Restate dove siete! E ora guardate quale potenza, sufficiente per condurre una nave attraverso gli spazi, bastante per ridurre in pezzi la vostra Terra! Sapete quanto ci abbiamo lavorato? Mille anni di ricerche sull’energia cosmica, e alla fine abbiamo conquistato lo spazio! Quanti sogni avevamo fatto per conoscere altri mondi!

John: “Ascoltatemi, c’è ancora un modo!

<John>: “Davvero? Con una folla che c’insegue?! Non chiedevamo che un po’ di tempo!

John: “Liberate gli ostaggi e cercherò di fermare gli uomini!

<John>: “E se falliste? No, meglio distruggerla qui che farla cadere nelle loro mani!

John: “Aspettate! Avete detto quanto sognavate di conoscere altri mondi. Il frutto di mille anni di lavoro, siete pronto a distruggerlo qui, bruscamente, su questo… su questo strano pianeta?! E’ ciò che volete, quando c’è ancora una speranza?

<John>:”Allora andate a fermarli!

John: “Liberate gli ostaggi! Mostrate loro che non siete malvagi!

<John>: “Come posso fidarmi di voi?

John: “Avete sempre modo di distruggerci con quella!

L’alieno cede e ordina di liberare le persone catturate: tutti si dirigono verso l’uscita. Per fermare la marcia degli uomini di Matt, John fa saltare l’ingresso della miniera, poi raggiunge Ellen, Matt e gli altri mentre un boato immenso scuote la terra e la grande astronave riprende il suo volo nel cielo.

Matt: “Sicché se ne sono andati?

Ellen: “Per sempre, John?

John: “No, solo per adesso: non era ancora il momento per conoscerci. Ma seguiranno altre notti e noi osserveremo le stelle finché non tornino.

Il film era stato prodotto inizialmente in tre dimensioni, quel particolare procedimento tecnico che elimina uno dei più gravi difetti del cinema: la mancanza di profondità.

In effetti, osservando il film che in Italia è praticamente circolato in edizione normale, si nota benissimo l’uso sapiente di questo processo: i massi che crollano quando gli alieni sbattono il portello in faccia a John, l’occhio dell’extraterrestre che ci fa vedere cose e oggetti come lui li vede, l’elicottero che “atterra” sulla macchina da presa, le pale in primo piano.

Vera protagonista di questo film è però l’ambientazione, quel deserto sempre vigile e sempre in agguato “pronto a colpirti se vai troppo avanti!“, quella cittadina impigrita dal sole, quei normalissimi personaggi di tutti i giorni nei quali s’insinua, lentamente e subdolamente un nuovo evento, mai appariscente all’inizio, che sconvolge l’assoluta calma quotidiana.

Attraverso un dialogo poderoso, mai inutile, bensì suggestivo e umano il film ci porta a considerare questi alieni sì come dei diversi e, dato che la loro vera forma è così orribile per le nostre limitate visioni delle forme di vita, essi sono costretti a prendere un aspetto umano per nascondersi e per potersi aggirare tra i terrestri, ma sono dotati comunque di una comprensione e una lungimiranza che li porta a incontrare esseri di altri mondi. Eppure anche questi ambasciatori spaziali dimostrano tra loro un carattere diverso. C’è chi passa subito alle armi come la “Ellen aliena” la quale finisce uccisa dal  protagonista John Puttman che è costretto a spararle per difendersi.

Inizialmente nel baratro che si apre davanti ai due doveva cadere il “Puttman Alieno” il quale, invece, dimostra comprensione davanti al suo alter ego terrestre. Così come il telefonista Frank, alieno anche lui, e che poi muore tra pallottole e l’incendio del camion che sta guidando mentre cerca di forzare un posto di blocco.

Un altro “diverso” evidenziato in questo film è lo scienziato giornalista John Puttman (Richard Carlson, all’epoca appassionato lettore di romanzi di Science Fiction), in fondo un emarginato per le sue idee controcorrente e che è l’unico a individuare gli alieni e a favorire il compito di riparare la loro nave spaziale, impresa che sarebbe altrimenti passata praticamente inosservata.

Kathleen Hughes, il cui vero nome è Elisabeth von Gerkan, interpreta nel film un piccolo ruolo: è Jane, la fidanzata di George (Russell Johnson) e proveniva dall’aver sostenuto la parte di protagonista nel film For Man Only di Paul Henreid del 1952 e che risulta inedito in Italia. Kathleen era estremamente interessata a ottenere un ruolo in quella che sarebbe stata la prima pellicola in tre dimensioni. Vincendo l’ostilità della Universal, con la quale era sotto contratto, Kathleen ottenne di sostenere dei provini per testare al meglio le nuove cineprese e dare il modo agli operatori di saper padroneggiare al meglio il mezzo. Kathleen accettò per il momento il ruolo e convinse i produttori a vedere For Man Only in modo di poter dimostrare di essere adatta anche per quel piccolo ruolo e, grazie a questo, Russell Johnson fu scelto per la parte di George. Anche lui, infatti, recitava nel film e piacque alla produzione. Durante le prove e l’esame del girato in 3D ci si accorse che le forme prosperose di Kathleen erano adatte per quel sistema di ripresa e la parte fu sua. Ebbe così modo di conoscere Barbara Rush della quale divenne amica e Richard Carlson, attore del quale era innamorata da ragazzina e il ricordo che ne serba è quello di un disgustoso individuo che sparla degli altri colleghi e colleghe raccontando fatti sgradevoli credendo, in questo modo, di farsi grande agli occhi di una ragazza. In seguito girò Il Culto del Cobra, ma Kathleen rimase famosa grazie a quel piccolo ruolo, anche perché realizzarono un servizio fotografico su di lei abbinato al film, questo perché la pellicola mancava di scene spettacolari o impressionanti, ragione per cui la fotografarono in pose drammatiche o mentre urlava terrorizzata e quelle foto di scena, ancora oggi, vengono usate per varie ragioni.

Il titolo provvisorio del film, ma subito abbandonato, fu The Meteor (per poi diventare The Strangers from Outer Space) e il soggetto, il primo delle tre stesure di Ray Bradbury, prevedeva che gli alieni avessero il potere di ipnotizzare gli esseri umani e quindi di penetrare nei loro corpi guidandoli a loro piacimento. La cosa cambiò nelle sceneggiature successive e gli alieni  presero quei poteri da xenomorfi, capaci cioè di duplicare esseri viventi lasciando libero e intatto l’originale. Questo evitò una scena in realtà abbastanza debole dove uno degli scienziati, l’astronomo Snell, per dimostrare i poteri degli alieni, ipnotizzava lo sceriffo alla moda di Giucas Casella facendogli cioè congiungere le mani in modo che non fosse in grado di liberarsi senza un preciso ordine mentale. Anche la spiegazione di come gli alieni avessero potuto uscire indenni dal catastrofico impatto iniziale è stata tolta nel film. Il perché è in fondo abbastanza ovvio dato che Puttman giustificava la loro sopravvivenza grazie al fatto che essi avevano il potere di “assorbire gli urti”. Alcune scene sono state aggiunte all’ultimo momento da Harry Essex come, per esempio, quella in cui Helen apre la porta di casa e si trova davanti un ragazzino in tuta spaziale e urla o anche quella in cui gli alieni visitano in sua assenza la casa di Puttman portandogli via gli abiti. Mentre una scena che poteva essere interessante è stata tolta: Helen e John passeggiano tra i negozi di Sand Rock, la cittadina dell’Arizona dove si stanno svolgendo i fatti, e l’uomo osserva le loro immagini riflesse dalle vetrine, sono immagini distorte e Puttman pensa all’incontro avuto poco prima con l’altro telefonista, George, o meglio all’alieno che lo ha sostituito. Tornando alla figura dell’extraterrestre, quasi indefinibile perché contornata di vapore, notiamo che essa possiede un occhio gigantesco innestato in una massa unica dalla quale fuoriescono due piccole appendici.

Arnold fu saggio a non farlo vedere molto. Anzi, fu il produttore a imporgli il mostro e lui lo realizzò di piccole dimensioni, circa un metro, in gomma e plastica per poi farlo sembrare, opportunamente fotografato, di dimensioni normali.

Il modello dell’alieno, una sorta di pupazzo coperto di gel è stato purtroppo distrutto alla fine del film e ancora il gel con l’aggiunta di filtri, è stato usato per le scene di soggettiva dove veniva mostrato in maniera veramente inquietante come gli alieni vedevano il mondo e soprattutto il deserto intorno a loro, la prima di una delle suggestive ambientazioni di Jack Arnold: questo deserto “vivo e sempre in agguato, pronto a colpirti se vai troppo avanti, con il suo Sole infuocato ed il freddo della notte. E’ come un mondo alieno a sua volta, ostile, suggestivo e misterioso dove ci sono laghi che non esistono ed il vento che entra nei fili del telefono cantando e piangendo in una serie di suoni misteriosi ed arcani”. Un nuovo mondo destinato a ritornare nella cinematografia di Arnold (Tarantola).

Se Radiazioni BX distruzione uomo è, in effetti, il miglior film di Arnold come realizzazione tecnica, Destinazione… Terra è, senza dubbio, il più poetico, stupendo e poderoso esordio di un grande regista, grazie anche al suggestivo soggetto fornito da Ray Bradbury (It Came from Outer Space, 1953 – tr. it. Destinazione… Terra, in Urania rivista n. 13, Milano, novembre 1953).

Il suo genio si spegnerà per una forma sempre piu’ grave di arteriosclerosi il 17 marzo 1992.

Girando il suo film, Incontri ravvicinati del terzo tipo, Steven Spielberg avrebbe voluto avere accanto lui il regista e Richard Carlson per congiungere così in un unico filo fantastico i due film di cui la pellicola di Spielberg è un ideale seguito perché ora il momento è giunto ed essi sono tornati… purtroppo non fu possibile perché Carlson era morto tre anni prima e Arnold era molto malato.

(2 – continua)

Giovanni Mongini